Un gruppo di ragazzini di dieci e dodici anni si tuffa in mare. Una ragazza bassina con le lentiggini rimane sulla spiaggia e si copre con un asciugamano fucsia, un ragazzo glielo ruba e scappa, si rincorrono sul bagnasciuga. Il cielo è coperto da nuvole e all’orizzonte s’intravede il profilo azzurrino di Ischia. Nonostante il caldo torrido di fine maggio sulla spiaggia deserta del Destra Volturno, sul litorale domizio, non ci sono che ragazzini: non sono andati a scuola, oggi come negli ultimi due mesi, per via della pandemia di coronavirus.
Le lezioni online molti di loro non riescono a seguirle, perché non hanno i computer a casa, così da qualche giorno si ritrovano sulla spiaggia deserta a destra della foce del fiume Volturno, uno dei tratti di litorale campano più familiare, perché negli ultimi anni è diventato il set di molti film, tra cui Gomorra di Matteo Garrone. Proprio su questa spiaggia il regista ha girato alcune delle scene più note del film, come quella dei ragazzini Marco e Ciro, che dentro a un palazzo abbandonato giocano a spararsi, imitando Tony Montana in Scarface e gridando: “Tutto il mondo è nostro, deve essere tutto nostro”.
Più di dieci anni dopo l’uscita del film, nella testa della maggior parte delle persone Castel Volturno è ancora l’immagine stereotipata che la pellicola di Garrone ha contribuito a costruire: quella di un’area depressa, dominata dalla criminalità organizzata, crocevia d’interessi illegali, ingovernabile torre di Babele, “polveriera pronta a esplodere” come l’aveva definita l’ex sindaco Dimitri Russo in un’intervista di qualche anno fa. Un’immagine che tuttavia è spesso diventata un alibi per non intervenire o farlo il meno possibile.
La macchina della verità La pandemia di coronavirus, tuttavia, è stata come una macchina della verità: in poche settimane ha mostrato tutte le contraddizioni, le questioni irrisolte e le specificità dei territori più abbandonati. A Castel Volturno il confinamento ha interrotto le attività economiche sia nell’agricoltura sia nell’edilizia e negli altri settori dell’economia (anche informale) e molte famiglie hanno sperimentato una crisi sociale ed economica senza precedenti.
“Abbiamo ricevuto chiamate di persone che non mangiavano da cinque giorni”, racconta Sergio Serraino, responsabile dell’ambulatorio di Emergency, attivo nella città campana dal 2013. Secondo Serraino, nel territorio l’emergenza è stata più sociale che sanitaria. In tutto sono stati registrati infatti solo 14 casi positivi al covid-19, ma il rischio era che le persone continuassero a uscire di casa e a non rispettare le misure restrittive per andare a lavorare, non potendo rinunciare ai pochi introiti economici giornalieri.
“Ci siamo concentrati soprattutto sull’aspetto informativo, abbiamo prodotto dei video per spiegare ai cittadini sia italiani sia stranieri le regole del distanziamento sociale e la necessità di non uscire, ci siamo serviti dei mediatori per registrare un video anche in inglese, che è la lingua parlata dalle due comunità di stranieri maggiormente presenti sul territorio: i ghaneani e i nigeriani”, spiega Serraino. Ma se non ci fosse stata una rete di associazioni già molto attiva sul territorio, riunita sotto il nome Castel Volturno solidale probabilmente sarebbe esplosa la rabbia sociale. “Il timore era davvero che qualcuno soffrisse la fame, soprattutto i bambini”, conclude.
Daniele Moschetti, prete comboniano che lavora a Castel Volturno da 24 anni, dopo diverse missioni in Kenya, Palestina e Sud Sudan, spiega che la rete dei volontari ha raggiunto 12mila persone, “circa 3.500 famiglie con i pacchi spesa”. Caritas, Centro Fernandes, Movimento dei migranti e rifugiati di Caserta, i padri comboniani e l’ex Canapificio di Caserta hanno allestito un centralino in collaborazione con il comune e con la protezione civile e hanno preso in carico tutte le richieste di aiuto. Hanno raccolto i fondi e distribuito i pacchi alimentari, ma anche gli aiuti per i bambini e le bombole del gas. “Alcune persone avevano da mangiare, ma non potevano cucinare perché avevano finito il gas”, racconta Moschetti.
Una delle peculiarità di Castel Volturno, infatti, è l’assetto urbanistico, che in parte spiega anche la composizione sociale del luogo. La cittadina di 27mila abitanti a nord di Napoli si estende per 27 chilometri lungo la via Domiziana e conta 40mila abitazioni abusive, in molti casi ormai cadenti, un quarto delle quali sorge su terreni di proprietà pubblica, frutto di una speculazione selvaggia cominciata negli anni sessanta. Il caso più famoso è quello del Villaggio Coppola di Pinetamare, per lungo tempo il quartiere abusivo più grande d’Europa, una zona residenziale in riva al mare che avrebbe dovuto ospitare quattromila persone, destinata soprattutto ai marines americani della base militare Nato di Napoli.
