Meditazione domenica Va quaresima A - Monastero del Bene Comune

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sabato 25 marzo 2023

Meditazione domenica Va quaresima A

 


Ricordiamo, o Signore, davanti a te

  Crisi climatiche e guerre stanno aggravando il quadro già molto critico della trasmissione della tubercolosi, di cui venerdì si è celebrata la Giornata mondiale. È facilitata dalla povertà in cui versano molte popolazioni. Ad oggi, si calcola che ogni anno oltre un milione e mezzo di persone siano vittime di questa patologia.

Il Gruppo intergovernativo di esperti sul clima delle Nazioni Unite, ha presentato un documento che indica le direttive che i governi devono adottare in fretta prima che l’avanzata dell’emergenza climatica diventi decisiva. “La situazione che emerge nel rapporto è così grave da rappresentare una bomba già esplosa”. 

Il devastante terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria di magnitudo 7,8 del mese scorso ha raso al suolo intere città, uccidendo più di 50 mila persone. Nel sud-est della Turchia e in regioni della Siria dilaniata dalla guerra non ci sono mezzi per togliere le macerie.  E sotto le macerie ci sono ancora vittime intrappolate. Si scava ancora a mani nude".

Le nazioni in via di sviluppo chiedono con urgenza l'aiuto per fornire acqua potabile più pulita e assicurare servizi igienici migliori. Guterres ha lanciato un appello urgente affinché il mondo modifichi e salvaguardi le risorse idriche per evitare i conflitti. Entro il 2050 circa 6 miliardi di persone dovranno fare i conti con la scarsità di acqua. Scarsità dovuta ai cambiamenti climatici, all’inquinamento, a consumi e produzioni sempre più insostenibili.

Quest'anno, "fino al 15 marzo, un totale di 531 persone sono state uccise, 300 ferite e 277 rapite in incidenti legati alle bande avvenuti principalmente nella capitale Port-au-Prince – Haiti. Almeno 208 persone sono state uccise e 164 ferite solo nelle prime due settimane di marzo, per lo più da cecchini.

Nuovo naufragio al largo della Tunisia. Trentaquattro migranti provenienti da Paesi dell'Africa sub-sahariana risultano dispersi dopo che la barca sui cui viaggiavano è affondata al largo della costa tunisina.

Sit-in sotto le abitazioni di esponenti del governo, cortei, blocchi stradali, scontri con la polizia e arresti stanno segnando l'ennesima protesta nazionale in molte parti di Israele contro la riforma giudiziaria del governo di Benyamin Netanyahu. La tensione maggiore è a Tel Aviv dove, secondo i media, finora sono state arrestate 18 persone nell'ambito dei cortei con blocchi stradali e degli scontri con la polizia in centro città.

Libano: proteste a piazza dei Martiri a Beirut contro la crisi. Centinaia di persone sono scese in piazza a Beirut per manifestare contro il deterioramento delle condizioni socio-economiche nel Libano al collasso finanziario, dove la valuta locale continua a perdere valore rispetto al dollaro e dove sono assenti un governo nel pieno dei suoi poteri e il presidente della repubblica.

Carceri: violenze e sovraffollamento, Strasburgo (ri)mette l’Italia sotto accusa. Nelle ispezioni dell’organo antitortura del Consiglio d’Europa, l’ennesima, sconfortante fotografia della situazione nei nostri penitenziari. Per ciascuno dei sei penitenziari visitati sono state denunciate violenze e intimidazioni tra detenuti.

“Dopo 8 anni di guerra, lo Yemen è sull’orlo della carestia”. Oltre 17 milioni di persone sono senza cibo, tra cui 2,2 milioni di bambini sotto i 5 anni. I prezzi dei beni alimentari e del gas sono aumentati fino al 600%, con il colpo di grazia dato dalla crisi in Ucraina da dove lo Yemen importava il 42% del grano

Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison


Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

 CO2 +Natura = Futuro”. Si condensa in questa equazione il messaggio scelto da Wwf Italia per celebrare l'Earth Hour. Milioni di persone in oltre 190 Paesi partecipano a “The Biggest Hour for Earth”, la più grande Ora per la Terra. In tutto il pianeta le luci spente diventano un’icona, per 60 minuti, in luoghi e monumenti conosciutissimi.

