Meditazione IIIa domenica di Pasqua B - Monastero del Bene Comune

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domenica 18 aprile 2021

Meditazione IIIa domenica di Pasqua B

 

Ricordiamo davanti a te, o Signore

  • Nuovamente alta tensione tra Israele e palestinesi della Striscia di Gaza. Lo Stato ebraico ha detto di aver colpito nella notte obiettivi di Hamas in risposta ad un lancio di razzi.

  • Almeno 43, 16 bambini e 27 adulti, persone sono morte dopo che una nave di migranti si è ribaltata al largo della costa del Gibuti. La sciagura è avvenuta nelle prime ore di lunedì mattina.

  • Tragedia in Niger. Venti ragazzi hanno perso la vita nell’incendio di diverse capanne adibite a scuola.

  • Cortei e decine di arresti tra i manifestanti scesi in piazza vicino Minneapolis dopo l'uccisione di un altro giovane afroamericano da un agente di polizia, che avrebbe scambiato la pistola per il taser.

  • Etiopia: si aggrava la situazione umanitaria nel Tigray con stupri usati come armi di guerra.

  • Allarme per la carestia in Somalia, colpita da sciami di locuste, condizioni meteorologiche estreme e precipitazioni al di sotto della media che porteranno milioni di persone a non avere sufficiente cibo.

  • All'indomani della decisione di riversare nell'oceano l'acqua radioattiva utilizzata per raffreddare i reattori nucleari di Fukushima, continua la protesta delle cooperative dei pescatori giapponesi.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...


Aiutaci a custodire la speranza. Ti rendiamo grazie, Signore.

  • La Giornata dei bambini “invisibili”: dalla strada alla scuola di Rango in Rwanda

  • Si è celebrata il 12 aprile la decima Giornata mondiale dei bambini di strada, che l’Onu stima in quasi 150 milioni nel mondo. I salesiani di Rango, in Rwanda, aprono le porte della loro scuola professionale ai minori “senza famiglia.

  • È questo il secondo Ramadan in tempo di pandemia. Il mese sacro di digiuno e preghiera per i musulmani di tutto il mondo si è aperto lo scorso 13 aprile e si protrarrà fino al prossimo 12 maggio. Il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso rivolge, in un messaggio, i propri “auguri fraterni” ai “cari fratelli e sorelle musulmani”.

  • La storia di Wilton ha un lieto fine. Almeno per ora. Il bimbo nicaraguense di 10 anni, trovato dagli agenti nella radura di La Grulla, nel deserto del Texas, s’è riunito alla madre.


Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria in excelsis


Vienici incontro, o Signore, quando, delusi perché non succede nulla, siamo tentati di tornare indietro, di riprendere le abitudini di sempre. Dopo la notte di ogni allontanamento, donaci di ritrovarti all'alba per riconoscerti nostro unico Signore. Amen

Atti 3, 13-15. 17-19; 1Gv. 2, 1-5a;

Lc. 24, 35-48

35 Ed essi (i due di Emmaus) raccontarono ciò che era accaduto lungo il cammino e come l’avevano riconosciuto allo spezzare del pane.

36 Mentre parlavano di queste cose, Cristo stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. 37 Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38 Ma egli disse loro: Perché siete turbati? E perché sorgono dubbi nei vostri cuori? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi ed osservate: un fantasma non ha carne ed ossa come vedete che io ho”. 40 E mentre diceva queste cose, mostrava loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la gioia non riuscivano a crederci ed erano pieni di stupore, egli disse loro: “Avete qualcosa da mangiare?”. 42 gli diedero un po’ di pesce arrostito. 43 Egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

44 Poi disse: “Era proprio questo che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisognava che si adempia tutto ciò che di me era scritto nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. 45 Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture. 46 Ed aggiunse: “Così sta scritto: il Cristo doveva patire e il terzo giorno risuscitare dai morti; 47 nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione ed il perdono dei peccati. 48 Voi sarete testimoni di tutto questo.


***

Quanto viene raccontato in questa parte conclusiva del Vangelo di Luca è collocato nella stessa giornata. Viene così sottolineata l’unicità del mistero di Cristo unificatore di tutto: del passato e del futuro, dell’antica alleanza e della nuova. È il compimento.

Inizia con l’esposizione del racconto dei due di Emmaus e termina con la consegna ai discepoli dell’incarico: “Voi sarete testimoni di tutto questo”. Al cuore del racconto troviamo l’esperienza dell’apparizione, le differenti reazioni della comunità dei discepoli e l’istruzione da parte di Gesù a comprendere la sua vicenda all’interno della comprensione delle scritture: “aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture”.

Questo brano poi ha delle somiglianze con il testo di domenica scorsa: Gesù si presenta in mezzo alla Comunità che è ancora attraversata dal dubbio, consegna il dono della pace, invita a constatare la realtà della risurrezione nella sua vera corporeità. È un racconto che sottolinea altri aspetti rispetto a quelli che rimarcava il Vangelo di Giovanni, ma è evidente che il primo, quello di Luca, ispira il secondo (quello di Giovanni).

Constatando che tutto viene concentrato nell’arco temporale di una giornata e che in un unico momento ci vengono riferite l’evocazione dei due di Emmaus, le reazioni dei discepoli all’apparizione di Gesù, le sue parole circa la sua corporeità e la rivisitazione delle Scritture, il mandato della testimonianza ecc., credo fondato ritenere che il presente brano non corrisponde ad un unico episodio ma ad una sintetica narrazione per illustrare il cammino di fede che una comunità di discepoli è chiamata a compiere per essere in grado di testimoniare la risurrezione con la propria vita.

