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domenica 28 ottobre 2018

p. Bregantini |Solidarietà a Mimmo Lucano, 27.10.2018

Carissimi amici,
grazie del vostro amabile e illuminato gesto di conferire la Laurea Honoris Causa al sindaco Mimmo Lucano, nell’ambito della sua attività di integrazione per gli Immigrati, sbarcati a Riace e poi sempre più elemento vitale del territorio calabrese. E’ segno della fattiva incisività del Monastero del Bene comune, di Sezano, affidato e promosso dalla mia famiglia religiosa Stimmatina, in collaborazione con tanti laici della terra veronese, a me tanto cara.
Alcune cose desidero narrarvi, anche in considerazione del fatto che oggi il sindaco Mimmo non potrà essere presente tra di voi, per motivi particolari.
Ho conosciuto questo coraggioso sindaco ancora nei miei primi anni di attività di vescovo a Locri, dove sono stato dal 1994 all’inizio del 2008.  In particolare ho condiviso con lui la forza di speranza che ha posto tra la sua gente, nel momento in cui ha intuito la preziosità delle aree interne. Di cui era fatto il suo famoso paese. Se infatti nel mare erano stati trovati i bellissimi due Bronzi, nel centro storico invece la vita languiva. Pochi i bambini. La scuola che rischiava di chiudere. Poco il lavoro anche per le strade interne, molto difficili  da percorrere.
Da lì, una tenace inversione di tendenza: “Invece che piangere, affittiamo – disse – i vecchi stabili dei nostri amici che sono emigrati in terre lontane, negli anni sessanta e cinquanta. Case che rischiano di crollare, dal valore minimo. Le ricuperiamo,le riaggiustiamo e ne facciamo un albergo diffuso”.
Ed ecco la genialità della intuizione. La proposta piace, la cosa cresce. Le idee maturano. I turisti arrivano. Per pochi soldi affittano o comprano una casetta, per poi godersi il mare. Anzi, se lungo la costa il calore è torrido, sulla collina si gode la brezza ed il venticello fresco. Si coglie che non sono i grandi alberghi a crescere, ma le piccole case dei centri storici, riadattate e fatte belle, curate. La spazzatura addirittura viene la raccolta con gli asinelli. Tornano i telai a mano, per la gioia dei turisti. I Bronzi con il loro fascino ravvivano antiche memorie. E in tutto l’ambiente che gioia sentire questo dal cuore della gente: “La nostra diocesi ed il Vescovo GianCarlo ci crede e sostiene, anche economicamente! Andiamo avanti!”.

In questo contesto, già aperto alla speranza, si innesta un vascello di emigrati CURDI, che giungono improvvisi e si arenano sulla costa, nel 1999. Corre la gente ad assisterli, in una gara di solidarietà, meravigliosa, impensabile oggi.
Il Sindaco Lucano ne coglie il messaggio: tener vivo questo cuore aperto. Anzi, renderlo più concreto, tramite gesti progressivi. Infatti poco dopo i Curdi, accolti con calore dalla gente di Riace, restituiscono la solidarietà ricevuta con un dono particolare: aprono un forno del pane e fanno il loro pane. Il pane curdo, sempre più saporito, si fa così simbolo di una stagione nuova. Restituire. Integrare. Valorizzare quanto questi immigrati accolti sanno donare, per la loro valorizzata specialità.
Adagio adagio antichi mestieri si ravvivano. La terra torna ad essere coltivata. I vecchi telai corrono con spolette veloci e colori che sanno di oriente. E poiché i Curdi sono famiglie (non singoli!), ecco che anche la scuola non solo non si chiude, ma anzi, si ravviva. Cresce. Si ripopola il borgo. Il futuro ha un colore diverso, fatto di speranza. Quel famoso pallone, che il noto film, il Volo, di W. Wenders,  presenta all’inizio, non cade più nel vuoto ma in un borgo pieno di vita.
Certo, non sono mancate le difficoltà. Familiari, sociali e culturali, con le inevitabili invidie e gelosie locali. La mafia frena. La politica ammira ma fa ancora poco per sostenere. Inoltre, dai primi anni di volontariato in paese, si passa poi all’utilizzazione dei fondi pubblici, nazionali ed europei. Complessi e a tratti irti di spine burocratiche, nelle quali è facile restare impigliati. Sarà la magistratura a fare luce.
Ma intanto, resta validissimo il MODELLO RIACE. Che vuol dire? Che gli immigrati non vengono a toglierci il lavoro,  ma contribuiscono alla nostra crescita. La Calabria cresce accogliendo, i Borghi interni si ravvivano. Le piccole comunità non spariscono più, perché le scuole e gli antichi mestieri riprendono.
Inoltre, va detto chiaro, questo metodo sconfessa quello praticato con faciloneria in questi ultimi anni, purtroppo miopi. Quello cioè di accoglierli ma poi lasciare rintanati i migranti in grosse strutture. In alberghi, isolati, che approfittano di questa emergenza, spesso per avidità personale. In CAS che non sono fattore di integrazione ma di esclusione. Infatti, non si ha nessuna cura dell’apprendimento della lingua italiana, primario fattore di integrazione, sia sul piano culturale e relazionale che del futuro inserimento nel lavoro. Anzi, facciamo nostra la proposta che sia concessa l’integrazione economica dei 35 euro al giorno solo a patto che le strutture pensino all’apprendimento della lingua italiana. E solo se questi nostri fratelli immigrati imparano la nostra lingua, superando un apposito esame,  le strutture potranno avere ulteriori fondi per l’ospitalità. Altrimenti, si chiude il CAS.
A Riace, invece, la lingua la si imparava per strada e nelle case e a scuola. Naturalmente. Perché non vivevano oziosi in strutture separate, ma i migranti erano valorizzati Anzi, adagio adagio quel forno del pane curdo si trasformava in attività artigianale ed anche imprenditoriale crescenti.
Grazie allora di quello che fate per coloro che combattono coraggiosamente per l’integrazione dei nostri migranti. E’ guardare al futuro. E’ costruire un futuro insieme. Primavera di luce. Come dice proprio papa Francesco: Esorto i paesi ad una generosa apertura, che invece di temere la distruzione della identità locale, sia capace di creare nuove sintesi culturali. Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana ed integrano i differenti e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo!. (Evangelii Gaudium 210).
Con la gioia di una costante reciproca collaborazione, porgo a tutti i presenti un affettuoso saluto di benedizione e di speranza comune,
Campobasso, 27 ottobre 2018,
+ p. Giancarlo Bregantini

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