Meditazione domenica XVIIIa B - Monastero del Bene Comune

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sabato 3 agosto 2024

Meditazione domenica XVIIIa B

 

Ricordiamo davanti a te, o Signore

Medio Oriente: l'Iran pronto a colpire. Ai funerali del leader di Hamas la fazione palestinese promette vendetta. Teheran valuta le opzioni, ma non si esclude il rischio di una guerra regionale. In Libano la gente fa scorta di viveri. 

Gaza: nonostante l'enorme richiesta di sangue per aiutare i malati e i feriti, tanti potenziali donatori che hanno risposto all'appello sono stati respinti. Erano troppo indeboliti dalla malnutrizione. Intanto 19 camion di ActionAid restano bloccati in Egitto.

Venezuela: aumentano vittime e feriti nelle proteste post-elettorali. Nel Paese latinoamericano i morti sono saliti a 12 dopo le contestate elezioni presidenziali che hanno visto la rielezione di Nicolas Maduro. Le opposizioni denunciano frodi nell’iter elettorale e chiedono un conteggio trasparente delle schede.

Nigeria: morti e saccheggi nelle proteste contro il malgoverno. “Abbiamo fame”, uno degli slogan gridati dalla folla. Milioni di persone in piazza nel primo giorno di manifestazioni per denunciare gli effetti della grave crisi economica. 

Frane in India: 106 morti, villaggi e piantagioni spazzati via. Almeno 3.000 persone sono state accolte nei 45 campi tendati allestiti dalla Protezione Civile. Secondo le autorità, tra le vittime molti erano lavoratori stagionali impiegati nelle piantagioni di tè e cardamomo e che di solito dormono in tende o baracche allestite alla meglio nelle fattorie.

Etiopia: svelato un vasto traffico di esseri umani in Tigray. La rete coinvolge funzionari governativi, membri di ong, ufficiali dell’intelligence e militari in Etiopia ed Eritrea. I gestori del racket sfruttano la grave crisi umanitaria, politica e sociale creatasi dopo la fine della guerra nella regione, che spinge migliaia di giovani tigrini ed eritrei a cercare fortuna all’estero.

Sudan: carestia diffusa in 14 zone del Nord Darfur. Sono che almeno il 20% delle famiglie sia in una situazione di estrema mancanza di cibo, con il 30% dei bambini gravemente malnutriti e con 2 persone su 10 mila che muoiono ogni giorno di fame o di malattie associate alla malnutrizione.

La Sicilia muore di sete. Razionamenti per i campi, l'acqua la porta la Marina. Gli altri venti risultano soggetti a limitazioni che ne riducono la capacità, le poche riserve stanno per finire e non si vedono provvedimenti veramente forti della politica.

Iraq. Donne e ragazzi hanno appeso ai ruderi della città di Sinjar, nel nord-ovest dell’Iraq, a poco più di cinquanta chilometri dal confine con la Siria, le foto dei loro familiari uccisi: 3 agosto 2024, 3 agosto 2014, Ci sono ancora 80 fosse comuni da scavare e 2.600 donne rapite di cui non sa più nulla.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...

Aiutaci a custodire la speranza

«Voglio mandarvi tutti in Paradiso»: così diceva san Francesco quando, il 2 agosto 1216, aveva avuto la conferma dell’Indulgenza della Porziuncola da Onorio III. Torna anche quest’anno il Perdono di Assisi, caratterizzato dal pellegrinaggio diocesano dal centro storico della città alla Basilica di Santa Maria degli Angeli. San Francesco volle che il Paradiso diventasse già una gioia su questa terra e se diceva così era perché egli lo sperimentava proprio nella Porziuncola, in quel luogo santo così povero, ma così ricco di Dio, così raccolto e silenzioso, ma ricco delle voci degli angeli del Paradiso. Il dono della pace, l’indulgenza, dono dato dalla Chiesa a chi partecipava alle crociate, Francesco lo destinava a chi sapeva fare pace e perdonare.  

Palermo è Capitale italiana del volontariato 2025. “Si tratta di un riconoscimento molto importante preparato e atteso con trepidazione. Non sarà una semplice occasione celebrativa, ma un anno intenso di scoperta e attivazione di tutte le energie migliori e più propositive della solidarietà gratuita a Palermo che diverrà ancora di più punto di riferimento nazionale, mostrando e valorizzando le tante realtà sociali che animano il territorio.

È beato Stefano Douaihy Semeraro: pastore a servizio del bene comune. A Bkerke, in Libano, il prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, ha presieduto alla presenza di 13 mila fedeli la Messa di beatificazione del patriarca di Antiochia dei Maroniti, ricordandone la carità pastorale ed ecumenica, l’amore per la Chiesa e il senso di fraternità.

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria, gloria in excelsis Deo…


Cristo, tu sai il dramma del pane: tutta la vita si gioca sul pane. Si può essere sazi e non liberi, come si può essere liberi e affamati. Signore, dona sempre libertà e pane. Amen

Es 16, 2-4. 12-25 Ef 4, 17. 20-24

Gv 6, 24-35

24 Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. 25 Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”.

26 Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.

27 Procuratevi (operate) non il cibo che perisce, ma quello che dura (che rimane) per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”.

28 Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. 29 Gesù rispose: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”.

