Meditazione XXV domenica B - Monastero del Bene Comune

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domenica 19 settembre 2021

Meditazione XXV domenica B

 


Meditazione XXVa Domenica B


Ricordiamo davanti a te, o Signore


  • Yemen. Nelle ultime ore il conflitto ha causato la morte di decine di persone tra ribelli Houthi e soldati filo-governativi. Preoccupa sempre più la situazione della popolazione.

  • La guerra civile in corso nel Corno d'Africa nella regione del Tigray sta producendo danni incalcolabili. Rifugiati eritrei sono stati sottoposti ad abusi, esecuzioni sommarie e stupri.

  • Afghanistan: il 93 per cento delle famiglie fatica ad avere cibo sufficiente, e bisogna rifornire i villaggi di montagna prima che l’inverno blocchi le vie di comunicazione.

  • In Nigeria sta per cominciare l’anno scolastico, ma negli stati del nord-ovest e del centro, un milione di bambini e ragazzi rischiano di non poter andare a scuola perché in quei territori non è garantita la sicurezza.

  • In Sud Sudan il Programma alimentare mondiale ha annunciato la sospensione da ottobre dell’assistenza alimentare a causa della carenza dei fondi dei donatori internazionali. 

  • Migliaia di salvadoregni sono scesi in piazza in segno di protesta contro l'introduzione della criptovaluta come moneta a corso legale a fianco al dollaro americano.

  • Danimarca: uccisi 1.500 delfini bianchi durante la tradizionale caccia: ma stavolta lo sdegno è stato enorme. L'acqua del fiordo è diventata rossa per il sangue degli animali. Anche la gente del posto era "furiosa".


Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison


Aiutaci a custodire la speranza

  • Si è aperta a L’Aquila la tappa in Abruzzo e Molise di “The Last 20”, il summit dei giovani con i rappresentanti dei 20 Paesi più poveri del Pianeta, dall’Afghanistan allo Yemen, organizzato da associazioni, ong e movimenti sociali in collaborazione con le diocesi e le istituzioni locali. Chiusura il 21 settembre con una Marcia della Pace guidata dall’arcivescovo di Campobasso, monsignor Bregantini.

  • Il 15 settembre è stato l’anniversario della morte del parroco del quartiere palermitano Brancaccio, ucciso dalla mafia 28 anni fa, padre Pino Puglisi. Maurizio Artale del Centro Padre Nostro, fondato da don Puglisi ha dichiarato: “La sua presenza continua a dare frutti”.

  • L'acqua non è una merce; è un simbolo universale e una fonte di vita e di salute. È quindi necessario garantire acqua potabile e servizi igienici per tutti”: è quanto ha detto monsignor John Putzer, incaricato d'affari ad interim della Missione permanente della Santa Sede a Ginevra.

  • Il dono dei farmacisti di Napoli per i poveri di Madagascar e Libano. Farmaci del valore di 62mila euro sono stati consegnati all'Elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, nuova tappa di un percorso di collaborazione iniziato da tempo a servizio degli ultimi. Il progetto “Un farmaco per tutti”, che è nato nel 2015 in collaborazione con la Curia di Napoli, ha come scopo quello di prendersi cura delle persone.

  • I vescovi calabresi nel documento «Mafie e Vangelo incompatibili» hanno dichiarato che la criminalità in Calabria esiste e ha volti, nomi e cognomi. Sono stati indicati strumenti per le parrocchie e forme di aiuto a favore dei familiari innocenti delle vittime

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria in excelsis


Libera, o Signore, la tua Chiesa da ogni desiderio mondano di potere. Aiutaci a vivere relazioni fraterne, gratuite e libere. Insegnaci il gusto evangelico di servire la gioia dell'umanità rimanendo fedeli all'ultimo posto.




Sap 2,12.17-20  Giac 3,16-4,3

 

Mc 9,30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea,

ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.

Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà».

Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.

Giunsero a Cafàrnao.

Quando fu in casa,


chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?».

Ed essi tacevano.

Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.

Sedutosi,

chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino,

lo pose in mezzo a loro e,

abbracciandolo, disse loro:

«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

***

L'autore della prima lettura (il libro della Sapienza) si rivolge ad una comunità ebraica che, vivendo nella diaspora, rappresenta una minoranza, non solo numerica, ma culturale. Rispetto a tutti gli altri, ha un modo diverso di vedere le cose.

Il pensiero dominante che circonda questa comunità è il seguente: La vita è fuggevole, svanisce, non ne rimane che una esalazione vaporosa. Pertanto, cerchiamo di viverla spregiudicatamente, sfruttando tutte le occasioni per trarne vantaggio e piacere. L’ego prima di tutto e vinca il più forte.

La piccola comunità giudaica, radicata invece nella Parola, rappresentava un'alternativa a questa visione delle cose. Da un certo punto di vista, appariva come l'espressione della debolezza, della vulnerabilità.

  • Tendiamo insidie al giusto, che per noi è di incomodo e si oppone alle nostre azioni.

  • Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti.

  • Condanniamolo a una morte infame.

