Ricordiamo, o Signore, davanti a te
Crisi climatiche e guerre stanno aggravando il quadro giĆ molto critico della trasmissione della tubercolosi, di cui venerdƬ si ĆØ celebrata la Giornata mondiale. Ć facilitata dalla povertĆ in cui versano molte popolazioni. Ad oggi, si calcola che ogni anno oltre un milione e mezzo di persone siano vittime di questa patologia.
Il Gruppo intergovernativo di esperti sul clima delle Nazioni Unite, ha presentato un documento che indica le direttive che i governi devono adottare in fretta prima che lāavanzata dellāemergenza climatica diventi decisiva. āLa situazione che emerge nel rapporto ĆØ cosƬ grave da rappresentare una bomba giĆ esplosaā.
Il devastante terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria di magnitudo 7,8 del mese scorso ha raso al suolo intere cittĆ , uccidendo piĆ¹ di 50 mila persone. Nel sud-est della Turchia e in regioni della Siria dilaniata dalla guerra non ci sono mezzi per togliere le macerie. E sotto le macerie ci sono ancora vittime intrappolate. Si scava ancora a mani nude".
Le nazioni in via di sviluppo chiedono con urgenza l'aiuto per fornire acqua potabile piĆ¹ pulita e assicurare servizi igienici migliori. Guterres ha lanciato un appello urgente affinchĆ© il mondo modifichi e salvaguardi le risorse idriche per evitare i conflitti. Entro il 2050 circa 6 miliardi di persone dovranno fare i conti con la scarsitĆ di acqua. ScarsitĆ dovuta ai cambiamenti climatici, allāinquinamento, a consumi e produzioni sempre piĆ¹ insostenibili.
Quest'anno, "fino al 15 marzo, un totale di 531 persone sono state uccise, 300 ferite e 277 rapite in incidenti legati alle bande avvenuti principalmente nella capitale Port-au-Prince ā Haiti. Almeno 208 persone sono state uccise e 164 ferite solo nelle prime due settimane di marzo, per lo piĆ¹ da cecchini.
Nuovo naufragio al largo della Tunisia. Trentaquattro migranti provenienti da Paesi dell'Africa sub-sahariana risultano dispersi dopo che la barca sui cui viaggiavano ĆØ affondata al largo della costa tunisina.
Sit-in sotto le abitazioni di esponenti del governo, cortei, blocchi stradali, scontri con la polizia e arresti stanno segnando l'ennesima protesta nazionale in molte parti di Israele contro la riforma giudiziaria del governo di Benyamin Netanyahu. La tensione maggiore ĆØ a Tel Aviv dove, secondo i media, finora sono state arrestate 18 persone nell'ambito dei cortei con blocchi stradali e degli scontri con la polizia in centro cittĆ .
Libano: proteste a piazza dei Martiri a Beirut contro la crisi. Centinaia di persone sono scese in piazza a Beirut per manifestare contro il deterioramento delle condizioni socio-economiche nel Libano al collasso finanziario, dove la valuta locale continua a perdere valore rispetto al dollaro e dove sono assenti un governo nel pieno dei suoi poteri e il presidente della repubblica.
Carceri: violenze e sovraffollamento, Strasburgo (ri)mette lāItalia sotto accusa. Nelle ispezioni dellāorgano antitortura del Consiglio dāEuropa, lāennesima, sconfortante fotografia della situazione nei nostri penitenziari. Per ciascuno dei sei penitenziari visitati sono state denunciate violenze e intimidazioni tra detenuti.
āDopo 8 anni di guerra, lo Yemen ĆØ sullāorlo della carestiaā. Oltre 17 milioni di persone sono senza cibo, tra cui 2,2 milioni di bambini sotto i 5 anni. I prezzi dei beni alimentari e del gas sono aumentati fino al 600%, con il colpo di grazia dato dalla crisi in Ucraina da dove lo Yemen importava il 42% del grano
Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison
Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza
CO2 +Natura = Futuroā. Si condensa in questa equazione il messaggio scelto da Wwf Italia per celebrare l'Earth Hour. Milioni di persone in oltre 190 Paesi partecipano a āThe Biggest Hour for Earthā, la piĆ¹ grande Ora per la Terra. In tutto il pianeta le luci spente diventano unāicona, per 60 minuti, in luoghi e monumenti conosciutissimi.
Il 23 marzo. Ć iniziato un periodo particolare per quasi due miliardi di persone nel mondo: il mese del digiuno sacro del Ramadan. Questo il messaggio dell'Iman Mohamed Guerfi: grazie di cuore per gli auguri e ricambio con affetto, Ramadan Mubarak anche a tutti voi che Allah lo renda mese di purificazione ed avvicinamento a Lui l'Altissimo tramite il servire le sue creature piĆ¹ deboli.
