Ricordiamo davanti a te, o Signore
Gaza.
Nuove violazioni della tregua: sei i morti accertati, tra cui due
bambini, a seguito del bombardamento dell'Idf sulle tende di sfollati
a Khan Younis. Dall'inizio della tregua tra Hamas e Israele sono
354 le persone rimaste uccise e 906 quelle ferite nei raid e in
quelle che l'Onu definisce "esecuzioni sommarie". I morti
superano quota 70mila.
Piogge torrenziali monsoniche associate a
diversi cicloni tropicali, hanno provocato inondazioni, frane e
smottamenti principalmente sull’isola di Sumatra, in Indonesia, ma
anche in Sri Lanka, Thailandia e Malaysia. Il bilancio totale di
queste ore è di oltre 1.500 morti e più di 1.000 persone ancora
disperse a causa delle alluvioni.
Un'altra giornata di
mobilitazione e proteste a Genova con il corteo per lo sciopero
generale dei lavoratori metalmeccanici dell'ex-Ilva contro il fermo
di tutti gli impianti. In piazza i lavoratori di tutte la grandi
fabbriche del capoluogo ligure in solidarietà. "Stiamo
scioperando per la dignità del lavoro".
Giornata
Internazionale sulla Disabilità: una riflessione del nostro amico
Antonino.Ogni anno, il 3 dicembre si ripete la celebrazione della
Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. Tuttavia, al
di là dei convegni, delle foto di rito e dei comunicati dai toni
encomiastici, persiste un equivoco di fondo: la disabilità continua
a essere rappresentata come condizione “altra”, separata dal
resto della società, come se riguardasse solo una minoranza da
assistere e proteggere. Dietro le parole di solidarietà, permane una
narrativa che vede la persona con disabilità come “figlia di un
dio minore”, un soggetto fragile da accogliere più per pietà che
per riconoscimento di pari cittadinanza.
Questa visione contrasta
profondamente con la definizione proposta dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità, secondo cui la disabilità è il risultato
dell’interazione tra le limitazioni individuali e le barriere
sociali, ambientali e culturali. In tale prospettiva, la disabilità
non appartiene a “qualcuno”, ma riguarda potenzialmente chiunque
nel corso della vita. È un’esperienza universale, incastonata
nella condizione umana e nel nostro modo di organizzare gli spazi, i
servizi, le relazioni.Finché continueremo a celebrare la disabilità
come un tema “speciale”, senza interiorizzare questo principio di
universalità, ogni iniziativa di inclusione resterà parziale,
confinata in un linguaggio di eccezione. La vera maturità civile si
misurerà solo quando la Giornata della Disabilità non sarà più
un’occasione straordinaria, ma un richiamo quotidiano a costruire
ambienti, politiche e culture realmente accessibili a tutte le
persone.
Signore,
abbi cura di noi: Kyrie eleison...
Autaci
a custodire la speranza
Migranti,
dieci anni di soccorsi nel Mediterraneo: 180 mila persone salvate
dalle Ong. Le operazioni di Search and Rescue in mare sono
operazioni umanitarie. È quanto ribadisce la presidente di
Emergency, “Quello che la politica deve fare è garantire canali
sicuri d’ingresso in Europa”.
All'incontro annuale con i
ministri della Giustizia di varie nazioni dal titolo “No Justice
Without Life” ("Non c'è giustizia senza vita"), il
presidente della Comunità di Sant'Egidio ha rilanciato l'appello a
una moratoria internazionale delle esecuzioni capitali. "Per
esercitare la giustizia non c’è bisogno di strappare la vita di
nessuno. La vera giustizia non toglie mai la vita, ma è sempre a
favore della vita".
Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Maranatha
***
Is 11,1-10, Rm 15,4-9
Mt 3, 1-12
1 In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!". 3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. 5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: "Abbiamo Abramo per padre!". Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile".
Nel Vangelo secondo Matteo la predicazione di Giovanni Battista assomiglia a quella che Gesù più tardi praticherà (cf. 4,17) e a quella che i discepoli saranno chiamati a praticare (cf. 10,7). Si può dunque pensare che Gesù prenda dal suo precursore alcuni temi, per poi svilupparli in maniera diversa.
‘venne Giovanni il battista’. Giovanni Battista appare improvvisamente nel vangelo e la sua predicazione è ambientata nel di Giuda, luogo che richiama il cammino del popolo di Dio dopo la liberazione dalla schiavitù egiziana. Quello fu un tempo necessario per un autentico ritorno a Dio: dall’essere, atteggiarsi e comportarsi da schiavi, per vivere come figli e figlie, liberi di credere e di adorare il Signore.
La conversione qui non è semplice attività penitenziale, ma è strettamente legata alla presenza del Regno dei cieli, concetto tipicamente giudaico, che esprime la regalità di Dio, ossia una realtà dinamica, efficace, operativa, la sua presenza nel mondo. Convertirsi allora diventa un cambiamento prodotto dall’incontro con un progetto divino che sorpassa le aspettative umane.
‘preparate la via del Signore’. La citazione del profeta Isaia (40,3) ci richiama il fatto che di fronte a questa iniziativa divina occorre una risposta umana (preparargli una strada), cioè, accogliere ed impegnarsi nell’andare incontro alle esigenze che questa presenza divina comporta. Siamo nella dinamica dell’alleanza, in cui ad un intervento divino si reagisce con una decisione di fedeltà. Giovanni è il primo testimone di questo impegno concreto, visibile nel suo stile di vita essenziale che rivela la supremazia di Dio su tutto. È una scelta radicale di povertà e precarietà e di servizio al progetto di Dio. La popolarità del Battista, attestata da varie fonti storiche, è basata su questa sua esperienza di vita coerente con i valori in cui egli crede.
