Solo
chi mangia il tuo pane, Signore, dell'altro pane ne fa parte ai
fratelli. Donaci sempre il pane, che mentre sazia l'anima, dispone il
cuore a farsi pane per la fame degli altri. Amen
La Parola del Signore che
oggi la Chiesa ci consegna si fa accanto a ciascuno di noi con
espressioni di forte concretezza: Pane, cibo, bevanda, corpo, carne,
sangue. La semplice essenzialità del mangiare insieme, del nutrirsi.
Il nostro ritrovarci attorno al Signore per camminare con lui è
semplice come il pane, semplice come stare in famiglia attorno ad un
tavolo. Molti discepoli e discepole del Signore, anche ai nostri
giorni, ci consegnano la testimonianza di saper recuperare la
semplicità dei gesti dello stare insieme, cosicché nessuno si senta
più importante di altri, nessun monopolista della verità,
semplicemente Chiesa, semplice ed essenziale Comunità del Signore.
Comunità di donne e uomini, piccoli e poveri perché oggi, domani e
dopo abbiamo sempre bisogno di nutrimento, di crescita, di
intelligenza, di amore, di amicizia, di fraternità, di perdono.
Avremo sempre bisogno di quel pane di vita che rende eterna la vita.
Non hanno alcun senso le
“Messe di parata”; i pontificali sontuosi mal si adattano alla
semplicità del pane che si trova sulle nostre mense per dare energia
e vita. Non vanno d'accordo con il pane che è Gesù se poi non
inducono a scegliere di donarsi come ha fatto Gesù.
Esiste tuttavia un pane che
invece di dare vita comunica morte perché non dona vita, fraternità,
dignità e giustizia, ma viene trattenuto solo da pochi per ottenere
sicurezza. Questo pane non alimenta ma fa ingozzare, fa crepare.
No, il Signore non ci
raccoglie per formare un movimento di opinione, per ottenere forza e
potere, nemmeno per “fare” delle cose interessanti e meritevoli,
ma per nutrire la vita, di amore, di perdono, di speranza e di
fiducia il mondo; perché nessuno si chiuda in se stesso ma si apra
a quella chiamata che gli è propria: essere per la vita, la vita
eterna, figlio del Dio della vita.
Gv
6, 51-58
51 Io sono il pane
vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in
eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
52 Allora i Giudei si misero a discutere
tra di loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare? ”.
53 Gesù disse: “In
verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio
dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
54 Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
55 Perché la mia carne è vero cibo e il
mio sangue vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue dimora in me e io in lui.
57 Come il Padre, che
ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui
che mangia di me vivrà per me.
58 Questo è il pane
disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e
morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”.
Nel
VI° capitolo di Giovanni è un continuo richiamo ad Es. 16, il
racconto della manna, anch’esso in un clima di mormorazione.
Rievocando le mormorazioni del racconto di Esodo che suonavano così:
"Il
Signore è in mezzo a noi si o no?”,
si potrebbe parafrasare il parlottare dei capi giudei così: “In
uno come Gesù, Dio è in mezzo a noi si o no?!”.
"51 Io
sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane
vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita
del mondo”.
Questo
pane è l'amore che sostiene la vita della gente perché ama la vita
dell’uomo fino ad abbassarsi per condividerne le sorti estreme. È
appunto un pane che discende.
Non
bisogna mai dimenticare che l’eucaristia conduce ad assimilare la
stessa logica di discesa,
di Kenosi-svuotamento-spogliazione
del Signore Gesù.
Passaggio
successivo:
il
pane viene identificato con la “MIA CARNE”.
In
un primo momento, almeno secondo la nostra sensibilità, sembrerebbe
che le parole di Gesù possano essere equivocate con una proposta di
cannibalismo; qualcosa insomma di raccapricciante. Spesso, in base a
questo equivoco, si è data spiegazione del successivo rifiuto sia
dei giudei che dei discepoli. A mio modo di vedere, una simile
interpretazione è riduttiva e banale.
Il
termine “carne”
va inteso in senso semitico, vale a dire l'esistenza umana nel suo
aspetto di debolezza e precarietà. È quindi chiaro che con questo
termine Gesù intende alludere al mistero della sua morte, quale
espressione radicale ed estrema di precarietà e debolezza, debolezza
che si manifesta appunto nel suo morire.
In
altre parole, egli alimenta e sostiene la vita degli altri donando la
sua fino alla morte.
La
reazione perciò dei capi giudei, ed in seguito lo sconcerto dei
discepoli, è molto logica:
Come
la debolezza comunicare nutrimento?
È
una questione che chiama tutti a prendere posizione di fronte a Gesù.
Ha
torto o ha ragione? È la verità o un’illusione?
Un
altro avanzamento: al pane e poi alla carne, si aggiunge ora il
“SANGUE”.
54
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue...
Il
riferimento alla passione e morte non può essere più esplicito. In
altre parole mangiare la carne (esistenza donata) e bere il sangue
(la morte del Signore) significa nutrirsi della sua vicenda che lo ha
portato a morire di quella morte, interiorizzare
nella
propria esistenza il mistero della pasqua. Ecco cosa significa lo
risusciterò nell’ultimo giorno:
L’ultimo giorno è il giorno di Cristo nella sua glorificazione..
adesso è l’ultimo giorno in cui la Pasqua del Signore è
definitivamente compiuta. Ora, chi è con Cristo vive da risorto.
La
prospettiva , anche in questo frammento di catechesi eucaristica, è
quella che vede il discepolo come colui che alimenta il proprio
cammino di vita con la vita stessa
di Gesù, con la vita stessa che è Gesù.
Come
il pane della mensa, una volta assimilato dall’organismo, si
trasforma in energia, così chi si nutre di Gesù, delle sue scelte,
dei suoi dinamismi e delle sue parole, assumerà atteggiamenti
evangelici nella sua esistenza. È questo il motivo per cui Paolo
afferma che, non essendoci che un solo pane, non c'è che un solo
corpo. Vicini o lontani non cesseremo di essere noi, insieme, in
comunione, l'Unico Corpo di Cristo, facciamo uno con lui.
il
calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione
con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse
comunione con il corpo di Cristo?
Poiché
vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti
infatti partecipiamo all’unico pane. (
1Cor 10, 16-17)
Dal
Salmo 147
Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue
porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.
Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra
nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi
giudizi.
***
Ricordiamo davanti a
te, o Signore
Nel naufragio del 12
giugno, al largo della Tunisia, il bilancio è salito a 53 morti.
Nessuna persona a bordo dell'imbarcazione è sopravvissuta.
I villaggi al nord della
Nigeria sono in balia di attacchi armati e di saccheggi.
Nella giornata mondiale
contro il lavoro minorile (12 giugno) abbiamo ricordato i tanti
bambini privati della loro infanzia e sfruttati.
Un morto bruciato nel
ghetto di Borgo Mezzanone. Le fiamme hanno distrutto una baracca
dove viveva uno dei 1500 braccianti.
Signore, abbi cura di
noi: Kyrie eleison...
Aiutaci a custodire la
speranza
In Afghanistan sono stati
liberati altri 200 talebani. L'obiettivo del governo è di arrivare
ai colloqui di pace.
Dal 5 giugno, nelle zone
protette del Kenya, è proibito usare oggetti e imballaggi di
plastica monouso.
Le chiese asiatiche
collaborano con le altre comunità di fede e con le organizzazioni
civili per unificare gli aiuti e garantire il sostegno ai più
poveri, in questo tempo di pandemia.
Per
la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a
disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria
in excelsis Deo