“ AGRICOLTURA E SALUTE: IL CASO PESTICIDI”
PER GENTILE CONCESSIONE DEL GRUPPO DI STUDIO AMBIENTE E SALUTE
* 20 miliardi di capi di bestiame occupano più del triplo dello spazio della popolazione umana;
* gli animali da allevamento non consumano erba, ma mangimi a base di cereali (e antibiotici). Il 40% dei cereali prodotti nel mondo serve a sfamare gli animali da carne, mentre molti uomini e bambini patiscono la fame;
* la carne sottrae foreste al mondo, visto che per ottenerne 1 kg ce ne vogliono 9 di mangimi;
* gran parte dei mangimi animali sono costituiti da mais e soia spesso transgeniche (OGM), e il 75% delle piante transgeniche resistono al diserbante prodotto dalla stessa multinazionale che brevetta e commercia l’OGM (vedi Roundup e Monsanto);
* di 24 ecosistemi in crisi sottoposti ad analisi, 15 sono dovuti all’allevamento intensivo;
* alto consumo di combustibile fossile: per 1 caloria di latte servono 36 calorie di combustibili fossili e per 1 caloria di carne 78 calorie di combustibili fossili;
* altissimo consumo d’acqua: una libbra di carne determina un consumo d’acqua superiore al consumo medio di un americano per le docce di tutto un anno.
Basta guardare la crisi dell’Argentina del 2001-2002, quando esportava carne e soia transgenica in Europa e negli Stati Uniti e i bambini morivano di fame. E questo pur essendo potenzialmente in grado di sfamare dieci volte tanto la sua popolazione.
DISTRIBUZIONE DEL CIBO NEL MONDO
– I paesi del Sud del mondo sono costretti a produrre cibo per i paesi ricchi, a basso costo, a bassi salari, per essere poi costretti ad importare cibo per mangiare (un po’ come facciamo in Italia: è più quello che esportiamo e importiamo). Nel Sud del mondo producono cibo per noi (vedi supermercati) ma solo una parte va a buon fine:
1) una parte viene perso nella raccolta e una parte nel trasporto e nel viaggio
2) arriva nel supermercato
3) il supermercato ne deve comprare più di quanto ne venderà perché non può avere carenze, e quindi una parte viene persa al supermercato
4) il supermercato per non avere perdite ci invita a comprare “due per tre”
5) noi portiamo a casa più di quanto ci serve e buttiamo nella spazzatura tra il 25% e il 30%, pur mangiando il doppio del necessario.
– controllo della propria biodiversità
– gestione autonoma dei semi
– niente brevetti
– filiera corta, ovvero produzione di cibo per la propria comunità
– consumo di prodotti da agricoltura sostenibile come quella biologica
– consumo di prodotti prevalentemente vegetali
– uso di prodotti di stagione
– scambio dell’eccedenza anche con altre regioni
– e solo in quest’ottica, utilizzare prodotti equi e solidali. Perché non c’è prodotto equo e solidale se costringo qualcuno a produrre cibo per noi.