Ricordiamo, O Signore, davanti a te
Violente proteste in tutto l'Angola contro l'aumento del prezzo del carburante hanno causato la morte di oltre 20 persone e portato all'arresto di oltre 1200 persone.
Unicef, 80 mila bambini a rischio colera in Africa occidentale e centrale. Aumenta il rischio di peggioramento per le intense piogge e le inondazioni diffuse delle ultime settimane. I più vulnerabili rimangono i bambini.
Giornata internazionale contro la tratta, allarme globale dell'Onu. Un fenomeno sommerso che genera sofferenze per milioni di persone e un giro d'affari da 150 miliardi di dollari all’anno per i gruppi criminali in 128 Paesi.
La denuncia di due Ong israeliane: a Gaza è genocidio. Lo affermano due tra le maggiori associazioni umanitarie e pacifiste israeliane, B’tselem e Medici per i Diritti umani. Intanto nella Striscia si continua a morire: Il bilancio sfiora i 60 mila.
Almeno 1.520 persone sono state uccise e 609 sono rimaste ferite tra l'inizio di aprile e la fine di giugno di quest'anno ad Haiti.
Le urla, le spinte, poi i colpi di pistola: bastano pochi secondi di video per raccontare quella che è la violenza quotidiana dei coloni israeliani sui palestinesi in Cisgiordania. Una violenza che lunedì è sfociata nell'omicidio di Awdah Hathaleen, attivista e giornalista palestinese che ha contribuito alla realizzazione del documentario premio Oscar "No Other Land".
Piogge torrenziali su Pechino, 44 morti e molti dispersi. Strade come torrenti, tragedia con 31 vittime nel centro anziani.
Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison
Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza
Tratta umana, il nuovo rapporto di Talitha Kum: aiuto per 400 mila donne e bambini. Alla vigilia della Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani, la rete della vita consacrata che si occupa di aiutare le vittime e sensibilizzare i popoli presenta i dati di un impegno constante ed in crescita: la prevenzione si conferma l'arma più efficace per combattere un fenomeno sempre più in aumento.
Giubileo, Zuppi: l’umanità deve porre fine alla guerra o la guerra porrà fine all’umanità. Quarantamila giovani italiani all'incontro in piazza san Pietro "Tu sei Pietro". Zuppi, presidente della Cei, insiste: disarmare cuore e mani in un mondo violento". Il Patriarca di Gerusalemme, Pizzaballa in un videomessaggio dice: diventiamo operatori di pace, è ancora possibile. In questo "mare incredibile di sfiducia e di odio", l'elogio dei tanti che non si arrendono al male e puntano sul "noi insieme" e non su una logica di prevaricazione.
Si è svolta a Sezano la Settimana estiva. Molte persone hanno partecipato agli incontri del mattino guidati dallo scrittore e studioso di spiritualità Maciej Bielawski sulle poesie di Thomas Merton e altri poeti e poetesse, e al laboratorio "Guardando il bosco ho visto il mare" con lo scultore Marco Danielon. Sono stati cinque giorni molto vivaci e coinvolgenti grazie alla notevole preparazione dei due relatori e grazie ai partecipanti che si sono espressi liberamente. L'espressione artistica aiuta ad entrare in un ascolto più attento del mondo che ci circonda e dell'inquietudine che muove la nostra coscienza.
Oggi, 3 agosto, a Tor Vergata -Roma, un milione di giovani provenienti da tutto il mondo concludono la settimana del “giubileo dei giovani, assieme a papa Leone.
Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo
Signore, Dio della vita, noi gemiamo e ci affanniamo perché non vogliamo accettare il nostro limite e l'insicurezza del nostro esistere. La sofferenza ci spaventa. Aiutaci a vincere le nostre paure fino a varcare serenamente la soglia che ci porta all'incontro con te. Amen
Qo 1,2;2,21-23 Col 3,1-5.9-11
Lc 12,13-21
13 Uno della folla gli disse: “Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità”. 14 Ma egli rispose: “O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?”.
15 E disse loro: “Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni”.
16 Disse poi una parabola: “La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17 Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18 E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19 Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. 20 Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?
21 Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio”.
