Meditazione Domenica Corpus Domini - C - Monastero del Bene Comune

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sabato 21 giugno 2025

Meditazione Domenica Corpus Domini - C

 


Ricordiamo davanti a te, o Signore

Sette giorni fa, la paura è tornata ad impadronirsi della Terra Santa, poi la paura è diventata terrore per i venti di guerra che soffiano in spazi sempre più ampi e più diffusi in Medio Oriente. Fra i sette luoghi strategici presi di mira e centrati dai missili iraniani, l’ospedale Soroka, a Beer Sheva, è quello che ha subito danni notevoli alle strutture. Sono rimasti feriti molti pazienti. Passa più in silenzio la notizia che a Gaza nell’ospedale di Khan Younis la mancanza di energia elettrica negli ospedali toglierà la possibilità di vita ai neonati nati prematuri.

UNICEF: Nel 2025, oltre 460 milioni di bambini sono costretti a fuggire da conflitti armati e quasi un miliardo si trova in condizioni di povertà. Le crisi umanitarie continuino a colpire in maniera particolare le fasce più fragili della società, e specialmente i più giovani.

Nigeria. Decine di uomini, donne e bambini morti tra le fiamme appiccate nella notte tra venerdì e sabato scorsi in un atto terroristico senza precedenti per ferocia e crudeltà. Il bilancio delle vittime è ancora incerto, le autorità sostengono che i morti sarebbero 50 mentre testimoni oculari hanno fatto sapere di averne contati quasi 200. Tutti, comunque, facevano parte di un folto gruppo di sfollati interni ospitati nei terreni di una parrocchia che si prendeva cura di loro sostenendoli nelle necessità della vita.

L’ultimo rapporto pubblicato dalla FAO e dal Programma alimentare mondiale e relativo al periodo da giugno a ottobre, segnala che a livello globale cinque paesi – Palestina (Gaza), Sudan, Sud Sudan, Haiti e Mali – si trovano al livello più alto di insicurezza alimentare.

La protezione civile di Gaza ha dichiarato che 31 palestinesi in cerca di aiuti umanitari sono tra le almeno 60 persone uccise oggi dalle forze israeliane, l'ultimo di una serie di attacchi vicino ai centri di distribuzione degli aiuti.

Nello stato indiano del Gujarat diciotto persone hanno perso la vita in incidenti legati alla pioggia. Le vittime sono morte colpite da fulmini o travolte da edifici crollati.

Ti preghiamo, o Signore, prenditi cura di noi: Kyrie eleison

Aiutaci a custodire e a discernere i germi della speranza

A Roma conferenza del movimento Flame of Hope che, in Vaticano, ha salutato il Papa all'udienza generale, in occasione dell'avvio di un pellegrinaggio di pace che intende fare tappa a Gerusalemme, Hiroshima, New York e all'Expo di Osaka. Preoccupato per l'escalation delle tensioni tra Israele e Iran, il nipote di Gandhi, che ha partecipato alla conferenza, afferma che la lacerazione che i conflitti procurano alle società sono "un fenomeno molto pericoloso perché la guerra sta diventando un business".  "Creare divisioni politiche nella popolazione è diventata una formula molto efficace. Se guardate, in molte democrazie, i politici che hanno ottenuto il potere hanno diviso effettivamente la popolazione e inibito la loro capacità di scegliersi un governo". "Credo che se crediamo in un ideale, se crediamo in una causa, è il momento di parlare. E fare in modo che il mondo sappia – come diceva mio nonno – che, anche se la voce della verità è morbida, o non è abbastanza dirompente, è comunque importante, perché almeno dà più speranza di chi mente. È questo è l’inizio della rivoluzione".

I detenuti di Rebibbia dedicano il loro ultimo notiziario a Papa Francesco “voce e speranza dei reclusi”. "Non tutti sanno" è il titolo del periodico realizzato dai detenuti della Casa di Reclusione che hanno voluto dedicare al Pontefice argentino la nuova pubblicazione. Tra analisi, cronache e testimonianze, il ricordo dell'apertura della Porta Santa a Rebibbia e della testimonianza di vicinanza del Papa verso la popolazione detenuta, con il costante invito alla speranza e l'appello a condizioni più umane per i reclusi.

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria in excelsis Deo

Il segno della nuova ed eterna alleanza è il calice del tuo sangue, Signore: e il formarsi di un popolo nuovo è il segno che il tuo sacramento continua ad avverarsi. Parlaci ancora del tuo dono, o Cristo, e fa che noi stessi, come te, ci facciamo pane per i fratelli. Amen


Gen 14,18-20   1Cor 11,23-26  

 Lc 9,11-17


In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

***


Al termine di un'esperienza di missione affidata ai discepoli, Gesù, dopo averli ascoltati, li chiama in disparte. C'è quindi da ritenere che ci sia stato un tempo di separazione tra lui e loro. Si sono sperimentati senza lui, da soli. Ora sono con lui. Gli raccontano le cose fatte. Egli progetta di appartarsi con loro, ma fa male i conti: le folle non lo lasciano. Per chi si dedica all’annuncio del Regno, non gli riesce di separarsi dall'umanità.

