Nigeria, paura nei campus - Monastero del Bene Comune

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venerdì 15 novembre 2019

Nigeria, paura nei campus

IL CULTO DELLE CONFRATERNITE

NIGERIA, PAURA NEI CAMPUS



Un numero imprecisato di confraternite affolla i campus di tutta la Nigeria e le rivalità tra questi gruppi causano la morte di decine di studenti ogni anno. Negli ultimi mesi nelle Università di Rivers State e di Calabar ci sono stati omicidi e arresti di presunti adepti, ma la reazione delle istituzioni rimane debole.
La Nigeria conta centosettanta istituti universitari tra federali, statali e privati, alcuni dei quali prestigiosi come l’Università di Ibadan e l’Università di Lagos. La National Universities Commission (NUC) ha stimato che nel 2017 gli studenti universitari nigeriani erano 1.9 milioni. Tuttavia violenza, criminalità e corruzione non risparmiano neppure il settore dell’istruzione e i campus sono divenuti dei farwest dove si affrontano confraternite rivali. Scontri che hanno provocato una scia di giovani morti.
Nel luglio scorso, in meno di 48 ore, due studenti dell’Università di Rivers State, a Port Harcourt, sono stati brutalmente assassinati da alcuni uomini, presunti adepti di una setta. Prince Barisua Tuaka, studente universitario all’ultimo anno della facoltà di agraria, è stato ucciso con un proiettile alla testa vicino ad un ostello all’interno del campus. Probabilmente il giovane era membro di una confraternita e i membri del gruppo rivale lo avrebbero ammazzato per stabilire la loro supremazia. Poche ore dopo un altro studente, della facoltà di ingegneria, è stato trovato morto in una delle vie della città. Sul suo corpo aveva numerosi tagli da machete.
Lo stato di Rivers non è l’unico ad essere al centro dei recenti fatti di cronaca sulle attività delle confraternite. Infatti, nell’ottobre scorso il comando di polizia dello stato di Cross River ha arrestato cinque studenti dell’Università di Calabar. Le forze dell’ordine sono intervenute dopo le minacce ricevute da alcuni studenti da parte di gruppi di queste associazioni segrete. La polizia ha anche recuperato due pistole prodotte localmente dai ragazzi. Ciò che desta maggior stupore, però, è la risposta delle istituzioni giudiziarie. Alcuni dei cinque sospetti infatti erano già stati arrestati e poi rapidamente rilasciati dal tribunale della zona.
Le attività di queste confraternite negli anni si sono spinte anche al di fuori dell’ambiente universitario, nelle strade delle città più popolate e nei villaggi circostanti. Sempre il mese scorso nel villaggio di Okundi, nello stato di Cross River, sette persone sono morte dopo uno scontro a fuoco tra la comunità locale e alcuni membri di una setta che hanno attaccato il villaggio durante un incontro, fissato proprio per discutere una strategia per sopprimere queste organizzazioni.
Origini e sviluppi
Le confraternite in Nigeria sono gruppi religiosi o sociali le cui convinzioni e pratiche sono spesso segrete. I membri condividono dei valori comuni e ogni attività è solitamente preceduta da un rituale. Le ragioni che spingono i giovani ad accettare le proposte di affiliazione sono la brama di potere, il prestigio sociale e la maggiore sicurezza che la comunità garantisce.
Il primo gruppo fu quello fondato dallo scrittore Premio Nobel per la letteratura Wole Soyinka e da altri studenti dell’Università di Ibadan nel 1952. I membri assunsero il nome di Pyrates (Pirati) e il loro progetto era quello di cambiare le convenzioni vigenti all’interno dell’ambiente universitario, in quegli anni legato alla classe aristocratica dei colonialisti.
I ‘magnifici sette’, come si facevano chiamare, si opposero all’istruzione terziaria riservata solo ai ricchi e alla posizione sociale determinata dall’appartenenza tribale. Crearono quindi una confraternita aperta a ogni promettente studente di sesso maschile, indipendentemente da tribù ed etnia. Nel 1972 i Pyrates subirono un significativo scisma. Alcuni membri vennero espulsi perché non più conformi agli elevati standard accademici ed intellettuali stabiliti dal gruppo e gli esclusi fondarono la confraternita dei Bucanieri.
