Meditazione domenica XXXIVa A - Monastero del Bene Comune

NEWS

Home Top Ad

Post Top Ad

sabato 25 novembre 2023

Meditazione domenica XXXIVa A

 


Ricordiamo, o Signore, davanti a te

Nel Sudan devastato dalla guerra si segnalano massacri nella regione del Darfur, regione dove è particolarmente cruento lo scontro tra l’esercito regolare e le milizie ribelli del Rapid Support Forces (Rsf). Le violenze finora hanno provocato oltre 10mila morti, più di cinque milioni di sfollati interni e circa 1,3 milioni di persone fuggite negli Stati limitrofi.

Intorno alla mezzanotte di mercoledì 22 novembre, un nuovo naufragio è avvenuto a largo dell’isola di Lampedusa. Il secondo in ventiquattro ore. Quello di domenica scorsa, era costato la vita ad una bambina di 2 anni. Quello di mercoledì una donna originaria della Costa d’Avorio, è morta durante le operazioni di salvataggio.

In America Latina i miliardari si arricchiscono. La regione si conferma la più diseguale al mondo. Nel 2022 si è registrata anche una leggera diminuzione della povertà. Quasi un terzo della popolazione della regione non ha un reddito sufficiente a coprire le spese primarie.

Suriname. Almeno 15 i morti per il crollo miniera in un sito dove persone stavano cercando oro in una sorta di tunnel improvvisato di notevole profondità".

Bolivia: caldo record provoca 13 morti per colpi di calore, con i termometri oltre i 40 gradi in alcune zone. 

La più grande 'favela' del Brasile, Rocinha, situata nella zona sud di Rio de Janeiro, è da 8 giorni senza energia elettrica. Il tutto proprio mentre la città carioca affronta un'ondata di caldo anomalo, con temperature superiori ai 40 gradi.

Repubblica Dominicana: almeno 24 morti per le inondazioni. Il maltempo ha colpito più di 3.500 abitazioni, costringendo allo sfollamento di oltre 17.800 persone.

Migranti: 660 persone riportate in Libia in una settimana.

Impiccato in Iran un attivista legato alle proteste. È ottava esecuzione. L'attivista Milad Zohrevand aveva 20 anni

Record femminicidi nel mondo nel 2022, quasi 89.000 donne uccise. Il 55% dei crimini commessi tra le mura domestiche.

 Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison

Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

Liberati i primi 13 ostaggi israeliani, la tregua tiene. Quattro giorni di cessate il fuoco per procedere allo scambio degli ostaggi e permettere l'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia. Secondo l'ONU sono entrati 137 camion con aiuti umanitari.  Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, annuncia che 39 donne e minori palestinesi imprigionati da Israele sono stati rilasciati in linea con gli impegni sulla tregua.

in occasione del decimo anniversario della Evangelii Gaudium, Francesco ribadisce che la missione evangelizzatrice e la vita cristiana non possono trascurare i poveri perché sono loro a segnare il cammino della redenzione. Ascoltiamo il loro grido e quello della terra per porre fine alle urgenti problematiche dell’umanità.

La Giornata. L'Italia per le donne (e per Giulia): mai più violenza. «Voi siete il futuro, e ognuno di voi sta cercando di capire cosa è mancato a tutti i livelli, dai docenti agli studenti, ai genitori, perché anche io mi faccio delle domande». «Magari confrontandoci, cerchiamo di capire cosa si può fare, trovare un protocollo, un modo per poter sradicare la violenza, in particolare la violenza sulle donne» ha spiegato Gino Cecchettin nel cortile dell'Università di Padova.

Il vescovo Domenico ha annunciato che il 18 maggio papa Francesco sarà a Verona per partecipare all’Arena di Pace, in seguito visiterà il carcere di Montorio e pranzerà con i detenuti. Concluderà la visita con la celebrazione dell’eucaristia nello stadio Bentegodi.

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo


Signore Dio, Il tuo Soffio ci inondi di tenerezza e di misericordia. Fa che lottiamo perché l'umano vinca sul disumano. Aiutaci a prenderci cura delle donne e degli uomini che incontriamo sulla nostra strada perché rinasca ogni giorno un'umanità nuova. Amen

Ez 34, 11-12. 15-17 1 Cor 15, 20-26.28

Mt. 25, 31-46

31 Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli,

si siederà sul trono della sua gloria.

32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.

34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra:

Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.

35 Perché

io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,

ho avuto sete e mi avete dato da bere;

ero forestiero e mi avete ospitato,

36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato,

carcerato e siete venuti a trovarmi.

37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?

40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.

41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra:

Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.

42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare;

ho avuto sete e non mi avete dato da bere;

43 ero forestiero e non mi avete ospitato,

nudo e non mi avete vestito,

malato e in carcere e non mi avete visitato.

44 Anch’essi allora risponderanno:

Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?

45 Ma egli risponderà:

In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.

46 E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna”.

Questo discorso di Gesù è una parabola, vale a dire di una drammatizzazione. Attraverso questo scenario, Gesù vuole mettere in evidenza la verità fondamentale dell’essere discepoli suoi. Quindi, per giungere al cuore della verità, egli “mette in scena” un’istruttoria che ha come suo proprio scopo quello di appurare la verità delle cose, come del resto accade in tutti i dibattimenti processuali.

