Insegnanti in prima fila per lo ius soli - Monastero del Bene Comune

NEWS

Home Top Ad

Post Top Ad

giovedรฌ 21 novembre 2019

demo-image

Insegnanti in prima fila per lo ius soli


Insegnanti in prima fila per lo ius soli

Franco Lorenzoni

19 novembre 2019


internazionale


C'รจ un solo modo per festeggiare degnamente i trentโ€™anni della Convenzione internazionale sui diritti dellโ€™infanzia e dellโ€™adolescenza: rilanciare con convinzione ed energia una mobilitazione civile e una battaglia politica per garantire al piรน presto la cittadinanza al milione di minorenni figli di immigrati residenti nel nostro paese.
La convenzione โ€“ ratificata dallโ€™Italia il 27 maggio 1991 con la legge 176 โ€“ indica come precisa responsabilitร  degli stati quella di โ€œapplicare tutti i provvedimenti appropriati affinchรฉ il fanciullo sia effettivamente tutelato contro ogni forma di discriminazioneโ€, rispettandone i diritti โ€œsenza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitoriโ€ (articolo 2). La legge dunque cโ€™รจ, ma il diritto elementare di essere cittadini come i loro compagni di scuola in Italia non รจ garantito ai figli di immigrati che sono nati qui e ancor meno a coloro che sono arrivati nel nostro paese da piccoli.
Per questa settimana si stanno organizzando in tutta Italia tanti incontri, seminari, manifestazioni e flash mob nelle scuole e in luoghi pubblici, promossi da diverse amministrazioni comunali, insegnanti e associazioni che si occupano dellโ€™infanzia. Save the children ha convocato manifestazioni in 22 cittร , da Aosta a Palermo, da Trieste a Potenza per la tutela dei diritti dei minori, contro la dispersione scolastica e le povertร  educative.
Il tavolo Saltamuri, che raggruppa 133 associazioni, ha preparato un vademecum contro ogni discriminazione nella scuola e non solo, che i sindaci di Palermo, Napoli e altre cittร  stanno diffondendo negli uffici comunali e nelle scuole.
Classi mondo
Due anni fa piรน di diecimila docenti hanno aderito a due giornate di sciopero della fame, dando vita a un movimento di โ€œinsegnanti per la cittadinanzaโ€. Erano le settimane convulse di fine legislatura e i senatori del centrosinistra non ebbero volontร , coraggio e convinzione sufficienti per approvare la legge sullo ius soli, giร  votata alla camera e rimasta incredibilmente ferma per due anni.
Allora mi colpรฌ il fatto che in quella campagna, accanto a numerosi docenti con radicate convinzioni politiche, ce ne fossero tanti che aderivano con motivazioni piรน intime e personali, legate al carattere del nostro mestiere. Se ogni mattina guardiamo negli occhi bambine e bambini delle piรน diverse provenienze, ragazze e ragazzi le cui famiglie sono arrivate qui da lontano e crediamo con convinzione che la scuola sia il primo luogo pubblico dove sperimentare lโ€™arte del convivere, รจ evidente che per noi la dignitร  di ciascuno รจ al primo posto e in qualche modo, nelle nostre classi, costruiamo giorno per giorno una sorta di piccola cittadinanza, che rende uguali tutti i nostri allievi e li sostiene nellโ€™apprendimento.
Come documenta con precisione Vinicio Ongini nella sua recente Grammatica dellโ€™integrazione in tante e tanti abbiamo sperimentato negli ultimi decenni quanto le classi disomogenee, pur richiedendo forte impegno e una buona dose di flessibilitร  e inventiva, dischiudano potenzialitร  sorprendenti. Insegnare in queste โ€œclassi mondoโ€ รจ una grande opportunitร  per noi docenti e stimola i piรน persuasi a ricerche e innovazioni didattiche coinvolgenti perchรฉ รจ a partire da qui che possiamo coltivare lโ€™ambizione di dare il nostro piccolo contributo alla costruzione di un futuro meno distruttivo.
Lavorare e dimostrare che tra diversi si puรฒ crescere e imparare di piรน aiuta a contrastare la spinta segregazionista di troppe famiglie italiane, che sempre di piรน allontanano i propri figli da scuole dove ci sono tante ragazze e ragazzi figli di immigrati. Lโ€™unica possibilitร  sta nel trasformare queste scuole nei migliori luoghi educativi dove ricercare e sperimentare, come fecero nel secolo scorso Ovide Decroly, Janusz Korczak e Maria Montessori, fondando scuole capaci di integrare i piรน fragili, dove furono fatte scoperte che illuminarono lโ€™educazione di tutti.
Le iniziative
