Meditazione XVII domenica B - Monastero del Bene Comune

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domenica 25 luglio 2021

Meditazione XVII domenica B

 


Meditazione XVIIa Domenica B


Ricordiamo davanti a te, o Signore

  • È salito almeno a 33 morti e 8 i dispersi il bilancio delle vittime delle inondazioni, causate dalle forti piogge, nella Cina centrale.

  • In Yemen milioni di persone alla fame. Guerra e Covid le cause della povertà.

  • Iraq: il sedicente Stato islamico torna a colpire nella capitale irachena: un terrorista suicida si è fatto esplodere in un affollato. Tra le vittime anche donne e bambini.

  • Il caso del vaccino Covisheld. C’è chi parla di apartheid sanitaria. Di certo c’è il paradosso di un vaccino fortemente finanziato dall’Ue e largamente utilizzato nel continente africano che però non è riconosciuto come valido all’interno dell'Europa.

  • Tensione elevata nella Spianata della Moschee di Gerusalemme dove sono entrati centinaia di fedeli ebrei in occasione del digiuno ebraico del Tishà be-Av.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...


Aiutaci a custodire la speranza

  • La seconda edizione del “Premio internazionale Don Oreste Benzi. Dalla parte degli ultimi”, promossa dalla Fondazione intitolata al sacerdote fondatore dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, ha avuto per tema la liberazione delle donne vittime di tratta e di sfruttamento. I vincitori ex aequo sono l'inglese Margaret Archer e Filippo Diaco. Per entrambe queste due figure di laici, la giuria ha riconosciuto, seppure in contesti e con ruoli diversi, il merito di aver avviato un cambiamento interno alla società in risposta al fenomeno tratta e alla liberazione delle vittime.

  • Nell’anno che vede l’Italia nel ruolo di presidente del G20, il forum internazionale dei Paesi più ricchi e potenti del mondo, nasce dal sud della Penisola “The Last 20”, il primo summit “dal basso” per guardare il mondo con lo sguardo degli ultimi. In una serie di appuntamenti che sono iniziati il 22 luglio a Reggio Calabria, associazioni, Ong, movimenti sociali e istituzioni locali sui grandi temi globali con i rappresentanti dei Paesi considerati gli “ultimi 20” del Pianeta per reddito, qualità della vita, condizioni socio-sanitarie.

  • Mandela Day, una storia che ispira alla riconciliazione e alla pace.

Il 18 luglio è stata la Giornata internazionale “Nelson Mandela” indetta dalle Nazioni Unite nel 2010 per rendere omaggio al prezioso contributo dato dall’ex presidente sudafricano alla costruzione di una cultura di armonia e libertà. “Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli”. Una frase di Nelson Mandela, leader della lotta contro l’apartheid in Sud Africa, per la quale trascorse 27 anni in carcere.

  • Scuola di Dubrovnik: l’amicizia sociale via per l’impegno da cristiani in politica

Si è svolta in Croazia la seconda Scuola estiva di Teologia, momento di incontro e dialogo tra 44 studenti e giovani teologi cattolici, ortodossi e protestanti dell’Europa balcanica e docenti delle stesse Chiese cristiane. A indicare la strada sul tema “Fede (e) politica: cristiani nello spazio politico”, l'ultima enciclica del Papa “Fratelli tutti”.

  • Buone notizie sul fronte dei migranti senza permesso di soggiorno che si erano accampati, nei giorni scorsi, nella chiesa di San Giovanni Battista al Beghinaggio e in due siti universitari di Bruxelles. Dopo cinquanta e 4 giorni di sciopero della fame e della sete i "sans papiers" hanno annunciato che riprenderanno a bere e a mangiare. La loro protesta era cominciata il 30 gennaio scorso per ottenere che la loro posizione venisse regolarizzata

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Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria in excelsis

Dio di tutti gli esseri umani, tu deponi in noi un dono insostituibile: offri ad ognuno di essere un riflesso della tua presenza. E, mediante la pace del cuore, possiamo rendere bella la vita a quanti ci stanno attorno. Amen

2Re 4,42-44    Ef 4,1-6 

Gv 6, 1-15

1 Dopo questi fatti, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2 e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.

3 Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.

4 Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

5 Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. 6 Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. 7 Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”.

8 Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9 “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?”.

10Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.

11 Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. 12 E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”.

