Meditazione domenica XVIIa B - Monastero del Bene Comune

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sabato 27 luglio 2024

Meditazione domenica XVIIa B

 

Ricordiamo davanti a te, o Signore

Frana in Etiopia. Il disastro si somma alla estrema povertà dei villaggi. Secondo un bilancio ancora non definitivo, sono 256 le vittime del cedimento della montagna nel distretto di Kencho Shacha Gozdi. 50 mila le persone coinvolte, oltre 1300 i bambini con urgente necessità di riparo.

Filippine, il tifone Gaemi flagella il sudest asiatico con oltre trenta vittime. La tempesta corre verso Taiwan e Cina mentre nell'arcipelago lascia morte e distruzione, soprattutto al nord e sulla capitale, dove sono 600 mila gli sfollati

Le nuove schiavitù nel rapporto di Save the Children. Sono 50 milioni le persone vittime delle nuove forme di schiavitù, dal lavoro forzato allo sfruttamento sessuale, dal coinvolgimento in attività illecite fino ai matrimoni forzati. Di queste 12 milioni sono minori.

A Gaza almeno 30 morti per attacco israeliano contro un ospedale da campo. Tre missili hanno centrato la struttura installata all'interno di una scuola, nel centro della Striscia di Gaza. 

Repubblica democratica del Congo: il governatore del Sud Kivu sospende le attività minerarie. Ha ordinato alle aziende e agli operatori di abbandonare i siti minerari. Troppo il caos creato dagli operatori e dall’attività dei gruppi criminali. Migliaia di residenti di questa provincia ricca di oro e coltan dipendono dall'attività mineraria. Oltre 120 gruppi criminali si contendono l’area.

Fuggiti in Guatemala almeno 600 abitanti del Chiapas. Cercano rifugio dalla violenza della criminalità organizzata. 

Naufragio al largo della Mauritania, 15 morti e 190 dispersi.

In Siria, detenzioni segrete e sparizioni forzate. 1700 certificati morte di scomparsi senza essere restituiti alle a famiglie. Secondo il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite la maggior parte delle sparizioni sono "attribuibili alle forze governative".

Bangladesh, oltre 500 arrestati a Dacca, 163 i morti nel corso di giorni di proteste contro una legge sul lavoro.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...

Aiutaci a custodire la speranza

Una libreria che unisce israeliani e arabi - È la prima libreria araba fondata nell’area centrale di Israele dal 1948, si trova a Tel Aviv, nel quartiere di Jaffa. Un punto di riferimento per palestinesi e israeliani che scoprono e riscoprono il dialogo attraverso libri di narrativa, poesia e riflessione politica.

In Trentino, nasce “Casa Iride” per educare alla pace. L’associazione Shemà di Stefano e Lara Mattivi ha trasformato un ex-convento sull’altopiano di Pinè in un centro per accogliere e accompagnare i giovani durante l’estate. Ad animare le attività, anche il figlio della coppia, Giacomo, che reagisce alla disabilità con la creatività.

Volontariato, flash mob, spettacoli di teatro e di musica, workshop, momenti di preghiera e di testimonianze: il Genfest 2024 è tutto questo, ma è altro ancora. Ad Aparecida, in Brasile, la manifestazione centrale a cui sono collegate iniziative locali che per tutta la seconda metà di luglio vedranno protagonisti i giovani del Movimento dei Focolari con tanti altri loro coetanei. L'obiettivo è sperimentare e diffondere la cultura della fraternità universale.

Luoghi sudafricani dell'apartheid aggiunti nel Patrimonio Unesco Sono 14 i siti legati alla memoria del leader Nelson Mandela raggruppati come 'Diritti umani, liberazione e riconciliazione.

Borgo Mezzanone.  Il ghetto dei braccianti nel foggiano, diventa una scuola (per una settimana). di formazione e servizio per venti giovani provenienti da tutta l’Italia. È il campo “Noi…tra, fra i migranti".

Riceviamo questa preghiera da Stella, cara amica di Sezano trasferita in Venezuela: "Vi chiedo di fare una preghiera per il Venezuela che proprio domenica 28 andrà alle urne. Vorrei chiedere che si possano effettuare elezioni vere, democratiche, dove si rispetti la volontà del popolo. Grazie, un caro saluto alla cara comunità di Sezano".

