Ricordiamo, O Signore, davanti a te
Gaza, cento Ong contro Israele: basta usare la fame come arma. Aumenta il numero di morti palestinesi per attacchi e per malnutrizione, mentre un gruppo di organizzazioni non governative denuncia l’impossibilità di consegnare gli aiuti umanitari. Intanto, il ministro israeliano Smotrich dà il via a 3.400 insediamenti in Cisgiordania.
Non è definitivo il bilancio che parla di almeno 20 morti per l’ultimo drammatico naufragio a largo di Lampedusa, a circa 14 miglia a sud-sud-ovest dell’isola siciliana, quando un barchino con a bordo 97 persone si sarebbe ribaltato dopo aver imbarcato per ore acqua.
Sono più di trecento, secondo le autorità locali, le morti accertate nel nord-ovest del Pakistan dopo due giorni di intense piogge. Centinaia i dispersi, anche in zone remote.
Indignazione
della comunità internazionale per l’uccisione di sei giornalisti a
Gaza
Dopo le accuse di Israele sulla presenza di terroristi nel
gruppo dei reporter uccisi, l'Onu chiede un’indagine indipendente
su quanto accaduto.
Afghanistan, l'incubo taleban compie 4 anni. Le donne? Nel Paese c'è un vero e proprio apartheid di genere. Gli ex studenti coranici hanno vietato l’istruzione femminile dalla fine delle elementari. Soraya impartiva ugualmente lezioni alle studentesse delle superiori in una “scuola clandestina”. per un po’ ci hanno lasciato fare per non irritare il consiglio degli anziani che ci proteggeva. Poi, un anno fa sono cambiate le autorità locali. E un mese dopo hanno fatto irruzione ei hanno arrestati tutti».
Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison
Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza
Intervento del Cardinale e Arcivescovo di Napoli: Domenico Battaglia.
"E voi che sprofondate nelle poltrone rosse dei parlamenti, abbandonate dossier e grafici: attraversate, anche solo per un’ora, i corridoi spenti di un ospedale bombardato; odorate il gasolio dell’ultimo generatore; ascoltate il bip solitario di un respiratore sospeso tra vita e silenzio, e poi sussurrate – se ci riuscite – la locuzione «obiettivi strategici».
Il Vangelo – per chi crede e per chi non crede – è uno specchio impietoso: riflette ciò che è umano, denuncia ciò che è disumano.
Se un progetto schiaccia l’innocente, è disumano.
Se una legge non protegge il debole, è disumana.
Se un profitto cresce sul dolore di chi non ha voce, è disumano.
E se non volete farlo per Dio, fatelo almeno per quel poco di umano che ancora ci tiene in piedi.
Quando i cieli si riempiono di missili, guardate i bambini che contano i buchi nel soffitto invece delle stelle. Guardate il soldato ventenne spedito a morire per uno slogan. Guardate i chirurghi che operano al buio in un ospedale sventrato. Il Vangelo non accetta i vostri comunicati “tecnici”. Scrosta ogni vernice di patria o interesse e ci lascia davanti all’unica realtà: carne ferita, vite spezzate.
Non chiamate «danni collaterali» le madri che scavano tra le macerie.
Non chiamate «interferenze strategiche» i ragazzi cui avete rubato il futuro.
Non chiamate «operazioni speciali» i crateri lasciati dai droni.
Togliete pure il nome di Dio se vi spaventa; chiamatelo coscienza, onestà, vergogna. Ma ascoltatelo: la guerra è l’unico affare in cui investiamo la nostra umanità per ricavarne cenere. Ogni proiettile è già previsto nei fogli di calcolo di chi guadagna sulle macerie. L’umano muore due volte: quando esplode la bomba e quando il suo valore viene tradotto in utile.
Finché una bomba varrà più di un abbraccio, saremo smarriti. Finché le armi detteranno l’agenda, la pace sembrerà follia. Perciò, spegnete i cannoni. Fate tacere i titoli di borsa che crescono sul dolore. Restituite al silenzio l’alba di un giorno che non macchi di sangue le strade.
Tutto il resto – confini, strategie, bandiere gonfiate dalla propaganda – è nebbia destinata a svanire. Rimarrà solo una domanda:
«Ho salvato o ho ucciso l’umanità che mi era stata affidata?».
Che la risposta non sia un’altra sirena nella notte.
Convertite i piani di battaglia in piani di semina, i discorsi di potenza in discorsi di cura. Sedete accanto alle madri che frugano tra le macerie per salvare un peluche: scoprirete che la strategia suprema è impedire a un bambino di perdere l’infanzia. Portate l’odore delle pietre bruciate nei vostri palazzi: impregni i tappeti, ricordi a ogni passo che nessuno si salva da solo e che l’unica rotta sicura è riportare ogni uomo a casa integro nel corpo e nel cuore.
A noi, popolo che legge, spetta il dovere di non arrenderci. La pace germoglia in salotto – un divano che si allunga; in cucina – una pentola che raddoppia; in strada – una mano che si tende. Gesti umili, ostinati: “tu vali” sussurrato a chi il mondo scarta. Il seme di senape è minimo, ma diventa albero. Così il Vangelo: duro come pietra, tenero come il primo vagito. Chiede scelta netta: costruttori di vita o complici del male. Terze vie non esistono".
Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo
Spirito Santo, presente in ogni essere, tu ci doni la libertà e la spontaneità. Tu ridoni il gusto della vita a quelli che lo perdono.
Vieni a liberare dallo scoraggiamento. Amen
Gr. 38,4-6.8-10 Eb. 12,1-4
Lc. 12,49-57
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
***
“Si metta a morte Geremia, appunto perché quest’uomo scoraggia i guerrieri che sono rimasti in città…”. Dev’esserci stata una tensione che si tagliava col coltello se, per farlo tacere l’hanno calato giù nella cisterna, nella melma.
La retorica della guerra non è solo dei nostri giorni, anche ai suoi giorni ci si riempiva la bocca di parole come combattere, vittoria, eroismo, difesa ecc. Geremia aveva la colpa di dire come stavano veramente le cose: “Il pericolo non è Nabucodonosor, ma l’ingiustizia e la corruzione del nostro sistema. È inutile attribuire la colpa all’esterno quando la causa della catastrofe l’abbiamo prodotta noi assecondando le scelte scellerate di chi comanda”.
Gli uomini di Dio, i profeti, non annunciano lo stare in pace nel senso della tranquilla spensieratezza, ma quella pace che scaturisce dalla giustizia e dalla verità.
La Parola di Dio non promette balocchi. Ci chiede invece di prendere parte alla tensione insita in ogni processo di trasformazione e di liberazione.
Veramente la tensione attraversa tutti i testi della Parola che la liturgia di questa domenica ci consegna.
“Correre con lo sguardo fisso su Gesù” (2a lettura). La corsa è un’immagine di movimento che toglie quasi il respiro. Non c’è nulla di tranquillo. Toglie quasi il respiro. Non puoi lasciarti distrarre da nulla per avere lo sguardo fisso su Gesù. Tanto a dire che l’esperienza del Vangelo suscita una forza di attrazione irresistibile.
Eppoi, “Sono venuto a gettare il fuoco”. Gettare, non appiccare, non portare il fuoco, ma “gettare”. Avvertiamo quasi una forza d’urto che s’impatta contro qualcosa.
Secondo me questa parola mette in evidenza quale è il nostro rapporto con la Parola, con il Vangelo, con Gesù. Gesù e il suo Vangelo non sono una dottrina che tu assimili e magari memorizzi, oppure la ritualizzi. Gesù ti scotta, ti brucia, ti scompone, ti metti a nudo come persona e come società, come modo di pensare. Ti scompone, ti mette in discussione. Contaminarci, raggiungerci in profondità, prendere sul serio la nostra vicenda umana e coinvolgerci nella sua stessa passione per l’umano e la sua storia è ciò che appassiona Gesù. Gesù sa che quando si sceglie ci sono delle conseguenze da cui non ci si può chiamare fuori. Si deve entrarci dentro: Nel linguaggio di Gesù tutto ciò viene chiamato battesimo che, appunto, significa immersione. “Ho un battesimo nel quale sarò battezzato (ho una situazione da affrontare nella quale intendo immergermi totalmente e come sono in apprensione fino che non mi ci immergo) e come sono angosciato finché non sia compiuto”.
È un’esigenza profonda del suo cuore.
“In una casa saranno due contro tre e tre contro due…”. Sono parole che nella loro semplice immediatezza ci dicono, e vogliono farci comprendere, che il Vangelo non è una cosina che i cristiani ascoltano nelle chiese, tanto per prendere parte ad una consuetudine religiosa e poi si passa ad altro.
Implica delle prese di posizione, delle scelte, dei confronti che possono essere anche molto dolorosi persino sotto il profilo dei legami familiari.
Il Card. N’zapalainga Diuedonné, di Bangui – Centrafrica, che fu ospite a Sezano, ci testimoniava che il suo dedicarsi alla causa della pace nel suo tormentato paese, significa per lui inimicarsi gruppi e persone che vivono e prosperano grazie alla guerra e la violenza.
Stare con il Vangelo non comporta dei vantaggi economici o il successo nella soluzione dei problemi, ma aspettati diffidenze e incomprensioni persino all’interno dei legami famigliari.
Se esistono reazioni e forse anche divisioni, è segno che il Vangelo è una realtà viva. Dietro questi linguaggi, non è difficile intravedere la realtà della chiesa delle origini in cui coloro che aderivano al vangelo si trovavano spesso emarginati, non solo dalla società, ma dalla stessa parentela. Oggi Gesù ci direbbe: voi conoscete tante cose; conoscete le tendenze dei mercati; sapete cosa conviene fare e chi adulare per fare carriera; dove stanno i vostri interessi o le perdite. Perché, se siete tanto esperti in queste cose, non sapete compiere scelte di felicità, di positività, di relazioni autentiche, di pace, di dialogo, di rispetto, di speranza…perché non avete il coraggio di accendere il fuoco per riscaldare e illuminare l’umanità. No. Voi dite invece che scegliere queste cose è contro la modernità...contro il realismo...Quando diventerete capaci di ragionare e assumere i criteri del Regno?
Salmo 39
Ho sperato, ho sperato nel
Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio
grido.
Mi ha tratto da un pozzo di acque
tumultuose,
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi
sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
Mi ha messo sulla bocca un canto
nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno
timore
e confideranno nel Signore.
Ma io sono povero e bisognoso:
di
me ha cura il Signore.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
mio
Dio, non tardare.