Ecco, la drammatizzazione parabolica trova qui, nell’ambito forense, il suo ambiente più adatto. Questo modo di dire, legato all’immagine di un processo con relativa sentenza di assoluzione o di condanna, è tipico della tradizione profetica a cui Gesù attinge. Quasi tutti i profeti, nel loro ministero, danno messaggi di esortazione, di minaccia o di salvezza attraverso lo schema narrativo del processo o della lite chiamato rîb.

Il processo ha quindi inizio secondo i canoni classici di ogni celebrazione giudiziaria: convocazione dei testimoni (tutte le genti) e proclamazione dello scopo del processo, vale a dire separare la verità dalla non verità (resa qui nell’espressione di “porre le pecore alla destra e i capri alla sinistra”). Dopo i preliminari, è la volta di coloro che sono parte in causa.

Da notare che nello scopo della celebrazione di questo processo, ovvero lo stabilire la verità delle cose, cioè il senso e le conseguenze dell’essere discepoli/e del Signore, si fa cenno all’atto del separare in termini non esclusivamente giudiziari ma pastorali, come, appunto, fa il pastore quando separa le pecore dai capri. Il riferimento è ad Ez. 34, 15-17. (prima lettura)

Sarò io a condurre al pascolo le mie pecore e a radunarle, oracolo di Dio, mio Signore. Quella che s’è perduta andrò a cercare, quella che s’è allontanata la farò tornare, quella che s’è fratturata la fascerò, quella ammalata la farò ristabilire; veglierò sulla grassa e sulla robusta! Le pascolerò come si deve. Quanto a voi mie pecore, così dice Dio, mio Signore: Badate! Giudicherò pecora e pecora, tra montoni e capre”.

La separazione che compie il pastore corrisponde ad un prendersi cura; quasi a sottrarre le pecore dalla cupidigia degli avidi pastori. Il giudizio quindi che sta per essere celebrato è un momento in cui ai poveri, agli oppressi viene resa giustizia. Da sempre, secondo la migliore tradizione profetica, Dio è direttamente coinvolto nella causa dei miseri.

Tutti gli elementi del racconto vanno a comporre una precisa composizione scenografica. Nella prima parte, cioè nell’esposizione dell’istruttoria, il discorso è solenne; è strutturato secondo lo stile del parallelismo antitetico, rappresentato dalle categorie di quelli che stanno alla destra e da quelli che stanno alla sinistra.

Tutto converge verso una duplice conclusione: lo avete fatto a me o non lo avete fatto a me. Da ciò ne deriva una duplice sentenza espressa nel chiasmo “E se ne andranno, questi, al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna”.

La drammatizzazione ha quindi fatto emergere il punto verso cui si scarica la tensione del racconto: lo avete fatto a me. Il resto, cioè la sentenza del “supplizio eterno o della vita eterna”, fa parte degli elementi drammaturgici la cui funzione è conferire pathos al racconto.

L’avete fatto a me o non l’avete fatto a me”. A me chi? Uno solo dei più piccoli. L’uno solo dei più piccoli è quindi il luogotenente del re ora seduto in veste di giudice.

Alla luce di ciò, il racconto che segue, ossia il racconto della passione e morte, contiene un’ironia sconcertante. In un baleno, il trono del re si trasforma in una mangiatoia e in una croce. L’una contiene l’altra perché entrambe sono dimora dei piccoli, degli schiacciati.

I piccoli sono lui! Il giudizio sulla verità delle cose è, secondo il Regno di Dio, prerogativa dei piccoli e degli impoveriti della terra, non le segreterie dei partiti o le riunioni dei G8 o G20 che dir si voglia.

Per vedere veramente come stanno le cose occorre entrare in contatto con coloro che qui sono rappresentati in sei categorie di persone ripetuti due volte (6+6=12) sono la totalità.

La totalità dei suoi in cui si identifica perché ha scelto di condividerne le sorti, sono lui! Lui è i piccoli, fino all’ultimo, fino ad uno solo dei più piccoli, degli schiacciati.

Evocando il testo che precede questo brano, la parabola dei talenti, possiamo dire che lui è anche il talento consegnatoci. Gesù Cristo, che nella lapidaria conclusione di questa parabola, “ogni volta che …lo avete fatto a me”, ci spiega con molto realismo cosa significhi trafficare il “talento”: farsi carico, come lui, e schierarsi dalla parte dei piccoli.

Infine, per non soffermarci erroneamente alla dimensione del giudizio lapidario che separa in modo netto i soggetti di due modi di agire differenti, occorre riconoscere che, se così fosse, il Giudice si troverebbe nei guai, perché nessuno di noi è completamente tra quelli che si trovano sulla sinistra del giudice o completamente tra quelli che si trovano alla destra. Tutti ci troviamo un po’ pecore e un po’ capri perché nel concreto dei nostri rapporti siamo sia ospitali, sia escludenti al tempo stesso. Perciò abbiamo bisogno di purificazione grazie all’azione di quel grande Pastore buono che si prende cura di ognuno. E dentro di noi fa emergere la bontà separandola dalla tendenza alla chiusura e all’egoismo.

Tutti siamo anche piccoli e poveri, bisognosi gli uni degli altri. Far fruttificare il talento significa aprirci alla condivisione dei nostri doni e delle nostre ferite come ha fatto il Signore.

Salmo 22

Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare.

Ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia,

mi guida per il giusto cammino

a causa del suo nome.

Davanti a me tu prepari una mensa

sotto gli occhi dei miei nemici.

Ungi di olio il mio capo;

il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne

tutti i giorni della mia vita,

abiterò ancora nella casa del Signore

per lunghi giorni.


Post Bottom Ad

Pages