LETTERA APERTA AI PARLAMENTARI EUROPEI - Monastero del Bene Comune

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lunedì 26 marzo 2012

LETTERA APERTA AI PARLAMENTARI EUROPEI

I.E.R.P.E. 
Institut Européen de Recherche sur la Politique de l’Eau

Bruxelles, 23 marzo 2012

DIRITTO ALL’ACQUA. INTERVENGA IL PARLAMENTO EUROPEO
         (Testo proposto alle adesioni tra il 20 marzo 2012 ore 17 ed il 21 marzo ore 18.  
Diffusione limitata)
Gli Stati del mondo sono attualmente impegnati nei lavori preparatori del nuovo Vertice della Terra, detto «Rio +20», organizzato dall'Onu dal 20 al 22 giugno prossimo a Rio de Janeiro. Sono trascorsi venti anni dal primo Vertice della Terra che, sempre a Rio, marcò l'entrata delle problematiche dello «sviluppo sostenibile» nell'agenda politica mondiale. Alla ricerca drammatica di una reale soluzione negoziata e comune alla crisi economica ed ambientale attuale nel contesto degli imperativi dell'adattamento al cambio climatico e della lotta contro la povertà, i miliardi di esseri umani vittime delle devastazioni operate nel corso degli ultimi quaranta anni aspettano da «Rio +20» l'adozione di politiche e di soluzioni fortemente innovatrici all'altezza delle sfide e dei diritti delle generazioni future. Da qui l'importanza dei negoziati in corso a New York sul testo di base preparato dalle Nazioni Unite (dal titolo «Il futuro che vogliamo ), in vista della risoluzione finale del Vertice.
    Secondo le informazioni diffuse dal Consiglio dei Canadesi, un'organizzazione della società civile molto attiva nel mondo in particolare nella lotta contro la mercificazione dell'acqua e la privatizzazione dei servizi idrici, alcuni paesi dell'Unione europea hanno proposto di cancellare ogni riferimento al diritto umano all'acqua nel testo presentato dall'Onu. Il testo originale parla dell'importanza del diritto all'accesso universale all'acqua potabile buona ed ai servizi igienico-sanitari in quanto diritto umano essenziale alla piena soddisfazione del diritto alla vita e a tutti i diritti umani. Il Regno Unito, capofila dei paesi contrari al riconoscimento formale del diritto all'acqua, ha richiesto - appoggiato dalla presidenza danese - la cancellazione del riferimento al diritto umano all'acqua e di limitare il testo alla menzione generica e mistificatrice dell'importanza dell'accesso universale all'acqua ed ai servizi idrici e dell'impegno degli Stati di garantire tale accesso entro il 2030. È almeno da quarant'anni che i dirigenti del mondo, specie dei paesi che si sono opposti al diritto all'acqua, proclamano la loro volontà ed affermano «solennemente» il loro impegno in favore dell'accesso universale dell'acqua, dapprima entro il 1991 (obiettivo del Decennio internazionale delle Nazioni Unite per l'acqua 1981-1991), poi entro il 2000 (nell'ambito dell'obiettivo dello sradicamento della povertà assoluta nel mondo) ed ora entro il 2030.



