Meditazione domenica XXVa C - Monastero del Bene Comune

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sabato 20 settembre 2025

Meditazione domenica XXVa C

 

Ricordiamo, o Signore, davanti a te

  Prosegue l’intensa offensiva di terra delle forze israeliane nella Striscia. L’Onu parla di genocidio e arriva la condanna unanime all’operazione militare da parte della comunità internazionale. Protestano anche le famiglie degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.

Padre Romanelli: dall'altare di Gaza, chiediamo la pace. Il parroco della Sacra Famiglia testimonia la forza della preghiera, mentre l’offensiva israeliana avanza. “Non si è sicuri da nessuna parte. Il numero dei bombardamenti sale ogni giorno, e ogni giorno salgono i numeri della distruzione, dei morti, dei dispersi sotto le macerie e dei feriti”.

Sudan, 75 morti per un attacco contro un campo profughi in Darfur. Nel Paese africano, le forze paramilitari hanno attaccato gli sfollati raccolti in una moschea nei pressi di el-Fasher.

Un grido dall'est congolese: "Fermare i massacri e portare la pace". Non si fermano le violenze in Repubblica Democratica del Congo: l'ultimo attacco, nel Nord Kivu, attribuito al gruppo armato delle Forze democratiche alleate, è di un bilancio di almeno 89 vittime.

Una nuova strage nel Mediterraneo si è verificata domenica scorsa. Un'imbarcazione, con a bordo 75 sudanesi in fuga dalla terribile guerra che dilania il loro Paese, ha preso fuoco dopo essere partita dalle coste libiche: almeno 50 i morti

Quasi 15mila scuole chiuse in Africa centrale e occidentale. Per UNICEF e Consiglio norvegese per i rifugiati oltre 3 milioni di bambini sono privati dell’istruzione a causa di conflitti, terrorismo e effetti della crisi climatica. Tra le aree di maggiore crisi ci sono i paesi del Sahel centrale (Burkina Faso, Mali, Niger e Ciad).

Maduro ordina ai militari di insegnare ai civili a usare le armi. "Le caserme, le Forze armate bolivariane (istituzione militare al servizio della difesa del Venezuela), andranno dalla gente, dalle comunità per schierarle, per ispezionarle, per insegnare a tutti coloro che si sono arruolati, ai residenti e alle residenti, come maneggiare il sistema di armi",

Tragedia alla Ecopartenope di Marcianise, azienda della provincia di Caserta specializzata nel trattamento dei rifiuti. A causa di un'esplosione, tre operai sono morti mentre due sono stati feriti. Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison

Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

Pace per Gaza, la veglia di preghiera promossa da Sant’Egidio insieme ad altre realtà e associazioni promuove per lunedì 22 settembre, alle ore 19.30 in piazza Santa Maria in Trastevere a Roma, un grande incontro di preghiera invitando alla partecipazione per implorare la fine dei bombardamenti su Gaza.

Il coordinamento di “Preti contro il genocidio” ha raccolto mille firme, ma nonostante il link sia stato cancellato da Google, si daranno appuntamento domani in piazza del quirinale per manifestare e poi raccogliersi nella Chiesa di S. Andrea al Quirinale e in alcuni luoghi della capitale.

Dire basta alla guerra è l’unica via per risolvere i conflitti”: “Non è da sognatori ma da realisti” ed è anche “la migliore consegna a chi verrà dopo di noi”. È quanto affermato dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), in un video messaggio diffuso oggi a Ginevra alla conferenza “Basta guerre! Costruire la pace attraverso i diritti umani, lo sviluppo e la solidarietà internazionale”,

15 settembre abbiamo ricordato p. Pino Puglisi. “La vita non è fatta semplicemente di violenza, di degrado ma ci sono valori come pace, fraternità e collaborazione”: è quanto ripeteva spesso don Pino Puglisi, il sacerdote siciliano ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993. Togliendo dalla strada ragazzi e bambini — che senza il suo aiuto sarebbero stati risucchiati dalla vita mafiosa e impiegati per rapine e spaccio — voleva riaffermare la cultura della legalità

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo

Donaci lo spirito di discernimento, Signore, perché apriamo gli occhi sulla grande ricchezza che tu ci doni nel farci vivere assieme da fratelli e sorelle. Amen


Am 8,4-7    1Tm 2,1-8

Lc. 16, 1-13

Gesù diceva ai discepoli:

«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.

L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.

Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.

Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e (mammona) la ricchezza».

***

Occorre precisare che il testo è ben lontano dall'affermazione qualunquista secondo cui la ricchezza è neutra, basta solo che sia bene orientata. Naturalmente questa è un'affermazione saggia, ma abbastanza scontata. il presente testo evangelico non ha nulla a che vedere con la banalità delle cose scontate.

Benché sullo sfondo della scena ci sia la presenza dei farisei, questa parte del discorso parabolico (16,1-13) è rivolta ai discepoli: 1 “Diceva poi anche ai discepoli”. Pertanto, è la comunità del vangelo ad essere interessata a queste parole di Gesù.

Il brano è strutturato in due parti. Nella prima, abbiamo la parabola e nella seconda, alcune dichiarazioni conseguenti alla parabola.

Come in ogni parabola, per coglierne il messaggio occorre osservare l'insieme, cioè l'efficacia della drammatizzazione creata dalle immagini. Dunque, dall'insieme possiamo osservare che il testo intende suscitare ammirazione per uno che, guardando in avanti, ossia per uno che sa fare un discernimento intelligente, fino a riuscire a cambiare i riferimenti su cui precedentemente aveva impostato la sua vita.