Accesa a Verona la Fiaccola della Pace e del Perdono di Santa Rita. La cittĆ scaligera ĆØ gemellata questāanno con Cascia per divulgare i valori e il messaggio della "santa dei casi impossibili". Monsignor Pompili: la sua testimonianza ci insegna che dallāamore scaturiscono libertĆ e vita. Santa Rita testimonia che ānon puĆ² esserci pace senza giustizia, ma neanche giustizia senza perdonoā. āMai", inoltre, "come in questo tempo di āguerra mondiale a pezzettiāā, come detto piĆ¹ volte Papa Francesco.
āValli feriteā, il gruppo di donne e uomini di buona volontĆ e di associazioni che vogliono promuovere un rapporto giusto e rispettoso con i viventi della āCasa Comuneā, sāĆØ incontrato ieri, qui a Sezano, per approfondire il tema āQuartieri che vivono e respirano. Un finestra sugli spazi pubblici e modi pratici di creare collettivitĆ .
Per la bontĆ che abita nei cuori e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore.
Spirito, che orni i cieli e fai un Eden della terra deserta e informe; Spirito che spiri come il vento e porti dovunque il polline di Dio, vieni e soffia su questi morti, sule nostre vite disfatte, su questo popolo di Dio che sempre piĆ¹ inaridisce, e tutti riprendano a sperare e a vivere, partecipi della stessa vita del risorto. Amen
Ez 37,12-14 Rm 8,8-11
Gv. 11, 1-45
1 Un certo Lazzaro di BetĆ nia, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2 Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugĆ² i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3 Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, colui che tu ami ĆØ malato".
4 All'udire questo, GesĆ¹ disse: "Questa malattia non porterĆ alla morte, ma ĆØ per la gloria di Dio, affinchĆ© per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato". 5 GesĆ¹ amava Marta e sua sorella e Lazzaro.
6 Quando sentƬ che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7 Poi disse ai discepoli: "Andiamo di nuovo in Giudea!". 8 I discepoli gli dissero: "RabbƬ, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?". 9 GesĆ¹ rispose: "Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perchĆ© vede la luce di questo mondo; 10 ma se cammina di notte, inciampa, perchĆ© la luce non ĆØ in lui".
11 Disse queste cose e poi soggiunse loro: "Lazzaro, il nostro amico, si ĆØ addormentato; ma io vado a svegliarlo". 12 Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se si ĆØ addormentato, si salverĆ ". 13 GesĆ¹ aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14 Allora GesĆ¹ disse loro apertamente: "Lazzaro ĆØ morto 15 e io sono contento per voi di non essere stato lĆ , affinchĆ© voi crediate; ma andiamo da lui!". 16 Allora Tommaso, chiamato DƬdimo, disse agli altri discepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!".
17 Quando GesĆ¹ arrivĆ², trovĆ² Lazzaro che giĆ da quattro giorni era nel sepolcro. 18 BetĆ nia distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19 e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20 Marta dunque, come udƬ che veniva GesĆ¹, gli andĆ² incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21 Marta disse a GesĆ¹: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22 Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederĆ ". 23 GesĆ¹ le disse: "Tuo fratello risorgerĆ ". 24 Gli rispose Marta: "So che risorgerĆ nella risurrezione dell'ultimo giorno". 25 GesĆ¹ le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrĆ ; 26 chiunque vive e crede in me, non morirĆ in eterno. Credi questo?". 27 Gli rispose: "SƬ, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo".
28 Dette queste parole, andĆ² a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: "Il Maestro ĆØ qui e ti chiama". 29 Udito questo, ella si alzĆ² subito e andĆ² da lui. 30 GesĆ¹ non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora lĆ dove Marta gli era andata incontro. 31 Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
32 Quando Maria giunse dove si trovava GesĆ¹, appena lo vide si gettĆ² ai suoi piedi dicendogli: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!".
33 GesĆ¹ allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34 domandĆ²: "Dove lo avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!".35 GesĆ¹ scoppiĆ² in pianto. 36 Dissero allora i Giudei: "Guarda come lo amava!". 37 Ma alcuni di loro dissero: "Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sƬ che costui non morisse?".
38 Allora GesĆ¹, ancora una volta commosso profondamente, si recĆ² al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39 Disse GesĆ¹: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, manda giĆ cattivo odore: ĆØ lƬ da quattro giorni". 40 Le disse GesĆ¹: "Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?". 41 Tolsero dunque la pietra.
GesĆ¹ allora alzĆ² gli occhi e disse: "Padre, ti rendo grazie perchĆ© mi hai ascoltato. 42 Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perchĆ© credano che tu mi hai mandato". 43 Detto questo, gridĆ² a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". 44 Il morto uscƬ, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. GesĆ¹ disse loro: "Liberatelo e lasciatelo andare". 45 Molti dei giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.
