I rifugiati di Tokio
"Sono così orgogliosa di rappresentare 80 milioni di rifugiati in tutto il mondo", ha scritto Yusra Mardini su Instagram,
"so che sto mandando un messaggio di speranza a tutti loro facendo ciò che amo e mostrando al mondo che i rifugiati non si arrenderanno facilmente e continueranno a sognare anche dopo aver attraversato viaggi difficili". Yusra Mardini è una nuotatrice ed è arrivata prima della sua batteria nei 100 m farfalla, ma non si è qualificata per le semifinali. "Non ho nuotato il tempo che speravo - ha dichiarato, - ma il mio viaggio non è ancora finito quindi non vedo l'ora che arrivi il prossimo". La Mardini oggi ha tutta la freschezza dei suoi 23 anni e l'orgoglio di gareggiare alle Olimpiadi di Tokyo sotto i mille colori della squadra dei rifugiati con altri 28 giovani atleti di 11 nazioni diverse. Ne aveva poco meno di 17 quando con la sua famiglia dovette scappare dalla Siria. La casa bombardata, i genitori rimasti senza lavoro e, soprattutto, i pericoli della guerra, non lasciavano scampo. Alle traversie varie e all'umiliazione dei respingimenti, si aggiunse il gommone che imbarcava acqua mentre, dalle sponde della Turchia, con un gruppo di altri profughi, cercava di raggiungere l'isola di Lesbo. Yusra, insieme a Sara sua sorella e a un'altra ragazza, non esitarono a gettarsi in mare e a nuotare trainando l'imbarcazione a nuoto con una corda legata intorno alla vita. Ce la fecero, nuotando per tre ore e mezza. Oggi la famiglia di Yusra è in Germania e lei frequenta una piscina pubblica.