Tra gli anni ’70 e gli anni ’80 nacquero numerosi culti in diverse università nigeriane come la Supreme Eiye Confraternity fondata anch’essa ad Ibadan, la Supreme Vikings Confraternity istituita da tre ex-Bucanieri all’Università di Port Harcourt e i Klansmen dell’Università di Calabar che si distinguono dai gruppi prima citati perché il loro culto si basa sull’adorazione di un demone chiamato Ogor.
 Altri due culti rilevanti sono la Family, nata all’Università di Ilorin, che si ispira alla mafia italiana e a quella trapiantata negli USA, e i Black Axe dell’Università del Benin. Alcuni membri di quest’ultima confraternita nel 1999 si sono macchiati di un orribile crimine uccidendo cinque studenti e ferendone almeno altri venti nel campus universitario Obafemi Awolowo, pochi mesi dopo che il sindacato studentesco aveva individuato il loro covo, trovando all’interno armi, abiti neri e insegne del culto.
Pare che il vice-cancelliere del tempo fosse a conoscenza delle loro attività e li proteggesse, impiegandoli per attaccare gli studenti attivisti. A partire dagli anni ’80 infatti, le autorità politiche e il personale universitario cominciarono ad assoldare membri delle confraternite per controllare individui e gruppi sociali da cui si sentivano minacciati. Tuttavia i gruppi, che ricevevano soldi e armi, li usavano spesso per sedare le rivalità intercomunitarie. In quel periodo i culti si accostarono anche ai riti vodoo, ma dopo le espulsioni di alcuni studenti universitari sospettati di praticare tali cerimoniali, le confraternite spostarono le loro attività fuori dai campus.
Con il passare degli anni le confraternite sono diventate sempre più violente e si sono reinsediate all’interno delle università del paese. Ogni anno reclutano nuovi membri e le cerimonie di iniziazione includono percosse, ingestione di un liquido misto a sangue, e perfino stupri ai danni di studentesse o di donne del personale universitario. Le attività dei culti consistono in minacce ai professori per ottenere voti più alti, criminalità informatica, estorsione, rapina a mano armata. Nel Delta del Niger sarebbero anche coinvolti nel rapimento dei lavoratori stranieri delle compagnie di petrolio e gas.
Sebbene questo tipo di associazionismo sia nato dai raggruppamenti di studenti di sesso maschile, a partire dagli anni ’90 colleghe e fidanzate dei membri hanno fondato confraternite femminili come le Black Bra, le Amazzoni e le Figlie di Jezebel. Questi gruppi hanno fin da subito cominciato ad operare come circoli della prostituzione.
Prevenzione e sanzione
Il 25 ottobre scorso la Camera dei Rappresentanti di Cross River ha elaborato un disegno di legge che proibisce le confraternite. Le intenzioni del progetto sono identificare i membri e rendere le pene più severe, ipotizzando anche la pena di morte.
I provvedimenti presi a livello locale però, non sarebbero sufficienti ad arrestare un fenomeno nato ormai molti anni fa, diffuso in tutta la Nigeria e caratterizzato da una violenza sistematica. Per molti nigeriani l’adesione a una setta è infatti diventata la norma e per molti giovani pare essere l’unica via di fuga da povertà, discredito e insicurezza. In un paese con una popolazione di circa 200 milioni di persone e con 25 milioni di disoccupati, secondo le statistiche del National Bureau of Statistics del 2018, è necessaria una forte strategia a livello nazionale per risollevare il tasso di occupazione giovanile e in generale l’economia.
Per dissuadere i giovani dall’adesione alle confraternite bisognerebbe dare loro maggiore stabilità economica e sicurezza, nonché creare condizioni di vita, di studio e di lavoro, presenti e future, più favorevoli.
Infine, è essenziale il ruolo del sistema giudiziario che deve punire i responsabili di azioni violente e criminose, e sanzionare coloro che, nel mondo degli affari e nelle organizzazioni politiche, offrono agli adepti protezione e aiuti economici.

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