***
Non
dobbiamo dimenticare che lāevangelista pone mano alla sua
narrazione alcuni decenni dopo la morte e risurrezione del Signore.
Questo significa che aveva davanti a sĆ© lāesperienza delle
comunitĆ cristiane primitive attraversate da gioie e difficoltĆ di
ogni genere, perdite e lutti. Possiamo immaginare che, verso la fine
del primo secolo, a cavallo tra il primo ed il secondo, le comunitĆ
abbiano sentito la necessitĆ di approfondire alcune questioni di
vitale importanza alla luce della memoria del Signore GesĆ¹.
Allāepoca di Giovanni ĆØ presumibile che gli interrogativi emergessero da tematiche profonde ed esistenziali. Evidentemente, esperienze come quella della morte e del morire, suscitavano quesiti che attendevano risposte approfondite sul piano della fede. Forse queste domande erano in certa misura aggravate dal fatto che alcuni morivano proprio in nome della fede.
In ogni caso, di fronte alla cifra ineluttabile dalla fine, puĆ² avere senso investire sul vangelo? Non potrebbe bastare una vita sufficientemente onesta come da sempre le persone hanno cercato di fare? PerchĆ© in fondo non accontentarsi di una saggia filosofia di vita senza correre troppi rischi? Eppoi, visto che, come tutti, si muore, ĆØ proprio importante seguire GesĆ¹ Cristo? Non ĆØ, per caso, che di fronte a questo limite invalicabile, anche lui si sia arrabattato, se non addirittura si sia preso gioco di noi?
A noi stessi la vita ci ha riservato delle perdite. Quando usciamo dal grembo materno perdiamo un paradiso di sicurezze e piangiamo. Ogni crescita comporta un cambiamento, un distacco, un lasciarci alle spalle qualcosa per accogliere qualcosa di nuovo. Perdiamo il mondo dellāinfanzia quando diventiamo adolescenti, perdiamo la baldanza giovanile quando diventiamo adulti. Perdiamo la gioia del tempo degli studi quando entriamo nella responsabilitĆ di un servizio o di una professioneā¦tanti passaggi, tanti distacchi, tanti cambiamenti, tante perditeā¦ tanti lutti. Ma il morire ĆØ la perdita di tutto. Non serve proprio mettere in programma questo momento perchĆ© di certo sāavvererĆ per tutti!
E la paura diventa padrona di casa nella nostra vita. Entra insidiosa nei nostri affetti. Lei gestisce gli interessi, le politiche, le relazioni, le assicurazioni, il conto in banca, lāimmagine di sĆ©, la carriera, i ruoli, i titoli onorifici, le istituzioniā¦tutti siamo dentro questo ingranaggio che dispiega tutte le sue energie per esorcizzare questo limite estremo. Del limite poi, proibito parlarne: chi ne parla ĆØ retrogrado (provate dire che la scienza deve fare i conti con dei limiti ā¦) e pensare che nel limite siamo strutturati persino nelle nostre stesse cellule (la cellula senza limiti ĆØ una metastasi!).
Questa paura si manifesta molto chiaramente nei discepoli quando a GesĆ¹ che vuole ritornare in Giudea obiettano: āMaestro, poco fa ti volevano lapidare, e vai lĆ unāaltra volta?ā ā Tirano un sospiro di sollievo poi quando GesĆ¹ afferma che lāamico Lazzaro dorme. Se dorme non ĆØ necessario andare. Il sonno per un ammalato ĆØ sintomo di guarigione. Il pericolo fa paura ed ĆØ meglio scansarlo.
Gv. presenta una serie di sentimenti che attraversano tutto il brano. A Betania ci sono sorelle e un fratello. Fratello e sorella, amicoā¦cosƬ si chiamavano i cristiani nelle prime comunitĆ e, in questo modo, qualificavano anche i sentimenti che li univano nella reciprocitĆ : vivevano rapporti di fraternitĆ e di amicizia. FraternitĆ ed amicizia alimentate dal legame che il Signore GesĆ¹ ha per la sua comunitĆ . Ć lui che, amandoci da fratello ed amico, dĆ senso al nostro essere fratelli ed amici nel suo nome.
A Marta, a Maria e a Lazzaro, ovvero alla comunitĆ dei discepoli e discepole, GesĆ¹ āvoleva molto beneā. Con loro, ossia con noi, condivide il dolore ed il pianto, ma non vuole che i suoi siano paralizzati nel dolore e nel pianto.
Fin dallāinizio, mentre lāinfermitĆ e poi la morte vanno nella direzione della tomba sigillata dalla pietra, segno di ineluttabilitĆ irreversibile, per GesĆ¹ la prospettiva che gli sta davanti ĆØ la āGloria di Dioā: āQuesta infermitĆ non ĆØ per la morte ma per la gloria di Dioā;
e verso la fine: āNon ti ho detto che se giungi a credere vedrai la Gloria di Dio?ā.
