MEDITAZIONE: Terza Domenica d’avvento A - Monastero del Bene Comune

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sabato 13 dicembre 2025

MEDITAZIONE: Terza Domenica d’avvento A

 


Ricordiamo davanti a te, o Signore

    Ha raggiunto quota 1.003, il bilancio delle vittime delle alluvioni e delle frane che hanno colpito l’Indonesia, mentre 218 persone risultano ancora disperse,
    Gaza, sempre più vittime per il freddo e la tempesta Byron. Nella Striscia di Gaza almeno 16 morti per il gelo e le forti piogge che stanno devastando i campi profughi nei quali, dall'inizio della guerra, si sono rifugiate migliaia di persone. Bambini e neonati a rischio ipotermia. Intanto, mentre molti degli aiuti umanitari rimangono bloccati, continuano i raid israeliani nonostante la tregua.
    Iran, nuovo arresto per la premio Nobel Mohammadi. L’attivista iraniana, simbolo della lotta per i diritti delle donne, è stata fermata a Mashad mentre partecipava alla cerimonia di lutto per Khosrow Alikordi, un importante avvocato per i diritti umani la cui recente morte ha suscitato l'indignazione dell'opinione pubblica.
    Sono almeno 33 i morti e oltre 50 i feriti provocati dall’ennesimo attacco aereo sul Myanmar. Dal 2021, anno del colpo di Stato in Myanmar, più di 400 strutture sanitarie sono state distrutte o rese inagibili, mentre oltre 240 scuole sono state colpite dai bombardamenti o trasformate in basi militari.
    Non si ferma il bilancio della drammatica escalation al confine tra Thailandia e Cambogia: nelle ultime 24 ore sono stati registrati almeno 13 morti e oltre 100 feriti, mentre più di mezzo milione di civili è stato costretto a lasciare le proprie case.
    Sant’Egidio: in Italia crescono povertà e solitudine. Il 10% della popolazione è indigente e oltre 1,28 milioni di loro sono minori. E mentre gli affitti schizzano alle stelle, 100.000 case popolari potrebbero essere assegnate.. La Comunità di Trastevere ha presentato la nuova edizione della guida “Dove mangiare, dormire, lavarsi”, fornendo dati allarmanti sulla situazione.
    Sono 67 i giornalisti uccisi nel mondo in un anno, di cui quasi la metà nella Striscia di Gaza "sotto il fuoco delle forze israeliane". Lo rende noto Reporter senza frontiere nel suo bilancio annuale pubblicato oggi.
    Resta grave il bilancio di perdite di vite umane, con oltre 1.700 morti sulle rotte migratorie mediterranee che partono dal continente africano in direzione della Fortezza Europa. Al conto, occorre ricordarlo perché sfugge alla pur sommaria contabilità ufficiale, mancano i morti nel deserto del Sahara, che sono stimati dagli esperti essere un numero equivalente a quelli che hanno perso la vita tra i flutti.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...
Autaci a custodire la speranza

    A Roma, Caritas Internationalis ha premiato sei iniziative comunitarie guidate da donne con il Women Weavers of Hope Award, un riconoscimento conferito nell’Anno Giubilare 2025 a progetti che rafforzano la speranza, la coesione sociale e la dignità umana in contesti di particolare vulnerabilità. Tra le iniziative premiate figura anche Fili di Pace, il progetto delle Suore Missionarie Comboniane a sostegno delle donne beduine della Cisgiordania, insieme a progetti provenienti da Bangladesh, Sierra Leone, Marocco, Malawi, Perù e Antille. 
    Un menù di speranza e fraternità, 80 "poveri di San Pietro" a pranzo in parrocchia. A San Gregorio VII, a due passi dalla Basilica Vaticana, uomini e donne indigenti legati a L’Osservatore di strada hanno pranzato insieme: un momento di serenità a persone in difficoltà. "Invitiamo alla cena di Natale una famiglia povera o anche solo una persona sola". Per il Pontefice, la povertà – materiale ed esistenziale – resta "un’urgenza non rinviabile", come richiamato anche nell’Esortazione apostolica Dilexi te.

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Maranatha


***


Is 35,1-6a.8a.10 Gc 5,7-10

Mt 11,2-11


2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo,

per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli:

«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».

4Gesù rispose loro:

«Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete:

5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati,

i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo.

6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».


7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:

«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?

8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso?

Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re!

9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta.

10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico:

fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista;

ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».


