Carissimi,
Anche quest’anno le misure anti Covid 19 ci limitano nella possibilità di celebrare assieme il Triduo pasquale. Come sapete, a Sezano, celebreremo solo la messa delle ore 11,00 domenica di Pasqua.
Immagino che molti di voi si recheranno nelle proprie parrocchie e altri resteranno in casa. Abbiamo imparato ormai che la preghiera cristiana si realizza nei cuori delle persone. Sono le coscienze i veri templi e i poveri i veri templi dell’incontro con Dio. Questo lo abbiamo appreso dalla testimonianza del Signore Gesù.
È dunque possibile a tutti unirci in comunione di preghiera secondo i modi e le possibilità che lo Spirito ispira. A chi rimane in casa, ripeto quanto suggerivo lo scorso anno: raccoglietevi attorno al tavolo e accendete un cero vicino alla Bibbia. Potete leggere con calma i testi delle letture.
I brani biblici del Giovedì Santo sono sempre gli stessi degli altri anni, cioè Esodo 12, 1-8. 11-14; 1 Corinzi 11, 23-29; 13, Giovanni13, 1-15. Quest’anno mi limito a presentare il commento della seconda lettura (1Cor 11, 23-29), ma leggendole, vi rammenterete certamente del senso delle altre due.
Leggendo i testi, di tanto in tanto, prendetevi una sosta per condividere un po’ di silenzio meditativo e/o delle preghiere.
Accanto alla Bibbia aperta, suggerirei di non far mancare del pane e del vino. Dopo l'ascolto e la preghiera, il più giovane o chi per lui può spezzare il pane e distribuirlo assieme al vino. Infine, colui che ha spezzato il pane benedica tutti con un segno di croce sulla fronte di ognuno.
p. Silvano
1 Corinzi 11, 23-29
Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”.
Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice,
voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.
Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.
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Paolo si trova ad Efeso e qui viene raggiunto da uno scritto da parte di qualche membro della comunità di Corinto per chiedere dei chiarimenti riguardo alcune situazioni.
Nella comunità vi sono disuguaglianze che emergono con evidenza soprattutto nel momento della Santa Cena, disuguaglianze tali per cui vi è “uno che ha fame, l’altro ubriaco”. Si sta parlando della Cena del Signore, non di qualsiasi altro pasto. La Santa Cena coinvolge il credente fino ad assumere in sé stesso il criterio e lo stile che hanno sostenuto il Signore a donarsi fino in fondo.
Ora, compiere i suoi gesti (il memoriale della Santa Cena) è molto rischioso perché o si accetta di partecipare a ciò che ha mosso Gesù a donarsi nella fraternità e nella comunione o si entra in un circuito di non verità che inganna noi e banalizza ciò che il Signore ci ha consegnato. Non si può spezzare il pane della fraternità e mantenere le diseguaglianze.
Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”.
Quando Paolo si introduce con questa formula: “ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso”, intende suscitare nell’ascoltatore la massima attenzione. È un’espressione quasi tecnica per far comprendere che quanto va affermando attiene al deposito stesso della fede, non un pensiero che dipende semplicemente dal suo punto di vista.
Ecco allora chiarito per i credenti di Corinto che fare la Santa Cena significa mettersi in collegamento diretto col Cristo (in memoria di me!) il quale, attraverso il pane, s’è consegnato e donato per amore senza alcuna riserva. Come dunque è possibile mettere d’accordo questa Cena con l’ingiustizia delle diseguaglianze?
Cosa accade quando si accetta di mangiare e bere il corpo ed il sangue del Signore, ossia, quando si alimenta la nostra vita col mistero stesso che impresse un preciso orientamento alla vicenda di Gesù?
Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice,
voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.
Assimilare la gestualità di Gesù Cristo attraverso il mangiare ed il bere nella Santa Cena, significa anticipare ciò che accadrà: il presente sarà superato nel compimento della condivisione della vita e del pane. Ecco perché è inconcepibile che i suoi discepoli adottino nelle loro relazioni i criteri mondani della cultura dello scarto.
Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.
Mangiare in modo indegno significa entrare in questa gestualità senza la disponibilità a lasciarsene coinvolgere. Infine, si tratta di una gestualità che implica riconoscere il Cristo nelle persone che compongono la comunità. Escludere alcuni fratelli e sorelle, magari in ragione del censo, equivale a non riconoscere, il mistero di Cristo nel suo vero Corpo che è la Comunità delle persone, soprattutto dei poveri.
SALMO 116
Che cosa renderò al
Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il
calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
Agli
occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono
tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie
catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e
invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al
Signore
davanti a tutto il suo popolo.
Signore Gesù, pane di vita disceso dal cielo, pane spezzato e offerto per noi: donaci di saper discernere il tuo corpo nei tuoi e nostri fratelli e sorelle più piccoli. Sii benedetto ora e nei secoli. Amen