Assimilare la realtà della presenza di Cristo nella propria vita non è come apprendere una notizia qualsiasi; occorre fare i conti con molte cose, occorre soprattutto assimilare dal Risorto una vita da risorti con Cristo. In altri termini, il discepolo che ha metabolizzato la pasqua del Signore e ora vede le cose come le vede lui, ossia, nonostante tutto, alla luce della speranza del “terzo giorno”. È per questo che, abitato dallo shalom fino al punto di rimettere in piedi le situazioni sbagliate (rimettere i peccati), di tutto questo ne è testimone. È un processo che richiede tempo non facile che non si compie in un solo momento.

Gli atteggiamenti che contrastano tra loro come lo smarrimento, la gioia, la comprensione, il dubbio, il fraintendimento – è un fantasma (?) – esprimono molto efficacemente quanto tempo e quanto lavorio esige per la comunità assimilare la vita del Signore nel proprio modo di vivere per permettere alla risurrezione di manifestarsi come promessa e possibilità di cambiamento. I sentimenti contrastanti, di cui parla il testo, ci consentono di capire che il cammino (il processo) non è affatto lineare. La nostra stessa fede è talvolta un avanzare a tentoni. In ogni caso, il racconto evangelico non smette di ricordarci che il Signore non ci abbandona a noi stessi mentre lui se ne sta lontano ad attenderci che finalmente giunga a compimento il nostro cammino. Un lapidario “Gesù stette in mezzo” sta a dimostrare che egli rimane presente come Signore Vivente nonostante i ritardi e la durezza di cuore. Rimane cioè sempre in contatto con i nostri dubbi e le nostre paure, con gli slanci e le meschinità per accompagnarci. In qualche modo, i racconti pasquali che troviamo nei vangeli ci fanno capire che queste nostre strettoie sono passaggi necessari (?) per assimilare veramente la potenza della pasqua del Signore. Questa, in fondo, è la ragione principale per la quale Gesù ci consegna, senza esitare, il dono della pace come promessa sicura: “Shalom a voi”. Davvero la nostra esistenza in Cristo può essere paragonata al mare in tempesta, dieci quindici metri sotto l’agitazione delle onde, l’acqua è perfettamente tranquilla.

Per fugare ogni dubbio e paura e trasformare lo smarrimento in gioia, Gesù esibisce le mani e i piedi. In essi sono impressi i segni della sofferenza subita. Segni dell'abominio; segni di un’ingiustizia che s’è accanita contro un uomo innocente straziandolo. Sono le tracce di una condanna. Il mondo dell’ingiustizia lo ha buttato fuori, lo ha espulso come un rifiuto. Eppure ora, quei segni vengono presentati come prove di un cammino che conduce alla pace: “Pace a voi”. Anche Gesù, dunque, ha attraversato le nostre stesse oscurità e ora è con noi Signore Vivente.

Penso che questo necessaria correlazione tra la paura, lo smarrimento con la gioia e la pace sia l’intenzione profonda dell’evangelista nell’accentuare la corporeità di Gesù vivente:

40 E mentre diceva queste cose, mostrava loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la gioia non riuscivano a crederci ed erano pieni di stupore, egli disse loro: “Avete qualcosa da mangiare?”. 42 gli diedero un po’ di pesce arrostito. 43 Egli lo prese e lo mangiò davanti a loro”.

Per l’evangelista è decisivo che tra il Signore Vivente e quel Gesù che è stato crocifisso vi sia piena corrispondenza. Se così non fosse, se ci si dimenticasse dell’oscurità della croce, davvero il Signore sarebbe un fantasma. Un fantasma creato dai mille spiritualismi alienanti di ogni epoca. Come si potrebbe annunciare ai crocifissi della storia, donne e uomini oppressi dal male, schiacciati dalla colpa, derubati dalla speranza, umiliati nella dignità che li attende un giorno nuovo?

Del resto, basta comprendere il filo rosso delle Scritture – l’intelligenza delle scritture – per capire che questo è il modo di agire del Dio di Abramo, di Mosè, di Israele, dei profeti, di Maria e di Gesù. Dio è Dio della vita e salva in situazione di morte.

Grazie a quel indizio delle mani e dei piedi, i discepoli sono introdotti alla rivisitazione di tutto il percorso del Signore e “all’intelligenza delle Scritture”.

Cosa dicono le Scritture? Se ci sarà liberazione, sarà perché qualcuno entrerà dentro ferite provocate dal male con amore, non con odio né con rassegnazione, e se ne farà carico portandone le conseguenze.

Quei segni del male subito diventano indizi di nuove possibilità per credere che il cambiamento è possibile, che le nostre stesse ferite, disarmonie, complicazioni e conflitti possono guarire e che ha significato consegnare cuore, anima e forze a quel progetto annunciato e testimoniato da Gesù di Nazareth che si chiama Regno di Dio.


Salmo 4

Quando t’invoco, rispondimi,

Dio della mia giustizia!

Nell’angoscia mi hai dato sollievo;

pietà di me, ascolta la mia preghiera.

Sappiatelo: il Signore

fa prodigi per il suo fedele;

il Signore mi ascolta quando lo invoco.

Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,

se da noi, Signore,

è fuggita la luce del tuo volto?».

In pace mi corico e subito mi addormento,

perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.


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