13 Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

14 Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. 15 Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

***

Il brano apre al versetto 1: “Vedendo i segni che faceva sugli infermi...” e chiude l’inclusione al versetto 15: “Allora la gente, visto il segno che aveva compiuto...”; vedendo i segni, visto il segno. Siamo all'interno del cosiddetto libro dei segni, segni contestualizzati in relazione con le feste ebraiche o con racconti dell’A.T. come il cammino nel deserto, la pasqua, la manna ecc. Cosicché, le parole e le azioni di Gesù acquistano valore e significato in base a ciò che evocano di quei racconti.

Occorre in ogni caso comprendere la logica interna del segno. Si tratta di una via di comunicazione che privilegia il valore simbolico. Esso apre una finestra su un nuovo orizzonte. Spesso dice e non dice. Lascia intravvedere. Permette di seguire una via di comprensione graduale da un poco a un di più... Il segno precedente consisteva nell'aver messo in piedi un paralitico in giorno di sabato. Dunque, in un giorno in cui è proibito muoversi, Gesù mette in movimento uno che non riusciva a muoversi. E per di più, non nel tempio ma nelle sue adiacenze ecc. quale provocazione suscita questo segno? Gesù, facendosi prossimo ad un uomo paralitico e solo, paralitico perché solo (?), lo aiuta compiere un esodo, un cammino di libertà, impossibile per quelli dell’apparato del tempio. Loro festeggiano la pasqua – la pasqua dei Giudei – ma è una pasqua vuota perché non realizza alcun passaggio, alcun cambiamento, non è in grado di nutrire la crescita di qualità nella vita umana. Chi penetra il senso di questo segno comprende che Gesù manifesta il Dio che ha cura dell’umanità paralizzata e bloccata dalla difficoltà di fronte alla vita.

Una certa tradizione pastorale catechetica ci ha abituati a cogliere la ridondanza, l'aspetto miracolistico, insomma, l'affermazione di onnipotenza divina nei segni compiuti da Gesù. Ma se davvero sono stati sfamati cinquemila uomini, ebbene, almeno altrettanti quel giorno si sono trovati nella condizione di tirare cinghia. In ogni caso, il giorno dopo il problema del mangiare si riproponeva tale e quale il giorno precedente.

Questo brano è stato redatto per comunità cristiane che già da decenni si trovavano a far memoria del Signore attraverso l'eucaristia. Quante volte avranno sentito ripetere le parole della Cena nel corso delle celebrazioni: “prese i pani, dopo aver reso grazie, li distribuì...”!

Allora il segno diventa una domanda per i discepoli e le discepole di Gesù: cosa significa celebrare la memoria del pane nel “rendimento di grazie”, soprattutto, quali azioni ne devono seguire? Quale sfida etica contiene questa memoria?

Il materiale narrativo viene esposto da Giovanni su modelli interpretativi del Primo Testamento. Nel deserto il popolo ebbe fame e gli fu dato in dono la manna, poi le quaglie. La tradizione profetica parla ancora di banchetto imbandito, di cibo gratuito, di nutrimento del Signore per il suo popolo. La tradizione sapienziale ancora si esprime come mensa che nutre i suoi figli.

Gesù da parte sua sale, scende e ritorna sul monte come già fece Mosè...Infine, l'evangelista non manca di precisare che “era vicina la pasqua dei Giudei”.

La pasqua dunque è il criterio chiave con cui il popolo della bibbia legge la stessa vicenda umana. Come dire tutta la storia è fame e desiderio di un passaggio verso la realizzazione di quella libertà che permette ad ognuno di essere e di corrispondere a se stesso.

Il nostro brano più volte presenta lo scenario di una “grande folla che seguiva Gesù” e poi una grande folla che “veniva a lui”. Dall'insieme del racconto questa folla è affamata, ognuno con la sua fame. Viene da chiedersi quale è la fame di questa umanità? Cosa desidera per sé nel compiere il passaggio della pasqua? Quali cambiamenti s'aspetta?

  • Che fame ha uno oppresso dal senso di colpa?

  • Qual è la fame di un pescatore o di un lavoratore della terra che dopo aver lavorato e guadagnato poco dovrà rimanere con ancora meno per pagare le tasse?

  • Quale fame può sentire un soldato di stanza in Palestina che da molti anni non ha contatti con la sua famiglia?

  • Che fame ha la gente che deve portare il peso di doveri religiosi gravosi e insensati?

  • Che fame ha chi è malato e solo?

  • Qual è la fame di una povera vedova che deve tirar su i suoi figli orfani?

  • Che fame ha una donna considerata peccatrice e che tuttavia gli uomini non disdegnano di comperarne il corpo?

Questo è lo scenario.

Il secondo momento del racconto è rappresentato dal dialogo di Gesù con Filippo e Andrea.