Il 23 marzo. È iniziato un periodo particolare per quasi due miliardi di persone nel mondo: il mese del digiuno sacro del Ramadan. Questo il messaggio dell'Iman Mohamed Guerfi: grazie di cuore per gli auguri e ricambio con affetto, Ramadan Mubarak anche a tutti voi che Allah lo renda mese di purificazione ed avvicinamento a Lui l'Altissimo tramite il servire le sue creature più deboli.

Accesa a Verona la Fiaccola della Pace e del Perdono di Santa Rita. La città scaligera è gemellata quest’anno con Cascia per divulgare i valori e il messaggio della "santa dei casi impossibili". Monsignor Pompili: la sua testimonianza ci insegna che dall’amore scaturiscono libertà e vita. Santa Rita testimonia che “non può esserci pace senza giustizia, ma neanche giustizia senza perdono”. “Mai", inoltre, "come in questo tempo di ‘guerra mondiale a pezzetti’”, come detto più volte Papa Francesco.

Valli ferite”, il gruppo di donne e uomini di buona volontà e di associazioni che vogliono promuovere un rapporto giusto e rispettoso con i viventi della “Casa Comune”, s’è incontrato ieri, qui a Sezano, per approfondire il tema “Quartieri che vivono e respirano. Un finestra sugli spazi pubblici e modi pratici di creare collettività.

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore.


Spirito, che orni i cieli e fai un Eden della terra deserta e informe; Spirito che spiri come il vento e porti dovunque il polline di Dio, vieni e soffia su questi morti, sule nostre vite disfatte, su questo popolo di Dio che sempre più inaridisce, e tutti riprendano a sperare e a vivere, partecipi della stessa vita del risorto. Amen

Ez 37,12-14    Rm 8,8-11

Gv. 11, 1-45

1 Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2 Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3 Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, colui che tu ami è malato".

4 All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato". 5 Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro.

 6 Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7 Poi disse ai discepoli: "Andiamo di nuovo in Giudea!". 8 I discepoli gli dissero: "Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?". 9 Gesù rispose: "Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10 ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui". 

11 Disse queste cose e poi soggiunse loro: "Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo". 12 Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se si è addormentato, si salverà". 13 Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14 Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto  15 e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!". 16 Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!".

17 Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18 Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri  19 e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20 Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21 Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22 Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà". 23 Gesù le disse: "Tuo fratello risorgerà". 24 Gli rispose Marta: "So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno". 25 Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26 chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?". 27 Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo".

28 Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: "Il Maestro è qui e ti chiama". 29 Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30 Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31 Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. 

32 Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". 

33 Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34 domandò: "Dove lo avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!".35 Gesù scoppiò in pianto. 36 Dissero allora i Giudei: "Guarda come lo amava!". 37 Ma alcuni di loro dissero: "Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?".

38 Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39 Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni". 40 Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?". 41 Tolsero dunque la pietra.

Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42 Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato". 43 Detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". 44 Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: "Liberatelo e lasciatelo andare". 45 Molti dei giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.

***


Non dobbiamo dimenticare che l’evangelista pone mano alla sua narrazione alcuni decenni dopo la morte e risurrezione del Signore. Questo significa che aveva davanti a sé l’esperienza delle comunità cristiane primitive attraversate da gioie e difficoltà di ogni genere, perdite e lutti. Possiamo immaginare che, verso la fine del primo secolo, a cavallo tra il primo ed il secondo, le comunità abbiano sentito la necessità di approfondire alcune questioni di vitale importanza alla luce della memoria del Signore Gesù.

All’epoca di Giovanni è presumibile che gli interrogativi emergessero da tematiche profonde ed esistenziali. Evidentemente, esperienze come quella della morte e del morire, suscitavano quesiti che attendevano risposte approfondite sul piano della fede. Forse queste domande erano in certa misura aggravate dal fatto che alcuni morivano proprio in nome della fede.

In ogni caso, di fronte alla cifra ineluttabile dalla fine, può avere senso investire sul vangelo? Non potrebbe bastare una vita sufficientemente onesta come da sempre le persone hanno cercato di fare? Perché in fondo non accontentarsi di una saggia filosofia di vita senza correre troppi rischi? Eppoi, visto che, come tutti, si muore, è proprio importante seguire Gesù Cristo? Non è, per caso, che di fronte a questo limite invalicabile, anche lui si sia arrabattato, se non addirittura si sia preso gioco di noi?