   Il tentativo di certi paesi dell'Unione europea di sabotare, attraverso manovre di corridoio nei circoli ristretti delle burocrazie intergovernative mondiali, la grande conquista civile e sociale ottenuta, in piena trasparenza, con il riconoscimento del diritto umano all'acqua potabile da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, non stupisce affatto. Ricordiamo che 16 paesi membri dell'Unione europea su 27 - la maggioranza quindi - si sono astenuti in occasione del voto sulla risoluzione dell'Onu del 2010. Nella pratica delle Nazioni Unite, l'astensione costituisce una forma mal celata di voto contrario. È imperativo impedire che detti paesi riescano a mutilare il diritto all'acqua nell'ambito di «Rio+20», un vertice della Terra che, al contrario, dovrà contribuire a far fare alla comunità internazionale un salto qualitativo d'importanza storica sul piano delle visioni, delle strategie e delle scelte relative al divenire, già nel 2050, di 9 miliardi di esseri umani e della vita sul Pianeta Terra.
   Ora, la proposta di eliminare il riferimento al diritto umano all'acqua fa parte, nella concezione di molti paesi europei ed occidentali (Usa, Cnd, Australia, Nuova Zelanda), della tendenza a ridurre ogni forma di vita - e l'acqua è centrale per la vita - a merce, a risorsa economica che si vende e si compra. La mercificazione della vita è vista come una opportunità per promuovere una nuova fase di crescita dell'economia mondiale. Da qui la pressione esercitata da detti paesi in favore della monetizzazione della natura e dello sviluppo dell'economia verde, e della finanziarizzazione dei servizi ambientali su scala mondiale.
   Questo tentativo è indegno di noi europei. La nostra storia è contrassegnata da lotte permanenti in favore dei diritti umani, sociali, civili, politici e culturali, per la giustizia, la libertà, l'uguaglianza e la fraternità. Ci sono voluti 62 anni di battaglie, dopo la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, affinché la comunità internazionale riconoscesse il diritto umano all'acqua. Non si può ora abdicare alla sua difesa perché alcuni paesi europei, animati da una visione del tutto mercantile della società e da una credenza cieca nella ricchezza basata sulla crescita di beni da consumare, pretendono di non tenerne conto.
   Tra l'altro, nella sua recente risoluzione del 15 marzo sulle questioni dell'acqua, il Parlamento europeo «saluta il riconoscimento da parte delle Nazioni Unite del diritto umano all'acqua potabile ed ai servizi igienico-sanitari». Certo, il Parlamento ha aperto una piccola breccia nella direzione del tentativo sopra denunciato allorché, nello stesso paragrafo, «dichiara che l'acqua è un bene comune e per questo non dovrebbe essere fonte di profitto e che l'accesso all'acqua dovrebbe (mia sottolineatura, ndr) essere un diritto fondamentale e universale».
   Se «Rio+20» dovesse allinearsi sulle posizioni difese dagli Stati europei opposti al diritto umano all'acqua, l'intera comunità internazionale compirebbe un passo indietro notevole sul piano culturale, politico e sociale. C'è da sperare che altri Stati europei blocchino l'iniziativa del Regno Unito. È doveroso però domandare ai parlamentari europei di dire chiaramente quale è la loro posizione. Sono favorevoli alla soppressione del riferimento al diritto umano all'acqua nel testo Onu per Rio +20? Se sono contrari, cosa contano di fare? È evidente che una semplice interrogazione (orale o scritta) della Commissione non è sufficiente. La posta in gioco va al di là dell'episodio: ne va della credibilità del Parlamento europeo. Può il Parlamento accettare che gli interessi particolari di certi paesi membri dell'Ue riducano a carta straccia la volontà espressa dal Parlamento a nome ed in rappresentanza di 500 milioni di cittadini? In Italia il parlamento nazionale ha perso ogni credibilità politica perché, tra tanti altri fatti, ha accettato di non agire di fronte all'evidente comportamento «fuorilegge» del governo italiano. Nove mesi dopo l'approvazione da parte di 27 milioni di cittadini del referendum abrogativo sull'acqua, il governo non ha dato alcun seguito ai risultati, anzi continua a comportarsi come se i cittadini non si fossero pronunciati. E poi non fa altro che blaterare sulla necessità di fare rispettare la legalità!
   Può il Parlamento europeo tacere ed accettare che nel contesto di Rio +20 siano operate da parte di Stati dell'UE azioni contrarie alle proprie risoluzioni? Nonostante i suoi limiti e le sue debolezze, il Parlamento europeo è e resta il solo bastione di salvaguardia e di speranza per il divenire della democrazia rappresentativa europea, contro le derive autocratiche ed oligarchiche attuali del Consiglio dei ministri e della Commissione europea. I parlamentari europei sanno che la loro legittimità ed il loro potere sono strettamente legati alla difesa ed alla promozione dei diritti umani e sociali, individuali e collettivi.
  Voi parlamentari europei rappresentate la fierezza democratica e la grande cultura sociale ed umanista di 500 milioni di cittadini. Non rappresentate i mercati mondiali e nemmeno gli interessi finanziari della economia verde. In piedi, a nome di tutti noi, per la difesa del diritto all'acqua ed alla vita.
   PS. Il 22 marzo é stato segnalato che l’UE ha ritirato il sostegno alla proposta di sopprimere il riferimento al diritto, ma il Regno Unito ed altri paesi non hanno abbandonato il loro progetto. L’allerta resta. 


