Meditazione Domenica 2a C - Monastero del Bene Comune

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sabato 15 gennaio 2022

Meditazione Domenica 2a C

 

Ricordiamo davanti a te, o Signore

Attentato terroristico a Mogadiscio. Un'autobomba lungo la strada che conduce all'aeroporto della capitale somala ha causato la morte di almeno 8 persone e diversi feriti.

Palermo: vandalizzato il Centro antiviolenza Beato Giuseppe Puglisi. Malviventi si sono introdotti nella struttura annessa al Centro Padre Nostro fondato dal sacerdote palermitano nel ’91 per contrastare l’illegalità e la cultura mafiosa nel quartiere Brancaccio.

In Nigeria almeno 200 persone sono state uccise in diversi attacchi nell’ultima settimana. Centinaia di uomini armati sono arrivati in moto e hanno lanciato il loro attacco a dieci villaggi sparando a vista sui civili.

Tragedie in Pakistan per il gelo e le bufere di neve: più di 44 vittime.

 Il maltempo continua a imperversare sul Brasile, soprattutto nella regione nord-orientale: dopo aver colpito con forza Bahia (almeno 25 i morti accertati), le piogge intense si sono abbattute anche sugli Stati di Minas Gerais ed Espirito Santo.

   Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison


Aiutaci a custodire la speranza

  • Unanime il cordoglio per la morte del presidente del Parlamento Ue Sassoli

Lucidità, passione e impegno. Francesco lo ricorda come “credente animato di speranza e di carità” ma anche come “competente giornalista” e “stimato uomo delle istituzioni che, in modo pacato e rispettoso, nelle pubbliche responsabilità ricoperte si è prodigato per il bene comune con rettitudine e generoso impegno.

  • Il comitato che assegna il premio Nobel per la pace, ha fatto appello ieri al primo ministro etiopico Abiy Ahmed, che ha vinto il premio nel 2019, per fermare il conflitto in corso nella regione settentrionale del Tigray.

  • Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha lanciato un appello alla leadership dei talebani in Afghanistan affinché "riconosca e protegga i diritti umani fondamentali delle donne e delle ragazze".

  • Napoli. Cuore a cuore, faccia a faccia. Così aiutiamo i senza casa nella notte fredda

Sono tanti i poveri in grave difficoltà. Non sono solo stranieri, ci sono anche tanti napoletani tra loro. Un impegno di carità ma anche sociale che sostituisce uno Stato lontano. Si parte. Le auto strapiene di confezioni di cartone, con la scritta “A cor a cor”. Cuore a cuore. A tu per tu. Faccia a faccia. Arriviamo. Portiamo la cena calda ai fratelli e alle sorelle senzatetto alla stazione centrale di Napoli. Parcheggiamo. Ed ecco, come per incanto, nel giro di pochi minuti, spuntano da ogni direzione. Hanno fame, ma è soprattutto il freddo il nemico che li terrorizza. Offriamo loro quel che abbiamo.


Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria in excelsis Deo



O Dio, grande e buono,

tu sei l'eterno innamorato. Inesausta fantasia d'amore è la tua creazione. Patto d'amore sono le tue alleanze, dolcissimo banchetto di nozze la tua eucaristia. Ti chiediamo, o Padre buono, che la contentezza di essere tuoi amici riempia il cuore di tutti i discepoli e le discepole che oggi hai convocato intorno alla tua mensa. Amen


Is 62,1-5    1Cor 12,4-11  


 Gv 2,1-11


1 Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4 E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora» (forse questa traduzione che induce ad una certa spiritualità che vorrebbe Maria, la madre di Gesù, nel ruolo della mediatrice è piuttosto forzata. Letteralmente sarebbe: ‘Cosa a me e a te donna’ e quindi: ‘Cosa significa per te e per me il fatto che non ci sia più vino?’). 5 Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7 E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le anfore»; e le riempirono fino all'orlo. 8 Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9 Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo 10 e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

11Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.


È un racconto che va compreso a più livelli. Il banchetto, lo sposo, le nozze, l'acqua, il vino, i personaggi ecc. rappresentano una scena che va oltre la cronaca di una precisa giornata e di un luogo altrettanto preciso.

Il brano conclude con l’affermazione che quanto Gesù ha compiuto in questa circostanza è il primo dei segni. ’intenzione dell’evangelista quindi, è esattamente quella di giungere a comprendere il messaggio che si manifesta nel gesto di Gesù e nelle parole che gli fanno da cornice.

Ad uno sguardo veloce sulla scena, per chi frequenta le scritture, dovrebbe evocare qualcosa di cui s'è già parlato nel Primo Testamento. Le nozze, la relazione sponsale e tutto ciò che ha a che fare con la relazione d’amore uomo -donna è stato assunto come linguaggio che interpreta la relazione di Alleanza di Dio con la comunità di Israele e, attraverso il cammino di Israele, con tutta l’umanità. I profeti ricorrevano frequentemente a questo simbolo.