Gesù allora si arrende all'evidenza perciò, anziché separarsi dalle fole, le accoglie. Anche i suoi discepoli si trovano quindi coinvolti nella stessa avventura.

Nessun discepolo del Signore potrà mai separarsi dalla gente.

Noi pure, come discepoli e discepole del Signore, non possiamo sentirci separati dagli altri. Facciamo corpo con l'umanità e, attraverso l'umanità, facciamo corpo con il cosmo.

L'accoglienza di Gesù si traduce in “Parola rivolta” alle persone e in atteggiamento di cura verso l'umanità:

avendo accolto le folle parlava loro del regno di Dio e gli aventi bisogno di cura sanava”.

Parlava del regno di Dio, ossia di come dovrebbero andare le cose secondo Dio. E sanava! Potremmo dire che il sanare gli aventi bisogno di cura corrisponde a come dovrebbero andare le cose secondo Dio, cioè il Regno di Dio. Tanto a dire: il Regno di Dio consiste nell’avere cura per l'umanità. Questo è il motivo per cui non si può essere discepoli e annunciatori del Regno e, nello stesso tempo creare separazioni.

A queste premesse segue una concreta situazione. L'umanità si trova nella condizione di crescente precarietà perché la notte sta per scendere e il luogo deserto in cui si trova non offre una concreta possibilità di vita.

Cosa significa mettersi al servizio del Regno di Dio, quando le persone sono in difficoltà? Cosa significa Regno di Dio quando la maggioranza dell'umanità fa fatica ad andare avanti?

Cosa significa servire il Regno quando i dispiaceri fanno piombare i cuori nella notte, nel deserto della depressione?

Come prendersi cura delle molteplici sofferenze umane?

La soluzione ipotizzata dai discepoli è quella che sembra la più ovvia nei tempi di crisi: “rimanda la folla affinché ognuno trovi alloggio e cibo”. Cioè: ognuno s'arrangi come può. È la proposta del mercato: si salvi chi può e gli altri… pazienza. In effetti, i discepoli tentano la via di risoluzione attraverso la beneficenza del denaro: “a meno che non comperiamo da mangiare”.

Pensavano anche loro che col denaro si possano risolvere molti problemi. Oggi pensiamo che con il denaro e la tecnologia, il mercato, la scienza ecc. possiamo risolvere la fame. Invece, la storia ci dice che denaro e tecnologia fanno aumentare fame, impoverimento e malattie. Mercato e scienza allargano la forbice tra ricchi e poveri producendo guerre, miseria e sfruttamento del pianeta.

A fronte di ipotesi di soluzione, vecchie quanto il mondo, stantie e tutt'altro che efficaci, il Regno di Dio irrompe con la sua novità, una novità così semplice da non essere quasi creduta.

C'è una paradossalità che attraversa i vv. 14-17 davvero audace e sorprendente. "fateli e sdraiare a gruppi di 50 circa". È un particolare che la tradizione sinottica rimarca per evocare Es. 18, ossia è il momento in cui Mosé dava una certa organizzazione al popolo.

Gesù sta indicando una nuova strada per l'umanità, una strada di liberazione, di non sudditanza, una strada di non dipendenza dalla beneficenza dei potenti.

"Fateli sdraiare". E gli dice. Come per dare rilievo alla condizione di uomini liberi.

Ecco la novità:

" voi darete da mangiare col vostro poco". Tutti sono in grado di nutrire tutti, 12 ceste avanzano -tante quanti sono i discepoli. I pani e pesci, cioè quanto abbiamo per vivere, se passano attraverso la parola di Gesù si moltiplicano fino a sopravanzare perché la sua parola è condivisione e ogni condivisione tende alla moltiplicazione.

Ora, il gesto di Gesù è accompagnato dalle parole: "prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò...". Sono parole che alludono chiaramente all'eucaristia.

Questo racconto del Vangelo ci dice che il senso vero dell’eucaristia, ossia del rendimento di grazie che i cristiani esprimono ritualmente come memoria viva del loro Signore, è crescere nella condivisione. È nutrire l'umanità di tutti.

Visto che queste parole e questi gesti manifestano il regno di Dio, cioè come dovrebbero andare le cose secondo Dio, molto efficacemente, nella seconda lettura, San Paolo afferma che partecipare alla Santa Cena significa annunciare nel mondo l'opera di Gesù fino al suo ritorno. Vale a dire: anticipare qui e ora, per quanto storicamente possibile, il mondo e le cose nel loro compimento, cioè secondo Dio.


Salmo 109

Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».

Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!

A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora,
come rugiada, io ti ho generato.

Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek».


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