Meditazione domenica XXXIa C - Monastero del Bene Comune

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sabato 29 ottobre 2022

Meditazione domenica XXXIa C

 


Ricordiamo, o Signore, davanti a te

Filippine. Un violento uragano colpisce l’isola di Luzon. La tempesta non accenna a placarsi e nelle prossime ore potrebbe colpire la capitale Manila. Le autorità hanno predisposto un piano di evacuazione per oltre settemila persone, che hanno già abbandonato le loro abitazioni. Sono almeno 72 le vittime.

Almeno tre persone sono morte, tra cui due bambini, a causa di una frana provocata dalle forti piogge registrate nelle ultime ore in Venezuela. Con queste ultime vittime, sono oltre 70 le persone decedute nelle ultime settimane per le conseguenze delle piogge.

Dopo l'aumento dei casi di ebola nella capitale Kampala dei giorni scorsi, il presidente della Associazione medica ugandese ha chiesto l'adozione di misure più stringenti per contenere l'epidemia.

Due palestinesi sono stati colpiti a morte dal fuoco di militari israeliani a Nablus in una sparatoria. Secondo la radio militare da una automobile palestinese sono partiti colpi di arma da fuoco. È avvenuto poco dopo l'annuncio della rimozione della chiusura delle vie di accesso a Nablus ordinata dieci giorni fa dall'esercito mentre organizzava una vasta operazione contro la milizia locale armata 'Fossa dei Leoni'. 

Le forze dell'ordine hanno aperto il fuoco e utilizzato gas lacrimogeno per disperdere manifestanti che si erano radunati a Saqqez, nel Kurdistan iraniano, per commemorare Mahsa Amini a 40 giorni dalla morte dopo che la 22enne era stata arrestata perché non portava il velo in modo corretto.

Delhi sta vivendo con l'inquinamento più forte dallo scorso gennaio. In alcune aree della capitale la qualità dell'aria è precipitata nella categoria "grave", ritenuta molto pericolosa per la salute. Secondo le previsioni più recenti, l'indicatore dell'inquinamento peggiorerà o rimarrà "molto povero" nei prossimi tre giorni, con possibili allerte per la salute delle persone più fragili.

Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison


Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

Circa mille profughi siriani, per lo più donne e bambini, da anni rifugiatisi in Libano a causa della guerra nel loro paese, sono stati rimpatriati oggi in Siria nel quadro di un piano di rimpatrio di migliaia di civili siriani. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui le circa 200 famiglie, composte in larga parte da donne e minori, hanno attraversato stamani il valico frontaliero di Dabbusiye, nella regione siriana di Homs.

I giovani devono avere come motto “mi interessa” e non “mene frego”, perché “è più pericolosa di un cancro la malattia del menefreghismo”. Papa Francesco parla ai giovani responsabili di Azione Cattolica riuniti a Roma in occasione del loro incontro nazionale. 

Giovedì scorso, anche nella nostra città è stata celebrata la giornata del dialogo e dell’amicizia islamocristiana. La serata, avvenuta nel vescovado di Verona, ha visto l’intervento del dott. Yassine Lafram e del nostro vescovo Domenico. Il tema sviluppato dalle riflessioni dei due relatori era “Il nome del nostro Dio è pace”, argomento che ha richiamato l’attenzione di molte persone di fedi e confessioni religiose differenti.

Grazie anche al lavoro dell’Osservatorio Civico della Legalità, iniziativa che parte e fa riferimento qui al monastero di Sezano, il Comune di Verona chiede formalmente che sia istituita nella nostra città una sezione operativa della Direzione Investigativa Anti Mafia e il distacco presso la Procura di Verona di un magistrato della Direzione Distrettuale Anti Mafia.

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode

e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo


Dio di ogni amore, tu ami e cerchi ciascuno di noi ancora prima che ti amiamo. Così c'è un vivo stupore nello scoprire che tu guardi ogni essere con infinita tenerezza e una profonda compassione.


Lc. 19, 1-10


1 Entrato in Gerico, attraversava la città.

2 Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3

cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.

4 Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.

5 Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”.

6 In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.

7 Vedendo ciò, tutti mormoravano: “È andato ad alloggiare da un peccatore! ”.

8 Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”.

9 Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo;

10 il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.


***

Il racconto di Zaccheo, in alcuni aspetti, può essere letto in parallelo con il racconto del ricco notabile del capitolo 18. Alla reazione di sconcerto da parte dei discepoli sull’affermazione di Gesù che difficilmente i ricchi entrano nel regno dei cieli, anzi, è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago…, Gesù soggiunge: “ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio”.

Cosa è possibile a Dio? Il racconto di Zaccheo lo manifesta: è possibile entrare nel “cuore- casa” dell’uomo per operarvi la trasformazione.

Possiamo, prima di tutto, avvertire la corrente, ossia la forza viva del testo, proprio a partire dai movimenti dei soggetti.

Osserviamo i movimenti di Gesù. Egli entra nella città di Gerico e l’attraversa. È già in viaggio. Chi sta con lui si trova sulla strada, non nel tempio o nel palazzo. La via è il luogo dell’incontro con le molteplici forme di umanità. È il terreno dove cade gratuitamente la Parola. È la metafora della vita e della vita cristiana. La città, è la vita con gli altri, i molti altri, gli altri diversi…tanti, tutti, ognuno e …nessuno.

Il movimento del Cristo dirige la sua attenzione dall’insieme alla persona: Zaccheo.