A noi stessi la vita ci ha riservato delle perdite. Quando usciamo dal grembo materno perdiamo un paradiso di sicurezze e piangiamo. Ogni crescita comporta un cambiamento, un distacco, un lasciarci alle spalle qualcosa per accogliere qualcosa di nuovo. Perdiamo il mondo dell’infanzia quando diventiamo adolescenti, perdiamo la baldanza giovanile quando diventiamo adulti. Perdiamo la gioia del tempo degli studi quando entriamo nella responsabilità di un servizio o di una professione…tanti passaggi, tanti distacchi, tanti cambiamenti, tante perdite… tanti lutti. Ma il morire è la perdita di tutto. Non serve proprio mettere in programma questo momento perché di certo s’avvererà per tutti!

E la paura diventa padrona di casa nella nostra vita. Entra insidiosa nei nostri affetti. Lei gestisce gli interessi, le politiche, le relazioni, le assicurazioni, il conto in banca, l’immagine di sé, la carriera, i ruoli, i titoli onorifici, le istituzioni…tutti siamo dentro questo ingranaggio che dispiega tutte le sue energie per esorcizzare questo limite estremo. Del limite poi, proibito parlarne: chi ne parla è retrogrado (provate dire che la scienza deve fare i conti con dei limiti …) e pensare che nel limite siamo strutturati persino nelle nostre stesse cellule (la cellula senza limiti è una metastasi!).

Questa paura si manifesta molto chiaramente nei discepoli quando a Gesù che vuole ritornare in Giudea obiettano: “Maestro, poco fa ti volevano lapidare, e vai là un’altra volta?” – Tirano un sospiro di sollievo poi quando Gesù afferma che l’amico Lazzaro dorme. Se dorme non è necessario andare. Il sonno per un ammalato è sintomo di guarigione. Il pericolo fa paura ed è meglio scansarlo.

Gv. presenta una serie di sentimenti che attraversano tutto il brano. A Betania ci sono sorelle e un fratello. Fratello e sorella, amico…così si chiamavano i cristiani nelle prime comunità e, in questo modo, qualificavano anche i sentimenti che li univano nella reciprocità: vivevano rapporti di fraternità e di amicizia. Fraternità ed amicizia alimentate dal legame che il Signore Gesù ha per la sua comunità. È lui che, amandoci da fratello ed amico, dà senso al nostro essere fratelli ed amici nel suo nome.

A Marta, a Maria e a Lazzaro, ovvero alla comunità dei discepoli e discepole, Gesù “voleva molto bene”. Con loro, ossia con noi, condivide il dolore ed il pianto, ma non vuole che i suoi siano paralizzati nel dolore e nel pianto.


Fin dall’inizio, mentre l’infermità e poi la morte vanno nella direzione della tomba sigillata dalla pietra, segno di ineluttabilità irreversibile, per Gesù la prospettiva che gli sta davanti è la “Gloria di Dio”: “Questa infermità non è per la morte ma per la gloria di Dio”;

e verso la fine: “Non ti ho detto che se giungi a credere vedrai la Gloria di Dio?”.

È un’espressione “Gloria di Dio” che per Gesù ha un preciso significato. Per lui non evoca, come potrebbe essere per noi, alcunché di trionfalistico; nessuna nuvola d’incenso, né angeli che svolazzano attorno a troni celesti. Gloria di Dio significa compimento pieno di un disegno di vita e di amore. Questa è la prospettiva che si apre di fronte a Gesù.

Qui i credenti sono immediatamente posti di fronte al paradosso che dovranno testimoniare in ogni momento della storia: di fronte all’enigma più inevitabile, di fronte alla difficoltà e alla crisi ecc. la loro appartenenza a Cristo li sospingerà sempre sul versante della speranza, non della disperazione. In altre parole per i discepoli del Signore la difficoltà non è semplicemente una difficoltà, ma un appello a scorgere in essa delle possibilità che normalmente con occhio umano non si vedono.

