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sabato 4 maggio 2013

> Giornalismo, il coraggio di Reeyot



Reeyot Alemu
Il premio alla coraggiosa cronista etiope per la Giornata mondiale per la libertà di stampa.
01/05/2013 
Domani, durante una cerimonia in Costa Rica in occasione del XX World Press Freedom Day, verrà assegnato dall’UNESCO il premio Guillermo Cano alla coraggiosa giornalista etiope Reeyot Alemu che nel suo Paese si è distinta per il suo impegno di denuncia delle questioni politiche e sociali. La Giornata Mondiale della Libertà di Stampa è stata istituita dall'assemblea generale delle Nazioni Unite su iniziativa dei Paesi membri dell'UNESCO nel 1993. La data di tale ricorrenza, il 3 maggio, è stata scelta per ricordare la fine del seminario del 1991, durante il quale venne approvata la Dichiarazione di Windhoek contenente i principi sulla libertà di stampa. Essa riprendeva i concetti già esposti dall’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione; questo diritto include la libertà di sostenere opinioni senza condizionamenti e di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”.


Da vent’anni l’UNESCO commemora questi principi fondamentali assegnando annualmente il premio intitolato al giornalista colombiano Guillermo Cano, assassinato nel 1987 perché considerato colpevole di aver denunciato il traffico di droga nel suo Paese. L’assegnazione è volta a riconoscere l’attività di un individuo o di un’organizzazione che abbiano contribuito “alla difesa e alla promozione della libertà di espressione in tutto il mondo”. Così la giuria del premio, composto da professionisti dei media, assegnerà l’"Unesco Guillermo Cano World Press Freedom Prize 2013” a Reeyot Alemu riconoscendo in lei “l'eccezionale coraggio, la resistenza, e l'impegno per la libertà d'espressione''. La giornalista etiope, infatti, si è occupata di rendere note alcune “scomode” problematiche politiche e sociali del suo Paese, quali le origini della povertà e le diseguaglianze sessuali. 

Dopo aver lavorato per molti media indipendenti, nel 2010 ha aperto una casa editrice e ha fondato il mensile “Change”,  ma entrambi sono stati chiusi dalle autorità etiopi. L’anno successivo, mentre teneva una rubrica sul settimanale nazionale “Feteh”, venne arrestata e condannata a cinque anni di prigione per “terrorismo”: venerdì il premio di 25.000 dollari verrà assegnato ma non consegnato perché Alemu si trova tutt’oggi nel carcere di Kality. Oggi si parla molto di web 2.0, e alcuni potrebbero pensare che i diritti sanciti più di vent’anni fa siano ormai sorpassati, eppure la libertà di espressione “non passa mai di moda”, anzi la libertà di stampa è da considerarsi un fondamentale diritto umano. Molti rappresentanti della stampa sono stati uccisi, mutilati, picchiati o arrestati  per aver esercitato il diritto di informare la società sugli avvenimenti che accadono nei vari paesi del mondo; molti sono censurati e minacciati per impedire loro di svolgere liberamente il proprio dovere di informare su ciò che accade. 

Le limitazioni imposte alla libera informazione sono atti gravissimi che -anche in un'epoca in cui la comunicazione, grazie ai new media, al web ed ai social network, ha fatto progressi sorprendenti- non si riescono a superare: continuano ad esserci persone, nazioni, organizzazioni che cercano di nascondere e censurare i fatti, condizionando le notizie sui giornali o oscurando Internet. L’auspicio è che le giornate mondiali per la libertà di stampa abbiano un effetto concreto sulla libertà di esprimere ogni “pensiero, sia pure non condivisibile, ma sempre degno e meritevole di essere espresso nei limiti del rispetto e della tolleranza delle idee altrui”.
Valentina Bottini

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