‘si facevano battezzare’. Quel gesto non era semplicemente un atto religioso di purificazione, ma aveva anche un forte valore sociale. Per il popolo di Dio significava tornare alle fonti della loro fede, perché si trattava di un pellegrinaggio sui luoghi dove gli antichi erano entrati nella terra promessa. Scendere nella valle del Giordano e bagnarsi nelle sue acque significava rifare quell’esperienza di passaggio (esodo) per tornare rinnovati (lavati) e tentare di ricostruire quella società ideale sperimentata nel deserto: un Dio vicino, amico provvidente e fedele che accompagnava una comunità egalitaria e solidale. In altre parole, Giovanni non voleva che le persone rimanessero nel deserto come lui faceva, ma che tornassero nel loro contesto di vita, quotidiano ed ordinario, rinnovate e consapevoli del valore sociale e relazionale che quel gesto comportava.
‘disse loro…’. Ciò che segue è un esempio del contenuto della predicazione di Giovanni. Innanzitutto, egli si rivolge ai sadducei e ai farisei, due gruppi di spicco del giudaismo del tempo. Il suo tono è duro e fortemente critico, probabilmente perché non venivano per farsi battezzare, ma per vedere e controllare il suo operato (cf. 21,25-32). Le immagini utilizzate – vipere e alberi che non danno frutto – indicano un giudizio pesantemente negativo, a cui seguirà l’ira che Dio manifesta attraverso il fuoco e l’abbattimento degli alberi.
La vera conversione non è questione di riti, abluzioni o parole, ma di opere. I figli di Abramo sono tutti coloro che appartengono al popolo di Dio ma, per esserlo, è necessario compiere vere opere di giustizia. Infatti, Dio può ricreare il suo popolo a suo piacimento. Nella lingua originale di Gesù, questo discorso risulta ancora più incisivo grazie al gioco di parole: figli si dice ‘benayà’ e pietre ‘abnayà’, affermando così che le pietre hanno più possibilità di salvezza dei credenti di stretta osservanza.
Il Battista presenta dunque un’immagine di un Dio adirato per il peccato generalizzato: Egli è il giusto giudice che punisce chi non si converte. L’idea di Messia soggiacente è quella di un nuovo Davide che ristabilisce la giustizia ed elimina il male senza pietà. Queste sue convinzioni verranno scosse quando Giovanni dovrà confrontarsi con il messianismo di Gesù, la cui predicazione non muoverà dalla giusta collera di Dio, ma dal suo amore per i poveri e gli emarginati (cf. 11,2-11). In questo caso, egli ricalca perfettamente il cliché dei profeti del passato.
‘io vi battezzo…’. La seconda parte dell’insegnamento del Battista riguarda colui che deve venire. Si riscontrano qui due temi, il primo legato al significato della qualificazione più forte; il secondo si riferisce al battesimo in Spirito santo e fuoco. L’espressione dopo di me può essere intesa in senso temporale o di sequela, introducendo l’idea del discepolo che diventa maestro. In entrambi i casi, Gesù è presentato come superiore a Giovanni Battista (cf. cap. 11): egli è più forte in riferimento alla capacità trasformante che porta con sé.
Sul particolare dei sandali, si suppone che ci si riferisca all’immagine dei rabbini che, nonostante il divieto della tradizione rabbinica, si facevano servire dai loro discepoli come se fossero degli schiavi.
Per quanto riguarda il tema del battesimo, la differenza tra quello di Giovanni e quello di Gesù è fondamentale per Matteo. Egli scrive a cristiani provenienti dal giudaismo, per i quali Gesù è il Messia atteso. Il Battista predica ed esorta a compiere un’immersione che ha come obiettivo la purificazione per la conversione dal male. Il battesimo cristiano è invece immersione e vita nuova grazie al Signore morto e risorto; è un atto, potremmo dire, energizzante, perché operato nello Spirito di Gesù che fa essere nuova creatura.
Il fuoco, elemento ripetuto per tre volte in questi versetti, simboleggia la presenza dello Spirito. Spirito e fuoco potrebbero venire intesi come un’endiadi, da leggere in questi termini: Spirito infuocato oppure fuoco spirituale. Anche i profeti della Bibbia ebraica parlavano dello Spirito di Dio come realtà purificatrice, insieme all’acqua e al fuoco.
La funzione del racconto è dunque quella di presentare la figura di Giovanni Battista che, come Gesù, ebbe modo di scontrarsi con farisei e sadducei sulla questione della conversione. Ricordando questi fatti, Matteo intende anche denunciare e condannare una certa mentalità presente nella sua comunità di credenti in Cristo. D’altra parte, questo brano invita ad essere, come il Battista, comunità profetica nel deserto delle situazioni umane e sociali, annunciando la presenza e il messaggio di Gesù, soprattutto con la coerenza di chi ha compreso come Dio abbia un progetto di giustizia e pace per tutta l’umanità.
Dal Sal 71 (72)
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.
Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.
Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato.













































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