Pertanto, ecco lo scopo della parabola, ascoltando questa parabola, la comunità dei discepoli/e dovrebbe saper guardare in avanti e scoprire i veri riferimenti di valore su cui contare.

Quanto alla parabola, ciò che mette in scena riflette una situazione abbastanza normale nel mondo economico del tempo di Gesù (ma anche nel nostro mondo, almeno fino agli anni '60-70): un latifondista, non residente, affida ad un amministratore il compito di riscuotere dai lavoratori mezzadri la parte di raccolto che spetta alla proprietà. Può anche capitare che l'amministratore, arrotondi un 15-25 % a suo vantaggio. Evidentemente la cosa non lo rende simpatico o amico agli occhi dei lavoratori dipendenti, ma questo a lui non importa. Sono loro infatti a subirne le conseguenze più svantaggiose, non lui.

A uno così non interessa l'amicizia degli altri, le buone relazioni con i dipendenti non fanno parte dei suoi obiettivi. La sua fortuna e il suo futuro, invece, dipendono dall'accumulo di possesso che poco alla volta riesce a raggiungere. Questa è la sua filosofia!

Tuttavia, ora si trova in una situazione nuova, quella, appunto, di cui parla la drammatizzazione della parabola. Riflettendo su questa nuova situazione, se fino a questo momento aveva inteso come ricchezza (= sicurezza per il futuro) l'accumulo di beni accaparrati, da questo momento in poi, appare ai suoi occhi un'altra ricchezza: l'amicizia, la condivisione di vita con gli altri. Gli altri cominciano ad essere per lui una ricchezza, benché continui a muoversi dentro una logica di interesse e scaltrezza. Perciò abbiamo due ricchezze a confronto. Quale delle due è quella vera?

Forse la comunità di Luca, nella seconda metà del primo secolo e anche successivamente, viveva un momento di difficoltà per penuria di risorse, difficoltà economica o di altro tipo. Può essere che in una situazione del genere, la grande tentazione fosse quella di lavorare all'accumulo di beni così da raggiungere una certa serenità nel guardare in avanti.

Alle comunità, alle chiese, che attraversano questo tipo di crisi, l'evangelista ricorda le parole di Gesù affinché facciano discernimento sulla vera ricchezza che hanno e non sanno di avere: la fraternità, la condivisione, l'essere insieme. Questa è la risorsa fondamentale, la ricchezza vera che scaturisce dalla memoria viva del Signore nella Santa Cena... Appunto, qual è la ricchezza vera? Chi può dare questa ricchezza? Chi può decidersi veramente per essa?

L'amministratore protagonista della parabola, pur rimanendo dentro una motivazione astuta, ha saputo cambiare registro, pertanto, a maggior ragione, la comunità del vangelo (i figli della luce), dovrebbe far suo questo nuovo criterio di ricchezza per costruire futuro: Il criterio della fraternità e della comunione!

nella seconda parte del racconto, come abbiamo rilevato, troviamo delle dichiarazioni di Gesù che sono come le conseguenze tratte dal racconto della parabola. Il termine, attorno cui si muove il discorso, è “fedele” (pistòs): chi è fedele nel poco lo è anche nelle cose importanti e così via… Fedele, nel linguaggio biblico, significa uno che si appoggia. La parola biblica che traduce l'appoggiarsi fiducioso ad una promessa, ad una persona, ad una convinzione ecc. è amen.

Nel linguaggio scritto della bibbia non esistevano le vocali ma solo le consonanti, cosicché, Amen risulta avere la stessa radice di Mammona: m....n; mm...n.

Ora, decidere su quale ricchezza appoggiarsi, su quella derivante dall'avere o su quella della fraternità, corrisponde a decidere se appoggiarsi sull'Amen (la ricchezza della parola evangelica) o su Mammona (la ricchezza inconsistente dell'idolatria di possesso).

Infine, occorre considerare la chiusura dell'inclusione, cioè il v. 16,14 che va letto in parallelo con il v. 15,2.

a) 15,1-2 Gli esattori delle tasse e i peccatori si avvicinavano a lui per ascoltarlo. I farisei e i dottori della legge mormoravano dicendo: Costui accoglie i peccatori e mangia con essi.

b) 16,14: I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui.

Dunque, l'unità narrativa apre con l'atteggiamento di chi si sente sicuro, ricco, nella sua verità. Si conclude con l'atteggiamento di chi si sente sicuro, ricco, di ciò che possiede. Sono le due facce della stessa medaglia. Esiste una ricchezza, un accumulo di perbenismo e un accumulo di denaro, l'uno e l'altro escludono la fraternità, la vita insieme agli altri, il camminare insieme, che, per il Vangelo, è l’unica vera ricchezza!




Salmo 112

Lodate, servi del Signore,

lodate il nome del Signore.

Sia benedetto il nome del Signore,

da ora e per sempre.

Su tutte le genti eccelso è il Signore,

più alta dei cieli è la sua gloria.

Chi è come il Signore, nostro Dio,

che siede nell’alto

e si china a guardare

sui cieli e sulla terra?

Solleva dalla polvere il debole,

dall’immondizia rialza il povero,

per farlo sedere tra i prìncipi,

tra i prìncipi del suo popolo.


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