Meditazione domenica XXXIIIa A - Monastero del Bene Comune

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sabato 18 novembre 2023

Meditazione domenica XXXIIIa A

 


Ricordiamo, o Signore, davanti a te

Sono numeri in aumento quelli che riguardano le vittime delle mine antiuomo secondo il report, presentato a Ginevra, dalla “Campagna Internazionale per il Bando delle Mine Antiuomo”. Le vittime sono state 4710 persone lo scorso anno, l’50% dei quali bambini. 

A Gaza le vite di un milione di bambini "appese a un filo. Più di 1,5 milioni di sfollati, tra cui 700 mila bambini, stanno lottando per accedere all'acqua potabile e vivono in condizioni igieniche terribili. I servizi sanitari per l'infanzia quasi al collasso.

Aumenta la povertà in Italia. 5 milioni 673 mila poveri assoluti nel Paese, il 30% stranieri. Si contano 2 milioni 187 mila famiglie in povertà̀ assoluta, a fronte dei 2 milioni 22 mila famiglie del 2021 (+165mila nuclei), concentrati soprattutto nel Mezzogiorno. Il lavoro non è più causa sufficiente di benessere. "Una persona su quattro che si rivolge alla Caritas ha un lavoro".

Il governo dello Stato brasiliano di Mato Grosso ha dichiarato l'emergenza ambientale per 60 giorni a causa delle alte temperature. L'obiettivo è cercare il sostegno del governo federale per rafforzare le azioni di lotta agli incendi boschivi che si sono verificati nel bioma del Pantanal, la più grande zona umida del mondo. I roghi sono stati oltre duemila in appena 13 giorni.

Sdegno e rabbia in Zimbabwe, dove il maggior partito di opposizione ha accusato il governo del presidente del rapimento e dell’uccisione di un suo attivista, il pastore Tapfumanei Masaya. Ad annunciare il ritrovamento del cadavere dell’uomo è stato il vice portavoce della Coalizione dei cittadini per il cambiamento.

Dal 1° gennaio 2022 al 30 settembre 2023 sono stati 18 gli Enti locali sciolti per mafia in tutto il territorio nazionale, ovvero una media di uno scioglimento al mese. Un dato inquietante che emerge dal dossier “La Linea della palma” preparato da Avviso Pubblico.

 Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison

Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

Attraverso il metodo della nonviolenza sa costruire percorsi di dialogo, di tutela della dignità umana in vista del bene comune, agendo con tempestività e imparzialità”: per questo motivo, ieri, sabato 18 novembre, a Cuneo, Operazione Colomba – Corpo Nonviolento di Pace riceve il Premio internazionale Antonio Vassallo che intende “evidenziare la fecondità dell’operare per il bene comune come valore da anteporre alle differenze di vedute o generazionali”.

I market solidali di Progetto Arca: fare la spesa, con dignità. Con l’inaugurazione, appena avvenuta, di quello di Rozzano, nell’hinterland milanese, sono ormai otto i centri in Italia dove le persone che vivono ai margini potranno scegliere da protagonisti i prodotti e gli alimenti necessari al loro sostentamento.

Regno Unito. La Corte Suprema boccia il “piano Rwanda”. Il programma di trasferimento dei migranti in Africa, voluto dal governo di Londra, è stato dichiarato illegale. 

L’arcivescovo di Bologna, Card. Matteo Zuppi, ha introdotto in Campidoglio a Roma l’incontro “Non c’è pace senza perdono” per l’anniversario dell’enciclica di San Giovanni XXIII Pacem in Terris. “Abbiamo dimenticato questo testo e continuiamo a usare la guerra come metodo di risoluzione dei conflitti”, afferma il porporato, che chiede il cessate il fuoco a Gaza e assicura tutto l’impegno possibile per i bambini in Ucraina.

Cais do Valongo' (Molo di Valongo), a Rio de Janeiro, da dove si calcoli siano passati circa un milione di schiavi provenienti dall'Africa, sarà riaperto il prossimo 20 novembre, in occasione della Giornata della coscienza nera, celebrata ogni anno in Brasile.

Sud Sudan: l’ultimo addio a mons. Paride Taban. Si era prodigato per la pace tra i sudsudanesi, ed era stato mediatore tra le autorità governative dell’SPLA e David Yau Yau, leader dell’insurrezione dei murle conclusasi con un accordo di pace nel 2017. Ricordandolo, l’arcivescovo emerito di Khartoum Gabriel Zubeir ha invitato la nuova generazione di vescovi a seguire il cammino di pace e riconciliazione da lui tracciato

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo

Ti ringraziamo, o Signore, per la fiducia che accordi a ciascuno nel consegnare te stesso e il tuo vangelo a noi, esseri umani segnati da non poche fragilità. Dona anche a noi di fidarci gli uni degli altri. Amen

Pr 31,10-13.19-20.30-31   1Ts 5,1-6 

  Mt 25,14-30

«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.

Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.

Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.

Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

***

Il brano è collocato a Gerusalemme, alla fine dell’attività pubblica di Gesù. Dopo questi discorsi, entrerà nel cammino di passione e morte. Possiamo quindi pensare che i messaggi assumano un significato di “testamento spirituale”: verso la fine, si comunicano le cose che più contano, ossia ciò che può rimanere come tesoro da custodire anche per il dopo.


Osservando poi alcune sottolineature del testo; l’evangelista ama rimarcare il tempo di un’attesa durante la quale la comunità dei discepoli e discepole non deve abbandonarsi all'affievolimento. Il padrone infatti partì e dopo molto tempo fece ritorno. In questa fase i temi che riguardano la fine vengono, poco alla volta, ad assumere il valore delle cose importanti. Ogni momento è in questa fase tra il già consegnato e il non ancora. per ognuno c’è la consegna di una promessa che, se accolta e vissuta, realizza in ogni momento il ritorno del Signore.

