Bambini: anche in Italia lo status di "povertà assoluta" - Monastero del Bene Comune

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venerdì 4 novembre 2011

Bambini: anche in Italia lo status di "povertà assoluta"

ROMA - Non sono solo i bambini che abitano dall'altra parte del mondo quelli che vivono in condizioni di rischio e di disagio sociale: in Italia, i minori che sperimentano quelle che vengono definite "condizioni di povertà relativa" sono 2 milioni e mezzo, uno su quattro; e per 650mila minori la povertà è assoluta, e pregiudica i più elementari diritti di un bambino, come andare a scuola, non essere costretto a lavorare, poter contare su una casa e una alimentazione adeguata. Questi bambini vivono una condizione di povertà e di disagio sociale  che diventa un ostacolo, spesso insormontabile, al loro diritto di sperare in un futuro semplicemente "normale".
I bambini più a rischio degli anziani. L'Albero della vita 1, una Ong italiana che da 14 anni lavora a tutela dei diritti dei minori, lancia "Nessun  bambino escluso", la campagna di comunicazione e raccolta fondi (tramite un sms al 45508) che si propone di dare a tanti bambini italiani l'opportunità di uscire dal disagio e di vivere una vita normale. La povertà relativa minorile nel nostro paese rende i bambini addirittura più a rischio degli anziani. E nel sud le percentuali salgono ulteriormente, innescando una relazione innaturale e perversa tra numero di figli e status economico della famiglia: più sono i bambini, più la famiglia si impoverisce.

Per 650 mila minori è povertà assoluta. Nelle famiglie con 3 bambini il livello di povertà relativa sale, dalla media nazionale del 10%, fino al  27,8%. Per 650 mila minori (il 6% del totale) la povertà risulta addirittura assoluta. Ed estreme diventano le conseguenze di questa condizione, come quella di non avere accesso a esperienze e servizi irrinunciabili: non vanno a scuola (circa 210mila minori abbandonano i banchi scolastici), non accendono mai un computer, non vedono film al cinema, non leggono libri, non praticano sport. Minori opportunità d'educazione si trasformano, con il passare degli anni, in maggiori probabilità di essere esposti a fattori di rischio, per la salute e non solo.

A lavoro 500 mila bambini.
Si stima che ben 500mila minori, in Italia, siano costretti, contro ogni legge e semplice senso civico, a lavorare. Circa 30mila vivono in affido familiare o vengono accolti in servizi residenziali. Quasi quattromila sono vittime di abuso e violenza, e 1.500-1.800 sono vittime di prostituzione minorile di strada. "Nessun bambino escluso per noi significa che nessuna vita deve essere offesa - commenta Patrizio Paoletti, Presidente de L'Albero della Vita. - La campagna ha l'obiettivo di dire, una volta e per tutte, basta alla povertà e al disagio minorile e di riaffermare, grazie al sostegno delle istituzioni, dei media e dei cittadini, il profondo diritto ad un futuro possibile dal quale nessun bambino può essere escluso."

In 11 Paesi, 1 milione di beneficiari.
Fino al 19 novembre, è possibile contribuire a finanziare i 15 progetti di accoglienza ed educativi in corso (che diventeranno 17 entro la fine del 2011) portati avanti da L'Albero della vita. In particolare, l'associazione in questi anni sta realizzando progetti che riguardano oltre 500 minori sostenuti nei centri di accoglienza e interventi educativi e di sostegno alle mamme e alle donne in difficoltà. L'Albero della vita è presente in 4 continenti e in 11 paesi, e i beneficiari indiretti dei suoi interventi sono circa 1 milione.

Progetti su vari fronti.
L'Ong, dalla sua fondazione ad oggi, lavora su progetti di scolarizzazione, assistenza medica, sicurezza alimentare, sviluppo locale,  infrastrutture, accoglienza, sensibilizzazione sui diritti dell'infanzia. In questi anni, quasi 60.000 bambini di Kenya, Perù, India, Romania hanno ottenuto  assistenza sanitaria, mentre 1.500 haitiani hanno ricevuto cure mediche all'interno dell'emergenza colera. L'Albero della vita distribuisce un milione 150mila pasti all'anno in India e, sempre in quell'area, ha attivato oltre 4.500 sostegni a distanza.  (04 novembre 2011)
Fonte www.repubblica.it 

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