Nel racconto, c'è un momento in cui lo sposo viene interpellato dal maggiordomo (figura di Mosè mediatore della Torah?) che domanda come mai abbia riservato il vino buono per la fine del banchetto. Lo sposo interpellato non risponde. Non risponde perché il vero sposo è Gesù ma, in sostanza, quello che c'è da capire e che l’evangelista Giovanni ci vuole dire è che il Padre attraverso Gesù è legato affettivamente all'umanità.

Se l'esperienza religiosa è paragonata allo sposalizio, ora, con la mancanza di vino nel bel mezzo del banchetto di nozze, l'evangelista ci dice che quella religiosità è una religiosità ancora triste, fredda, senza gioia perché non ancora abitata dall'amore.

Quelle sei giare erano giare che servivano per la ritualità di purificazione erano giare di pietra. Fredde come il cuore di pietra di cui aveva parlato il profeta Ezechiele.

Il dono di amore di Gesù trasforma la freddezza e la tristezza in un amore esuberante: “riempirono fino all'orlo”. E il vino è molto buono – bello (kaolos). Il Signore Gesù ama i suoi di amore traboccante, fino alla fine, inesauribile. È questo che si deve comprendere dal segno di Cana. Di quale gioia si tratta? Occorre andare alla sera della lavanda dei piedi per comprendere che si tratta della gioia di dedicarsi al bene degli altri. Gesù dopo aver dato l'esempio dice “se farete così (se vi laverete i piedi gli uni con gli altri) sarete felici”.

Osserviamo poi che l’incipit del testo è una coordinata cronologica: “Il terzo giorno”. Terzo dopo altri 4 elencati precedentemente. Quindi il giorno in cui Gesù comincia a manifestarsi è il settimo. Il giorno del Signore. Ma richiama anche il giorno della risurrezione.

Qui si rivolge a sua madre chiamandola “donna”, là, ossia nel giorno della risurrezione, si rivolge a Maria Maddalena e le chiede: “donna perché piangi”.

Una parola sulla madre di Gesù. Notiamo che non viene chiamata per nome, ma con l'appellativo di “donna”.

Possiamo dire che anche Maria diventa in questo racconto un simbolo che va oltre la sua realtà di Maria di Nazareth.

Per ben 5 volte nel vangelo di Gv. Delle donne chiamate in questo modo:

  • In 2, 4 alla madre che gli fa presente la situazione di mancanza di vino risponde. “Cosa a me e a te, donna? (che significa questo per me e per te? …che significa per te e per me questa mancanza di vino?), Non è ancora giunta la mia ora”.

  • In 4, 21 alla Samaritana dice: “Credimi, donna, che viene un’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre.”.

  • In 8, 10 all’adultera dice: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?

  • In 19, 26 alla madre che sta sotto la croce dice: “Donna, ecco tuo figlio”.

  • In 20, 13 a Maria di Magdala nel giardino della risurrezione dice: “Donna, perché piangi?”.

Si tratta di situazioni in cui queste donne sono come espressioni (rappresentanti) di una realtà più grande. Ora rappresentano Israele, ora l'umanità. Ora la chiesa.

Se osserviamo bene il dialogo e ciò che ne consegue possiamo dire che davvero Maria, non solo è figura della Chiesa nella sua dimensione ministeriale e magisteriale:

  • è invitata a discernere la situazione e a porsi nella prospettiva dei tempi del Signore (Cosa significa per me e per te il fatto che non ci sia vino).

  • è attenta e si accorge della situazione (Dice a Gesù: Non c’è più vino) si prende cura dei bisogni degli altri) e porta al Signore le situazioni del mondo.

  • prende l'iniziativa di dire ai servi d'avere fiducia in Gesù (fate quello che lui vi dirà).


Ora, nella ricerca angosciosa dell’umanità di amore, di rispetto, di giustizia, di cura in questo mondo, Gesù continua a rivolgere la stessa domanda alla comunità dei discepoli e delle discepole, alla Chiesa: “Cosa dice a me e a te il fatto che non ci sia più vino?

Cosa significa per me e per te questa assenza di gioia?” Come è possibile che la Chiesa sia luogo della cura per essere al servizio della gioia dell’umanità?”



Salmo 95


Cantate al Signore un canto nuovo,

cantate al Signore, uomini di tutta la terra.

Cantate al Signore, benedite il suo nome.


Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

In mezzo alle genti narrate la sua gloria,

a tutti i popoli dite le sue meraviglie.


Date al Signore, o famiglie dei popoli,

date al Signore gloria e potenza,

date al Signore la gloria del suo nome.


Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

Tremi davanti a lui tutta la terra.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».

Egli giudica i popoli con rettitudine.


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