Signore
Gesù, noi diciamo di credere in Dio, ma il nostro dio non combacia
con il tuo Dio,
e
nel tuo è sempre più difficile credere: un Dio così umile e
debole!
Sei
la verità, la via e la vita: senza di te non sa nulla nessuno, nulla
di Dio e neppure dell'uomo. Signore Gesù, fa che tutti vedendoti
credano nel tuo Dio. Amen
Atti
6,1-7; 1Pt 2,4-9
Gv.
14, 1-12
1
“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate
fede anche in me.
2
Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei
detto. Io vado a prepararvi un posto; 3
quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi
prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. 4
E del luogo dove io vado, voi
conoscete la via”.
5
Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo
conoscere la via? ”.
6
Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno
viene al Padre se non per mezzo di me.
7
Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete
e lo avete veduto”.
8
Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”.
9
Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo
sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha
visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? 10
Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io
vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue
opere. 11
Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro,
credetelo per le opere stesse.
12
In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le
opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al
Padre.
Salmo
32
Esultate,
o giusti, nel Signore;
per
gli uomini retti è bella la lode.
Lodate
il Signore con la cetra,
con
l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Perché
retta è la parola del Signore
e
fedele ogni sua opera.
Egli
ama la giustizia e il diritto;
dell’amore
del Signore è piena la terra.
Ecco,
l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su
chi spera nel suo amore,
per
liberarlo dalla morte
e
nutrirlo in tempo di fame.
***
Con
l’avvicinarsi dell’ora di Gesù, si fanno le sue consegne più
precise ed esplicite.
Il
contesto immediato è suggerito dalla dichiarazione di Gesù sul
prossimo rinnegamento di Pietro. Non è difficile immaginare che, nel
pensiero dell'evangelista, questo tipo di defezione sia sempre in
agguato anche per le chiese che verranno dopo di lui.
All’evangelista
Giovanni non sta tanto a cuore la situazione dei discepoli prima
della morte di Gesù, quanto piuttosto la situazione della comunità
dei discepoli e delle discepole dopo la sua morte e risurrezione.
Giovanni, sul finire del primo secolo d. C. , intende spiegare alle
prime generazioni cristiane (e a ogni generazione cristiana!) il
senso dell'essere comunità del Cristo, su cosa si deve puntare, con
quale stile, quali strade percorrere ecc.
Il
testo è attraversato dal verbo andare
ed è racchiuso tra il turbamento
dei discepoli e la promessa
che, a causa di quell'andare di Gesù, compiranno opere più grandi
di quelle fatte da Gesù.
Nel
corpo del racconto troviamo due interrogazioni,
rispettivamente di Tommaso e di Filippo, a cui corrispondono due
autoproclamazioni
da parte di Gesù.
Il
sentimento di turbamento che troviamo in apertura del brano è
motivato dall’andare
di Gesù. È il sentimento che tutti proviamo quando ci viene a
mancare una persona su cui possiamo contare, su cui ci possiamo
appoggiare. In effetti, il termine fede
in lui e nel Padre cui invita Gesù, ha proprio il significato di
appoggiarsi... “continuate a contare
su di me e sul Padre... continuate ad appoggiarvi su me e sul Padre
anche se le vicende che mi coinvolgono sembrano rendere irragionevole
questa fiducia”. Questo
è il primo focus su cui la Comunità deve puntare: mantenersi
fiduciosa nel vangelo anche quando le evidenze storiche lo
sconsiglierebbero.
Il
suo è un andare
verso il compimento del destino di croce. Gesù sente la necessità
di percorrere fino in fondo la propria strada anche se la croce non
lascia spazio ad altre prospettive. Il turbamento della Chiesa è
questo! Tutti d'accordo sul messaggio, ma quando ciò domanda il
prezzo dell'insuccesso, dell'abbassamento e perfino della vita,...
allora inizia il balletto dei distinguo, delle trattative, della
ricerca di vie d'uscita ecc.
Di
fatto il suo andare
è un percorso causato dall'amore radicale e profondo per l'umanità
e per ogni essere, fino a lavare i piedi. Per il Signore Gesù,
quell’andare è il risultato di un amore inimmaginabile, che porta
ad una condivisone assoluta, per essere dalla parte dell’uomo e mai
contro l’uomo, ma contro l’ingiustizia fino a subire la condanna.
Se avesse cercato accordi con i potenti, con i rappresentanti
dell'apparato templare, con i “pastori lupi” che utilizzano la
religione per affermare se stessi e affamare la gente, i discepoli
sarebbero stati col cuore in pace quella sera, ma lui avrebbe
interrotto il suo percorso di amore. Non sarebbe andato
avanti
nella sua strada. Il suo amore per
l'essere umano, per la sua dignità, non avrebbe raggiunto la realtà
concreta delle persone.
L'evangelista
vuole porre la comunità credente di fronte ad un paradosso: l'andare
di Gesù verso la morte, in realtà, è un venire più forte verso i
suoi per riempirli di vita. Non bisogna quindi essere turbati ma
rallegrarsi perché quanto gli sta accadendo è per amore della vita
del mondo. È vita perché nasce dall’amore per l’uomo e noi ne
siamo avvolti, siamo al di dentro, nella dimora,
nel posto
giusto di quest'amorevolezza.
Il
cuore, cioè la coscienza intima dove riceviamo e condividiamo
amorevolezza, è il posto,
la dimora che
Gesù prepara per noi. E pensare che è anche il posto
e la dimora
di Dio, il vero tempio (vedi seconda lettura).