Firmatari : Riccardo Petrella (presidente, IERPE),  Anna Poydenot, François Lebecq, Emmanuel Petrella (ricercatori, IERPE), Roberto Savio (presidente IPS) (I), Anne Le Strat  (presidente di Eaux de Paris et di Aqua Publica Europea/ APE) (F) et Christiane Franck (direttrice generale die Vivaqua e amministratrice generale de APE) (B),  Marc Laimé (giornalista) (F), Massimo Gatti (consigliere  provinciale di Milano, amministratore APE) (I), Jacques Perreux (consigliere regionale Ile de France) (F), Eric Grasset et Jacques Tcheng (president et directore general della Régie des Eaux de Grenoble) (F), Camille Herremans (Eur-ACME), Patricia Sentinelli (ex- vice-ministro alla cooperazione) (I), Alain Adriaens  (écologista, amministratore IERPE) (B), Roberto Musacchio (ex parlamentare europeo) (I), Gabriel Armad (presidente della Communauté d’agglomération Les Lacs de l’Essonne) (F), Alberto Lucarelli (assessore ai beni comuni del Comune di Napoli) (I), Andrée Buchmann (vice-presidente della Communauté Urbaine de Strasbourg e amministratore di APE) (F), Luca Longhi (avvocato) (I), François Plassard (professore universitario, Toulouse) (F), Yolande Iliano (Religions for Peace) (Eur), Véronique Rigot (CNCD) (B), Bernard Duterme (CETRI) (B), Emmanuel Poilane et Rodrigue Olavarria (direttore e responsabile di progetti, Fondation France Libertés) (F), Jean-Claude Oliva (Coordination Eau, Ile-de-France ) (F), Christophe Lime (Assessore all’acqua della città di Besançon, amministratore APE) (F), Francine Mestrum (cordinatrice de Global Social Justice) (B), Py Suainbis (insegnante) (B), Rosario Lembo (president del Comitato italiano pper il contratto mondiale dell’acqua) (I), Philippe Delstanche (Next Planet) (B), Jaime Morell (presidente AEOPAS, Associazione spagnola  degli operatori dell’acqua,dei servizi igienico-sanitari e della distribuzione, amministratore APE) (Espagne), Christian Roberti (AEFJN) (B), Paola Libanti, Alessandro Mazzer e Silvano Nicoletto (Monastero del Bene Comune) (I), Gabriella Zanzanaini (Food and Water Europe) (Eur), Jos Orenbuch (professore émerito) (B), Valentina Zuccher (assessore all’ambiente del Comune di Povegliano, Verona, e  referente regionale Associazione dei Comuni Virtuosi) (I), Jean-Daniel Zetter( president du SDEA, Syndicat des Eaux et d'Assainissement du Bas-Rhin, amministratore APE) (F), Bruno Amoroso (professore emerito Roskilde) (DK), Dominique Nalpas (Etats Généraux de l’Eau à Bruxelles) (B), Gerard Luyet (Services Industriels de Génève, responsabile dell’acqua Eau potable, amministratore APE) (CH), Julie Coumont (CNE), (B) Luca Cecchi (comitato acqua bene comune, Verona) (I), Alain Onckelinx (cittadino) (B), Christian Legros (directore, Belgaqua) (B), Marco Job (CEVI) (I).

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