Mafia al Nord, appello agli imprenditori - Monastero del Bene Comune

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martedì 12 aprile 2011

Mafia al Nord, appello agli imprenditori

«La monnezza è oro». Questa espressione oltre ad essere il titolo di un capitolo del bel libro di Antonio Laudati e Elio Veltri intitolato Mafia pulita può essere anche lo slogan con il quale descrivere il legame che i giudici di Santa Maria Capua Vetere presumono esistere tra l’avvocato casertano Cipriano Chianese - già stato oggetto di provvedimenti giudiziari per rapporti con la camorra - e l’imprenditore Padovano, Franco Caccaro. Secondo gli inquirenti, il primo cercava da tempo la possibilità di riciclare denaro nel nord Italia operando nel campo dei rifiuti e, il secondo, titolare di una ditta specializzata in questo settore, gli ha offerto questa possibilità. La vicenda merita un’attenzione e una riflessione particolari.


Valutando quanto riportato ufficialmente dagli inquirenti alla stampa, l’ipotesi che emerge è che tra il Chianese e il Caccaro non sussista un rapporto di soggezione tale per cui da una parte vi è la camorra che esercita la violenza e l’intimidazione e, dall’altra, vi è un imprenditore vittima della criminalità. No. Qui siamo di fronte ad una situazione nuova, in cui un imprenditore veneto, secondo gli investigatori, risulta essere colluso in modo consenziente con un camorrista dal colletto bianco, in una logica di business crime. Ricordiamo che nel 2008 il Rapporto Ecomafie di Legambiente posizionava il Veneto al secondo posto nella classifica delle regioni italiane per le infrazioni del cosiddetto «ciclo dei rifiuti». Lo stesso Rapporto, nel 2010 attesta che nella nostra regione sono state accertate 183 infrazioni ambientali, sono state denunciate 241 persone e si è proceduto a 44 sequestri. Il Veneto, sempre secondo Legambiente, è un crocevia dei traffici internazionali di rifiuti, una regione da cui non solo partono ma arrivano e si smaltiscono illecitamente anche rifiuti pericolosi provenienti da altre parti d’Italia.


I controlli risultano piuttosto difficili da realizzarsi e, sul versante repressivo, l’attuale mancanza di specifiche fattispecie di reato ambientali nel codice penale, favorisce i comportamenti illeciti e criminali. Dalla vicenda Chianese-Caccaro e dalla sua pericolosità socio-criminale, è bene considerare che: a) le mafie si stanno espandendo sempre di più al di fuori del Mezzogiorno seguendo la pista dell’infiltrazione economica; b) non è possibile prevenire e contrastare l’infiltrazione del fenomeno mafioso delegando questo compito, anche in Veneto, esclusivamente alle forze dell’ordine e alla magistratura; c) chi amministra un territorio e chi è parte attiva del processo produttivo deve vigilare su quanto accade nel suo settore e segnalare alle autorità competenti ogni minimo sospetto; d) nella nostra regione va condotta una seria azione di contrasto alla cultura del denaro facile, all’evasione fiscale, alla corruzione, che costituiscono terreni di coltura delle mafie e dei loro adepti. Su questo aspetto il mondo della scuola, delle istituzioni e dell’economia devono sentirsi pienamente responsabili.
Pierpaolo Romani,
Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico
08 aprile 2011 tratto da Corriere del Veneto 

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