“I miei genitori sono venuti in viaggio di nozze a Castel Volturno da Caserta negli anni settanta, perché i casertani e i napoletani consideravano questo litorale un luogo rinomato”, spiega Giampaolo Mosca, operatore legale dell’ex Canapificio di Caserta, mentre mostra gli edifici ormai scrostati, ma in alcuni casi ancora graziosi, delle villette abusive sorte all’interno di una vasta pineta che arriva sul mare. Ma a partire dagli anni ottanta la zona si è trasformata in un ghetto dove sono stati trasferiti migliaia di sfollati da Napoli e dall’Irpinia, in seguito al terremoto del 1980.
Una lunga storia di lotte La partenza dei militari americani e l’arrivo degli sfollati hanno determinato un cambiamento sociale radicale. “Affittare queste case costa molto poco, con cinquanta euro al mese si affitta una stanza, con 250 euro al mese si affitta una casa”, continua Mosca. Per questo motivo, oltre che per le economie informali che caratterizzano il territorio in particolare in settori come l’agricoltura e l’edilizia, a partire dagli anni ottanta la zona ha attirato le prime comunità di immigrati arrivate in Italia. “Passeggiare per Castel Volturno è come sfogliare un bignami della storia dell’immigrazione straniera in Italia”, racconta Vincenzo Fiano, operatore dell’ex Canapificio di Caserta. E soprattutto dei fallimenti delle politiche dell’immigrazione del paese.
In una baracca di Villa Literno, a dieci chilometri da Castel Volturno, il 23 agosto del 1989 fu ucciso Jerry Essan Masslo, un bracciante sudafricano impegnato nella raccolta dei pomodori insieme ad altri seimila stranieri. L’omicidio compiuto da quattro uomini del posto, che volevano derubare i braccianti delle loro paghe, diventò il simbolo delle condizioni di vita degli irregolari, sfruttati nei campi di pomodori italiani, ma fece emergere anche l’assenza di una legge sull’immigrazione e sull’asilo in Italia. Masslo infatti era un attivista antiapatheid in Sudafrica, ed era scappato dal suo paese per sottrarsi alla persecuzione politica, ma non era riuscito a farsi riconoscere nessuna forma di protezione al suo arrivo in Italia, perché all’epoca era concesso l’asilo solo a chi fuggiva da alcuni paesi (quelli sovietici), la cosiddetta riserva geografica.
L’omicidio di Masslo provocò uno shock tra i braccianti stranieri, ma anche nell’opinione pubblica italiana e un mese dopo gli stranieri organizzarono uno sciopero e una manifestazione. Come ricostruito dal giornalista Antonello Mangano e dallo storico Michele Colucci: “Nella lettera aperta che viene volantinata ai passanti è palpabile l’attenzione a non voler dichiarare una guerra tra italiani e stranieri: ‘La nostra condizione di clandestini permette a datori di lavoro disonesti e alla criminalità organizzata di usarci per mettere in pericolo i diritti che voi lavoratori italiani avete saputo conquistare. Non siamo disposti a essere strumento per far arretrare i vostri diritti. Chiediamo di appoggiarci in questa lotta’”. Il 7 ottobre dello stesso anno a Roma scesero in piazza duecentomila persone per chiedere che in Italia fosse approvata una legge sull’immigrazione. Obiettivo che in effetti fu raggiunto l’anno successivo, nel 1990, con l’approvazione della legge Martelli.
Oggi come allora la preoccupazione maggiore degli irregolari che vivono in quest’area è quella di ottenere il permesso di soggiorno. Tutti gli altri problemi vengono dopo: dal lavoro alla salute. “La maggior parte di quelli che vivono in questa zona non lo fanno per scelta, sono costretti a vivere qui. Se avessero il permesso di soggiorno, sarebbero più liberi di lasciare questo posto per cercare lavoro da un’altra parte”, spiega Doe Prosper, leader del Movimento dei migranti e dei rifugiati di Caserta, che vive a Castel Volturno dal 2002.
“I residenti si lamentano del fatto che qui ci sono troppi migranti e rifugiati, ma l’unico modo per fare sì che se ne vadano, sarebbe regolarizzarli”, continua Prosper, che ha lavorato inizialmente come muratore a giornata, ma ora ha un permesso di soggiorno per motivi di lavoro, perché in passato ha avuto la possibilità di convertire la sua protezione umanitaria in un permesso di lavoro, dopo aver ottenuto un contratto.
“La camorra, la mafia approfittano di loro, i padroni li sfruttano nei campi e nei posti di lavoro, ma non vanno a denunciare perché hanno paura, spesso non sono pagati, o sono picchiati nei campi”. E la recente sanatoria per gli irregolari approvata dal governo Conte con il decreto Rilancio non convince fino in fondo le associazioni di migranti e rifugiati che da anni si battono per i loro diritti nella provincia di Caserta: stimano che solo il 20 per cento degli irregolari riuscirà a regolarizzarsi, molti continueranno a essere invisibili, perché non hanno datori di lavoro disposti a metterli in regola oppure perché lavorano in settori non previsti dalla sanatoria, come l’edilizia, la ristorazione o l’artigianato.