30 Allora gli dissero: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?

31 I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. 32 Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;

33 il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dá la vita al mondo”.

34 Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”.

35 Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.

***

Il racconto mette in risalto la meravigliosa capacità di Gesù di passare dalla figura alla realtà. Come ad esempio nel dialogo con la Samaritana dove dall’acqua che disseta, attraverso una serie di suggestioni e domande, Gesù giunge a parlare dell’acqua viva che zampilla per la vita eterna. Seguendo il vangelo di Gv. occorre abituarsi a questi rimandi che vanno oltre la materialità degli elementi.

La gente è già soddisfatta per aver riempito lo stomaco. Se fosse per le folle, si chiuderebbe qui la partita e tutto tornerebbe come prima, vale a dire la sottomissione a chi comanda.

Oggi noi potremmo dire: Basta avere la sicurezza di mangiare e bere e divertirsi; basta che ognuno si occupi dei fatti suoi; basta perfino avere una religione di regole che ci garantisce di essere dalla parte giusta, che si può desiderare di più? In fondo, perché no? Chi ha detto che non si può vivere senza amore, senza dignità, senza libertà, senza un progetto di bene?! Il Verbo della religione dei consumi non predica forse che è preferibile il benessere al vivere bene? Al centro di tutto c’è il “proprio star bene”. Tutto in funzione dell’io. Siamo immersi in una forma di vita incapace di compassione, di rispetto, di fraternità, di comunione, di solidarietà, di pace.

La garanzia da cui facciamo dipendere la vita sono i beni che possediamo. Ma questa non è Vita (con la V maiuscola), ma vita gestita dalla paura di perdere, dalla paura della morte.

Allora di che pane-nutrimento abbiamo bisogno perché non manchi il pane della mensa e il pane della dignità?

27 Procuratevi (operate) non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”.

Il cibo che Gesù darà e che gli apparati dei potenti non possono dare è l’amore per l'uomo non il suo sfruttamento o la sua strumentalizzazione. L'amore che sta nel seno stesso di Dio (il sigillo), quello trinitario, ovvero l’essere l’uno per l’altro; l’amore che fa spazio all’altro e che permette ad ogni altro di sedersi con pieno diritto alla mensa della vita. Quindi il pane che egli dona è la capacità di amare, ossia di vivere come lui (questa qualità di vita è vita eterna). Ecco la libertà che ci manca e a cui nessun altro esodo riesce a condurci.

28 Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. 29 Gesù rispose: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”.

A questo punto credono che occorra “fare delle cose”. È l’equivoco di sempre: credere di riuscire ad amare senza assimilare l’amore. Credere di avere forza senza mangiare. La prima cosa da fare è invece aderire all’amore; assimilare il pane, dare adesione a Gesù, ossia dichiarare nel proprio intimo che la sua è la via della verità. Il resto viene di conseguenza.

30 Allora gli dissero: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? 31 I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. 32 Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; 33 il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”.

Credere, aderire a colui che Dio ha mandato significa riconoscerlo come Messia, ovvero colui che porta avanti le cose secondo Dio. Ovviamente chiedono a Gesù le credenziali. Ciò dà occasione all’evangelista Giovanni di stabilire un parallelismo di confronto di qualità tra una liberazione basata su strutture, seppure religiose, frutto dell’iniziativa umana e l’iniziativa di Dio. Il confronto è stabilito attraverso due forme di alimento: la manna e il pane dato da Gesù. Secondo la tradizione rabbinica, infatti, la manna è paragonabile alla Legge, vero alimento del popolo. Secondo Giovanni, la legge non è cattiva ma non è in grado di comunicare la capacita di amare l'umanità. Non è cioè in grado di collocarci in quella dimensione di vita nella quale ci colloca Gesù.

C’è insomma una diversità tra l’alimento dei “nostri padri” e il cibo che dà “il Padre”. Il pane che viene dal cielo è quello vero.

Qui il pensiero segue una serie di affermazioni incalzanti. Il pane del cielo è quello vero, cioè capace di dare vita perché DISCENDE. Non si tratta ovviamente i un movimento spaziale ma della Kenosi, dell’amore che si dona abbassandosi. Ed è esattamente questo che fa la differenza con tutti gli altri pani: chi non discende domina, quindi non ama, non serve, non eleva. Gesù si abbassa. È solo in virtù di questo abbassamento che comunica l’amore e con l’amore la capacità di amare.

34 Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. 35 Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.

Ormai, quanto fino a questo punto è stato detto ha preparato la dichiarazione solenne: “Io sono il pane della vita”; il segno è ormai assorbito nella realtà.

Dietro le parole di Gesù s’intravede una presa di posizione pari all’auto presentazione di Dio nell’antico testamento: Io sono. Il popolo che nel deserto ha attraversato la prova della fame e della sete, simbolo dell’umanità che nel suo radicale bisogno di salvazione ha fame e sete di amore leale, trova qui il termine del suo peregrinare, della sua ricerca.



Salmo 77

Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto.

Diede ordine alle nubi dall’alto
e aprì le porte del cielo;
fece piovere su di loro la manna per cibo
e diede loro pane del cielo.

L’uomo mangiò il pane dei forti;
diede loro cibo in abbondanza.
Li fece entrare nei confini del suo santuario,
questo monte che la sua destra si è acquistato.


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