Meditazione domenica XXIa A - Monastero del Bene Comune

NEWS

Home Top Ad

Post Top Ad

sabato 26 agosto 2023

Meditazione domenica XXIa A

 

Ricordiamo, o Signore, davanti a te

Il 24 agosto 2023, il Giappone ha dato il via allo scarico nell'Oceano Pacifico delle acque radioattive - trattate - contenute nelle cisterne della centrale nucleare di Fukushima, dismessa dopo il tragico terremoto del 2011. L'operazione, decisa dal governo giapponese, durerà per i prossimi 30 anni.

Niger: urgente l'assistenza umanitaria per oltre 2 milioni di bambini. La crisi in corso nel Paese africano continua a rappresentare un pericolo sempre maggiore per tantissimi minori la cui situazione è ulteriormente peggiorata dopo il golpe e le sanzioni. 

Il Sudan, entrato nel quinto mese di guerra, fa la drammatica conta delle sue vittime più innocenti: i bambini, che a centinaia stanno morendo per fame e malattie legate alla malnutrizione.

Il numero di persone che vive sotto la soglia di povertà, negli ultimi dieci anni, è triplicato. Sono 5,6 milioni le persone che in Italia vivono nell’indigenza. È il Centro Italia, col 27% della popolazione costretta a rivolgersi alla Caritas, a mostrare la sua fragilità.

Repubblica Democratica del Congo, oltre 8 mila bambini contagiati dal colera. È una malattia della povertà e si concentra soprattutto nei paesi afflitti da disastri naturali o conflitti”.

La ong Human rights watch (Hrw) accusa in un nuovo rapporto le guardie di frontiera saudite di aver ucciso centinaia di migranti etiopi con armi di piccolo calibro ed esplosivi in una campagna mirata che - secondo gli attivisti per i diritti umani - potrebbe costituire un crimine contro l'umanità.

 Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison

Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

in una nuova lettera-appello, alla quale la Cooperativa Giotto ha aderito, Ristretti Orizzonti, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia e Associazione Sbarre si rivolgono a Papa Francesco, al presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, al ministro della Giustizia Carlo Nordio e alla società tutta perché si consenta ai carcerati di curare gli affetti e rafforzare le relazioni. 

“Global Friendship”, l’incontro dei giovani europei per un futuro di pace. Un grande evento internazionale per la pace promosso dai giovani della Comunità di Sant’ Egidio in un tempo profondamente segnato dalla guerra in Ucraina: si terrà a Padova e a Venezia dal 25 al 27 agosto. "Un'occasione - dicono gli organizzatori - senza precedenti per creare legami e connessioni tra culture e nazionalità diverse”.

Chiese metodiste e valdesi a Torre Pellice: sinodalità e accoglienza vanno insieme. Il Sinodo di cinque giorni, fino al 25 agosto, che ha riunito 180 delegati da tutta Italia. William Jourdan, della Tavola valdese, ha detto: di fronte alla tendenza sociale di volersi rinchiudere in una fortezza, emerge la necessità di apertura incondizionata alle differenze.

Una marcia di almeno 75mila persone sfila oggi 26 agosto per Washington fino allo stesso punto del National Mall dove Martin Luther King parlò di sogni, figli e colore della pelle. Cominciando così: «I have a dream...». Sessant'anni dopo l'America si rende conto che il suo sogno non si è ancora realizzato, almeno non lo è com'era nei sogni di tanti.

Messico. Terre del caffè libere dalla speculazione: così un'altra economia è possibile. Erika Ruiz Lara è tra i giovani di Economy of Francesco ed è una delle colonne della cooperativa “Yomol A’tel” che ha tolto il controllo della filiera agli intermediari che penalizzavano i produttori. Nella lingua tseltal maya, la terza più diffusa in Messico, “Yomol A’tel”, significa: “Insieme camminiamo, insieme sogniamo, insieme lavoriamo”.

