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martedì 12 giugno 2012

> p. Paolo dall'Oglio lascia la Siria

«Sono avvilito, ma non meravigliato» 
tratto da Popoli.it , 12 giugno 2012

Il gesuita Paolo Dall’Oglio, fondatore della comunità monastica di Deir Mar Musa, lascia la Siria dopo oltre trent’anni. Lo aveva comunicato già ieri mattina alla nostra redazione (dal 2007 padre Dall’Oglio cura una rubrica fissa su Popoli), chiedendo però di mantenere l’informazione riservata. Poi, nel pomeriggio, la decisione di diffondere la notizia attraverso un organo ufficiale della Santa Sede, quale è Radio Vaticana. Già minacciato di espulsione dal governo siriano nel mese di novembre (leggi la notizia), il gesuita era riuscito a restare nel Paese a patto di mantenere un «basso profilo», evitando dichiarazioni pubbliche contrarie al regime. Un impegno che Dall’Oglio ha mantenuto, pur non interrompendo la sua attività a favore della pace e la sua denuncia delle violenze perpetrate nel Paese. Significativa, in questo senso, la lettera aperta che il religioso aveva inviato lo scorso 23 maggio a Kofi Annan, inviato speciale dell’Onu in Siria (leggi). La decisione di lasciare la Siria è stata ora presa in obbedienza alle autorità ecclesiastiche del Paese. Così, ad accompagnare il gesuita alla frontiera con il Libano, sabato prossimo, non saranno funzionari governativi, ma il nunzio apostolico a Damasco.
«Questa decisione - spiega padre Dall’Oglio, che abbiamo raggiunto telefonicamente poco dopo il colloquio in nunziatura - è legata soprattutto alla mia lettera indirizzata all’ex Segretario generale dell’Onu, di cui mi assumo tranquillamente la responsabilità. Non c’è niente che mi meravigli: sono avvilito, ma non meravigliato. È un altro capitolo di una storia di pressioni e le autorità ecclesiastiche sono l’esecutore, anche se ufficialmente sono espulso per loro decisione».
 Cosa farà adesso? 
La mia intenzione è di andare in Libano, poi in Kurdistan – dove abbiamo aperto una nuova comunità – e trascorrere poi in Italia i mesi di luglio e agosto. Poi si vedrà, ma sono comunque tutte idee che naturalmente devo sottoporre al mio superiore e che sono legate all’evoluzione della situazione complessiva in Medio Oriente. 
 Con quale stato d’animo lascia la comunità che ha fondato nel 1982? 
È una pagina che si chiude. Da tempo desideravo lasciare a qualcun altro la responsabilità del monastero di Deir Mar Musa, con tutto ciò che questo significa anche in termini di questioni pratiche e amministrative, per dedicarmi a un lavoro a più ampio raggio. Certo sono deluso, speravo di poter essere un attore utile al processo di dialogo e riconciliazione di cui la Siria ha estremo bisogno. Continuerò però con questo obiettivo dall’esterno. 
 Come hanno reagito gli altri componenti della comunità di Mar Musa? 
I confratelli e le consorelle del monastero sono coraggiosi, tranquilli, forti.

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