Le iniziative in campo sono le piรน diverse. Il 20 novembre nellโ€™istituto comprensivo Scarpa di Milano le insegnanti hanno organizzato per le terze, quarte e quinte classi della primaria la partecipazione a unโ€™animazione proposta dagli operatori del Servizio missionario giovani (Sermig) di Torino, che dal 1964 si batte contro la fame nel mondo. I quasi sessanta bambini delle tre classi pescheranno bandierine di paesi di cinque continenti e sarร  il destino a separarli: i piรน dovranno stare seduti a terra e accontentarsi di mangiare qualche arachide o una ciotola di riso, mentre solo sette potranno sedersi a una tavola imbandita, ricca di cibo cosรฌ abbondante da avanzare. Una rappresentazione plastica della ripartizione diseguale di cibo nel mondo, vissuta in prima persona. Una provocazione che offrirร  argomenti e dati per discutere intorno alla Convenzione delle Nazioni Unite.
Il 16 novembre, il comune di Modena, per il quarto anno, ha proposto a tutti gli alunni di quinta della scuola primaria di partecipare a una cerimonia in piazza, dove il sindaco conferisce la cittadinanza simbolica a tutti i bambini e le bambine che frequentano lโ€™ultimo anno delle elementari.
Lโ€™iniziativa di Modena, come quelle analoghe di altri comuni, รจ coinvolgente e, specie nei primi anni, ha commosso bambini e famiglie immigrate, ma per Paula Baudet Vivanco, fondatrice del movimento Italiani senza cittadinanza, non basta piรน. โ€œSiamo stanchi di cittadinanze simboliche di cui non sappiamo che farci. Il piano simbolico non basta piรน se non รจ accompagnato da miglioramenti reali. Lโ€™incertezza continua a essere la costante della nostra vita perchรฉ, fin da piccoli, abbiamo dovuto affrontare i continui ostacoli che incontravano i nostri genitori sul rinnovo del permesso di soggiorno. Compiuti i diciottโ€™anni si aspetta troppo a lungo lโ€™accesso alla cittadinanza e non vi รจ mai certezza di ottenerlaโ€, dice Baudet Vivanco.
Io, per esempio, scappata a sette anni con la mia famiglia dal Cile di Pinochet, solo a 33 anni sono riuscita a diventare a pieno titolo italiana, ottenendo una cittadinanza che mi fu rifiutata alla prima richiestaโ€, aggiunge. โ€œIl paradosso รจ che noi da piccoli ci troviamo a soffrire per una situazione che non abbiamo scelto, e che ci costringe a guardare con inquietudine al nostro futuro, perchรฉ รจ come se ci venisse continuamente erosa la tranquillitร  necessaria a crescere serenamente, la possibilitร  di stare sicuri con i piedi per terra nella nostra casa. Varchiamo incerti i confini perchรฉ non abbiamo sempre garanzia di ritorno, le nostre chiavi di rientro sono momentanee e soggette a permessi e rinnovi, quando per esempio andiamo a trovare parenti, partecipiamo a gare sportive o a gite scolastiche. Le leggi sullโ€™immigrazione e sulla cittadinanza sono peggiorate continuamente e gli ultimi decreti voluti da Salvini hanno rovesciato i faticosi e complessi processi di accoglienza e di soggiorno che, pur tra luci e ombre, avevano attivato in diversi luoghi interessanti processi di integrazione, rovesciandoli in una disintegrazione che causa piรน isolamento e solitudine, gettando noi e le nostre famiglie nella precarietร  e nellโ€™insicurezzaโ€.
รˆ importante riprendere la lotta per la cittadinanza a tutti i minorenni figli di immigrati o nati in Italia da genitori stranieri e di nuovo, in questa mobilitazione, noi insegnanti possiamo giocare un ruolo di rilievo per la nostra particolare collocazione nella societร , perchรฉ sappiamo bene di cosa si sta parlando. A questo proposito servono alcune considerazioni. Lo ius culturae non puรฒ essere considerato come una sorta di premio, che in alcune formulazioni palesemente incostituzionali sarebbe perfino revocabile. Non si diventa cittadini a pieno titolo perchรฉ si va bene a scuola, ma essere riconosciuti cittadini a pieno titolo รจ piuttosto una delle condizioni per andare bene a scuola. Non dimentichiamoci infatti che la dispersione scolastica dei figli di immigrati oggi รจ al 35 per cento, il doppio rispetto a quella degli italiani con cittadinanza.
Cโ€™รจ una lunga strada da fare, dunque, ed รจ bene che chi insegna se ne faccia carico in prima persona perchรฉ ha molto a che vedere con il mestiere dellโ€™educare.

Post Bottom Ad

Pages