“Bisognava fare una sanatoria per tutti i tipi di lavori, se si voleva risolvere il problema”, continua Prosper. Anche perché nella zona si pagano ancora le conseguenze prodotte dal cosiddetto decreto Salvini, che nel 2018 ha creato molta irregolarità, abolendo la protezione umanitaria.
Una misura insufficiente Una delle circa seicento persone residenti in zona, diventate irregolari con la legge Salvini, è Emmanuel Jamas, un uomo di origini nigeriane che vive in Italia dal 2003, insieme a sua moglie Suzi e ai loro cinque figli.”I ragazzi sono tutti nati in Italia, vanno a scuola a Castel Volturno, giocano nella squadra di calcio e di basket del paese e ora senza documenti temono di non poter svolgere tutte le loro attività con i loro compagni. Ogni giorno mi chiedono che ne sarà di noi”, dice il capofamiglia, mentre i quattro ragazzi più grandi lo ascoltano in religioso silenzio, seduti su una panchina. L’ultimo nato, Flish, ha sette mesi, e dorme avvolto in una fascia colorata che la madre si è stretta sulla schiena.
Jamas ha lavorato per sei anni in un’azienda di costruzioni di Pozzuoli, guadagnando 900 euro al mese, poi in un albergo, quindi ha cominciato a lavorare saltuariamente in maniera irregolare, e questo gli ha impedito di trasformare la sua protezione umanitaria in un permesso di lavoro. Quando la protezione è scaduta, per il decreto Salvini non l’ha potuta rinnovare. Vive in una casa che paga 250 euro al mese, in nero. “Sono molto confuso da quest’ultima legge, io vorrei rimanere in questo paese dove sono nati i miei figli, ma non so come fare”, afferma. James, il ragazzo più grande, continua ad assistere alle partite di basket della sua squadra, anche se non può giocare.
Anche sui numeri non c’è concordia: il sindaco di Castel Volturno, Luigi Petrella di Fratelli d’Italia, sostiene che sul territorio vivano circa ventimila irregolari su una popolazione di 27mila persone, mentre secondo le organizzazioni che si occupano di immigrazione gli stranieri sono diecimila in tutto, tra irregolari e regolari. Durante il confinamento a Castelvolturno le rotonde si sono svuotate: per due mesi i braccianti non sono andati più “a fare la piazza” o il “califfo ground”, come si dice da queste parti, cioè non si sono più fatti trovare lungo la strada la mattina presto, nei punti prestabiliti, ad aspettare di essere reclutati per andare a lavorare in campagna o nell’edilizia.
C’erano troppi controlli, troppe volanti della polizia agli angoli delle strade, così anche il sistema informale di reclutamento su cui si fonda l’agricoltura da queste parti si è fermato. Lo racconta Bawa Gado, bracciante ghaneano, straniero, irregolare, arrivato in Italia dalla Libia via mare nel 2006. Gado ha ottenuto la protezione umanitaria per due anni, ma anche lui a causa del decreto Salvini l’ha persa. Ha lavorato sempre in nero nella zona. “Lavoro in campagna, mi chiamano di giorno in giorno. Guadagno al massimo trenta euro, non lavoro sempre”, racconta. Ma per l’epidemia si è dovuto fermare per più di due mesi. “Senza lavoro, senza soldi”.
Ha vissuto in casa con un suo amico a Pescopagano, una frazione di Castel Volturno dove l’80 per cento della popolazione è immigrata. Ora il suo amico ha ricominciato a lavorare, mentre lui non riesce ancora a trovare niente. “Tra le persone che hanno perso il diritto ad avere un permesso di soggiorno in questa zona ci sono molte vittime di tratta, soprattutto nigeriane. Hanno paura a denunciare i loro sfruttatori, ma senza documenti è ancora più difficile”, racconta Cristiana Vozza, operatrice legale del Servizio Siproimi dell’ex Canapificio di Caserta.
“La sanatoria avrebbe dovuto essere generalizzata e inoltre un permesso di ricerca lavoro per sei mesi, dal momento in cui si fa la domanda, è ridicolo. Sei mesi sono troppo pochi”, incalza Giampaolo Mosca, operatore legale dell’ex Canapificio di Caserta. “Ci saranno delle distorsioni, molti proveranno a fare contratti da badanti, molti andranno incontro a truffe”, continua Mosca. In uno dei territori più interessati dalla presenza di irregolari, la sanatoria rischia così di avere effetti minimi. “Per Castel Voturno non è stato mai immaginato un progetto di sistema su un territorio che presenta delle specificità importanti”, conclude Vincenzo Fiano, che spera in un miglioramento del decreto in sede parlamentare, ma che allo stesso tempo dice di sentirsi abbandonato dagli amministratori locali e nazionali. L’ex Canapificio, che gestisce anche un centro di accoglienza a Caserta, ed è un punto di riferimento per gli immigrati della zona al momento è senza una sede.
