Don Albino Bizzotto - Monastero del Bene Comune

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sabato 7 maggio 2016

Don Albino Bizzotto





Digiuno: perché – don Albino Bizzotto


Care e cari, 
non è un colpo di testa, ma una decisione maturata per accompagnare le iniziative che a Padova
vengono attuate anche in risposta all’atteggiamento di chiusura del Sindaco verso quanti sono disponibili a offrire appartamenti per l’ospitalità ai profughi.  Inoltre questo il digiuno vuole rimettere alla ribalta la necessità di scelte politiche che rispondano immediatamente alla situazione gravissima del pianeta. Il testo, qui di seguito, contiene le motivazioni e anche gli obiettivi.
Se qualcuno desidera partecipare o allargare e comunicare agli altri l’iniziativa comunichi la sua adesione e come intende divulgarla con le sue reti e i mezzi di comunicazione.
Grazie e buon lavoro a tutti.
don Albino


Ognuno di noi ha sperimentato momenti di verità sulla propria vita. Ognuno si conosce come soggetto originale e irrepetibile, ma sa anche quanto la sua vita si spiega e dipenda dalle relazioni con gli altri. A ognuno di noi potrebbe essere toccata la sorte di qualsiasi altra persona vivente oggi nel mondo.
Conosciamo la gioia, ma anche la fatica e la fragilità del vivere e del convivere.
A volte dobbiamo affrontare situazioni gravi non previste e non desiderate, che mettono a repentaglio la stessa umanità, che ci appartiene. La crisi globale in cui ci troviamo non ci permette di usufruire più dello standard di vita e di relazioni cui eravamo abituati. Come singoli e come comunità non vorremmo mai finire nella situazione di quanti sono già nella disperazione e sono troppi.
Ho pensato molto in questi giorni a          questa iniziativa di digiuno a sola acqua, salvo altra prescrizione medica, a tempo indeterminato salva la vita. Ho ben presenti i miei limiti di età e di tenuta degli equilibri fisici e psichici; so di espormi a tutte le opinioni e interpretazioni, anche negative del gesto, ma mi sono deciso egualmente a iniziarlo perché vorrei condividere questo momento – verità rispetto a due necessità che ci riguardano direttamente tutti.
  1. Per affrontare tutte le situazioni, anche le peggiori, quelle devastanti e impossibili, non abbiamo altro a disposizione che la nostra umanità.
Siamo capaci di tante cose per i nostri interessi, anche di eliminare in vari modi gli altri, ma se rinunciamo al nostro essere umani perdiamo tutti, noi per primi.
Nessuno di noi rappresenta solo la città dell’accoglienza, tutti, quando
vengono toccati i nostri spazi, abbiamo anche resistenze e disponibilità diversificate.
Per questo non è uno slogan, ma un impegno e un percorso:
“Restiamo umani”.
  1. Oggi tutti, buoni e cattivi, miserabili e benestanti, siamo di fronte a una urgenza, i cui tempi non sono in mano nostra e che si presenta con una gravità da metastasi: è l’emergenza Terra; a rischio reale, anche se nessuno ci pensa, è la vita di tutti. La terra è primaria, noi derivati; quindi prima di tutto la terra e le sue esigenze, poi noi.
Subito, da mezzo la terra deve diventare fine dell’attività umana di produzione e di trasformazione. Dobbiamo ripensarci anche come specie e operare immediatamente per attuare una politica di scelte radicali rispetto all’ambiente e al territorio.
Riparare i danni delle devastazioni compiute e ancora in atto, ridare respiro alla terra: chiudere con cemento e asfalto, grandi opere e consumo di suolo; rientrare con una agricoltura altra.
Altro che crescita economica e liste mobili della politica!
Noi siamo terra. Diventiamo terrestri.
  • Il digiuno si pone come sentire e vivere sulla propria pelle le condizioni di quanti nel quotidiano non possono soddisfare nemmeno i bisogni elementari per la sopravvivenza: una solidarietà spicciola ma impegnativa.
  • Inoltre, da una posizione di estrema debolezza, il digiuno diventa la più forte implorazione rivolta a ogni persona, comunità, associazione, organizzazione perché ciascuno condivida e risponda in proprio, con la sua libertà e con le sue decisioni, a queste due grandi necessità. Come dire: senza di voi non son capace di fare niente. Più che manifestare per l’altra città, vorrei con tutti manifestare, operare e camminare per una città altra.
    Non chiedo solidarietà personali, ma semplicemente trovarmi in cammino con quanti più possibile, sempre riconoscente per l’umanità che ciascuno mette a disposizione ogni giorno.
    Per questo “Restiamo umani” “Diventiamo terrestri”.
Padova, 13 maggio 2015 (Fonte)

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