***
Sullo sfondo, al termine del percorso, si profila sempre più chiaramente una prospettiva di morte violenta di Gesù. È il prezzo della fedeltà a sé stesso. Di riflesso, anche coloro che lo seguono intuiscono dalle parole del Maestro che avranno anch’essi dei costi elevati da pagare. Con quali motivazioni si possono affrontare rischi che comportano prezzi elevati; forse anche il prezzo della stessa vita?
“Quando vi porteranno nelle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire” (12,11), aveva precedentemente dichiarato Gesù.
Complessivamente, stiamo parlando di ciò che nella vita conta di fronte alla più o meno remota possibilità che questa ci venga richiesta nel dare testimonianza. Sappiamo poi che, nella Chiesa delle origini, ciò rientrava nelle possibilità reali.
Le parti che compongono questo breve brano sono le seguenti:
La richiesta di un intervento di Gesù circa il diritto all’eredità: “Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità”.
Non si tratta di una richiesta strana. I rabbini venivano spesso interpellati non solo per questioni di carattere teologico ma anche per dirimere questioni di tipo giuridico, come in questo caso.
Un’affermazione di tipo sapienziale: “La vita non dipende dai beni”
Il corpo della parabola
Un’altra dichiarazione di tipo sapienziale: “Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio”.
Evidentemente ciò che attira maggiore interesse è la parabola. Pertanto, per quanto non disgiunta dalle affermazioni di contorno, essendo una drammatizzazione, lascia sprigionare una forza che va ben oltre le affermazioni di carattere sapienziale.
La circostanza della lite per l’eredità dei due fratelli offre a Gesù l’occasione per sviluppare il problema che gli sta a cuore e che è vitale per la comunità.
“È meglio che io non intervenga su questo problema – sembra dire Gesù – altrimenti tu perderesti anche quella parte a cui ci tieni così tanto”.
“Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipenda dai suoi beni”. È un’affermazione che mette in guardia dal pericolo del possesso, perché esso può fornire una misura falsa nella valutazione delle cose. Esso produce accecamento e distorsione della realtà; avvia processi di auto inganno. Inserisce nell’essere umano il delirio di onnipotenza; provoca una sovra valutazione illimitata delle proprie potenzialità.
La parabola
In sintesi, si tratta di una drammatizzazione sulla situazione di uno che, entrato nel delirio di onnipotenza, non ha saputo dare valore alla vita perché l’ha considerata prescindendo dal suo limite, dalla sua fine, dalla morte.
Nel linguaggio dei vangeli, si parla della fine per aiutare i credenti a concentrarsi e a discernere l’essenziale che rende la vita autenticamente umana.
Gesù vuole scuotere i discepoli e la comunità cristiana affinché sia sempre capace di discernimento senza cedimenti al fascino dei poteri, dei successi e delle ricchezze.
È interessante che il protagonista della parabola esprima il suo mondo interiore attraverso un monologo: “Egli ragionava tra sé…”. Si guardava addosso. Viveva di autoreferenza. Faceva di sé il centro dell’universo.
Il senso della fine invece – “Stolto! Questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita” - rompe gli orizzonti ristretti di chi guarda solo a se stesso.
È pure interessante notare che al capitolo 18,9ss, nella parabola del fariseo ed il pubblicano, il fariseo si comporta più o meno allo stesso modo: “pregava così tra sé”. Anch’egli è chiuso, ripiegato su sé stesso, al centro del mondo, ricco della sua osservanza religiosa. Tutto in regola! C’è un’opulenza di tipo “religioso” fatta di osservanza e di “sentirsi apposto” che, in pratica, anch’essa esclude Dio dalla propria vita tanto quanto la ricchezza e la sufficienza dei beni materiali.
“Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio”
La conclusione è ancora di tipo sapienziale. L’evangelista trae una conseguenza concreta: coloro che hanno capito il senso delle cose, le sanno usare non per rimanere nella ristretta e limitata prospettiva dell’ego, ma secondo una qualità di vita che ha in sé qualcosa di divino perché asseconda il piano di Dio, consiste ne rendere veramente umano l’umano.
Salmo 89
Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.