Meditazione XXIIIa Domenica B - Monastero del Bene Comune

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domenica 5 settembre 2021

Meditazione XXIIIa Domenica B

 

Ricordiamo davanti a te, o Signore

  • La guerra in Etiopia tra il Fronte di liberazione del popolo del Tigray e il governo federale continua e si espande. A farne le spese sono le popolazioni civili e alle oltre 400 mila persone nel Tigray che vivono in condizioni vicine alla carestia. 

  • Nigeria, rapiti 73 studenti da uomini armati in una scuola.

  • Yemen. Combattimenti sono ancora in corso in diverse zone del Paese, mentre le iniziative diplomatiche dei mesi estivi non hanno prodotto risultati concreti.

  • Delegazioni militari ed esperti da tutta l’Africa sono stati in Russia la settimana scorsa per partecipare alla fiera annuale Army 2021, dal 22 al 28 agosto. Fiera, giunta alla sua settima edizione.

  • L'inquinamento del fiume Kasai, nella Repubblica Democratica meridionale del Congo, prodotto dagli scarichi tossici di una compagnia mineraria angolana, ha causato la morte di almeno 12 persone e migliaia di casi di diarrea e malattie della pelle nel sud del Paese centrafricano.

  • Un'epidemia di colera ha provocato la morte di 104 persone in Niger fra i circa 2.874 malati registrati nelle sei regioni del Paese africano.


Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison


Aiutaci a custodire la speranza

  • Mentre si attende la formazione del nuovo governo afghano, nel Paese le donne scendono in strada per chiedere pubblicamente di non essere messe ai margini della politica e della società. Nel mondo continuano le manifestazioni di solidarietà nei loro confronti.

  • È uno dei volti del coraggio, quello di Giovanni Putoto, medico dell’organizzazione Medici con l’Africa Cuamm, così come deciso dalla giuria del nuovo Premio internazionale “Valore del coraggio”, Putoto ha ritirato il premio ieri, 4 settembre, ad Arrone, assieme ad altri volti, tra i quali quello di Arif Oryakhail, medico afghano, da anni con asilo politico in Italia, appena tornato da Kabul dove era rientrato per collaborare alla ricostruzione della rete ospedaliera; quello di don Luigi Merola, l’ex parroco ‘anticamorra’ del quartiere Forcella di Napoli che, incurante delle minacce, ha strappato tanti ragazzi alla criminalità organizzata; quello di padre Paolo Dall’Oglio, rapito 8 anni fa in Siria dagli jihadisti, per il quale sarà presente la sorella Francesca. 

  • Al via il 31 agosto il "Korea Global Forum for Peace", organizzato ogni anno dal Ministero per l'Unificazione della Repubblica di Corea per discutere sulla pace e sull'unificazione della penisola.

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria in excelsis


Donaci, o Signore, di unirci al canto di gioia delle folle di Tiro e Sidone: “Hai fatto bene ogni cosa, anche i muti ora parlano”. E il tuo Santo Spirito non cessi di far vibrare in noi la Parola. Amen


Is. 35, 4-7 Gc. 2, 1-5

Mc, 7, 31-37


Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli.

Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.

E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».


***


Il brano si apre con un'indicazione geografica assai significativa: “Uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea, in pieno territorio della Decapoli”.

Va precisato che in questa sezione del vangelo di Marco, Gesù svolge la sua attività in territorio pagano. Egli annuncia il suo messaggio sia in ambito della tradizione giudaica, e quindi nel territorio d'Israele, che in territorio pagano. Immediatamente prima di questo racconto Marco narra l'incontro di Gesù con la donna Siro – fenicia e la sua sorpresa nel constatare in lei tanta fiducia.

In altre parole, i suoi discepoli devono “aprirsi” per comprendere che la novità del vangelo travalica i confini geografici e culturali perché è un dono per tutti. Ecco allora che l'evangelista, nell'offrirci l'indicazione geografica, attraverso un percorso molto singolare vuole dare particolare rilievo al fatto che Gesù si rivolge a tutti in senso aperto, universale. La città di Tiro, infatti, si trova a sud di Sidone e per giungere alla sponda orientale, quella pagana della Decapoli, Gesù ha preso un giro molto largo (per noi di Verona, sarebbe come passare da Torino per arrivare a Roma). Insomma, quel percorso Gesù lo voleva proprio fare. Egli dunque voleva che il suo messaggio raggiungesse anche coloro che non appartenevano alla tradizione biblica giudaica. Inoltre, il seguito di questa narrazione è costituito dal racconto di una seconda moltiplicazione dei pani e questa sarà in territorio pagano, con alcune note che richiamano il mondo extra israelitico. È un ulteriore segno che egli intende nutrire con il suo messaggio e le sue scelte davvero tutti, giudei e non. Egli si prende cura della ricerca di ognuno. Questo è il contesto.