In realtà, pur nella sua realtà di gruppo minoritario, la comunità giudaica è consapevole che tutte le scelte di sfruttamento e di prevaricazione sono fondate solo sulla paura, paura della vita che sfugge di mano. È la paura di chi non sa che la vita custodisce un segreto di bontà, di bellezza, di giustizia e di dignità perché non conosce la promessa di Dio.

Chi invece sa che nel cuore di ogni essere è posto il germe del regno, non teme nemmeno di dare la vita. Dare la vita è una ragione di vita.

Gesù da che parte sta?

Il brano evangelico di Marco è chiaramente composto in due parti: una all'aperto, durante il cammino (vv. 30-33) e l’altra in casa (vv.34-37)

La parte che riguarda il cammino, apre con una coordinata di spazio: “Partiti di là attraversavano la Galilea...” e chiude l'inclusione con “Giunsero a Cafarnao.” In questa inclusione, Gesù annuncia per la seconda volta la passione che lo attende e i suoi reagiscono col silenzio per paura di approfondire il discorso.

Nella seconda parte, quella della casa, avviene l'interrogazione ai discepoli circa la loro discussione e Gesù, abbracciando e mettendo al centro un bambino compie un gesto profetico- parabolico a cui seguono delle dichiarazioni assai importanti per la comunità cristiana.

Siamo dunque in una situazione di cammino: “Partiti di là...ma egli non voleva che alcuno lo sapesse”. È un “ma” avversativo. Stanno camminando, ma il loro cammino non sarà facile. Devono comprendere certe cose che, per la comunità cristiana, sono di importanza decisiva.

La difficoltà evidente, ma non l'unica, è esplicitata da Gesù in questo secondo annuncio di passione: “Il Figlio dell'Uomo viene consegnato”. È la prima volta che si parla di consegna.

È una parola chiave per comprendere la passione di Gesù e tutta la sua vicenda. Egli si sta muovendo nella direzione della “consegna di sé”. Al momento estremo, ma nel loro cuore anche i più vicini a lui, si sentirà dire: “Salva te stesso”... Egli, invece, in quell’ultima sera offrendo il pane e il vino dirà:

...questo è il mio corpo, per voi”

questo è il mio sangue, per voi”.

Il brano presenta un’ulteriore forma avversativa: “Essi però non capirono queste parole e avevano timore di interrogarlo”.

L'evangelista crea una sospensione in cui nei cuori circolano molti pensieri:

Non dobbiamo dargli corda, altrimenti chissà dove andremo a finire.

È proprio fissato sulla tragedia. Possibile che non si riesca a rovesciare la situazione al positivo!

Se accade davvero quello che dice che ne sarà delle nostre speranze di cambiamento? Dei nostri buoni progetti di riscatto? … meglio soprassedere. Affronteremo la questione quando questo clima depressivo sarà passato”

L'evangelista vuole far comprendere qualcosa di paradossale che, ahimè, continua a ripetersi nella storia delle comunità cristiane: Gesù fa problema ai suoi.

La seconda parte avviene in casa.

Simbolicamente, secondo Marco, è il luogo della comunità dei discepoli e delle discepole.

Qui sono discepoli sono interpellati per la seconda volta. Precedentemente. erano stati interrogati a Cesarea di Filippo: “Voi chi dite che io sia. Per Gesù, il discepolo che comprende che il posto principale è l'ultimo posto, è il discepolo che concretamente lo confessa come il Cristo!

Essi tacevano”. Un'altra volta Gesù incontrò una barriera di silenzio. Fu sempre a Cafarnao quando, di sabato, in sinagoga, chiese ai presenti se era lecito o meno guarire uno di sabato.

A questo punto l'intervento di Gesù assume tutta l'enfasi di una dichiarazione solenne. Marco sottolinea ciò presentandocelo nella postura di seduto: “Sedutosi.

É l'espressione quasi tecnica in cui la comunità delle origini riconosceva in Gesù il suo Maestro e Signore nell'atto di dare la sua Parola di Vita. Quando una dichiarazione è preceduta dall'indicazione di questa postura del corpo, è come se si volesse richiamare l'attenzione su elementi di estrema importanza, assolutamente fondanti e irrinunciabili.

Ora le parole s'intrecciano con i gesti.

Prendere un bambino e metterlo al centro significa fare di ciò che il bambino rappresenta il criterio di riferimento per tutte le relazioni. Il bambino è assolutamente privo di qualsiasi potere sugli altri. Non può vantare diritti. È radicalmente l'esatto opposto a qualsiasi idea di dominio.

Gesù abbraccia il bambino: prima di proporlo agli altri, assume, cioè fa suo questo criterio del non potere. Egli non vuole dominare su nessuno! E arriva a dire che persino il Padre, si trova all'opposto di ogni volontà di potenza e di dominio. “Chi accoglie uno di questi... accoglie me...accoglie colui che mi ha mandato”. Questo è lo stile di Dio secondo Gesù.

Salmo 53

Dio, per il tuo nome salvami,

per la tua potenza rendimi giustizia.

Dio, ascolta la mia preghiera,

porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.

Poiché stranieri contro di me sono insorti

e prepotenti insidiano la mia vita;

non pongono Dio davanti ai loro occhi.

Ecco, Dio è il mio aiuto,

il Signore sostiene la mia vita.

Ti offrirò un sacrificio spontaneo,

loderò il tuo nome, Signore, perché è buono.

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