Meditazione XXIa Domenica B - Monastero del Bene Comune

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domenica 29 agosto 2021

Meditazione XXIa Domenica B

 

Meditazione XXIa Domenica B


Ricordiamo davanti a te, o Signore

  • Naufragio a largo delle Canarie: almeno 47 vittime, sopravvissuta solo una donna.

  • Nel sud del Madagascar, per la siccità e la carestia, centinaia di migliaia di bambini sono minacciati dalla malnutrizione.

  • Il Burkina Faso continua ad essere scosso da azioni terroristiche. Un attacco contro un convoglio militare che scortava civili nel nord del Paese ha provocato, nella giornata del 18 agosto, la morte di almeno 47 persone, tra cui civili e soldati.

  • Sale vertiginosamente e drammaticamente il numero delle vittime ad Haiti a due giorni dal violento sisma di 7.2 Richter che sabato mattina ha seminato il panico specie nella zona sud occidentale del Paese.

  • Dopo la preghiera dell'Angelus, papa Francesco si è unito all'unanime preoccupazione per la situazione in Afghanistan e ha implorato che cessi il frastuono delle armi.

  • Le forze di sicurezza birmane hanno ucciso oltre 1.000 civili da quando i militari hanno estromesso Aung San Suu Kyi dal potere poco più di sei mesi fa.

  • L’ennesimo attacco armato lungo la strada che collega la capitale del Sud Sudan al confine con l’Uganda: Due suore e tre civili uccisi in un’imboscata.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison


Aiutaci a custodire la speranza

  • Israele ha reso noto di aver raggiunto un'intesa con il Qatar per la ripresa degli aiuti destinati a migliaia di famiglie nella Striscia di Gaza.

  • Tante le iniziative per cercare di ridurre questo consumo. Tra queste, l’esempio virtuoso della Val di Pejo in Trentino, che aspira a diventare “plastic free zone”.

  • È morto Gino Strada, fondatore di Emergency. Persone come lui sono un dono di Dio per l’umanità. Pax Christi lo ha definito un artigiano di pace. Ha assistito le vittime dei conflitti e aperto ospedali dove nessuno ha avuto il coraggio di andare. Ci ha aiutato a guardare il mondo con gli occhi delle vittime.

  • Se domenica nelle parrocchie di tutta la Penisola si pregherà per la pace in Afghanistan e, insieme, per le vittime del terremoto di Haiti, la Chiesa italiana già si mobilita dal basso per accogliere i profughi in arrivo dal Paese tornato nelle mani dei talebani. L’arcidiocesi di Genova, attraverso la Caritas locale, annuncia di essere pronta ad “abbracciare” chi sarà costretto a lasciare l’Afghanistan.

  • Arriva "Dreams" per raccontare storie di migranti. Una kermesse teatrale che in 45 giorni toccherà cinque Paesi europei: Italia, Belgio, Danimarca, Grecia, Spagna, coinvolgendo decine di artisti. Un'iniziativa che unisce alcuni tra i maggiori teatri europei e che propone la narrazione teatrale dei sogni, delle speranze, delle motivazioni profonde che hanno spinto donne e uomini a lasciare i propri luoghi di origine e ad intraprendere il viaggio della vita.

  • Alle famiglie in difficoltà serve fare comunità, soprattutto in periferia. Il progetto denominato “Face” (Farsi comunità educanti) si è proposto di potenziare e ampliare l’accesso ai servizi educativi e di cura di circa duemila bambini fino a sei anni nei territori di Reggio Emilia, Napoli, Palermo e Teramo. Il progetto, partito fin dal 2018, si propone la costruzione di alleanze, reti territoriali, per arrivare alla ridefinizione di autentiche comunità educanti. Così ha consentito di superare solitudini, ha focalizzato l’attenzione sull’infanzia e l’educazione di qualità, ha creato connessioni e legami, reti tra famiglie e territorio.

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria in excelsis



Effondi su noi il tuo Santo Spirito, o Padre, perché impariamo a nutrirci della debolezza del tuo Figlio. Egli è il cibo che alimenta in noi l'amore leale per l'umanità, è forza di perdono e di verità. Il suo pane ci fa vivere come tuoi veri figli. Amen.


Gs 24,1-2.15-17.18 Ef 5,21-32

Gv. 6, 60 -69


60 Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. 61 Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza?


62 E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63 È lo Spirito che dá la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.


64 Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.


65 E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”.


66 Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.


67 Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. 68 Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; 69 noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.

***


Nel quadro di questa parte conclusiva del VI° Gv. è possibile vedere riflesse alcune situazioni della comunità giovannea. Ovviamente, possiamo riscontrarle nella nostra stessa esperienza di fede.

Il segno del pane “disceso” e della “carne come cibo e del sangue come bevanda” ha inequivocabilmente rivelato che Dio dà vita attraverso la debolezza. Il Verbo s’è fatto carne, è affermato già nel prologo. Per il mondo della Bibbia, il concetto di “carne” corrisponde alla vita intesa nel suo aspetto di debolezza e precarietà. Nelle parole di Gesù, carne e sangue sono un chiaro riferimento alla sua vicenda di passione e morte. Nutrirsi della sua carne e del suo sangue, lungi dall’essere una proposta di cannibalismo, significa invece assimilare, cioè fare nostra la sua pasqua. Dunque Gesù nutre di amorevolezza l’umanità con la sua umanità esposta all’ingiustizia e alla violenza di chi vuole dominare sull’umanità con la forza del potere disumano.


I rappresentanti dell’ordinamento religioso ufficiale si domandano come sia possibile che Dio abbia scelto in Gesù una simile strada. Sono scandalizzati. Mormorano. Dal loro punto di vista, credere che le cose siano così come dice Gesù, non è in fondo mancare di rispetto alla grandezza di Dio?