Al centro della narrazione, non v'è dubbio, troviamo la guarigione del sordo – muto...i critici del testo affermano che si tratta di un “balbuziente” (che parla con difficoltà) più che un muto. Infatti, la difficoltà di parola dipende dalla difficoltà di ascoltare perciò, non udendo correttamente, i suoni delle parole escono storpiati.

Nella bibbia, secondo la tradizione dei profeti, la sordità e la cecità erano la metafora del non ascolto e della resistenza alla Parola di Dio.

Ora, i discepoli hanno quasi sempre manifestato resistenza al fatto che il messaggio di Gesù fosse a tutti. In fondo, i discepoli con il loro mantenersi ancorati alla mentalità del particolarismo giudaico, erano in un ascolto sbagliato. Il loro particolarismo era comprensibile dal punto di vista della difesa della propria specificità, ma comunque era indice di chiusura e di non disponibilità per quel Regno annunciato da Gesù e destinato a tutta l’umanità, al di là di ogni appartenenza religiosa o culturale.

L'abilità di Gesù consiste nel fatto che egli, attraverso questa guarigione-segno, compie un’azione di “teatro sociale”, il suo agire nel “sordo-muto” fa da specchio ai suoi discepoli.

Il sordo muto-balbuziente, sono loro stessi che opponendo resistenza all'ascolto autentico di Gesù, nel riferire il suo messaggio agli altri, in realtà lo storpiano. Riferiscono un messaggio sbagliato perché intriso della loro ideologia o della loro ristretta visione religiosa.

Noi comprendiamo che questo personaggio è simbolicamente figura rappresentativa dei discepoli perché nel testo viene detto che “Gesù lo prende in disparte”. Ora, Marco non usa mai i termini a caso. L'azione di Gesù di prendere in disparte, solitamente è rivolta ai discepoli. Egli si rapporta al sordo muto come un discepolo, appunto uno che fa da specchio alla resistenza – sordità degli altri discepoli.

Comprendere l'apertura del suo vangelo domanda una vera e propria guarigione, un essere sotto l'azione di Gesù che ci prende in disparte per aprirci all'ascolto, per abilitarci a rettamente parlare. Parlare di lui.

I due gesti terapeutici del toccare con la saliva e del mettere le dita negli orecchi danno forza espressiva alla scena. Le dita di Gesù sembrano forare gli orecchi. In questo modo l'evangelista ci fa comprendere che è piuttosto grande la resistenza da vincere. Inoltre, la saliva aveva proprietà terapeutiche. Si sputava sulle ferite per lenirle. Nel vangelo di Luca i cani leccano le piaghe di Lazzaro. La saliva è come un concentrato di vita dal momento che è considerata come la condensa dello stesso alito vitale. Infine ecco la parola rivolta a colui che non sentiva: Effatà – apriti. Non è rivolta all'organo uditivo ma alla persona. È un pressante invito rivolto ai discepoli, uno per uno, i discepoli di tutti i tempi perché non si chiudano in se stessi e non chiudano così il vangelo agli altri. È talmente importante che essi assimilino questo disponibilità che prima di parlare, annunciare correttamente, non da balbuzienti deformando il messaggio, è bene che facciano silenzio, è bene che prima ne interiorizzino il valore e il significato di questa apertura.

Il messaggio vale per tutti. La lode infatti che ne scaturisce non è al singolare ma al plurale: “Ha fatto bene ogni cosa”Richiama così il compiacimento che troviamo nel racconto di Genesi: ' vide che era cosa buona, molto buona...’ entrare nella dimensione aperta e universale pluralista del vangelo significa partecipare ad una ri-creazione – Ha fatto sentire i sordi e parlare i muti – non il sordo e il muto, ma i sordi e i muti, cioè noi. Chiediamo perciò di liberarci di quelle paure che ci fanno diventare rigidi fino a impedire agli altri la gioia di prendere parte della consolazione del vangelo.


Salmo 145

Il Signore rimane fedele per sempre

rende giustizia agli oppressi,

dà il pane agli affamati.

Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,

il Signore rialza chi è caduto,

il Signore ama i giusti,

il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,

ma sconvolge le vie dei malvagi.

Il Signore regna per sempre,

il tuo Dio, o Sion,

di generazione in generazione.




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