Ricordiamo davanti a te, o Signore
Un convoglio umanitario è stato attaccato nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Intanto, si registra una nuova escalation nei combattimenti tra le forze governative e i ribelli del gruppo M23. Migliaia di persone sono in fuga cariche solo di materassi e casseruole.
Nonostante i ripetuti ed accorati allarmi, gli aiuti umanitari a milioni di sudanesi che ne hanno disperata necessità continuano a non arrivare per i veti delle due parti in conflitto e per le operazioni belliche che impediscono il passaggio in sicurezza ai convogli organizzati dalle agenzie specializzate dell’Onu.
Oltre 1 milione e 340 mila persone sono state colpite da alluvioni, dovute alle piogge mosoniche torrenziali e continue, nel Bangladesh, e le loro abitazioni sono state sommerse dall'acqua.
Naufragio di Cutro. i familiari delle vittime: «Promesse ignorate». In Parlamento i parenti dei migranti annegati chiedono che l'esecutivo mantenga l'impegno di portare in Italia i congiunti delle 94 vittime.
Per gli ultimi due anni le domande di ingresso per lavoro inoltrate sono più del triplo rispetto alle quote fissate. Migliaia di persone non entrano in Italia dopo aver ottenuto il visto. E solo il 30% delle domande esaminate, ottenuto il nulla osta, sono giunte a conclusione con la sottoscrizione del contratto di soggiorno e il rilascio del permesso di soggiorno.
Migranti, le morti del deserto sono il doppio di quelle che avvengono in mare. Tra gli abusi subiti dai migranti tortura, detenzione arbitraria, morte, rapimento a scopo di riscatto, violenza sessuale, espianto di organi e riduzione in schiavitù.
Carceri, 3 morti in 12 ore e disordini a Sollicciano. “Emergenza senza precedenti!”. In sequenza sono deceduti un detenuto a Pavia, una persona reclusa a Firenze Sollicciano e un’altra in carcere a Livorno. I suicidi nelle carceri sono stati 54 dall’ inizio dell’anno.
Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...
Aiutaci a custodire la speranza
Sono dedicati ai sogni i nove giorni di teatro, musica, danza e scienza della X Festa di Teatro Eco Logico di Stromboli, apertasi il 29 giugno e che si concluderà l’8 luglio. La manifestazione intende celebrare l'essere umano nella natura non come predatore ma come interlocutore.
Le biblioteche mobili in Africa che portano libri ai bambini. Tra i progetti che puntano a migliorare la scolarizzazione e le capacità di lettura nel continente ci sono quelli di bus, furgoni e carretti che girano le periferie delle grandi città e villaggi remoti. L'esperienza di iRead in Nigeria, che usa strumenti digitali e favorisce la pubblicazione di libri di ragazzi per i loro coetanei.
“Fermiamo un sistema di fare impresa che sfrutta e uccide. Contro lo sfruttamento lavorativo, basta caporalato, basta appalti e subappalti irregolari, basta morti sul lavoro”. È questo il messaggio della grande manifestazione nazionale, promossa dalla Cgil, e alla quale hanno aderito numerose associazioni, in programma per ieri, 6 luglio, a Latina.
Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria, gloria in excelsis Deo…
O Padre, riconosciamo nel tuo Figlio Gesù, vivente in mezzo a noi e in noi, la tua Parola parlante. Nel suo nome, ti chiediamo che in ogni tempo e in ogni luogo, un profeta sia sempre in mezzo a noi, quale segno certo che tu non ci abbandoni.
Ez 2, 2-5 2Cor 12, 7-10
Mc 6, 1-6
Gesù venne nella sua patria e i
suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare
nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano:
«Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è
stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è
costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di
Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da
noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro:
«Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi
parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio,
ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava
della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno,
insegnando.
***
In questa parte del suo racconto, l’evangelista Marco riferisce le vicende e le parole di Gesù accompagnandole con delle domande:
«Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?».
Sapendo che il suo Vangelo è destinato alle prime comunità cristiane, Marco educa così i discepoli e le discepole della prima generazione ad aderire al Vangelo in modo consapevole; mantenendosi sempre in stato di ricerca continua su Gesù, perché una cosa è conoscerlo a livello di nozioni informative, altra cosa è aderire a lui perché dal di dentro del nostro essere abbiamo approfondito la relazione con lui attraverso un continuo interrogarsi.
Non sono domande da catechismo vecchia maniera cui seguono immediate e precise risposte. Non sono nemmeno domande oziose che servono solo a confermarsi nelle vecchie convinzioni per non cambiare affatto.
