Meditazione Domenica XVIa A - Lettera agli amici e amiche all'estero di Frei Betto - Monastero del Bene Comune

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sabato 18 luglio 2020

Meditazione Domenica XVIa A - Lettera agli amici e amiche all'estero di Frei Betto




Ancora e sempre le più umili immagini: del campo seminato a grano e zizzania, del regno uguale al più piccolo dei semi, della donna che impasta un po' di lievito. Eppure è un regno che presiede all'intera creazione e attraversa tutta la storia: cose nascoste fin dalla fondazione del mondo! Signore, insegna anche a noi a scoprire e ad amare l'infinitamente grande nascosto nell'infinatemente piccolo





Sap 12,13.16-19 Salmo 85 Rm 8,26-27
Mt. 13, 24-43

24 Un’altra parabola espose loro così: “Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25 Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26 Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. 27 Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? 28 Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? 29 No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30 Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”.

31 Un’altra parabola espose loro: “Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. 32 Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami”.

33 Un’altra parabola disse loro: “Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti”.

34 Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, 35 perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta:

Aprirò la mia bocca in parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36 Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: “Spiegaci la parabola della zizzania nel campo”. 37 Ed egli rispose: “Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38 Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, 39 e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. 40 Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41 Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità 42 e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. 43 Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!

Salmo 85
Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche.

Tutte le genti che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, Signore,
per dare gloria al tuo nome.
Grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.

Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso,

Questa parte del Vangelo di Mt. è dedicata al cosiddetto discorso sui misteri del Regno, ossia della presenza di Dio e della sua azione nella vita dell’umanità. 
Gesù persiste nel linguaggio parabolico. Le immagini diventano come risorgive di significati sempre nuovi. Egli quindi non ricorre a formulazioni dottrinali né a contenuti catechetici. Gesù parla alla vita delle persone attraverso la loro vita.
Le tre parabole, che tra l’altro seguono quella principale del seminatore, ci offrono un’idea di Regno come realtà in cui la vita fermenta e cresce. 
Il campo di grano, seppure abitato anche dalla zizzania, ci suggerisce una crescita che, in qualche modo, sfugge, per così dire, al controllo del seminatore. Egli ha solo dato inizio al processo, ma il risultato della seminagione, per certi versi, non dipende da lui. Esiste una vita nascosta che prosegue il suo cammino verso un compimento, verso una pienezza.
Siamo alla prima delle tre brevi parabole: il grano e la zizzania. In buona sostanza, si tratta della compresenza del bene e del male. Ci troviamo all’interno di un processo segnato dalla complessità di un valore che, nel manifestarsi, si trova in compagnia del suo contrario. 
Forse, dietro un simile quadretto, possiamo scorgere una situazione di vita in cui qualcuno manifesta una certa tendenza manichea, in base alla quale, il male sta tutto da una parte ed il bene dall’altra. Probabilmente questa parabola è stata qui inserita dall'evangelista per correggere atteggiamenti severi di alcuni che si sentivano un po' troppo nel giusto e nella verità fino ad arrivare a “scomunicare” altri. Nella prospettiva del Regno invece, anche le incoerenze e le fragilità, se ci aiutano a custodire un cuore povero ed umile, possono entrare pienamente in un cammino di crescita. 
Ad una visione manichea, tanto frequente negli uomini di religione, Gesù ne precisa l’inseparabilità, la necessaria contaminazione tra bene e male, l’impossibilità storica di estirpare il male con un’azione di forza o di potere. Il vangelo non prevede misure costrittive. Il motivo è semplice: il male ed il bene non sono l’uno fuori di noi, l'uno e l’altro sono dentro di noi.  La complessità è dentro l’uomo stesso. Dentro di me, non fuori, stanno delle convinzioni buone ed il loro contrario. Ecco perché il discepolo è estremamente inadeguato ad estirpare il male. Lui per primo, ne è troppo coinvolto. Non tocca quindi a noi!
Altre due piccole parabole proseguono nel discorso della manifestazione del Regno: il granello di senape e il lievito nella pasta. Seguendo lo schema della retorica biblica, l’evangelista espone il pensiero attraverso un parallelismo sintetico  in cui un pensiero viene ripetuto due volte. Ciò conferisce al discorso una certa forza. L’immagine del granello di senape e, in seconda battuta, del lievito nella pasta, ci parlano ancora una volta, di una realtà che sfugge alle regole delle apparenze eppur tuttavia custodiscono una formidabile possibilità di vita e di futuro. 
In fondo, è questo il motivo per cui non bisogna intervenire per sradicare il male, ossia, per fare giustizia a modo nostro: rischieremmo  di mortificare le possibilità di vita e di speranza che, invece, l’azione di Dio possiede in sé.
È questione di camminare nella speranza. Il seme che diventa albero infatti, permette agli uccelli di nidificare. Permette il cominciamento dei processi, di sempre nuove qualità di vita. Il lievito nella pasta ne rappresenta il principio attivo. L’una e l’altra immagine, sia sotto il profilo della similitudine che in ciò che le distingue, ci danno di comprendere che il mistero del Regno non si esaurisce in una dottrina ma in un’esperienza di vita. Il Dio della vita non è una filosofia ma un’esperienza di progressiva apertura. Un insieme di orizzonti che si allargano progressivamente perché, in essi, il discepolo passa dal suo ristretto modo di vedere al punto di vista di Dio. una visione ampia dunque anche se il tutto fa leva su elementi così insignificanti e poveri quanto ad apparenze. 
Infine, la spiegazione della parabola del grano e della zizzania. 
È difficile che questi versetti (36 – 43) riferiscano le esatte parole di Gesù. La parabola/e non va spiegata. Sarebbe come far seguire una spiegazione ad una battuta di humour.
Evidentemente ci troviamo di fronte ad una attualizzazione della Chiesa primitiva di Matteo. L’incipit, infatti, di quest’ultima parte del brano dice che “Gesù lasciata la folla si ritirò nella casa” e qui dà la spiegazione di quanto detto prima. La casa, ossia nel luogo della Comunità dei discepoli, laddove si è intimi col maestro perché in essa ci si trova riuniti proprio nel suo nome, è la Chiesa, cioè la comunità dei discepoli e delle discepole.
Qui, nella casa, i singoli elementi vengono ad assumere significato specifico di cose o di persone o di atteggiamenti. È però di grande interesse rilevare che la Chiesa delle origini (Comunità di Matteo), interpretando i detti di Gesù in funzione di problemi contingenti (uno di questi poteva scaturire dalla domanda: vale la pena perseverare quando il male e i corrotti sembrano averla sempre vinta?), si colloca in una prospettiva di “fine del mondo”: alla fine del mondo accadrà questo e questo. Attraverso il linguaggio della fine, le parole del Vangelo  ci fanno comprendere il senso del fine. Su questo schermo della fine del mondo viene proiettato, non la conclusione della storia, ma il compimento, la direzione verso la quale il mondo è incamminato.  