Prima di andare via, ci fermiamo davanti al monumento dedicato a Miriam Makeba, la cantante sudafricana, morta proprio a Castel Volturno, al termine di un concerto dedicato allo scrittore minacciato dalla Camorra, Roberto Saviano, e alle vittime della cosiddetta strage di Castel Volturno, l’eccidio di sei immigrati ghaneani compiuto dei Casalesi di Giuseppe Setola, il 18 settembre 2008. Tutti a Castel Volturno si ricordano quel concerto, la rabbia che aveva provocato quella strage ai danni di ragazzi molto giovani, nessuno di loro era implicato in questioni criminali. Il monumento a Makeba è circondato dalle erbacce e si vede a fatica dalla strada, come la memoria delle lotte che hanno portato a conquistare i diritti dei lavoratori stranieri in questo territorio, una memoria che sembra dimenticata.
Giovedì
4 ore 20.30
Presentazione del libro "Venire
alla luce. Riflessioni per un tempo di crisi”. L'autore Paolo Scquizzato (biblista e formatore) in dialogo con Maciej Bielawski (teologo e filosofo)
Martedì
9 ore 20.45 Preghiera
sullo stile di Taizé
Sabato 13 ore 15.30 "Gesù non era uno scemo. La non violenza, una scelta inderogabile” Voci e Volti in un mondo che cambia – 8° incontro Incontro con Giuseppe Morotti e Francesco Comina
Domenica
14 ore 10-13 Mercatino
delle autoproduzioni a
seguire Pranzo
contadino
Sabato
20 ore 16-18 Il
discorso della montagna (Mt
5-7) Lectio
divina con p. Stefano Senaldi
Sabato
20 ore 20.30 “Il
sale della Terra” a
cura di Valli Ferite per l'iniziativa “L'Ipogeo
e le sue vie 2024” Film
documentario (2014) di Juliano Ribeiro Salgado e Win Wenders
Lunedì 29 ore 20.45 “GIUSTIZIA e PACE per la PALESTINA” incontro con la Cooperante Volontaria* Giuditta Brattini iniziativa promossa in collaborazione con Rete Radiè Resch
Ogni
settimana
venerdì
ore 18 – 19| Lectio
divina sul Vangelo della domenica successiva domenica
ore 9.15-10.30 | La via del
silenzio
Come tutti gli anni,
anche nei primi giorni del 2024 (2-3-4 gennaio), dedicheremo una "TRE
GIORNIT" alla riflessione su argomenti di attualità che ci
stanno particolarmente a cuore.
Il 22 luglio scorso,
un amico, testimone e maestro di vita, d. Luigi Adami, ci ha
lasciati. Gli amici e i parrocchiani di S. Zeno di Colognola, il 6-7
ottobre, hanno ricordato la sua figura di pastore e compagno di
cammino. Nella TRE GIORNI di inizio anno, al Monastero del Bene
Comune di Sezano, più che ricordare la sua figura di uomo, di
pastore e di amico-compagno, vorremmo raccogliere alcune peculiarità
del suo pensiero per imparare a guardare la realtà con "onestà
e amore", come lui amava dire. Da
lui abbiamo appreso che le esperienze vanno sempre vissute in
compagnia della riflessione. Insomma, la superficialità, la mancanza
di senso critico, il dare tutto per scontato, l'assenza di creatività
ecc. costituiscono la base della disumanità.
Da
dove partire per muoverci nell' esperienza con ONESTÀ e AMORE?
D. Luigi non ha
pubblicato nulla. Non ha scritto libri. Condivideva pensieri e
considerazioni attraverso appunti occasionali, articoli e/o pagine di
testi da lui letti e meditati. Mi passò un giorno una paginetta di
appunti che egli stesso scrisse riflettendo sulla situazione
pastorale della chiesa in quel momento (siamo negli anni 80 - 90).
Si trattava di 5 scompensi che egli registrava, tra il serio e il
faceto, a imitazione delle " 5 piaghe " del Rosmini. A mio
avviso, sono osservazioni che valgono non solamente per la vita della
Chiesa, ma che possono abbracciare tutti gli aspetti del vivere
umano. Per vivere con onestà e amore occorre attraversare questi
cinque scompensi, sempre in agguato:
1)Tra il fare e il pensare.
Lo scompenso verso il fare, specialmente nel non ripensare a quello
che si è fatto, scade facilmente a mero pragmatismo, a un
affaccendarsi autogiustificantesi.
2)Tra l'etico e l'ideologico.
Lo scompenso verso l'ideologico ha come conseguenza un agire guidato
dai vantaggi che si portano a casa (consensi, potere, gratificazione)
e non dal bene in quanto tale, gratuitamente quindi.
