Meditazione IIa domenica di Pasqua A - Monastero del Bene Comune

Home Top Ad

Post Top Ad

sabato 15 aprile 2023

demo-image

Meditazione IIa domenica di Pasqua A

 

2023%20GLICINE

Ricordiamo, O Signore, davanti a te

Myanmar, Dopo l’ennesimo attacco aereo delle forze militari golpiste contro la popolazione civile più di cento persone sono state uccise nel raid di lunedì 11 aprile in ex Birmania. “Di fronte a tutto questo è inaccettabile il silenzio delle istituzioni internazionali.

Povertà estrema, malnutrizione, violenza e analfabetismo sono solo alcuni degli elementi con cui i minori del Bangladesh fanno i conti ogni giorno. È la situazione delineata dall’Indagine sui bambini di strada 2022, tra i 5 e i 17 anni.

Stretta del governo brasiliano sui social, dopo gli ultimi episodi di violenza nelle scuole, definiti una "epidemia" dal ministro della Giustizia, il quale ha annunciato un pacchetto di misure che prevede sanzioni contro le big tech che non cancellino i messaggi di odio dalle loro piattaforme. Nelle ultime due settimane, quattro bambini sono stati assassinati in un asilo nido a Santa Catarina e un insegnante è stato accoltellato a morte da un alunno di una scuola di San Paolo.

Kenia. Sono almeno 4,4 milioni i keniani in grave emergenza alimentare nelle regioni aride e semi-aride del paese.  3,6 milioni di cittadini sono nella fase di "crisi alimentare", con 970 mila bambini e 142 mila madri che avranno bisogno di un'alimentazione terapeutica, ed altri 800 mila in fase di "emergenza". Il problema è aggravato dalla mancanza di piogge consistenti.

I cambiamenti climatici e i conflitti che da troppo tempo interessano la Somalia stanno causando "una delle peggiori crisi umanitarie al mondo". 

 Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison

Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

Il 22.mo rapporto annuale del Centro Astalli dimostra che accogliere i rifugiati con dignità è possibile. La dimostrazione è nel modello che è stato applicato ai 170mila profughi ucraini che l’Italia ha accolto nell'ultimo anno. A respingere con fermezza l'idea che l'Italia si trovi di fronte a una 'nuova' emergenza migranti è anche il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, intervenuto alla presentazione del rapporto: "Sono 40 anni che dobbiamo uscire dalla logica emergenziale, chiediamoci perché ci piace o ci costringiamo a stare nell’emergenza". Quello che serve al Paese, ha aggiunto l'arcivescovo di Bologna è "una visione che guardi al futuro". 
Sudan. L’Unicef registra alcuni incoraggianti passi avanti nella lotta alle Mutilazioni genitali femminili, con oltre 1.300 comunità in tutto il paese che hanno dichiarato pubblicamente l’abbandono della pratica. 

"Eleonora Caliri ha dimostrato che nella vita gli unici limiti che abbiamo sono quelli che ci diamo noi stessi. Trentacinque anni, studentessa e pittrice con sindrome di Down, originaria di Porto Recanati, ha conseguito la laurea triennale in Scienze della formazione, con una tesi dal titolo "Donne, arte ed innovazione sociale: l'esperienza 'libere guerriere' della Global Thinking Foundation"

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo

Vieni ed entra nei nostri cenacoli chiusi, Signore,

perché abbiamo tutti e di tutto paura: paura di credere, paura di non credere, paura di essere liberi; e poiché la tentazione di asserragliarci in antichi steccati è sempre grande, vieni ed abbatti le porte dei cuori, le diffidenze e i molti sospetti soprattutto fra quanti dicono di crederti. Amen


At. 2,42-47 1Pt 1,3-9

Gv 20, 19-31

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

***

Il brano comprende due scene (vv.19-23 e vv.24-29) e una conclusione generale (vv.30-31). Nella prima scena è raccontato il venire di Gesù in mezzo ai suoi, nella seconda, la vicenda che vede coinvolto il discepolo Tommaso in un duplice dialogo: prima con gli altri discepoli e poi con Gesù. Entrambi i momenti sono introdotti da una coordinata temporale di notevole interesse: 19La sera di quel giorno, il primo della settimana - 26Otto giorni dopo.

Non è difficile pensare che queste indicazioni temporali riflettano la prassi della Comunità cristiana delle origini che, appunto, il primo giorno della settimana e/o l’ottavo giorno, celebra la memoria del suo Signore Crocifisso e Risorto.

Alle due scene, nel brano viene aggiunta una conclusione: “Ma questi (i segni) sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome”. (Vi è poi un altro capitolo, il 21° nel vangelo di Giovanni, ma si tratta di un'evidente aggiunta ecclesiale assai significativa).

Cosa significa avere la vita nel suo nome? Il nome è la sua realtà. Rende presente efficacemente il mistero della persona. Avere vita nel nome di Gesù, significa fare della nostra vita la manifestazione della risurrezione di Gesù.