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Gloria in excelsis Deo


Che ognuno si lasci invadere dallo Spirito, come Pietro, e risponda personalmente alla tua domanda: chi tu sia per lui. Così ognuno sarà pietra vivente di una chiesa che è sempre da edificare. Amen


Is 22,19-23    Rm 11,33-36  

 Mt 16,13-20


13 Gesù, giunto nella regione di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». 14 Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15 Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16 Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17 E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

***


Il brano segue il processo di progressivo allontanamento di Gesù dalla religiosità rappresentata dalla categoria dei funzionari religiosi.

Immediatamente prima, Gesù raccomanda ai suoi di “guardarsi dal loro lievito che è ipocrisia”. Il lievito, quando è vecchio, va buttato perché considerato elemento di corruzione. In altre parole, la religiosità che essi rappresentano e qualsiasi altra forma di religiosità che ad essa assomigli, deve essere lasciata perdere. È superata. Non è superata la fede dell’Antico testamento, dei profeti e delle alleanze e delle promesse, in una parola della Torah, è superata la religiosità di un sistema che va bene solo ai funzionari per mantenere i loro privilegi. Quando la religione è ridotta a sistema di potere, è lievito vecchio. L’istituzione religiosa in quanto luogo di autoreferenza e di “controllo dei rapporti col divino” è da buttare. Gesù se ne allontana.

Non è un caso che anche geograficamente questo racconto sia collocato in una zona di confine come Cesarea di Filippo. Allo stesso modo, non è un caso che nel capitolo precedente sia narrato l’incontro di Gesù con la donna cananea.

Osservando lo sviluppo narrativo e i contenuti specifici, sembra che l’evangelista voglia insinuare che prendendo le distanze, dalla religiosità del sistema, i suoi sono inevitabilmente condotti a porsi domande vere, autentiche sull’uomo, sul Cristo e sul rapporto con lui e il senso della sua vita nell’orizzonte di Dio.

Matteo poi dà un risalto particolare ai titoli con cui Gesù interpreta se stesso: Figlio dell’uomo – Figlio di Dio (anzi, sulla bocca di Pietro: figlio del Dio vivente). Ovviamente, dietro queste parole sta la fede della Comunità delle origini che, elaborando anche concettualmente la sua esperienza di fede nel Cristo morto e risorto, è giunta a identificarlo con alcune figure tipiche già appartenenti alla tradizione profetica dell’Antico Testamento.

Il titolo Figlio dell’uomo, così come quello di Figlio di Dio, è titolo messianico, vale a dire che indica la figura di un personaggio che nel suo modo di essere e di agire, porta avanti le cose per incarico di Dio e secondo il suo desiderio di salvezza e liberazione per l'umanità. In particolare, lo incontriamo nella letteratura profetica apocalittica del libro di Daniele. È una figura dai tratti surreali, il suo è un incedere dall’alto, quindi dal mondo di Dio. In sintesi, potrebbe simboleggiare la nuova umanità che Dio fa nascere dalla sua iniziativa. Con le sue parole, Gesù si autointerpreta in questo senso, cioè l'inizio di un modo nuovo di vivere nel mondo secondo Dio; l'inizio di una nuova umanità. Questo è in sostanza il valore del titolo “Figlio dell'uomo”. La Stessa cosa, con qualche leggera differenza, può essere detto del titolo “Figlio di Dio”.

Quindi, la risposta di Pietro è in pratica speculare a questa figura: “tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”.

Tuttavia, “Dio Vivente” è un’espressione interessante. Cioè Dio come realtà viva che fa vivere e porta avanti la vita; Dio che entra nella vita per cambiarla, per liberarla.

Egli, Pietro, ne è testimone diretto: in realtà, lui non è che il figlio di Giona e si chiama Simone, ma la sua trasformazione è espressa nel nuovo nome, quello che gli impone Gesù: Pietro. Egli è un nulla, solo carne, ovvero solo fragilità e precarietà eppure, appoggiandosi sulla pietra della Parola di Dio, consegnando la sua fiducia in Gesù, egli diventa consistente come la pietra. È chiamato a fare uno con la pietra della fede che lo sorregge. In altre parole: ha trovato il suo punto d’appoggio.