In un primo momento, proprio di sabato, in sinagoga gli riconoscono un’autorità superiore a quella degli scribi (1, 21-22). Ora però, sempre in sinagoga, di sabato, pur di fronte allo stesso interrogativo – “Donde gli vengono queste cose? Che sapienza è mai questa?”, la conclusione della gente non è più la stessa: “E si scandalizzavano di lui”.
Sullo sfondo di questa narrazione c’è un messaggio alla comunità cristiana della prima generazione: “un profeta non trova disprezzo se non dai suoi”. Ciò non riguarda solo la gente di Nazareth cui Gesù parla; anche chi ha dato la sua adesione al Vangelo può regredire e vedere Gesù come un ostacolo.
In sostanza, per l’evangelista è decisivo prendere posizione di fronte a Gesù; prendere parte a ciò che a lui sta a cuore, ovvero il Regno di Dio (= la vita, la storia, le relazioni ed il mondo con Dio e secondo Dio) è partecipare alla sua nuova famiglia. Il suo messaggio, poi, doveva risultare assolutamente sorprendente se poco prima, addirittura i suoi parenti erano andati a prenderlo perché lo ritenevano fuori di sé.
“Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: È fuori di sé”. (3, 20-21)
Quello che è, quello che fa e quello che dice, insomma, ciò che l’uomo Gesù rivela di Dio e del suo rapporto con lui è come un macigno d’ingombro che ostacola il cammino. Al semplice ascolto del testo si può infatti avvertire come una corrente di turbamento che lo attraversa e che si concentra nella frase “E si scandalizzavano di lui”.
La strada della religiosità che abbiamo finora percorso è interrotta. Difronte a Gesù di Nazareth siamo rimasti in panne. Nessuno può attenuare l’urto del suo impatto nelle coscienze religiose del suo tempo e di ogni altra epoca.
Come la gente di Nazareth raccolta in sinagoga, anche la nostra religiosità ci dice che a Dio vanno resi gloria e onore nel sacro spazio separato del tempio e nel tempo speciale riservato al culto o nelle elevate speculazioni dell’intelletto. E siccome i sacerdoti, i potenti e l’intelligencija sono loro che tengono in mano il bastone del comando, allora, sullo sfondo di quello schermo che chiamano Dio proiettano loro stessi e le loro prerogative.
‘Dio appartiene alla sfera del sacro. A lui puoi accedere attraverso uno come me e attraverso lo spazio gestito da me’ - dice il sacerdote.
‘Dio è perfezione che garantisce l’ordine del sistema di cui io, a nome suo, ho il compito di custodire’ – dice il potente.
‘Dio è pensiero sublime, pensiero che pensa a se stesso pensante’ – dice l’intellettuale.
Mantenerci in relazione con lui secondo queste modalità, dà stabilità e sicurezza perché, in questo modo, l’uomo sa come deve pregarlo, cosa deve fare e non fare, e magari sperare di ottenere un intervento favorevole quando si trova in difficoltà, visto che lui può tutto!
Quel giorno, in sinagoga, la gente non s’è trovata davanti un sacerdote, un dirigente o un professore, ma un falegname! Un messia della porta accanto che apre ogni giorno il libro della quotidianità per trovarvi le tracce della manifestazione di Dio. Un Dio che rivela la sua presenza nella debolezza della carne fragile, carne destinata alla di croce.
Chi lo vuole incontrare deve recarsi nella bottega del falegname, nelle bettole frequentate dai poco di buono, tra i pescatori del lago, sulle strade polverose dell’umanità, non nell’apparato del tempio, perché, da Gesù in poi, per incontrare il volto di Dio occorre scrutare il volto dell’uomo. È ponendo occhi e cuore sull’umanità che si può incrociare lo sguardo del Dio di Gesù. Nulla di quanto è umano gli è estraneo.
Dunque la gente di Nazareth, la gente di chiesa, gli uomini che consumano la vita per diffondere e difendere una dottrina, i politicanti che sbraitano slogan come “Dio, Patria e Famiglia”, i sottili teologi che parlano agli altri della “legge naturale e del diritto divino”, le potenze economiche che coniano moneta con “Dio benedica il nostro paese”,
tutti, ma proprio tutti, sono lì, in sinagoga.
Quel falegname sta davanti a loro.
Sono tutti colti da un brivido: “Quel dio, frutto della loro proiezione di volontà di potenza, sul quale abbiamo costruito sistemi di pensiero, civiltà e imperi, quel dio NON C’È!”
Gesù entra e attraversa quella consuetudine sociale e religiosa, ma non vi rimane. Se ne va:
“Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando”
Salmo 122
A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni.
Come gli occhi di una schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi.
Pietà di noi, Signore, pietà di noi,
siamo già troppo sazi di disprezzo,
troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,
del disprezzo dei superbi.