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sabato 14 marzo 2020

Senza fissa dimora: l’emergenza coronavirus si è dimenticata di loro


11 marzo 2020

Senza fissa dimora: l’emergenza coronavirus si è dimenticata di loro

Rispettare le indicazioni del governo per contenere la diffusione di Covid-19 è impossibile per i senza fissa dimora: come possono stare in casa se non ne hanno una? E dove potranno stare quelli che risulteranno positivi al tampone? Lo denuncia il centro d'accoglienza di Roma "Binario 95", che lancia la campagna #vorreirestareacasa

Come si fa a stare a casa – come chiesto dal presidente del Consiglio per rallentare il contagio da coronavirus – quando non si ha una casa? Se lo stanno chiedendo gli operatori che lavorano a stretto contatto con i senza dimora. Insieme a tanti altri dubbi legati alla gestione dei centri d’accoglienza che, se dovessero chiudere, lascerebbero troppa gente senza servizi essenziali.

Problemi che in qualche caso sono già sorti. Come al centro d’accoglienza “Binario 95” di Roma, dove la raccolta d’indumenti è già stata sospesa. Una situazione che ha portato Binario 95 a lanciare la campagna #vorreirestareacasa, per evitare che senza dimora e centri d’accoglienza siano abbandonati a loro stessi.


Migliaia di senza fissa dimora: il problema riguarda tutti

«Solo le stime Istat parlano di 50 mila persone senza dimora, di cui 7 mila solo a Roma. Tuttavia, noi abbiamo contato nell’ultimo anno 20 mila persone che hanno chiesto aiuto alla sala operativa, a cui si aggiungono le 12 mila persone che vivono nelle strutture occupate di Roma, le circa 5 mila presenze nei campi rom della capitale. Con quelli non intercettati arriviamo alle 40 mila persone che non hanno una struttura abitativa o un contesto che possa favorire la possibilità di gestire una situazione critica come questa», dice Alessandro Radicchi, fondatore di Binario 95 e direttore dell’Osservatorio nazionale della solidarietà nelle stazioni italiane.
Si tratta di un problema che, ancora di più in queste ore, riguarda proprio tutti. «Oltre a non avere una casa nella quale isolarsi, le persone senza dimora sono comunque costrette ad utilizzare le mense per nutrirsi e i centri di accoglienza per dormire, entrambi luoghi in genere affollati e promiscui, nei quali la distanza minima non può essere, in molti casi, rispettata. Chi non ha un’abitazione, inoltre, pur avendo compreso la gravità della situazione e sforzandosi con buona volontà di rispettare le regole, ha molta difficoltà ad adeguarsi alle norme igieniche di base previste dal Dpcm, per non parlare della complessità nel reperire i dispositivi di protezione, perché non ne ha le possibilità economiche», spiega in una nota Binario 95.
Servizi essenziali a rischio per i senza dimora
Binario 95, così come all’Help Center, al magazzino Nextop MSC e al Rifugio Sant’Anna per donne fragili, spiegano da Binario 95, gli operatori continuano a fornire l’assistenza necessaria a chi ha più bisogno «con una giusta informazione sulle procedure da adottare in caso di rischio, attraverso una cartellonistica multilingue semplificata e ben visibile. Sono stati, inoltre, predisposti i dispositivi di sicurezza, quali gel, mascherine e fazzoletti, e sono state intensificate le pulizie delle superfici e degli ambienti, con una sanificazione ad hoc delle docce, dopo ogni utilizzo». Inoltre, viene fatta rispettare la distanza minima di sicurezza e c’è anche il contingentamento dell’afflusso delle persone negli ambienti unici.
Tuttavia, spiega la nota, i servizi attuali, quali centri di accoglienza e dormitori, non sono ancora in grado di garantire assistenza agli ospiti che dovessero risultare positivi al tampone.

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