3) Tra
prudenza e profezia. È uno scompenso che sbilancia verso
la sicurezza hic et nunc. rivela una visione senza lungimiranza e
senza fede.
4) Tra
il passato e il futuro. Lo
scompenso verso il passato privilegia un concetto di coerenza che si
identifica con il continuismo e il tradizionalismo, si sente a suo
agio nella ripetizione e non nella sperimentazione.
5) Tra
il simbolico (qualità) e il descrittivo (quantità).
Sono due linguaggi della comunicazione verbale e reale, fatta con le
parole e con le cose. Lo squilibrio verso il descrittivo (quantità)
dà più importanza alla quantità delle opere che non alla qualità,
privilegia più la ricerca di spazi che di messaggi credibili ed
efficaci.
CALENDARIO
DEGLI INCONTRI
Martedì
2 gennaio
ore
9.30
PAOLO
BERTEZZOLO | Tra
il fare e il pensare
ore
15.30
ROBERTO
VINCO | Tra
l'etica e l'ideologico. Dalla religione alla spiritualità.
Mercoledì
3 gennaio
ore
9.30
CRISTINA
FRESCURA | Tra
prudenza e profezia
ore
15.30
ELIANO
ZIGIOTTO e RITA FALEZZA | Tra
simbolico e descrittivo
Giovedì
4 gennaio
ore
9.30
FRANCESCO
COMINA | Tra
passato e futuro
Per
chi desidera risiedere o fermarsi al pranzo è richiesta la
prenotazione entro il 30 dicembre 2023
Alla fine di ogni anno migliaia di giovani provenienti da vari Paesi e denominazioni si riuniscono per cinque giorni in una grande città europea per pregare e condividere la vita della popolazione e delle comunità ecclesiali locali.
Dopo Madrid, Breslavia, Torino e Rostock, il 46° Meeting europeo si svolgerà da giovedì 28 dicembre 2023 a lunedì 1° gennaio 2024 a Lubiana.
La Comunità di Taizé ha un nuovo priore! Sabato 2 dicembre, frère Alois ha ceduto il suo incarico a frère Matthew, alla presenza di rappresentanti di varie Chiese e di molti amici della Comunità, oltre che dei giovani attualmente a Taizé.
Tra i rappresentanti delle Chiese, a cinque di loro è stato chiesto di recitare una preghiera per l’insediamento di frère Matthew come "servitore della comunione": il vescovo Benoît Rivière di Autun, Chalon e Mâcon, il metropolita Maximos del Patriarcato ecumenico di Ginevra, i vescovi anglicani Olivia Graham di Reading e Smitha Prasadam di Huddersfield e il pastore Laurent Schlumberger, ex presidente della Chiesa protestante unita di Francia. Tra gli altri partecipanti, il pastore Christian Krieger, presidente della Federazione protestante francese, e il vescovo luterano di Riga, Rinalds Grants.
domenica 19 giugno 2022 ore 16-19.30 al Monastero del Bene Comune di Sezano (Verona) si terrà l'incontro "Dov'è la vittoria?" Testimonianze per la pace e contro la guerra globale. L'incontro è promosso da Agorà degli Abitanti della Terra, Transform!Italia e Ass. Monastero del Bene Comune di Sezano (Verona).
L'incontro sarà trasmesso via streaming sulla pagina FB del Monastero del Bene Comune.
Cento giorni di guerra per dire "no" a tutte le guerre - Sergio Centofanti (Vatican News)
Sono passati già 100 giorni dall'inizio di questa folle guerra: e non se ne vede la fine. Anzi, salgono le preoccupazioni per un allargamento del conflitto e non si può escludere una guerra mondiale nucleare. Se ne parla sempre di più. In tv si afferma che basterebbero pochi secondi per distruggere grandi città. E ci stiamo abituando a questo linguaggio. Sarebbe il suicidio dell'umanità.
La storia insegna che quando si inizia una guerra piccola non si immagina quanto grande possa diventare. Lo si vede dopo. Quando un leader decide di cominciare una guerra contempla le sue possibili vittorie: ma la storia ci mostra la fine ingloriosa di tanti di questi leader. La storia ci insegna che spesso non si impara dalla storia. E gli errori si ripetono, errori che sono letali per chi li compie e purtroppo drammatici per i milioni di persone che li subiscono.
Intanto, l'invasione russa voluta da Putin sta provocando morte e distruzione in Ucraina: l'Occidente ha le sue responsabilità nell'escalation della tensione nell'area, ma l'attacco russo non ha giustificazioni. Muoiono bambini, muoiono i civili, vengono distrutti edifici residenziali, ospedali, case, scuole, chiese. Le famiglie vengono divise, i profughi e gli sfollati sono milioni. Tante vite sconvolte e distrutte in Ucraina. Un Paese distrutto è un crimine contro l'umanità. Anche in Russia si piangono tanti ragazzi mandati a morire non si sa perché. E nel mondo è colpita un'economia che si stava appena cominciando a riprendere dai colpi della pandemia. Ora ci sono anche la guerra del gas, la guerra del petrolio, la guerra del grano: e per i poveri c'è più povertà e più fame. Senza contare l'odio che cresce, i sentimenti di rabbia, di violenza e di vendetta che aumentano e preparano altra violenza, altri rancori, altri lutti.