Fin
dall'inizio del suo vangelo Giovanni ci fa capire in tutti i modi che
Dio non è più nel santuario ma è nei discepoli/e che accolgono la
sua vicenda di Gesù come parola di Dio. Ecco perché si parla di
molte dimore, tante quante sono le situazioni umane che accolgono
Gesù.
Che
strano! Nel vangelo di domenica scorsa Gesù, il bel pastore, ci
spingeva fuori dal recinto, fuori cioè dalle strettoie di una
religiosità oppressiva di controllo e senza amore; oggi, quei prati
di erba verdeggianti su cui pascolare e trovare vita in abbondanza
diventano, come in dissolvenza, un
posto, una dimora.
La dimora non è il luogo dove ti trovi imprigionato, ma è il
posto in
cui la cura, il perdono, l'accoglienza, la tenerezza, la giustizia e
la verità ti ricompongono, ti custodiscono. I posti
che
Gesù prepara non si trovano nelle regioni celesti, ma sono dentro la
stessa relazione di amore che lui ha con il Padre; non sono luoghi
fisici ma spazi esistenziali come il trovarsi in situazioni
spiacevoli o felici ecc.
Quello
di Gesù è un cammino senza ritorno sui suoi passi. Ci sono
situazioni concrete che esigono impegno, ci sono delle strade, delle
scelte, che vanno portate avanti fino in fondo anche a prezzo di
grandi perdite o sacrifici, altrimenti la situazione non cambierebbe.
Grazie
alla domanda di Tommaso - “Signore,
non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?
” - le comunità del vangelo (di tutti i tempi) si concentrano su
Gesù; assimilano il suo andare.
La
direzione di marcia non è più quella determinata dalla mediazione
dell'apparato sacro del tempio, ma dall'essere partecipi del suo
vissuto: “Io sono Via”- Tanto
a dire: “Io
sono alternativo al modo di andare”
di
una religiosità del dovere senza amore.
L'evangelico
segue i parametri dell'amore e non quelli del dominio.
“Sono
verità”
e la verità non coincide
con una dottrina monolitica ma con
l'amore
capace di sostenere l'uomo nelle sue fatiche e nelle sue ferite.
La
Vita non
mortifica nessuna delle deboli speranze del cuore umano. Questo
intendeva Gesù con “io sono
la vita”.
Fissando lo sguardo su Gesù, la
Chiesa delle origini e la Chiesa di sempre sa quindi come muoversi in
questo mondo.
Se
l'interrogativo di Tommaso aiuta le chiese di tutti i tempi a non
perdere di vista lo stile cristologico dell'esperienza cristiana, la
domanda di Filippo conferisce un'impronta, per così dire,
teologica:“Mostraci il Padre e
ci basta”.
Sta per “come possiamo fare
esperienza di Dio (conoscere)
seguendo le tue orme?”.
Nella risposta di Gesù, Giovanni ci fa comprendere che non Gesù è
come Dio, ma Dio è come Gesù.
È
difficile parlare di Dio senza cadere nell'insipienza di parole
stolte. Meglio tacere! Eppure la domanda di Filippo lascia sorpreso
Gesù: “Da tanto tempo sono con
voi e tu mi chiedi di vedere il Padre?”
L'hai
visto quando ho dato quando ho offerto il vino della gioia a Cana
l'hai
visto quando l'accoglienza e l'amore hanno spento la sete al pozzo di
Samaria
l'hai
visto quando uomini severi hanno lascito cadere le pietre destinate
alla lapidazione dell'adultera
l'hai
visto nel casino che ho fatto al tempio perché il tempio è l'uomo
nella concretezza della sua corporeità.
l
'hai visto quando ho provocato la supponenza dei dottori aprendo gli
occhi a un mendicante per comprendere come stanno veramente le cose
l'hai
visto quando mi sono chinato ai vostri piedi....
Appoggiarsi
al percorso esistenziale di Gesù, al suo andare,
è la condizione per fare le opere di Gesù e magari farne di più
grandi, non nel senso di realizzare prodigi più strepitosi, ma nel
senso di realizzare ciò che lui non ha ancora realizzato, perché lo
ha affidato a noi affinché l’uomo abbia la vita. Ecco
perché dobbiamo gioire e non rimanere turbati.
Questo è il posto che
lui prepara,
il nostro posto nella vita. Preghiamo perché tutti e tutte le
chiese trovino il posto che Gesù ha preparato per loro. Preghiamo
soprattutto perché nessuno e nessuna Chiesa occupi il primo posto,
sarebbe fuori posto.
Davanti
a te, o Signore,
portiamo
nella preghiera, anche questa domenica, il dramma mondiale della
pandemia.
Ricordiamo
tutte le vittime del contagio e le loro famiglie.
In
Argentina, le persone più colpite sono tra la gente che abita i
quartieri più popolari.
Il
dramma dell'emergenza negli istituti penitenziari.
Le 73 infermiere
decedute in Brasile per assistere i contagiati e la sprezzante e
blasfema ironia di Bolsonaro che ieri ha detto di voler fare una
grigliata di 3000 persone nel palazzo presidenziale di Brasilia.
Ti
rendiamo grazie, Signore,
per le persone di buona
volontà.
Per l'appello di
donne e uomini della comunità scientifica internazionale affinché
il vaccino Covid 19 sia per tutti, gratuito e di dominio pubblico.
Per tutte le
iniziative di solidarietà che dal Perù all'Afghanistan sono
promosse a sostegno di chi si trova in maggiori difficoltà in
questi tempi di pandemia.