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria, gloria in excelsis Deo…


Dio di tutti gli esseri, tu offri ad ognuno di essere un riflesso della tua presenza. E, mediante la pace del cuore, possiamo rendere bella la vita a quanti ci stanno attorno. Amen

2Re 4,42-44    Ef 4,1-6 

Gv 6, 1-15

1 Dopo questi fatti, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2 e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.

3 Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.

4 Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

5 Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. 6 Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. 7 Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”.

8 Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9 “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?”.

10Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.

11 Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. 12 E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”.

13 Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

14 Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. 15 Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

***

Il brano apre al versetto 1: “Vedendo i segni che faceva sugli infermi...” e chiude l’inclusione al versetto 15: “Allora la gente, visto il segno che aveva compiuto...”; vedendo i segni, visto il segno. Siamo all'interno del cosiddetto libro dei segni, segni contestualizzati in relazione con le feste ebraiche o con racconti dell’A.T. cosicché, le parole e le azioni di Gesù acquistano valore e significato in base a ciò che evocano.

Ogni segno apre una finestra su un nuovo orizzonte, dice e non dice, lascia intravvedere, permette una comprensione graduale.

Nel segno che precede questo brano, Gesù ha messo in piedi un paralitico in giorno di sabato. In un giorno in cui è proibito muoversi, Gesù mette in movimento uno che non riusciva a muoversi. E per di più, non nel tempio, ma nelle sue adiacenze ecc. quale provocazione suscita questo segno? Gesù lo aiuta compiere un cammino di libertà che l’apparato del tempio non riesce ad operare. Benché si festeggi la pasqua – la pasqua dei Giudei – la religione del tempio non realizza alcun passaggio, alcun cambiamento. Chi penetra il senso di questo segno comprende che Gesù manifesta il Dio che ha cura dell’umanità paralizzata e bloccata dalla difficoltà di fronte alla vita.

Questo brano è stato redatto per comunità cristiane che già da decenni si trovavano a far memoria del Signore attraverso l'eucaristia. Quante volte avranno sentito ripetere le parole della Cena nel corso delle celebrazioni: “prese i pani, dopo aver reso grazie, li distribuì...”?!

Allora il segno diventa una domanda per i discepoli e le discepole di Gesù: cosa significa celebrare la memoria del pane nel “rendimento di grazie”, soprattutto, quali azioni ne devono seguire? Quale sfida etica contiene questa memoria? Con queste domande quindi cerchiamo di comprendere il senso del “segno” di cui parla il presente testo.

L’evangelista Giovanni organizza il materiale narrativo di questo racconto sul modello dei racconti presenti nel Primo Testamento cin cui si parla della fame del popolo nel deserto, della manna, oppure di testi profetici in cui si parla del banchetto messianico ecc.

In fin dei conti, tutta la storia è fame e desiderio di un passaggio verso la realizzazione di quella libertà che permette ad ognuno di essere e di corrispondere a se stesso; tutta la storia è desiderio di compiere quel passaggio per rimettersi in piedi.

Il desiderio, l’anelito di cui parliamo è espresso nel testo quando l’accento cade su una “grande folla che seguiva Gesù”, oppure, una grande folla che “veniva a lui”.

  • Che fame ha uno oppresso dal senso di colpa?

  • Qual è la fame di un pescatore o di un lavoratore della terra che dopo aver lavorato e guadagnato poco dovrà rimanere con ancora meno per pagare le tasse?

  • Quale fame può sentire un soldato di stanza in Palestina che da molti anni non ha contatti con la sua famiglia?

  • Che fame ha la gente che deve portare il peso di doveri religiosi gravosi senza comprenderne il perché?

  • Che fame ha chi è malato e solo?

  • Qual è la fame di una povera vedova che deve tirar su i suoi figli orfani?

  • Che fame ha una donna considerata peccatrice e che tuttavia gli uomini non disdegnano di comperarne il corpo?

Questo è lo scenario della grande folla che seguiva Gesù.

Il secondo momento del racconto è rappresentato dal dialogo di Gesù con Filippo e Andrea.