Nella seconda lettura, è detto che il Padre del Signore nostro Gesù Cristo ci generò per una speranza viva in forza della risurrezione. In altre parole, la vicenda di Gesù è generativa in noi di espressioni di vita nuova. Un esempio di manifestazione della risurrezione, per quanto possa considerarsi un po' idealizzato, lo troviamo nella prima lettura, nel libro di Atti: “Tutti i credenti stavano riuniti insieme e avevano tutto in comune, le loro proprietà e i loro beni li vendevano e ne facevano parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno... spezzavano il pane e prendevano cibo con gioia”. La novità di vita consiste nell'essere, non più isolati dagli altri e rivolti solo a sé stessi, ma con gli altri, mai contro gli altri, sempre rivolti verso gli altri e solidali, cioè parte vitale dell'insieme. Questo in buona sostanza significa avere vita nel nome di Gesù.

Nel racconto evangelico, i discepoli abitano la stanza della paura. Chiusi, bloccati, non possono vivere. Loro sono tutt’altro che “rivolti” agli altri.

In ogni compagine e in ogni Chiesa gestita e super controllata dal timore di uscire dalle righe, non c'è vita, non c'è gioia, non c'è respiro! Manca la VITA NEL NOME DI GESU'. Giovanni rende questo clima con alcune espressioni: caduta la notte e le porte chiuse (sprangate). Si tratta di una situazione a vicolo cieco, disperata, senza via d’uscita. Gesù, manifestandosi, non rinfaccia, non redarguisce per la loro pavidità ma, rendendosi presente, tanto a dire: entrando dentro, attraversando le paure, svela l’inconsistenza delle chiusure. Dal di dentro cioè smuove quelle esistenze paralizzate perché vi entra con quell'amorevolezza inesauribile, e segni delle mani, dei piedi e del costato stanno lì a testimoniarlo, di colui che prima di morire si piegò a lavare i piedi.

Grazie a quell'amore certo, la comunità delle discepole e dei discepoli può lanciarsi e sbilanciarsi fino ad osare la profezia del primo giorno dopo il sabato. Ecco perché il saluto di Gesù si realizza nel dono della pace-shalom come un restare in piedi nella vita, senza timori, come la possibilità di realizzare le promesse di bene di cui ogni essere è portatore.

Il dono diventa poi un incarico: Vi do lo shalom, rimettete i peccati. Vale a dire, riportate le situazioni umane in un orizzonte di giustizia e di verità.

Il parallelismo antitetico a coloro a cui, perdonerete i peccati saranno perdonati; e a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”, non autorizza i discepoli ad un perdono del tutto arbitrario, come se fosse loro dato un potere di fare il bello e il cattivo tempo. È invece un'affermazione che obbliga i discepoli ad un'azione di liberazione e di riconciliazione assolute.

Se non lo facessero avrebbero la responsabilità di lasciar languire la realtà nelle sue contraddizioni. Questo è il senso ultimo delle parole “e a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”.

Al convegno ecclesiale di Firenze, papa Francesco sollecitava ad essere “Una Chiesa inqueta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Una Chiesa lieta con il volto di mamma, che comprende, accompagna e accarezza”.

Occorre prendere parte al progetto di una nuova creazione sulla quale ormai il Signore ha già effuso il suo Soffio vitale. Questo è “avere la vita”.

L’altra sequenza, come abbiamo detto, riguarda la vicenda di Tommaso. È un quadretto che sostanzialmente ci offre delle considerazioni circa l’esperienza della fede.

Alla fede che rompe con i “mondi chiusi e apre le stanze delle paure per dare aria” si perviene attraverso un cammino da cui non è esente il dubbio e la perplessità (Tommaso è presentato come il “gemello”, lui è come noi, noi siamo come lui). Quando egli perviene alla fede, non è perché il suo bisogno probatorio ha raggiunto gli elementi sufficienti per credere, ma perché anche lui si trova di fronte a quei segni che lo riportano a quell'amore incondizionato e inesauribile di cui ha intuito lo spessore la sera della lavanda dei piedi. Se si fosse trattato di soddisfare al desiderio di avere delle prove, sarebbe bastato constatarne la presenza, invece, è invitato a toccare (entrare in contatto) con i segni di quell'amore, vale a dire: a collocarsi nella prospettiva del dono di sé. La fede non nasce dalle prove ma dall'amore.

Infine, è assieme agli altri che si giunge a superare le strettoie del dubbio e si perviene alla commovente adesione fiduciosa. Lo sguardo fisso sui segni dell’amore fedele (guarda… tendi la mano) consente di rimanere uniti agli altri nonostante tutto. Possiamo rimanere con le nostre paure, fatiche, immaturità ecc. perché, in ogni caso, l’amore fedele non ci abbandona.


Salmo 117


Dica Israele:

«Il suo amore è per sempre».

Dica la casa di Aronne:

«Il suo amore è per sempre».

Dicano quelli che temono il Signore:

«Il suo amore è per sempre».

La pietra scartata dai costruttori

è divenuta la pietra d’angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:

una meraviglia ai nostri occhi.

Questo è il giorno che ha fatto il Signore:

rallegriamoci in esso ed esultiamo!

Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!

Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

Vi benediciamo dalla casa del Signore.

Il Signore è Dio, egli ci illumina.


Post Bottom Ad

Pages