È Gesù che prende l'iniziativa, che in qualche modo mette alla prova i suoi. Non è un caso che si rivolga a Filippo.

Filippo avrebbe dovuto rivisitare le scritture per rispondere alla domanda di Gesù. Invece, come tutti, è rimasto prigioniero di chi vede solamente una risposta tecnica alla ricerca dell'umanità. In altre parole, Gesù chiede a Filippo e, attraverso lui anche a coloro che tutte le domeniche prendono il Pane, lo distribuiscono tra loro e compiono l’azione di grazie: “Come reagiamo di fronte alle sfide dell'umanità? Ricorriamo al mercato dove tutto si compra e tutto si vende?”. Filippo fa fatica a comprendere un'altra strada possibile.

Andrea Invece, sembra intuire un'alternativa. Lui sa che poco è sempre più di niente...si potrebbe pensare a mettere a disposizione il poco, ma poi non supera la prova. Il poco è sempre poco e non basta di sicuro!

Eppure, se avesse insistito sull'illuminante intuizione iniziale avrebbe colto dalla stessa scrittura un insegnamento quanto mai prezioso. In effetti già Eliseo, ma prima di lui anche Elia, fecero l'esperienza di una parola che educava a fidarsi della storia che Dio porta avanti con i poveri. Con i pani d'orzo, Eliseo sfama un centinaio di persone, con la farina di una povera vedova Elia si nutre e nutre la donna con il figlio orfano. Il pane di orzo è il pane povero dei poveri. “C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci”. Poco pane e companatico.

Coraggio Andrea, sei vicino alla soluzione: la soluzione dei problemi dell'umanità viene dai poveri. Tu ti chiami Andrea, nome che evoca un uomo adulto, forte, maturo eppure hai visto nel ragazzo, che letterariamente indica un piccolo servitore (paidarion), la possibilità di trovare una via d'uscita passando (facendo pasqua) dalla forza del comando a quella del servizio. Siamo sulla strada buona per comprendere il segno che Gesù consegna ai suoi.

Ancora una volta, l'ambiente circostante e le parole di Gesù esprimono molto bene le sue intenzioni. “Fateli adagiare. C'era molta erba in quel luogo”. Poche parole per indicare che il suo desiderio è che l'umanità sia felice, rilassata; che l'umanità stia bene come quando il popolo dell’esodo raggiunse la terra della promessa, terra della libertà, terra del riposo, terra dove le aspirazioni, maturate nei momenti della sofferenza e dell’oppressione, cominciano a piantare radici.

Fateli adagiare”, che è l’atteggiamento tipico degli uomini liberi. I 5mila stanno per tutta l'umanità in solido nutrita di amorevolezza e libertà. Amore leale e libertà ben significati dall'erba verdeggiante (salmo 23), pascoli a cui condurrà il BEL PASTORE affinché coloro che si muovono con lui possano entrare e uscire dai recinti chiusi, senza più sudditanze a potentati religiosi, politici, sociali o economici.

Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. 13 Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

In una simile qualità di vita, nulla può essere trascurato, soprattutto in vista delle future generazioni.

Don Michele Do, nel simbolo della fede che aveva elaborato, affermava: “Manteniamo uno sguardo di risurrezione fino a sperare che nessun frammento di bontà e di bellezza, nessun sacrificio per quanto nascosto ed ignorato, nessuna lacrima e nessuna amicizia, nulla della nostra vita andrà perduto. Amen”.

Si, una grande quantità di klismata, di frammenti, cioè di esperienze nutritive, sono ancora disponibili. I discepoli sono incaricati di prendersi cura di questi frammenti nutritivi. Tu Chiesa, popolo di Dio, comunità del vangelo, che nutrimento stai offrendo all'umanità, quale qualità di Pane stai riservando per i futuri credenti?

14 Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo”. 15 Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

La folla vede in Gesù un profeta tipo Mosè. Vogliono farlo re con un'azione di forza. Letteralmente: “stavano per venire e rapire lui per farlo re”. Ecco il paradosso: lui li rimette in piedi, in cammino per uscire da un sistema incapace di dare nutrimento alla vita e alla libertà; loro, come ai tempi della nostalgia delle cipolle d'Egitto, non desiderano la libertà, ma ancora la sottomissione!

Gesù si ritirò “di nuovo” sul monte, tutto solo. Come già fece Mosè dopo la defezione del Vitello d'oro. Gv ci vuole dire che associare questa qualità di Cibo-Nutrimento di Gesù ad una qualsiasi forma di potere equivale a sfigurare Gesù in un idolo.


Salmo 144

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la tua mano
e sazi il desiderio di ogni vivente.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

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