Riccardo Petrella: COP21, l’accordo è stato firmato. La grande mistificazione - Monastero del Bene Comune

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domenica 13 dicembre 2015

Riccardo Petrella: COP21, l’accordo è stato firmato. La grande mistificazione

I governi parlano di accordo storico. Lo stesso affermano molte imprese multinazionali private, specie quelle che hanno devastato e continuano a devastare sempre di più il Pianeta. Anche le grandi Ong legate al sistema mondiale attuale inneggiano all’accordo. Se prendiamo di nuovo i cinque criteri di valutazione dei risultati della COP 21 esposti nel post dell’11 dicembre, v’è poco di cui gioire.
Natura dell’accordo. Per quanto le autorità francesi affermino che l’accordo è legalmente vincolante, non v’è nessuna traccia di obiettivi contenenti specificatamente degli obblighi da rispettare da parte di tutti gli Stati, salvo per certi dispositivi relativi alla trasparenza (esempio: obbligo di depositare in un registro pubblico presso l’ONU gli impegni decisi da ogni Stato in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra!).
Portata degli obiettivi. il mantenimento entro 2 gradi dell’aumento è menzionato come obiettivo auspicabile. Ricordiamo che simile obiettivo costiutisce per sé una catastrofe.  Il fatto inoltre che l’accordo auspichi che le ambizioni diventino in futuro più elevate (contenimento al di sotto dell’1,5 grado) è del tutto grautito, per non dire peggio. Inoltre, non v’ è stata nessuna modifica degli INDC ( Intended Nationally Determined Contributions) la cui somma si tradurrà in un aumento della temperatura tra 2,7 e 3,3 gradi. L’accordo sottolinea che occorrerrà apportare in futuro degli aggiustamenti. La valutazione e la revisione degii impegni presi in piena sovranità ed indipendenza da ciascun Stato avverrà ogni cinque anni.
Questione del finanziamento. Nessun riferimento è fatto all’idea di compensazione o di rimborso da parte degli Stati del Nord nei confronti dei paesi d’Africa, d’Asia e d’America latina per lo sfruttamento ed il saccheggio delle loro risorse operati nel corso degli ultimi due secoli d’industrializzazione. Nessuna conferma precisa in termini di obbligo da parte degli Stati del Nord riguardo i 100 miliardi annui fino al 2020 in favore dei paesi più poveri né sulla loro ripartizione tra doni, sussidi e prestiti. I soggetti finanziari del Nord gestiranno i fondi e ne tireranno molti guadagni Niente di preciso, nemmeno, sul dopo il 2020 e riguardo gli impegni in materia di “trasferimenti tecnologici”. I potenti resteranno i padroni delle tecnologie, e se le faranno pagare.
Il finanziamento per quale priorità? E’ confermato che non v’é alcun impegno preciso da parte dei potenti del mondo di modificare l’attuale ripartizione, estremamente squilibrata, all’interno dei fondi promessi tra fondi destinati al finanziamento di iniziative dette di “mitigazione” (oggi essi rappresentano circa 90% degli usi dei fondi e che danno dei buoni rendimenti) e quell, destinati alle azioni dette di “adattamento” ( che però sono meno redditizie per i “donatori”). Il testo accenna che forse sarebbe utile apportare qualche correzione all’attuale ripartizione. Altro che ripartizione 50/50 come rivendicato da anni!  “In nome del denaro” i 100 miliardi annui saranno all’origine di una grande ingiustizia sociale e climatica.
Il ruolo della società civile. L’influenza della società civile sui lavori della COP21 é stata del tutto marginale rispetto a quella dei grandi lobbies indusriali,, commerciali e finanziari. L’accordo finale si llimita a auspicare che la società civile dovra partecipare ai processi di trasparenza e di rendiconto della messa in opera dell’accordo. I potenti hanno ascoltato e continueranno ad ascoltare/obbedire i potenti.
Ultima nuova osservazione a parte il permanente ed ossessivo riferimento alla riduzione delle emissioni e gi accenni alle foreste ed al loro ruolo determinante per la riduzione delle emisioni di CO², l’accordo finale non menziona mai la problematica dell’acqua. La sua assenza totale significa anche che la comunità internazionale non mette in questione i suoi usi attuali attraverso il mondo, né la mercificazione dell’acqua, la monetizzazione, privatizzazione e finanziarizzazione dei servizi idrici.
La questione che ora si pone è come può l’umanità, che in questi mesi ha dimostrato di esistere almeno nella coscienza di decine e decine di milioni di abitanti della Terra, riuscire a sconfiggere la potenza dei gruppi dominanti? Non credo che sia sufficiente darci appuntamento per la COP22 in Marocco.

Riccardo Petrella
13.12.2015

 

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