La guerra è una pazzia, ha detto più volte Papa Francesco. È un'avventura senza ritorno, aveva detto Giovanni Paolo II. Serve una parola di pace, una profezia che sappia dire con forza “basta” a questa guerra e a tutte le guerre dimenticate nel mondo: Siria, Yemen, Etiopia, Somalia, Myanmar ... Abbiamo bisogno di coraggio per trovare una via d'uscita a tanta devastazione. Abbiamo bisogno di trovare il coraggio di ribellarci alle guerre comandate da qualche potente che manda a morire gli altri. Quante altre morti serviranno per poter dire "basta"? Quando si sveglieranno i popoli per dire che vogliono vivere in pace?
Papa Francesco invita tutte e tutti, credenti e non credenti, ad una "supplica corale per la pace".
Anche la "Verona per la pace che dice no alla guerra" aderisce a questa proposta.
Il Comitato veronese per le iniziative di pace, con Cgil Cisl e Uil, promuove una Fiaccolata per la pace che si terrà mercoledì 2 marzo, dalle ore 19,30 in piazza Bra, contro la guerra in Ucraina e in ogni parte del mondo.
Dopo la fiaccolata, dalle ore 20,30 - momento di digiuno rinunciando alla cena - si terrà una veglia, a carattere laico e interreligioso, per condividere messaggi di pace da espressioni di fedi diverse.
L'invito è aperto a tutti coloro che credono nella pace e vogliono che le armi tacciano. Ai partecipanti viene richiesto di portare una candela da casa, che sarà il simbolo della luce di speranza.
Appello di Papa Francesco a credenti e non credenti
2 marzo
Giornata di digiuno e preghiera per la pace
appuntamento ore 16 a Sezano - Monastero del Bene Comune
L'Associazione Monastero del Bene Comune
è nata nel luglio 2009 presso l'antico monastero di Sezano, da un gruppo di persone che hanno a cuore la promozione della convivenza umana nella “città del vivere insieme”.. Learn More →
Ciò che possiamo fare è, in paragone a quanto ci viene dato, sempre poco.
Ma quel poco dobbiamo farlo. (Edith Stein)
Chi sei tu, dolce luce, che mi riempie e rischiara l'oscurità del mio cuore? (Edith Stein)
Edith Stein, conosciuta anche col suo nome religioso di Teresa Benedetta della Croce (Breslavia, 1891 - Auschwitz, 1942), monaca cristiana, filosofa e mistica tedesca dell'Ordine delle Carmelitane Scalze, vittima della Shoah. Di origine ebraica, Edith Stein si convertì al cattolicesimo dopo un periodo di ateismo. Venne arrestata nei Paesi Bassi dai nazisti e rinchiusa nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau dove, insieme alla sorella Rosa, venne trucidata il 9 agosto 1942. Nel 1998, Edith Stein è stata proclamata santa da papa Giovanni Paolo II, il quale, l'anno successivo, l'ha dichiarata anche patrona d'Europa.
venerdì 2 giugno 2023 ore 20.30 | Kammerchor Staufen
Partecipare all’incontro a Torino è.. ... pregare con la bellezza dei canti e la profondità del silenzio. ... unirsi a migliaia di giovani per approfondire la fede e condividere in semplicità. ... sperimentare l’ospitalità delle famiglie e delle comunità cristiane di Torino. ... incontrare le persone che vivono il Vangelo in mezzo alle sfide di oggi. ... trovare un nuovo impulso per la solidarietà in Europa.
Lectio divina 2021-22
Venerdì 6 maggio 2022 ore 20.45 - Monastero di Sezano
Sabato 1 gennaio
2022 alle ore 19
Benedizione delle
icone e apertura esposizione
L'esposizione
rimarrà aperta ai visitatori dal 1° al 9 gennaio 2022
Domenica 2 gennaio
2022 e domenica 9, dalle ore 16-18
Luisa Cielo guiderà
la visita all'esposizione delle icone.
Il giorno
dell'Epifaniala visita sarà guidata da Donatella Oliosi.
è consigliata la prenotazione scrivendo a
monasterodelbenecomune@gmail.com
Triduo
Pasquale
(*)
giovedì
santo 14 aprile
ore
20 Eucarestia nella Cena del Signore
venerdì
santo 15 aprile
ore
9.30 Meditazione con Lucia
Vantini (**)
ore
15.30 Preghiera universale
ore
20.00 Preghiera della Croce sullo stile di Taizé
sabato
santo 16 aprile
ore
9.30 Meditazione con Lucia
Vantini
ore
17.00 Preparando insieme la Veglia
ore
21.00 Veglia di Pasqua
domenica
di Pasqua 17 aprile
ore
11.00 Eucarestia
ore
13.00 Semplice pranzo insieme
Chi desidera risiedere e pernottare a Sezano durante i giorni del Triduo Pasquale scriva a nicolettosilvano@gmail.com – 3402481368
Rimangono da rispettare le misure di sicurezza cioè l'obbligo delle mascherine FFP2 per gli incontri in ambienti chiusi e i pasti, le misure igieniche.
