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venerdì 24 maggio 2013

> Base della 'ndrangheta in centro a Villafranca


CRIMINALITÀ. L'operazione della Finanza con 25 arresti e sequestro di beni per 25 milioni. Era la sede di una ditta edile intestata a un prestanome di un boss L'azienda serviva per partecipare agli appalti anche nel Veronese.

Il filo che lega la nostra provincia alla cosca di 'ndragheta dei Tripodi arriva a Villafranca in corso Vittorio Emanuele. In quel palazzo al civico 194, c'era la sede di un'azienda individuale collegata al boss Antonio Mario Tripodi, 49 anni, arrestato ieri insieme ad altre 23 persone con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.  Ne sono convinti i finanzieri della guardia di finanza di Vibo Valentia che insieme ai colleghi di Villafranca e Verona, dovevano sequestrare ieri quell'appartamento legato alla cosca Tripodi.


In realtà, le verifiche fatte ieri hanno fatto emergere che quell'appartamento non era più utilizzato da un paio d'anni dagli uomini della 'ndragheta per i loro traffici al nord. Appare, però, pacifico alla procura di Catanzaro che la cosca di 'ndragheta aveva anche il Veronese nelle sue mire. La nostra provincia doveva essere uno degli sfoghi agli affari imprenditoriali nel settore dei lavori pubblici. Non c'era solo la nostra provincia nel mirino della cosca calabrese ma anche Roma, Milano, Brescia, Bologna e Padova. In tutte queste città ieri, la guardia di Finanza ha sequestrato quarantacinque tra terreni appartamenti, fabbricati conti correnti e quote azionarie per un valore di 40 milioni di euro. Tra le aziende sequestrate su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, c'è anche la ditta individuale «S.C. Costruzioni di Sicari Cristian» con sede in via Bachelet a Limena nel Padovano. Gli inquirenti, però, ritengono che a Villafranca ci sia stata «un'unità locale dell'azienda in corso Vittorio Emanuele 194 a Villafranca», riporta il decreto di sequestro della procura di Catanzaro, firmato anche dal procuratore Giuseppe Borrelli. Gli inquirenti della Guardia di finanza sono convinti che il calabrese Cristian Sicari, 28 anni, da ieri in carcere, è il prestanome del boss Antonio Mario Tripodi che prima dell'arresto di ieri, era sottoposto a misure di prevenzione patrimoniale e, quindi, impossibilitato ad agire sulle sue proprietà.  L'azienda di Sicari con sedi nel Padovano e nel Villafranchese, non erano altro che il punto di riferimento dell'organizzazione malavitosa di Vibo Valentia. E quella «base», è la tesi della Dda di Catanzaro, serviva all'organizzazione calabrese per i suoi traffici illeciti. L'ordinanza di custodia cautelare non va per il sottile nella descrizione dei misfatti, commessi dagli indagati. Si parla, infatti, di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alla commissione di estorsioni, usura, detenzione e porto d'armi.  Per l'accusa, l'obiettivo era quello di arrivare al controllo degli appalti di opere pubbliche con aziende intestate a prestanome. E la «S.C. costruzioni» con sede anche a Villafranca rientrava nella strategia criminale della cosca Tripodi, desiderosa di allargare il suo giro d'affari al nord.


Giampaolo Chavan

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