Ricordiamo davanti a te, o Signore che
Da 15giorni il corpo di un migrante è ancora in acqua, alla deriva, morto di stenti e senza soccorso.
Oggi si vota in Siria per le legislative tra focolai di violenze e crisi economica.
Nello stato dell'Indiana (Stati Uniti) è stata eseguitala prima condanna a morte dal 2003.
Nel Mali, a causa delle manifestazioni di protesta ci sono stati 11 morti e decine di feriti.
In America latina, specialmente in Brasile e Negli stati uniti i contagi e i decessi per Coronavirus non accennano a diminuire.
50 arresti in Israele a seguito delle manifestazioni per chiedere le dimissioni di Netanyahu.
È morto i John Lewis, il parlamentare americano che marciò con Martin Luther king

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...


Aiutaci a custodire la speranza
Per il convegno di Firenze sul tema del “Vivere lieve”, tema molto sentito tra le giovani generazioni.
Per la casa di accoglienza per bambini sottoposti a cure oncologiche nata a Ouagadougou in Burkina Faso.
Per  l'appello della Caritas Internazionale a cancellare il debito dei paesi poveri e a rivedere le sanzioni che colpiscono i civili.
Per le 4 famiglie di profughi che sono giunte in Italia da Lesbo grazie ai corridoi umanitari. 
Per la vittoria di Phyllys, che in Kenya ha lottato a difesa della salute della gente contro l'industria del piombo

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore:  Gloria in excelsis Deo