***


Giovanni, in carcere, mandò a dirgli…’. La domanda formulata dal Battista è basata su informazioni che ha ricevuto da altri. Egli appare principalmente interessato a capire la missione del Nazareno in riferimento a quelle che erano le sue aspettative messianiche, che abbiamo già visto esplicitate domenica scorsa in Matteo 3,11-12: un giudice inviato da Dio a stabilire con forza il suo Regno. Il problema emerge secondo due prospettive: la prima riguarderebbe l’idea di messianismo politico che anche il Battista abbracciava, ma che Gesù non sembra accogliere; la seconda si riferirebbe invece alla mancanza di quella religiosità ritenuta conforme agli schemi del giudaismo del tempo, (farisei, sadducei, Qumran), che Gesù non professa.


Gesù rispose’. Gesù non risponde direttamente alla domanda col parlare della sua identità, ma descrive ciò che sta facendo e che i discepoli di Giovanni possono vedere e udire. Qui troviamo un riferimento ai capitoli 8-9 del vangelo (i racconti dei prodigi da lui compiuti) e al Discorso della montagna (capp. 5-7). Tale rimando invita noi, lettori e lettrici, a ricordare ciò che è già stato narrato. Qui l’evangelista utilizza una citazione presa dal libro di Isaia (Is 35,5-6 e 61,1) che contiene le promesse per l’era messianica. Gesù è descritto come colui che mostra l’intervento di Dio in favore degli ultimi dell’umanità, con azioni evidenti nella loro concretezza e nella loro valenza sociale. Questo dovrebbe bastare per chiarire e convincere che è il Messia.


E beato colui…’. Gesù ipotizza un possibile disorientamento di fronte alla sua persona e attività, dato il suo diverso modo di agire per la gente che lo vede e lo ascolta. Ma, se le si sa accettare e comprendere come disegno di Dio, allora si entra nella sua mentalità e si parteciperà della beatitudine già espressa all’inizio del Discorso della montagna (vedi 5,1-12). L’atteggiamento di Giovanni Battista qui non viene biasimato né condannato, anzi, trova la sua risposta, perché i suoi dubbi (come anche i nostri), se indirizzati alla ricerca della verità, sono punto di partenza per poi raggiungerla. In fondo, ciò che Gesù chiede è la capacità di fare esegesi della realtà alla luce della Parola di Dio. È interessante notare come Matteo non ci informi riguardo alla reazione finale del Battista: sarà rimasto soddisfatto della risposta? Avrà accettato la messianicità diversa di Gesù? A Matteo questo non importa, ma importa il coinvolgimento dei lettori, che sono invitati a dare la loro risposta.


Gesù si mise a parlare alle folle’. Con l’immagine delle canne presenti nei luoghi dove Giovanni battezzava, Gesù vuole indicare che egli non era la persona incline a cambiare opinione a seconda delle circostanze per essere popolare (v. 7). E neppure la persona sofisticata che viveva alla ricerca del lusso e all’ombra dei potenti, un profeta di corte stipendiato dai signori (v. 8). Qui Gesù si riferisce implicitamente al palazzo-fortezza di Erode a Macheronte, dove il Battista era prigioniero. L’identità del precursore si trova in un’altra citazione biblica (Malachia 3,1 e 3,23-24), cui Gesù fa riferimento: si tratta di una persona fondamentale nella storia del popolo di Dio. È colui che prepara la via del Messia con la sua predicazione, il suo stile di vita, il suo gruppo di discepoli, la sua testimonianza di sofferenza e la sua morte.


In verità (amen) vi dico…’. La sentenza finale (v. 11) incomincia con un amen, che conferisce un tono solenne a quanto sta per dire, ma che al lettore sembra un’esagerazione, nella contrapposizione fra grande e piccolo. Gesù non vuole minimizzare la figura di Giovanni battista, ma il suo intento è quello di esaltare coloro che credono in lui e che sono già partecipi del Regno di Dio, anche se inconsciamente.


Concludendo, possiamo dire che Giovanni, anche se non ha mai compiuto prodigi, è il più grande nel passato, grazie al suo impegno nel realizzare ciò che Malachia aveva preannunciato tre secoli prima di lui: un cambiamento d’epoca. Ma la presenza di Gesù rende presente il Regno di Dio e coloro che accolgono il suo messaggio ricevono una nuova dignità, quella di essere i piccoli e i beati che Matteo ha descritto nel Discorso della montagna e di cui parlerà anche nei capitoli 18 (il discorso sulla comunità) e 25 (la parabola delle pecore e dei capri).

Dal Sal 145 (146)


Il Signore rimane fedele per sempre

rende giustizia agli oppressi,

dà il pane agli affamati.

Il Signore libera i prigionieri.


Il Signore ridona la vista ai ciechi,

il Signore rialza chi è caduto,

il Signore ama i giusti,

il Signore protegge i forestieri.


Egli sostiene l’orfano e la vedova,

ma sconvolge le vie dei malvagi.

Il Signore regna per sempre,

il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.


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