È Gesù che prende l'iniziativa di interrogare i suoi, attraverso Filippo, per aiutarli ad entrare più profondamente nel problema. Filippo non rievoca le scritture. Lui, come tutti, è rimasto prigioniero di chi vede solamente una risposta tecnica. La domanda che Gesù rivolge a Filippo ha questa intenzione: “Come reagiamo di fronte alle sfide dell'umanità? Ricorriamo al mercato dove tutto si compra e tutto si vende?”. Filippo e gli altri discepoli fanno fatica a comprendere un'altra strada possibile.

Andrea Invece, sembra intuire un'alternativa. Lui sa che poco è sempre più di niente...si potrebbe pensare a mettere a disposizione il poco, ma poi non supera la prova. Alla fine pensa che il poco è sempre poco e non basta di sicuro!

Eppure, se avesse insistito sull'illuminante intuizione iniziale avrebbe colto dalla stessa scrittura un insegnamento quanto mai prezioso. In effetti già Eliseo (vedi prima lettura), ma prima di lui anche Elia, fecero l'esperienza di una parola che educava a fidarsi della storia che Dio porta avanti con i poveri. Con i pani d'orzo, Eliseo sfama un centinaio di persone, con la farina di una povera vedova Elia si nutre e nutre la donna con il figlio orfano.

Il pane di orzo è il pane povero dei poveri. “C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci”. Poco pane e companatico. Coraggio Andrea, sei vicino: la soluzione dei problemi dell'umanità viene dai poveri! Ti chiami Andrea, nome che evoca un uomo adulto, forte, maturo eppure hai visto nel ragazzo, che letterariamente indica un piccolo servitore (paidarion), la possibilità di trovare una via d'uscita passando (facendo pasqua) dalla forza del comando a quella del servizio. Siamo sulla strada buona per comprendere il segno che Gesù consegna ai suoi.

Ancora una volta, l'ambiente circostante e le parole di Gesù esprimono molto bene le sue intenzioni. “Fateli adagiare. C'era molta erba in quel luogo”. Poche parole per indicare il desiderio di Gesù che l'umanità sia felice, rilassata; che l'umanità stia bene come quando il popolo dell’esodo raggiunse la terra della promessa, terra della libertà, terra del riposo, terra dove le aspirazioni cominciano a piantare radici.

I 5mila stanno per tutta l'umanità in solido nutrita di amorevolezza e libertà. Amore leale e libertà ben significati dall'erba verdeggiante.

Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. 13 Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

In una simile qualità di vita, nulla può essere trascurato, soprattutto in vista delle future generazioni.

Don Michele Do, nel simbolo della fede che aveva elaborato, affermava: “Manteniamo uno sguardo di risurrezione fino a sperare che nessun frammento di bontà e di bellezza, nessun sacrificio per quanto nascosto ed ignorato, nessuna lacrima e nessuna amicizia, nulla della nostra vita andrà perduto. Amen”.

Si, una grande quantità di esperienze nutritive, sono ancora disponibili. I discepoli sono incaricati di prendersi cura di questi frammenti nutritivi. Tu Chiesa, popolo di Dio, comunità del vangelo, che nutrimento stai offrendo all'umanità, che qualità di Pane stai riservando per i futuri credenti?

14 Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo”. 15 Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

La folla vede in Gesù un profeta tipo Mosè. Vogliono farlo re con un'azione di forza. Letteralmente: “stavano per venire e rapire lui per farlo re”. Ecco il paradosso: lui li rimette in piedi, in cammino per uscire da un sistema incapace di nutrire la vita di dignità e libertà, loro, come ai tempi della nostalgia delle cipolle d'Egitto, non desiderano la libertà, ma ancora la sottomissione! Vogliono la sicurezza di un capo.

Gesù si ritirò “di nuovo” sul monte, tutto solo. Come già fece Mosè dopo la defezione del Vitello d'oro. L’evangelista Giovanni ci vuole dire che, associare questa qualità di Cibo-Nutrimento di Gesù, ad una qualsiasi forma di potere per avere sicurezza, equivale a sfigurare Gesù in un idolo.


Salmo 144

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la tua mano
e sazi il desiderio di ogni vivente.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.



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