Come tutti gli anni,
anche nei primi giorni del 2024 (2-3-4 gennaio), dedicheremo una "TRE
GIORNIT" alla riflessione su argomenti di attualità che ci
stanno particolarmente a cuore.
Il 22 luglio scorso,
un amico, testimone e maestro di vita, d. Luigi Adami, ci ha
lasciati. Gli amici e i parrocchiani di S. Zeno di Colognola, il 6-7
ottobre, hanno ricordato la sua figura di pastore e compagno di
cammino. Nella TRE GIORNI di inizio anno, al Monastero del Bene
Comune di Sezano, più che ricordare la sua figura di uomo, di
pastore e di amico-compagno, vorremmo raccogliere alcune peculiarità
del suo pensiero per imparare a guardare la realtà con "onestà
e amore", come lui amava dire. Da
lui abbiamo appreso che le esperienze vanno sempre vissute in
compagnia della riflessione. Insomma, la superficialità, la mancanza
di senso critico, il dare tutto per scontato, l'assenza di creatività
ecc. costituiscono la base della disumanità.
Da
dove partire per muoverci nell' esperienza con ONESTÀ e AMORE?
D. Luigi non ha
pubblicato nulla. Non ha scritto libri. Condivideva pensieri e
considerazioni attraverso appunti occasionali, articoli e/o pagine di
testi da lui letti e meditati. Mi passò un giorno una paginetta di
appunti che egli stesso scrisse riflettendo sulla situazione
pastorale della chiesa in quel momento (siamo negli anni 80 - 90).
Si trattava di 5 scompensi che egli registrava, tra il serio e il
faceto, a imitazione delle " 5 piaghe " del Rosmini. A mio
avviso, sono osservazioni che valgono non solamente per la vita della
Chiesa, ma che possono abbracciare tutti gli aspetti del vivere
umano. Per vivere con onestà e amore occorre attraversare questi
cinque scompensi, sempre in agguato:
1)Tra il fare e il pensare.
Lo scompenso verso il fare, specialmente nel non ripensare a quello
che si è fatto, scade facilmente a mero pragmatismo, a un
affaccendarsi autogiustificantesi.
2)Tra l'etico e l'ideologico.
Lo scompenso verso l'ideologico ha come conseguenza un agire guidato
dai vantaggi che si portano a casa (consensi, potere, gratificazione)
e non dal bene in quanto tale, gratuitamente quindi.
3) Tra
prudenza e profezia. È uno scompenso che sbilancia verso
la sicurezza hic et nunc. rivela una visione senza lungimiranza e
senza fede.
4) Tra
il passato e il futuro. Lo
scompenso verso il passato privilegia un concetto di coerenza che si
identifica con il continuismo e il tradizionalismo, si sente a suo
agio nella ripetizione e non nella sperimentazione.
5) Tra
il simbolico (qualità) e il descrittivo (quantità).
Sono due linguaggi della comunicazione verbale e reale, fatta con le
parole e con le cose. Lo squilibrio verso il descrittivo (quantità)
dà più importanza alla quantità delle opere che non alla qualità,
privilegia più la ricerca di spazi che di messaggi credibili ed
efficaci.
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Appello di Papa Francesco per la pace in Ucraina
"Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione in Ucraina". Papa Francesco esordisce così al termine della catechesi all'udienza generale di oggi. Poco prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana, il suo ampio appello alla pace che non nasconde forte preoccupazione e rammarico per l'esito, per ora negativo, registrato dai negoziati internazionali. "Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane - osserva - si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Come me tanta gente nel mondo sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte". Francesco prosegue:
Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è il Dio della pace e non della guerra, il Padre di tutti non solo di qualcuno che ci vuole fratelli e non nemici. Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale.
L'appello a credenti e non credenti
Francesco sa che la politica non basta a cambiare i cuori, solo Dio può farlo, si rivolge quindi a tutti invitando credenti e non credenti ad unirsi in una supplica corale per la pace:
Gesù ci ha insegnato che alla insensatezza diabolica della violenza, si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra.
Sabato 9 dic 2023 ore 16 | Voci e Volti | Cittadini o sudditi. Reinventare la democrazia
sabato 25 novembre 2023 ore 15 | Valli ferite
giovedì 2 novembre 2023 ore 17 | Valli ferite | Sulle spalle di papà si vede più lontano
sabato 28 ottobre 2023 ore 16 | Voci e volti
RiCOrDando | 11 ottobre 1962 Apertura Concilio Vaticano II
11 ottobre 2023 "La Madre Chiesa si rallegra": 61 anni fa, papa Giovanni XXIII apriva il Concilio Ecumenico Vaticano II. Parole e immagini in un video(Comunità di Sant'Egidio)
sabato 14 ottobre 2023 ore 16-18 | Vuoto etico ed educativo: quale paideia per il nostro tempo?