E se cominciamo a credere che Dio faccia storia con la debolezza, - pensano - come possiamo essere legittimati nella prerogativa di raggiungere successo, forza, consolidamento? E per noi, che siamo i custodi della verità, non è forse un bene che la verità trionfi, con ogni mezzo, purché trionfi.? Non è un degradare la robustezza di solide tradizioni religiose insinuare che a dare la vita sia solo l’amore per l’uomo? Avanti di questo passo dove andranno a finire le nostre istituzioni?


L’elemento nuovo rispetto a quanto precede è che, questa volta, sono i discepoli, non più i giudei, a mormorare; ad avanzare seri dubbi sulla validità del cammino di Gesù. È a questo livello che possiamo vedere, come in dissolvenza, un discorso che riflette la situazione delle Comunità giovannee. “Vi sono alcuni però tra voi che non credono”. Sappiamo che il tema del credere o del non credere, nel N. Testamento, non contiene la problematica moderna dell’ateismo in alternativa al teismo. Credere per l’evangelista significa aderire al cammino di Gesù; assumere nella propria vita e nelle proprie scelte i criteri che hanno mosso le scelte di Gesù. In altre parole, credere, comporta fargli credito e, non credere, equivale a mantenere delle riserve nei suoi riguardi. È dunque possibile che il cammino di Gesù sia si assunto, ma non in toto da coloro che pur si ritengono discepoli e discepole del Signore.


Il dato significativo e, a mio avviso anche estremamente da prendere sul serio, è che Gesù non rettifica nulla. Non cerca di addolcire la pillola, anzi. Proprio lui che aveva manifestato sintonia con la volontà del Padre di non perdere nessuno, proprio lui si mostra disponibile persino rimanere solo: “Volete andarvene anche voi?”.


Dicevo che questo atteggiamento del Signore Gesù va preso sul serio. Oggi si direbbe “senza se e senza ma”. Gesù riconferma con forza e senza tentennamenti la via della kenosi; la via dell’abbassamento (il pane che discende). Prendere sul serio ciò, significa rendersi conto che la Kenosi non è una delle tante vie ascetico spirituali. Non è un optional. Al di fuori di essa non c’è Dio di Gesù Cristo; c’è solo un dio sbagliato, un idolo. Se la Chiesa, specialmente la Chiesa che fa l’eucaristia, trascura ciò è infedele al Signore.

La questione è quindi teologale, non ascetico-spirituale. Gesù rimarca questo aspetto con le parole: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”.

Con molta efficacia, al v. 66 Giovanni descrive il venir meno della sequela nella vicenda della Comunità: “Da questo molti dai discepoli di lui si trassero indietro e non più con lui camminavano”. Andare dietro, tirarsi indietro, camminare o non camminare, sono tutte espressioni quasi tecniche per indicare l’atteggiamento di fede o di non fede della Comunità cristiana. Dunque, a motivo di varie difficoltà, le comunità affievoliscono il loro slancio nel seguire Gesù.

Gesù afferma che questo modo di vedere dei discepoli che si tirano indietro è semplicemente carnale. Col termine carne o carnale, oltre al concetto già preso in considerazione di precarietà, si intende tutto ciò che l’uomo fa di sua propria iniziativa per darsi autosalvezza secondo criteri mondani di forza e di potere.


La sua linea d’azione (quella di Gesù) invece è quella dello Spirito. Proviene dalla direzione opposta, dall’alto. E lui stesso appartiene all’alto, ovvero al mondo di Dio, cioè allo stile e alle scelte di Dio: “E se vedeste il Figlio dell’Uomo salire là dove era prima?”.

Le difficoltà erano già in preventivo. Gesù ha lasciato a noi la sua consegna in attesa del suo ritorno. Non è che lui si sia dato alla latitanza ed abbia lascito noi nei pasticci. Ora dobbiamo saper andare avanti coinvolgendoci in prima persona e investendo tutto sulla fiducia in lui. Questa è la sfida.

Sappiamo poi che nel Vangelo di Giovanni il gruppo lessicale “salire, innalzare, essere innalzato ecc.” contiene la prospettiva della croce. Nel cammino di Gesù si deve tener conto di ciò.


Applicato alla Chiesa (di tutti i tempi, non solo quella giovannea), questo brano vuole essere un preciso orientamento a saper distinguere i modi di fare che dipendono dai criteri mondani e i modi di agire che dipendono dall’iniziativa di Dio. Le due possibilità non obbediscono ai medesimi parametri.


Nessuno quindi si senta al sicuro di sé, ma continui ad alimentarsi del pane di vita, che è anche pane del cammino, viatico.


Tuttavia, non è detto che Gesù pretenda un’adesione piena di chiarezze! Può esserci un’adesione sincera, quindi non formale e superficiale, anche in una fede carica di fatica e dubbi e, per certi versi, pure incoerente.

La risposta di Pietro va proprio in questo senso: Non capisco tutto, ma preferisco fidarmi di te piuttosto che di me. “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; 69 noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.

Proprio Pietro avrà bisogno di fare esperienza e di passare attraverso la debolezza del rinnegamento prima di lasciarsi coinvolgere totalmente nella sequela. Avrà bisogno di sentirsi più volte (tre) interrogato sulla sincerità del suo amore. Il Signore quindi non pretende da noi una fede senza le fatiche della fede, senza i dubbi che necessariamente l’accompagnano. Vuole la decisione verso quale direzione incamminarci. Sarà poi l’esperienza del cammino ad aprire il cammino.


Salmo 33

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore.
Custodisce tutte le sue ossa:
neppure uno sarà spezzato.
Il male fa morire il malvagio
e chi odia il giusto sarà condannato.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.




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