Gesù
nostra speranza, anche se siamo fragili e poveri, vorremmo
soprattutto capire che ci ami. Tu rischiari il cammino che ci conduce
alla compassione del cuore.
Is.
55, 1-3 Rm. 8, 35.37-39
Mt.
14, 13-21
13
Avendo udito questo, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in
un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo
seguirono a piedi dalle città. 14
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per
loro e guarì i loro malati.
15
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero:
«Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché
vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16
Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro
da mangiare». 17
Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!».
18
Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque
pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione,
spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici
ceste piene. 21
Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza
contare le donne e i bambini.
Il
Profeta della prima lettura si rivolge agli esiliati che ora si
trovano nei campi di lavoro forzato, in Babilonia. Nella vita hanno
cercato pane, giustizia, dignità, futuro per sé e per i loro figli.
I loro padri, quando erano in patria, credevano che per ottenere
queste cose, fosse necessario pagare. Il popolo pagò il caro prezzo
della sottomissione ma senza ottenere ciò che sperava. Ora la
delusione è talmente grande da non sentire nemmeno la forza per
angosciarsi. L'unica possibilità che rimane è la rassegnazione.
Di
fronte a questi sentimenti il profeta annuncia:
«O
voi tutti assetati, venite all’acqua,
voi che non avete denaro,
venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro,
senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che
non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?”
Egli vuole far sapere che certe cose non
si possono comperare mettendosi sotto i piedi dei signori
onnipotenti. I loro sistema non non è una mensa di vita ma di morte.
Il brano del vangelo viene immediatamente
dopo la scena del banchetto in cui un potente, toglie la vita ad un
uomo onesto, giusto e sincero, Giovanni Battista.
Ora Gesù, inaugura un altro banchetto.
Dopo
l'uccisione di Giovanni, Gesù vuole ritirarsi, non per raccogliersi
in ritiro spirituale, ma per fuggire un pericolo imminente. Egli
fugge per salvarsi dal pericolo, nonostante ciò, di fronte alla
folla, si occupa degli altri. Gesù
sente compassione per questa umanità.
“Compassione”
è una parola quasi intraducibile nelle nostre lingue. L'abbiamo
trasformata in un sentimento sdolcinato di chi concede qualche favore
a chi sta più in basso.
Per
Gesù, compatire significava entrare nella passione di quella gente,
farsi carico delle sue sofferenze, condividere la vita. Compassione
è ciò che prova la madre per il figlio che porta nel grembo. Il
significato profondo è “amore
che viene dall'utero”.
Si tratta di sentire e di sentirsi con gli altri alla maniera di
questa madre. È da questo atteggiamento interiore che dobbiamo
considerare questa pagina del Vangelo. Senz'altro non era il
sentimento che provava Erode nei confronti del Battista e di quelli
come lui.
L'insieme
degli atteggiamenti e degli elementi che formano il racconto ci
riporta alla questione del pane, della vita, della necessità di
prenderci cura della gente. Questo è il messaggio del Regno che
annuncia Gesù: che l’umanità viva! perché l'immigrato,
l'accattone, lo scartato, il vomitato dalla voracità dell’accumulo
è
caro a Dio come una creatura è cara alla madre.
Ed è in questa compassione, ossia in
questa visione delle cose che, nonostante lui e i suoi posseggano
solo cinque pani e due pesci, una volta che le piccole esistenze
vengono poste nelle mani sue non sono più soltanto piccole ma
diventano capaci della sua compassione, ovvero di condivisione, di
compartecipazione, di scambio di umanità seppur fragile e ferita.
Ogni condivisione poi tende alla moltiplicazione. Se condividiamo ne
abbiamo per tutti e ne avanziamo anche.
Le dodici ceste di pezzi avanzati fanno
comprendere che quando il bene viene condiviso, quando il diritto e
la giustizia, quando il rispetto e la dignità vengono onorati con
amore, anche le generazioni future ne godranno.
I discepoli del Signore sono responsabili
anche per le generazioni future.
“...prese
i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la
benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli
alla folla”.
È quasi una formula tecnica per
ricordare il memoriale del Signore. Questa pagina è stata scritta
80-90 anni dopo la vicenda terrena del Signore Gesù. Le Comunità
cristiane che celebravano l’eucaristia come facciamo noi, sapevano
che attraverso la celebrazione della Santa Cena entravano, pur a
distanza di decenni o di secoli, nella stessa compassione di Gesù
verso l’umanità.
Dalla eucaristia che insieme celebriamo,
impariamo a condividere gratuitamente affinché tutti, anche quelli
delle prossime generazioni, possano sedersi con pieno diritto alla
mensa della vita dove veniamo nutriti con il pane di quella
giustizia, di quella fraternità e di quell'amore verso cui il mondo,
nonostante i segni contraddittori, è incamminato.
***
Ricordiamo
davanti a te, o Signore
2000 bambini yazidi, rapiti,
torturati, violentati, costretti a combattere per il sedicente stato
islamico, anche quando liberati abbandonati a loro stessi.
I migranti intercettati in
mare, riportati a terra in Libia e uccisi, sono stati vittime di
inenarrabili brutalità e condizioni raccapriccianti.
Sette anni fa è stato
rapito p. Paolo Dall'Oglio.
Un centinaio di migranti
partiti dalla Libia sono alla deriva su una imbarcazione di fortuna
nel Mediterraneo e rischiano il naufragio.
Signore,
abbi cura di noi: Kyrie eleison...
Aiutaci a custodire la
speranza
Venerdì
scorso la Comunità Islamica ha celebrato la Festa del Sacrificio.
Rispondendo ai nostri auguri, l'Imam di Verona, dottor Guerfi, ha
ringraziato per la vicinanza augurando che Allah accolga le nostre
preghiere e ci dia serenità e saggezza in questo mondo travagliato.
E'
morto in Egitto all'età di 76 anni il medico dei poveri, il
musulmano Mohamed Mashali. Uomo di grande generosità che per
cinquantanni ha curato centinaia di migliaia di persone senza mezzi.
A
cinquantanni da Hiroshima e Nagasaki i vescovi americani si sono
uniti in preghiera per il popolo nipponico nel ricordo delle vittime
e richiamando l'appello di Papa Francesco per abolire le armi di
distruzione di massa.
I
separatisti yemeniti hanno annunciato di voler rinunciare alle
istanze autonomiste nel sud del Paese e hanno dichiarato di essere
pronti ad attuare un accordo di pace.
La
Corte suprema del Burundi ha deciso di cancellare la sentenza
d'appello che aveva condannato in via definitiva l'attivista Rukuki
a trentadue anni di carcere.
Per
la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a
disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria
in excelsis Deo