Quanto avverrà in seguito non sarà un gesto magico compiuto da Gesù per attirare l’attenzione attraverso l’esercizio di capacità sovrumane. A rigore, almeno secondo il linguaggio di Gv., non sarà nemmeno un miracolo, ma un segno, l'ultimo segno che anticipa la risurrezione del Signore. Vale a dire un gesto che aiuta chiunque lo riceve ad andare oltre, per aprirsi ad una nuova prospettiva: l’orizzonte della fede, ossia la realtà vista secondo il disegno di Dio, il compimento dell’amore, la “Gloria”. “Lazzaro è morto, e mi rallegro per voi di non essere stato lì perché possiate credere”.

Grazie, Padre, per avermi ascoltato. Io sapevo che sempre mi ascolti, ma lo dico per la gente che mi sta intorno, perché giungano a credere che tu mi hai inviato”.

Con dei tocchi leggeri d’acquerello, Gv. ci fa comprendere che Gesù non interrompe il processo della morte. Egli attende due giorni e quando giunge sul luogo, la decomposizione sta già compiendo il suo lavoro. Siamo perciò di fronte al dramma del morire effettivo. Insomma, la fine che fa paura a tutti.

Eppure, di fronte a tutto ciò, manda avanti un’immagine dal doppio significato: il sonno. “Il nostro amico Lazzaro s’è addormentato”. Ecco cos’è la morte e il morire dal punto di vista di Gesù: un sonno, un dormire.

Nella Scrittura il sonno è sempre legato con un’opera che Dio compie di sua iniziativa e che l’uomo riceverà come un dono gratuito. Si pensi ad esempio alla creazione della donna o alla prima alleanza con Abramo: il sonno, il torpore dell’uomo descrivono una situazione in cui l’uomo è, per così dire, inattivo, mentre Dio è all’opera.

In sintesi nella prima parte, attraverso le relazioni fraterne, la frase di Tommaso che invita tutti ad andare a morire con il Signore ecc., ci viene esposta, come in filigrana, la vita della comunità cristiana. Ma una comunità cristiana inchiodata di fronte all’ineluttabilità della morte. Il morire poi, si declina in molte esperienze, tutte dolorose: morte delle relazioni, morte di un amore, morte del bene, morte della giustizia, morte della gioia ecc. Quest’insieme di situazioni sono a sua volta espresse molto efficacemente nell’immagine della tomba chiusa dalla pietra e dal cattivo odore della decomposizione. Insomma, il morire, non è un fenomeno di un momento ma, in un certo senso, si propaga. Ecco perché blocca e paralizza. Maria infatti, la sorella di Marta, è “seduta in casa”, la casa del dolore chiuso in se stesso.

Nella seconda parte del brano, vv. 18 – 27, abbiamo il dialogo di Marta con Gesù. Prima però, Gv. fa precedere una puntualizzazione di ordine geografico: “Era Betania vicina a Gerusalemme, Circa tre chilometri…”. E ad essa aggiunge anche che molti giudei erano andati per fare le condoglianze. Insomma, la comunità cristiana di cui Gv. parla, è una comunità che pur essendo di Cristo, è ancora ferma alla visione di risurrezione escatologica di qualsiasi buon giudeo del suo tempo: “so bene che risusciterà nella risurrezione dell’ultimo giorno”. Come dire: e con questo, che c’è di nuovo?

Come sempre, Gesù è consapevole che alla “fede – fiducia” in lui si perviene con gradualità. Egli è lì per accompagnarci in questo percorso, non per rimproverarci.

In questa seconda parte della narrazione vi è anche il centro di tutto e, da questo centro, parte il segno vero e proprio del ritorno alla vita di Lazzaro.

Ecco, il centro è il contenuto fondamentale della fede della comunità cristiana:

Io sono la risurrezione e la vita; chi mi dà la sua adesione, quand’anche muoia, vivrà, poiché chiunque vive e mi dà la sua adesione, non morirà mai: Credi questo?”.