Il testo è ricco di storia. Viene usato come fondamento giuridico dell’autorità del successore di Pietro, il papa. Ho letto recentemente che il presente brano costituisce la fondazione della Chiesa di Roma. A me sembrano affermazioni molto discutibili dal punto di vista di una corretta teologia biblica.

Sarà opportuno mettere subito in rilievo che difficilmente i testi scritturistici entrano, per così dire, in una prospettiva giuridico –canonica.

Io penso che il ministero di Pietro, così come qui viene in qualche modo presentato, consista essenzialmente nell’essere porta Parola, ossia voce di tutti. È più facile che qui si tratti della cosiddetta personalità collettiva, ovvero di uno nel cui vissuto si sintetizza il vissuto di tutti, piuttosto che di uno al di spora degli altri. In fondo il vero ministero dell’unità è proprio questo: offrire a tutti la possibilità di riconoscersi. Pietro, nella sua storia di fiducia e debolezza può confermare tutti nel loro cammino di fiducia proprio perché, come tutti, anche lui è attraversato dalla debolezza.

Per cogliere l’aspetto di solidità e debolezza insieme, occorrerebbe continuare nella lettura dei versetti successivi, laddove Gesù rimprovera a Pietro di essergli di scandalo. Con questo termine indica, ancora una volta una pietra, ma una pietra d’inciampo. Pietro, di fronte al Vangelo, è solido e debole insieme. Esattamente come tutti noi.

Di conseguenza, quello che Gesù consegna a Pietro lo consegna a tutti.

Il testo tuttavia è molto forte, soprattutto nell’affidamento del “potere delle chiavi”. Va però precisato che solo Mt. inserisce qui l’aggiunta di carattere ecclesiale: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia assemblea a te darò le chiavi… e le porte dell’ade…”. Inoltre i poteri affidati sono poteri di cura verso i più deboli che, nella tradizione profetica, venivano affidati al re-messia. Il re, nella comunità d'Israele, non è un despota. Egli agisce per incarico di Dio, vero re d'Israele. Il re terreno ha quasi il compito di un maggiordomo, di un visir, che apre e chiude le porte per il passaggio del re, come si evince dalla prima lettura. In altre parole, per la tradizione biblica, il cosiddetto “potere delle chiavi” indica un incarico di fiducia tutt'altro che arbitrario, si tratta di un potere di cura. Il libro dell'Apocalisse riconosce un tale potere Cristo e applica a lui la frase che la prima lettura di oggi riferisce a Eliakim: “Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme...gli porrò sulla spalla la chiave di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire”. (Is 22, 21-22)

Potremmo dunque affermare che Gesù fa diventare messia Pietro, vale a dire servo per la cura della comunità. Ma se Pietro è personalità rappresentativa dell’assemblea, è l’assemblea, ovvero la Comunità, ad essere Comunità messianica, cioè serva per la cura dell'umanità.

È la Comunità che nella sua fragilità, appoggiandosi con e come Pietro sulla roccia della Parola. Diventa roccia, trova la sua consistenza.

La Comunità del Signore Gesù è il luogo della vita. Le forze della morte non l’avranno vinta (l’ade – gli inferi- lo sheol è il luogo dove si custodisce la morte che sempre tenta di risucchiare la vita).

Potremmo anche affermare che la Comunità rappresentata da Pietro è infallibile nel senso che non sbaglia ad appoggiarsi sulla roccia del Vangelo.

Infine, sorprende sempre che nei momenti di intensa rivelazione in cui i discepoli possono comprendere qualcosa di più di Gesù Cristo, il Signore ingiunga il silenzio: “20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo”. Si tratta del cosiddetto “segreto messianico”.

Gli studi esegetici hanno spiegato in lungo e in largo il senso di questo comando di Gesù. Oltretutto quello che è stato detto in proposito, forse vi è anche per noi, donne e uomini del XXI° secolo, l'invito a non ricorrere alle molte parole o dottrine per confessare il Cristo, ma a parlare di lui con la testimonianza della vita.


Salmo 137


Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.


Post Bottom Ad

Pages