LETTERA AGLI AMICI E AMICHE ALL’ESTERO di Frei Betto
Care amiche e cari amici,
in Brasile si sta consumando un genocidio! Mentre vi scrivo, 16 luglio, il Covid-19, apparso da queste parti nel febbraio di quest’anno, ha già ucciso 76mila persone. Sono già 2 milioni le persone contagiate. Entro domenica prossima, 19 luglio, arriveremo a 80 mila vittime. È verosimile che in questo momento, mentre state leggendo questo mio drammatico appello, si raggiunga la soglia dei 100mila morti.
Quando penso che nella guerra del Vietnam, durata 20 lunghi anni, sono state sacrificate le vite di 58 mila militari statunitensi, mi rendo conto della gravità di quanto sta accadendo nel mio paese. Questo orrore è causa di indignazione e ribellione. E sappiamo tutti che le misure precauzionali e restrittive, adottate da tanti altri paesi, sarebbero state in grado di evitare un così elevato numero di perdite.
Questo genocidio non scaturisce dall’indifferenza del governo Bolsonaro. È intenzionale. Bolsonaro si compiace dell’altrui morte. Quando era deputato federale, durante un’intervista per la televisione, nel 1999, aveva dichiarato: “Con il voto, non cambierete niente in questo paese, niente, assolutamente niente! Purtroppo, qualcosa cambierà solo se un giorno inizieremo una guerra civile, svolgendo il lavoro che il regime militare non ha fatto: ossia uccidendo circa 30mila persone”.
Ha dedicato il suo voto a favore dell’impeachment della presidente Dilma, alla memoria del più noto torturatore dell’esercito, il colonnello Brilhante Ustra.
È talmente ossessionato dalla morte, che una delle sue principali politiche di governo è la liberalizzazione del commercio di armi e munizioni. Interrogato, sulla porta del palazzo presidenziale, se non fosse dispiaciuto per la morte delle vittime della pandemia, ha risposto: “Non credo a questi numeri” (27/3, 92 morti); “Un giorno moriremo tutti” (29/3, 136 morti); “E allora? Cosa volete che faccia?” (28/4, 5.017 morti).
Ma perché questa politica di morte? Fin dall’inizio, Bolsonaro dichiarava che l’importante non era salvare vite, ma l’economia. Da qui il suo rifiuto a decretare il lockdown, a recepire le linee guida dell’OMS, a importare respiratori e dispositivi di protezione individuale. È dovuta intervenire la Suprema Corte, delegando tali responsabilità a governatori degli stati e sindaci.
Bolsonaro non ha rispettato nemmeno l’autorità dei suoi stessi ministri della Sanità. Da febbraio il Brasile ne ha avuti due, entrambi dimessi per essersi rifiutati di adottare lo stesso atteggiamento del presidente. A capo del ministero c’è oggi il generale Pazuello, che non capisce niente in materia di salute; che ha cercato di occultare i dati sull’evoluzione del numero di vittime da coronavirus; che ha introdotto 38 militari a ricoprire importanti ruoli all’interno del ministero, senza che avessero le qualifiche necessarie; e ha cancellato le conferenze stampa quotidiane, attraverso cui la popolazione era informata e riceveva orientamenti.
Basterebbe enumerare qui i molti provvedimenti per destinare risorse in favore delle vittime e delle famiglie di basso reddito (oltre \100 milioni di brasiliani) mai messi in atto.
I motivi dell’intenzionalità criminale del governo Bolsonaro sono evidenti. Lasciar morire gli anziani, per risparmiare risorse della Previdenza Sociale. Lasciar morire i portatori di pregresse patologie, per risparmiare risorse del SUS, il Sistema nazionale sanitario pubblico. Lasciar morire i poveri, per risparmiare risorse destinate al programma Bolsa Família e agli altri programmi sociali rivolti ai 52,5 milioni di brasiliani che vivono in povertà, e ai 13,5 milioni che si trovano in situazione di povertà estrema (dati del Governo federale).
Non pago di tali funesti provvedimenti, il presidente ha ora stralciato, dal decreto emanato il 3 luglio, l’articolo che introduceva l’uso obbligatorio delle mascherine negli esercizi commerciali, nei luoghi di culto e nelle scuole. Ha inoltre eliminato l’obbligo di multa per il mancato rispetto delle norme e l’obbligo da parte del governo di distribuire mascherine ai più poveri, principali vittime del Covid-19, e ai detenuti (750mila). Tali emendamenti non annullano tuttavia le legislazioni locali che hanno già previsto l’uso obbligatorio delle mascherine.
L’8 luglio, Bolsonaro ha stralciato degli articoli dalla legge, approvata dal Senato, che prevedevano per il governo l’obbligo di fornire acqua potabile e prodotti per igiene e pulizia, l’installazione di internet e la distribuzione di beni di prima necessità, semi e attrezzi agricoli, ai villaggi indigeni. Ha inoltre cancellato i fondi per l’emergenza destinati alla salute dei popoli indigeni, oltre che per facilitare l’accesso di indigeni e popolazioni quilombola, al bonus emergenza di 600 real (circa 100 euro) per tre mesi. Ha ancora cancellato l’obbligo a carico del governo di offrire un maggior numero di posti letto negli ospedali, ventilatori e macchinari per l’ossigenazione del sangue ai popoli indigeni e quilombola.
Indigeni e quilombola sono stati decimati dalla crescente devastazione socioambientale, in particolar modo in Amazzonia.
Vi prego di divulgare al massimo questo crimine contro l’umanità. Bisogna che queste informazioni raggiungano la stampa dei vostri paesi, le reti sociali, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni ( a Ginevra, e la Corte internazionale di giustizia dell’Aia, nonché le banche e le imprese che accolgono investitori, molto ambiti dal governo Bolsonaro.
Da molto prima di The Economist, sono solito chiamare BolsoNero il presidente – mentre Roma brucia, lui suona la lira, facendo propaganda alla clorochina, rimedio senza alcuna efficacia scientificamente provata contro il nuovo coronavirus. Ma i produttori sono i suoi alleati politici…
Vi ringrazio della vostra solidarietà e vi prego di divulgare questa lettera. Solo una pressione dall’estero potrà riuscire ad arrestare il genocidio che si sta consumando nel nostro amato e meraviglioso Brasile.
Fraternamente,
Frei Betto

(Frei Betto è frate domenicano e scrittore, consulente della FAO e di movimenti sociali)

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