Cosa vuole farci comprendere Gesù? Vuole farci comprendere che la VITA NUOVA è possibile fin da ora. La vita che lui ci comunica è di una tale qualità che, perfino incontrandosi con la morte, la supera. In pratica, lavare i piedi, perdonare, riconciliare, adorare in spirito e verità, donare le proprie energie per amore fino alla morte, lottare per il bene e la liberazione da ogni forma di male, sostenere la dignità dell’uomo, lodare Dio con gioia e gratitudine… tutto ciò è la vita che non viene toccata dalla morte perché è ciò che resta. In pratica, Gesù non ci chiede di credere nella vita eterna dopo la morte, ma di credere che la vita eterna comincia già da qui e che non si interrompe con la morte. La presenza di Gesù nella Chiesa e nella storia continua a garantire questo dono: Io sono la risurrezione e la vita. Io sono, è l’espressione dell’autopresentazione di Jhwh nell’antico testamento. Era la parola di alleanza con la quale assicurava d’essere sempre dalla parte d’Israele, sempre vicino, appunto, alleato, non concorrente.

Si noti bene che il Mondo, ovvero quella parte che si trova anche dentro di noi per contrapporsi al disegno di Dio, ritiene che la vita sia ben altra cosa.

Per il Mondo ciò che conta, ciò che dà sicurezza e futuro, è magari la prepotenza, il dominio, l’arroganza, la rivincita, la ragion di stato, l’orgoglio nazionale, il mercato… Eppure anche i bambini capiscono che questo ingranaggio è segnato dalla parola fine. In realtà per il vangelo questa non è la vita ma l’armamentario che mettiamo in atto per difenderci dalla morte; è il frutto della schiavitù della paura della morte.

Alla domanda del Signore Marta, a nome nostro, risponde secondo una graduale percezione di fede: “credo che sei il Messia, il Figlio di Dio, quello che doveva venire nel mondo”. Come dire: credo che tu vedi oltre quello che io posso vedere e capire. È l’atteggiamento più onesto per cominciare a camminare nella fede.

Nella terza parte, vv. 28-38, c’è la partecipazione di Gesù al dolore di fronte alla morte ma, nello stesso tempo, egli non entra nella casa dove Maria sta seduta in pianto. Dalla casa del dolore e della disperazione egli chiama fuori. La comunità che ora è impersonata in Maria, fatta chiamare da Gesù, si mette in movimento, naturalmente con la pesantezza delle sue sofferenze. È questa una parte che prepara al segno vero e proprio dell’ultima sezione vv. 38b-46.

Qui adesso il massimo della disperazione deve lasciare spazio alla manifestazione della “Gloria di Dio”.

Gli elementi del lamento, del sepolcro, della pietra posta davanti, dei quattro giorni, del fetore della putrefazione conferiscono al racconto tutta la drammaticità possibile.

Ebbene, di fronte a tutto ciò, ecco il grido di Gesù: VIENI FUORI!

È come il grido della vita che vince sulla dilagante, sommessa e continua mormorazione della morte. Sembra che questa contamini, corrompa, paralizzi e vinca su tutto ed invece, una novità irrompe capovolgendo completamente la situazione.

Il grido infatti richiama il testo di Genesi 1, il racconto della creazione: “Dio gridò: Luce. Ed ecco la luce”. È appunto la novità di una nuova creazione che irrompe!


In che cosa consiste questa novità? Consiste nella libertà dalla paura più profonda che è la radice di tutte le schiavitù (scioglietelo, lasciatelo andare). Ecco perché Lazzaro si presenta con tutti i segni della morte ma in realtà è vivo. Ecco il paradosso della fede in Gesù: di fronte a tutto ciò che sa di morte, credo che la vita, la vita di Gesù, la vita evangelica vince a dispetto di tutte le evidenze storiche.

Il Signore ci consola con la potenza di una parola come questa: “Chi mi dà la sua adesione, quand’anche muoia, vivrà, poiché chiunque mi dà la sua adesione non morirà mai”.



Salmo 130

Dal profondo a te grido, o Signore;

Signore, ascolta la mia voce.

Siano i tuoi orecchi attenti

alla voce della mia supplica.

Se consideri le colpe, Signore,

Signore, chi ti può resistere?

Ma con te è il perdono:

così avremo il tuo timore.

Io spero, Signore.

Spera l'anima mia,

attendo la sua parola.

L'anima mia è rivolta al Signore

più che le sentinelle all'aurora.

Più che le sentinelle l'aurora,

Israele attenda il Signore,

perché con il Signore è la misericordia

e grande è con lui la redenzione.

Egli redimerà Israele

da tutte le sue colpe

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