Qui s’arresta (letteralmente: è necessario per me rimanere).

L’altro movimento, quello di Zaccheo, è meno lineare. Prevede anche una direzione ascensionale: corre in avanti, sale sull’albero, poi scende ed infine anche lui s’arresta per accogliere Gesù nella sua casa ed infine si alza.

Nel suo caso, a provocare i diversi spostamenti, almeno nella prima parte, è il desiderio di “vedere” Gesù. Nella seconda parte, vale a dire dalla discesa dall’albero in poi, non è più il suo “vedere Gesù” ma l’essere guardato da Gesù.

Il verbo usato esprime il senso di guardare il mistero, di contemplare, insomma di un vedere profondamente. Zaccheo si sente guardato con profondo interesse da parte di Gesù. Profondo interesse che, se da un lato provoca il movimento discendente di Zaccheo (Zaccheo non scende solo dall’albero ma, grazie a quello sguardo scende anche in se stesso), dall’altro, manifesta l’improrogabile necessità di Gesù di fermarsi presso quel piccolo uomo: è necessario per me rimanere.

A partire da questo momento, anche se la narrazione ci conduce all’interno della casa e lì ci fa rimanere, il movimento non s’arresta. Zaccheo permette all’amicizia di Gesù di muoversi dentro di lui. Le sue parole, parole di trasformazione, sono di slancio che lo spostano fuori di lui. Zaccheo esce da se stesso per proiettarsi verso i poveri, verso gli altri con una voglia di cambiamento che è decisamente sproporzionata rispetto al reale. Infatti, se dovesse restituire quattro volte tanto, dovrebbe in qualche modo rubare. Ma si capisce molto bene che la gioia che lo abita non si misura con la freddezza dei numeri.

Il racconto era iniziato con una ricerca: Zaccheo cercava di vedere. Si conclude pure con una ricerca: in risposta alla mormorazione dei presenti – è andato ad alloggiare da un peccatore – Gesù afferma: “Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. L’uomo nella sua piccolezza cerca. Cerca di sollevarsi per vedere, per ascoltare, per manifestare il suo desiderio di superare una visione rasoterra. Il Signore cerca anche lui questo piccolo uomo perché lui stesso ha necessità di uscire da sé per manifestargli amore di tenerezza.


Il contesto, ovvero ciò che precede e ciò che segue il brano, può aiutarci a comprendere il testo ad un livello più profondo.

Immediatamente prima, abbiamo la guarigione del cieco e, subito dopo, la parabola dell’uomo nobile che consegna le mine (denari) ai suoi servi per riscuoterle al suo ritorno con gli interessi.

Nel racconto del cieco non è difficile intravedervi la prassi battesimale della Chiesa primitiva che riconosceva come illuminati, ossia vedenti, i battezzati.

Nella parabola delle mine possiamo scorgervi il pensiero, meglio la teologia della Chiesa sul tempo della fine, il tempo del compimento.

Pertanto, nella prassi battesimale si concentra il “già”. Il credente è già divenuto discepolo del Signore, lo ha già incontrato, ha già preso la decisione di lasciarsene coinvolgere, celebra l’eucaristia, ascolta la Parola ecc.

Nell’attesa del compimento finale la Chiesa vive proiettandosi nella speranza del “non ancora”. La promessa non è ancora realizzata. S’incontrano ostacoli che mettono in forse la fede stessa: emarginazioni, persecuzioni, perdite.

A tutto ciò s’aggiunge una certa sfiducia derivante dal proprio sentirsi inadeguati …

Ebbene tra il “già” ed il “non ancora” vi è un “OGGI” qui in questa casa.

Come dire che qui ed ora è possibile vivere le situazioni e le circostanze come processi di reale cambiamento evangelico.

Qui e ora è possibile accogliere e rispondere alla misericordia.

Qui e ora è possibile che il denaro e le ricchezze non facciano da padroni. È possibile in altre parole, spostare i riferimenti assoluti. Non a caso infatti, quando Zaccheo si rivolge a Gesù lo chiama col titolo di Signore. Il suo Signore non è più quello di prima. Il dio denaro infatti lo aveva costretto ad una vita asserragliata nell’individualismo, quello di adesso lo ha invece proiettato verso la solidarietà.

Da ultimo, anche il nome di Zaccheo ha il suo significato. Zaccheo significa Dio ricorda o ricordato da Dio.

Il nostro piccolo essere può sentirsi smarrito, perso in questo mondo dove si avanza solo a sgomitate. Dove per essere qualcuno devi apparire grande anche se sei piccolo. Per Dio invece non è così perché, come dice Isaia, “anche se una madre si dimenticasse del suo bambino, io non mi dimenticherò mai di te”.

Ha soccorso Israele suo servo ricordandosi della sua misericordia (Lc. 1, 54)

Così egli ha concesso la sua misericordia e si è ricordato della sua alleanza (Lc. 1, 72)




Salmo 144

O Dio, mio re, voglio esaltarti

e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.

Ti voglio benedire ogni giorno,

lodare il tuo nome in eterno e per sempre.

Misericordioso e pietoso è il Signore,

lento all’ira e grande nell’amore.

Buono è il Signore verso tutti,

la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere

e ti benedicano i tuoi fedeli.

Dicano la gloria del tuo regno

e parlino della tua potenza.

Fedele è il Signore in tutte le sue parole

e buono in tutte le sue opere.

Il Signore sostiene quelli che vacillano

e rialza chiunque è caduto.



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