Meditazione XIII a domenica A - Monastero del Bene Comune

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sabato 27 giugno 2020

Meditazione XIII a domenica A

Meditazione XIII a domenica A
Signore Dio, accresci la tua misericordia su di noi, perché non ci scoraggi la memoria delle nostre infedeltà: il tuo Spirito rivesta di bontà la terra e faccia nuove tutte le cose. Sii benedetto nei secoli. Amen




2 Re 4, 8-11. 14-16 Ps. 88 Rm. 6, 3-4 Mt. 10, 37-42

Gesù disse ai suoi apostoli:
«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un (lett.: per il nome di) profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un (lett.: per il nome di) giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un (lett.: per il nome di) discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Le letture di questa domenica oggi sembrano uscire da un'agenzia immobiliare.
Una casa si trova a Sunem. Il padre, la madre, il figlio, la figlia, di cui si parla nel vangelo, di solito, si trovano in una casa. Sono quelli di casa. Anche l'accoglienza di un profeta, di un giusto o di un discepolo avviene in una casa.
Le dichiarazioni di Gesù, forse vogliono sollevare gli interrogativi: Chi o cosa ci è familiare? Con chi o con cosa “siamo di casa”? Cosa costituisce il nostro mondo, quali sono i nostri riferimenti?
Nella casa di Sunem dove abitava una donna e un uomo senza figli, grazie alla donna che accoglie Eliseo, il riferimento comincia ad essere la Parola profetica di cui Eliseo è il portatore. Da quel momento, in una casa senza speranza di futuro di vita risuona la speranza della vita: Il prossimo anno avrai in braccio un figlio. È la promessa che riceve anche Sara, la moglie di Abramo.
Sappiamo che per la bibbia, una nascita in una situazione di sterilità, è simbolo dell'annuncio che Dio porta avanti le cose laddove le logiche umane non vedono via di uscita. Anzi, per la Parola di Dio, la vita è veramente tale quando manifesta qualcosa di paradossale oltre l'evidenza, lo scontato, il probabile. La casa di Sunem è una casa dove si comincia a sognare, a progettare ciò che prima era impensabile, improbabile, forse proibito. Questa è vita! “tra un anno avrai un figlio in braccio”.

Pochi versetti prima del brano evangelico che abbiamo letto, si dice che a causa della testimonianza al vangelo, tra quelli di casa (ancora in una casa) vi saranno divisione e contrasti: “...padre contro figlio, figlio contro padre...” ecc. Sono testi che riflettono la situazione della chiesa delle origini, infatti, aderire al vangelo significava spesso entrare in conflitto con i riferimenti abituali, anche affettivi.
È per questo motivo che Gesù afferma: “Chi ama il padre e la madre più di me non è degno di me ecc.”. In questo caso amare più i genitori che Gesù non è questione di quantità d'affetto. Il vangelo ci chiede di amare i genitori, i figli, i fratelli... ci mancherebbe! Ma qui si tratta di decidere le scelte di vita e di coscienza che ci appartengono e con cui vogliamo avere famigliarità; in quale casa ha scelto di abitare Francesco d'Assisi quando, abbandonando la cerchia dei maiores, si è traslocato tra i minores a Santa Maria degli Angeli?. Quando cambi casa, cioè i riferimenti di valore, anche le stesse relazioni familiari e affettive, assumono un'altra dimensione.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”. Intendere questa dichiarazione in senso individuale come se riguardasse solo la singola persona è senz'altro riduttivo. Anche la Comunità dei discepoli e discepole di Gesù, la Chiesa può entrare nella logica mondana di tenere per sé. Con molta parresia Gesù fa presente che in questa autoreferenzialità risiede il principio della dissoluzione, anche per la Chiesa.
Tenere per sé è sintomo di paura. E se impostiamo la vita e i riferimenti con la paura di perdere, è lei, la paura a fare da padrona di casa. La sua regola di vita è: tutto per me e niente per gli altri è la regola di vita.
Gesù dice: Quella regola ti avvelena, ti fa crepare. Quella non è vita, è morte.
Chi, invece, avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”.
Questa dichiarazione segna lo spartiacque tra due abitazioni, tra due modi di vivere:
quella al di là è l'abitazione gestita dalla paura. Si crede di vivere ma è un'agonia perché tutto è gestito dal timore di perdere e della morte che davvero ci porta via tutto quanto abbiamo trattenuto;
quella al di qua dello spartiacque è anch'essa una abitazione nella quale non si trattiene per sé ma si accoglie.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta... chi accoglie un giusto...Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca...”.
Accogliere significa far si che il mondo dell'altro faccia parte del mio. Noi diventiamo ciò che accogliamo. Chi accoglie il profeta con il nome del profeta – il giusto con il nome di giusto, il discepolo con il nome di discepolo. Il nome è la realtà che abita e compenetra una persona.
Perciò in questa casa dove è familiare la profezia, la giustizia e il discepolato si diventa
  • profeti: si vede la realtà secondo la sapienza evangelica
  • giusti: perché nel vangelo trova la strada giusta per realizzare la vita.
  • discepoli: disponibili a un sempre nuovo percorso, fatto insieme, per seguire Gesù.

L'esserci in questa casa è già ricompensa. Nell'immagine dell'acqua fresca (possiamo facilmente immaginare cosa può voler dire un bicchiere di acqua fresca in un paese del Vicino Oriente) comprendiamo che in questa casa, dove si accoglie profezia, giustizia e discepolato, nonostante esclusione, perdite ed emarginazione di vario genere, si sta bene perché vi abita la gioia del Regno di Dio.


dal salmo 88
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia.
Perché tu sei lo splendore della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra fronte.
Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d’Israele.

Ricordiamo davanti a te, o Signore che
  • la pandemia è fuori controllo in Bangladesh. Sono milioni i poveri a rischio.
  • La Libia è nel caos. Aumenta il rischio di una guerra per procura nel cuore del Mediterraneo.
  • In Egitto è stata sequestrata da agenti in borghese l’attivista Sanaa Seif mentre stava denunciano il pestaggio subito domenica scorsa.
  • Da sabato 20 giugno sono in protesta i migranti dell'associazione LasciateCIEntrare del centro per il rimpatrio di Macomer in Sardegna.
  • Il piano di annessione a Israele dei territori Palestinesi è un crimine contro il Diritto internazionale.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...


Aiutaci a custodire la speranza
  • La figlia di Martin Luther King sottolinea la particolare sintonia tra Papa Francesco e suo padre.
  • In Ecuador sono stati consegnati e subito impiegati i respiratori donati dal Papa.
  • L'Onu dà il via libera a un’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani in Libia.
  • I vescovi USA lanciano un messaggio alla polizia: "Se vuoi la pace, lavora per la giustizia"

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria in excelsis Deo

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