Preghiera ecumenica | sabato 30 settembre 2023 ore 20.30
Sabato 23 settembre 2023 ore 16 | Voci e Volti |
RiCorDando | 23 agosto 1923: esecuzione di Don Minzoni
Don Minzoni fu oppositore del fascismo «lo fu – disse l’arcivescovo di Ravenna Ersilio Tonini - perché prete, perché pastore d’anime, in virtù della sua fede». Se fu giustiziato da alcuni ras locali è perché aveva osato contrapporre il modello cristiano di educazione dei giovani a quello del regime appena nato e non aveva avuto alcun timore a criticare i metodi violenti del fascio locale.
RiCorDando | Don Pino Puglisi 15 settembre 1993
Gaspare Spatuzza strappa il borsello dalle mani di don Pino Puglisi. E gli grida: «Padre, questa è una rapina!» Il sacerdote lo guarda, sorride e gli risponde: «Me lo aspettavo». Alle sue spalle Salvatore Grigoli gli punta una pistola 7,65 e spara alla nuca. Un colpo solo. Mortale. Così la sera del 15 settembre 1993 viene ucciso il parroco di Brancaccio. Trenta anni fa. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. ‘Se ognuno di noi fa qualcosa, allora possiamo fare molto’”, si legge nel primo post del Papa. “Sia questo l’invito per ciascuno a saper superare le tante paure e resistenze personali e a collaborare insieme per edificare una società giusta e fraterna"
RiCorDando | Martin Luther King | 26 agosto 1963 - 26 agosto 2023
Martin Luther King 60 anni fa, parlò del suo sogno di un mondo più giusto ed equo. Nel 1963 la manifestazione vide oltre 250mila persone sfilare e fece da apripista al Civil Rights Act del 1964.
13 agosto 2023 | Autobus per Taizé. Treviso, Verona, Milano
Il 13 agosto partirà un bus per Taizé da Treviso!!! Un occasione imperdibile per immergersi nel clima di rinnovamento, pace e preghiera di Taizé con migliaia di giovani provenienti da tutta Europa
DM per maggiori info!
RiCorDando | Frère Roger Schutz | Taizé 16 agosto 2005
Vivere l'insperato
C'è una Vita nascosta nell'essere umano che sostee la sua speranza. Essa rende possibile dinanzi a lui un divenire personale e collettivo. Vi saprai porre attenzione?
Senza tale speranza, radicata al centro del tuo cuore, senza quel divenire al di là della tua persona, tu perdi il gusto di avanzare. ... Anche se non sei capito, non immobilizzarti. Spetta a te correre il rischio della vita. Prenderti per mano, trascinarti sul cammino? Nessuno può farlo per un altro... Solo Colui che già ti ha riconosciuto...
(da "Vivere l'insperato", 1972)
DIRITTO UMANO ALL'ACQUA | Venerdì 28 luglio ore 20.45 Monastero del Bene Comune di Sezano
Martedì 20 giugno 2023 ore 20.30 Monastero degli Stimmatini di Sezano
sabato 17 giugno 2023 ore 15 Monastero di Sezano
domenica 11 giugno 2023 Festa della Comunità stimmatina di Sezano
Testimoni di un altro mondo possibile | 1° incontro
2 serate con Elisabetta Ugolini: mercoledì 7 e venerdì 9 giugno
Le celebrazioni domenicali al Monastero di Sezano
Cari amici e amiche
vi comunichiamo che da domenica 1 maggio 2022 è ripresa la celebrazione domenicale delle ore 11.00 in Cappella.
Rimangono da rispettare le misure di sicurezza cioè l'obbligo delle mascherine FFP2 e le misure igieniche.
DOPO CAPODANNO 2023 AL MONASTERO DI SEZANO
sabato 1 ottobre 2022 ore 15.30 si terrà al Monastero di Sezano in presenza oppure via zoom l'incontro dedicato alla progettazione del percorso formativo di Valli Ferite 2022-23
Corale di Berlino | Domenica 18 settembre ore 17
Diversamente da quanto pubblicato sul calendario del mese di Settembre
il Concerto della Corale di Berlino si terrà domenica 18 settembre alle ore 17
Comitato Italiano della Campagna Europea Diritto alla Cura, che ha promosso l'iniziativa Facebook: “Firmate la nostra petizione per la raccolta di un milione di firme cliccando qui www.noprofitonpandemic.eu/it , non c'è più tempo da perdere”!
Venerdì 17 ore 20.30 |12° Incontro di approfondimento Valli Ferite
“... sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa,...” (San Francesco d'Assisi)