Siccità all’italiana. Beffa criminale in aggiunta alla tragedia? - Monastero del Bene Comune

NEWS

Home Top Ad

Post Top Ad

sabato 29 luglio 2017

Siccità all’italiana. Beffa criminale in aggiunta alla tragedia?

http://www.banningpoverty.org/siccita-allitaliana-beffa-criminale-in-aggiunta-alla-tragedia/



Siccità all’italiana. Beffa criminale in aggiunta alla tragedia?

Non si tratta di una commedia ma di una tragedia umana, che ha coinvolto e coinvolgerà ancora per anni decine e decine di milioni d’italiani. La siccità attuale viene da lontano, non è una sorpresa ma una tragedia annunciata. I suoi effetti deleteri sono radicati in miopie, indifferenza collettiva, egoismi locali e di categorie sociali, nella miseria etica e politica di una larga frangia delle classi dirigenti. Essi si sentiranno ancora per tanto tempo anche se da domani si adottassero interventi strutturali, radicali, efficaci.

Ricordo come già alla fine degli anni ‘50 e agli inizi degli anni ‘60, giornalisti come Antonio Cederna, dalle pagine de Il mondo, si sono battuti contro la devastazione del “Bel Paese”, in difesa dei parchi nazionali e regionali, e contro le politiche sconsiderate all’insegna dell’incuria e distruzione delle zone umide (lagune, paludi, laghi, acquitrini e stagni costieri). Scriveva Cederna: “Se ben sfruttati, possono fornire una produzione di pesce per ettaro superiore a qualsiasi reddito agricolo […], [sono] indispensabili all’autoregolazione dei corsi d’acqua e quindi alla prevenzione di alluvioni, inondazioni, straripamenti […]”.

A nulla sono servite le campagne contro il disboscamento ed il dissesto idrogeologico, il non rispetto dei piani urbanistici, l’assenza di una reale politica delle città, l’inquinamento delle acque e la cementificazione del suolo oltre ogni limite ragionevole. Per decenni, l’assenza di una politica pubblica “nazionale” dell’acqua, per tutto il suo ciclo lungo, ha lasciato via libera all’ipersfruttamento delle risorse idriche del Paese e ad una gestione disintegrata e predatrice del territorio.

Cinquanta anni di miopie, sbagli, incultura. 



Così si è giunti al 2015, traguardo fissato nel 2000 dalla Direttiva europea sull’acqua  2000/60 come anno di raggiungimento dell’obiettivo del “buono stato ecologico” delle acque. Secondo il rapporto redatto dall’istituto europeo per l’ambiente dell’UE, sulla base dei dati forniti dall’Italia, lo stato ecologico superiore al buono è stato raggiunto solo dal 25% dei corpi idrici superficiali (media europea 49%), mentre lo stato chimico buono è stato raggiunto solo dal 18%. La percentuale dei corpi idrici superficiali che riesce a soddisfare tutti i requisiti è pari solo al 10%. Da anni si sa che il Po ed altri principali fiumi sono già passati o sono in via di passare allo stato di corsi d’acqua a regime torrenziale. Le cronache di queste giorni confermano che tutti i laghi italiani (non solo Bracciano) sono in uno stato critico. Fra questi spicca il lago di Garda con un riempimento sceso ad un minimo storico del 37%. La siccità, in particolare in Italia, Francia, Spagna, Turchia, Siria, è un fenomeno oramai permanente. Secondo le stime del GIEC è destinato ad intensificarsi in assenza di cambiamenti radicali. In realtà, la siccità è un fenomeno legato principalmente e sempre di più a concause di natura antropogenica, in particolare all’irrigazione (65 % del totale dell’acqua prelevata nei paesi del Mediterraneo), per usi non sempre ragionevoli. Avere per esempio sovvenzionato (con largo spreco di denaro pubblico dall’UE e dai Governi nazionali) la conversione delle coltivazioni tradizionali quali l’ulivo e gli agrumi (meno esigenti di acqua) verso altre coltivazioni forti consumatrici d’acqua, come il mais o la barbabietola da zucchero, è stata una scelta profondamente sbagliata.

I colpevoli

Puntare il dito contro le politiche di privatizzazione dei servizi idrici è inevitabile, ma insufficiente e in parte mistificatore, perché lascia credere che la gestione pubblica dei servizi idrici in Italia non abbia affatto inciso sui fattori che hanno condotto alla siccità odierna. I poteri pubblici italiani, a livello centrale come a livello locale (comuni, province, regioni) sono anch’essi in larga parte responsabili dei disastri attuali. Inoltre, non bisogna dimenticare che i cittadini stessi non hanno fatto il necessario per la salvaguardia , la cura e la difesa dell’acqua come bene comune, salvo in momenti eccezionali come per i risultati del referendum sull’acqua del 2011. La cultura civica, responsabile e partecipata dell’acqua è in Italia piuttosto recente.

 Che fare?
È difficile credere che le classi dirigenti di oggi siano disposte e capaci di affrontare i problemi messi in luce dalla siccità. Sono troppo presi dalle prossime elezioni politiche. La siccità è per loro un rompiscatole inopportuno. Molto probabilmente si agiteranno un po’, diranno tante parole, si accuseranno a vicenda. Ma una volta che il razionamento dell’acqua a Roma ed altrove sarà provvisoriamente rimosso, tutto ritornerà come prima. Ebbene, anche se verosimile, un’evoluzione così è troppo triste e deleteria per essere ammissibile. Per cui, come cittadini occorre sperare e battersi affinché questa volta le nostre classi dirigenti non continuino a giocare con la vita di milioni di persone umane e con il futuro del nostro paese. Battiamoci per proporre che d’urgenza il parlamento italiano approvi una risoluzione di convocazione di un’assemblea straordinaria nazionale cittadina sulla siccità e sul futuro prossimo della vita in Italia. Chiediamo a tutti i sindacati, a tutte le ONG attive nel campo dei diritti della ed alla vita, a tutte le università, agli artisti, ai responsabili della chiesa cattolica, mussulmana, protestante, valdese, ai direttori delle testate giornalistiche e ad ogni cittadino di fare pressione sui “propri” rappresentanti eletti, e sul governo, affinché una tale assemblea nazionale cittadina straordinaria sia convocata.

“Business as usual” aggiungerebbe una beffa criminale alla tragedia.

Riccardo Petrella

Bruxelles, 26 luglio 2017

Post Bottom Ad

Pages