Entrando poi in un contatto più immediato col testo, occorre renderci conto che Gesù si esprime col linguaggio della parabola. È una drammatizzazione tale che, oltre ad attirare l’attenzione, tende a rendere partecipe chi ascolta di una decisione che deve assumere in sé stesso. La parabola dunque, man mano che sviluppa il racconto, convergere verso un centro, verso un unico messaggio. Una volta colto il cuore del messaggio, tutti gli altri elementi che compongono il racconto passano in secondo piano quasi a scomparire perché, dal punto di vista dell’esito narrativo, sono divenuti ormai ininfluenti. Dobbiamo quindi, per prima cosa, non identificare immediatamente il ritorno di quel signore di cui si parla nella parabola con il Signore del giudizio finale nell’atto di premiare o castigare in base alle buone o cattive azioni compiute. Ciò fa parte più della nostra immaginazione che del messaggio biblico.

Questa premessa sul linguaggio parabolico ha lo scopo di metterci in guardia di fronte ad una lettura fuorviante di sapore meritocratico che generalmente si concentra sul verbo trafficare per lodare l’iniziativa imprenditoriale. Una simile lettura capitalistica e moralistica viene continuamente, ed erroneamente, applicata in molti settori della vita: nell’ambito lavorativo – professionale, in quello educativo scolastico ed anche nella vita spirituale.

Stando al testo, viene subito precisato che i talenti non si confondono con le capacità. Tant’è che essi vengono distribuiti dal padrone in base alle capacità. Quindi i talenti distribuiti sono altra cosa dalle cosiddette capacità. Nel nostro linguaggio invece confondiamo le due cose fino a definire una persona “di talento” se questa possiede delle capacità particolari nel campo artistico o in quello scientifico.

L’altra cosa che va dunque precisata è che comunque anche il solo talento corrisponde ad una somma elevatissima, ventisei chilogrammi d’oro. In ogni caso, nell’affidare i suoi beni, il padrone è sostenuto da una fiducia estrema nei confronti dei destinatari.

Il cuore poi della narrazione, incentrato sul tema del ritorno, mette in sequenza la resa dei conti, uno dopo l’altro a cominciare da colui che ha ricevuto il maggior numero di talenti fino a quello che ne ha ricevuti di meno. Il punto di convergenza quindi è l’ultimo servo.

Ecco il punto focale: PER PAURA HO NASCOSTO IL TUO TALENTO (si noti che il comportamento del servo che nasconde il bene del padrone per custodirlo meglio è raccomandato dalle migliori scuole rabbiniche).

Il talento è Gesù stesso, e Gesù è l’amore, il suo messaggio, la vita nuova che è venuto a portare nella comunità e nel mondo, come si può essere ancora dominati dalla paura?

Gesù ci chiede di scegliere tra fiducia e paura. Ci sono tanti modi di nascondere il talento Gesù. Possiamo chiuderlo dentro i forzieri di una dottrina controllata dai dogmi, possiamo annacquare la paradossalità del vangelo con l’equilibrismo clericale; Gesù viene nascosto dalle formule liturgiche; il talento Gesù è nascosto e sotterrato quando le chiese sostengono di averne il monopolio esclusivo; viene nascosto quando la religione fa rima con potere e non con com-passione…

Sappiamo bene che la religiosità della paura può avere delle evoluzioni molto raffinate, persistenti, solidamente istituzionalizzate.


Alla fin fine, la drammatizzazione vuole condannare nell’atteggiamento dominato dalla paura l’impostazione di un rapporto sbagliato che non ha fatto sua la nuova condizione dei figli. I discepoli che non vivono più nella paura si sentono di casa e perciò gli interessi del padrone sono i loro stessi interessi; agiscono con libertà e creatività perché sanno che il Signore ha loro accordato una fiducia immensa e pertanto. Ha consegnato loro sé stesso. Non vi è alcuna ragione da temere.

Le parole poi del servo, invece, “so che sei uomo duro…che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso” richiamano un testo importante di Es. 5, 6-11

6 In quel giorno il faraone diede questi ordini ai sorveglianti del popolo e ai suoi scribi: “7 Non darete più la paglia al popolo per fabbricare i mattoni come facevate prima. Si procureranno da sé la paglia. 8 Però voi dovete esigere il numero di mattoni che facevano prima, senza ridurlo. Perché sono fannulloni; per questo protestano: Vogliamo partire, dobbiamo sacrificare al nostro Dio! 9 Pesi dunque il lavoro su questi uomini e vi si trovino impegnati; non diano retta a parole false!”.

10 I sorveglianti del popolo e gli scribi uscirono e parlarono al popolo: “Ha ordinato il faraone: Io non vi dò più paglia. 11 Voi stessi andate a procurarvela dove ne troverete, ma non diminuisca il vostro lavoro”.

Il problema di fondo quindi che ogni credente deve chiarire, non è quello di essere più bravo, più impegnato, laborioso ecc., ma di chiarire in se stesso se il suo rapporto con il Signore è un rapporto da schiavo, come con un Faraone, oppure da figlio amico, cioè di amore fiducioso e di condivisione.

Salmo 127

Beato chi teme il Signore

e cammina nelle sue vie.

Della fatica delle tue mani ti nutrirai,

sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda

nell’intimità della tua casa;

i tuoi figli come virgulti d’ulivo

intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto

l’uomo che teme il Signore.

Ti benedica il Signore da Sion.

Possa tu vedere il bene di Gerusalemme

tutti i giorni della tua vita!


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