Ć unāespressione āGloria di Dioā che per GesĆ¹ ha un preciso significato. Per lui non evoca, come potrebbe essere per noi, alcunchĆ© di trionfalistico; nessuna nuvola dāincenso, nĆ© angeli che svolazzano attorno a troni celesti. Gloria di Dio significa compimento pieno di un disegno di vita e di amore. Questa ĆØ la prospettiva che si apre di fronte a GesĆ¹.
Qui i credenti sono immediatamente posti di fronte al paradosso che dovranno testimoniare in ogni momento della storia: di fronte allāenigma piĆ¹ inevitabile, di fronte alla difficoltĆ e alla crisi ecc. la loro appartenenza a Cristo li sospingerĆ sempre sul versante della speranza, non della disperazione. In altre parole per i discepoli del Signore la difficoltĆ non ĆØ semplicemente una difficoltĆ , ma un appello a scorgere in essa delle possibilitĆ che normalmente con occhio umano non si vedono.
Quanto avverrĆ in seguito non sarĆ un gesto magico compiuto da GesĆ¹ per attirare lāattenzione attraverso lāesercizio di capacitĆ sovrumane. A rigore, almeno secondo il linguaggio di Gv., non sarĆ nemmeno un miracolo, ma un segno, l'ultimo segno che anticipa la risurrezione del Signore. Vale a dire un gesto che aiuta chiunque lo riceve ad andare oltre, per aprirsi ad una nuova prospettiva: lāorizzonte della fede, ossia la realtĆ vista secondo il disegno di Dio, il compimento dellāamore, la āGloriaā. āLazzaro ĆØ morto, e mi rallegro per voi di non essere stato lƬ perchĆ© possiate credereā.
āGrazie, Padre, per avermi ascoltato. Io sapevo che sempre mi ascolti, ma lo dico per la gente che mi sta intorno, perchĆ© giungano a credere che tu mi hai inviatoā.
Con dei tocchi leggeri dāacquerello, Gv. ci fa comprendere che GesĆ¹ non interrompe il processo della morte. Egli attende due giorni e quando giunge sul luogo, la decomposizione sta giĆ compiendo il suo lavoro. Siamo perciĆ² di fronte al dramma del morire effettivo. Insomma, la fine che fa paura a tutti.
Eppure, di fronte a tutto ciĆ², manda avanti unāimmagine dal doppio significato: il sonno. āIl nostro amico Lazzaro sāĆØ addormentatoā. Ecco cosāĆØ la morte e il morire dal punto di vista di GesĆ¹: un sonno, un dormire.
Nella Scrittura il sonno ĆØ sempre legato con unāopera che Dio compie di sua iniziativa e che lāuomo riceverĆ come un dono gratuito. Si pensi ad esempio alla creazione della donna o alla prima alleanza con Abramo: il sonno, il torpore dellāuomo descrivono una situazione in cui lāuomo ĆØ, per cosƬ dire, inattivo, mentre Dio ĆØ allāopera.
In sintesi nella prima parte, attraverso le relazioni fraterne, la frase di Tommaso che invita tutti ad andare a morire con il Signore ecc., ci viene esposta, come in filigrana, la vita della comunitĆ cristiana. Ma una comunitĆ cristiana inchiodata di fronte allāineluttabilitĆ della morte. Il morire poi, si declina in molte esperienze, tutte dolorose: morte delle relazioni, morte di un amore, morte del bene, morte della giustizia, morte della gioia ecc. Questāinsieme di situazioni sono a sua volta espresse molto efficacemente nellāimmagine della tomba chiusa dalla pietra e dal cattivo odore della decomposizione. Insomma, il morire, non ĆØ un fenomeno di un momento ma, in un certo senso, si propaga. Ecco perchĆ© blocca e paralizza. Maria infatti, la sorella di Marta, ĆØ āseduta in casaā, la casa del dolore chiuso in se stesso.
Nella seconda parte del brano, vv. 18 ā 27, abbiamo il dialogo di Marta con GesĆ¹. Prima perĆ², Gv. fa precedere una puntualizzazione di ordine geografico: āEra Betania vicina a Gerusalemme, Circa tre chilometriā¦ā. E ad essa aggiunge anche che molti giudei erano andati per fare le condoglianze. Insomma, la comunitĆ cristiana di cui Gv. parla, ĆØ una comunitĆ che pur essendo di Cristo, ĆØ ancora ferma alla visione di risurrezione escatologica di qualsiasi buon giudeo del suo tempo: āso bene che risusciterĆ nella risurrezione dellāultimo giornoā. Come dire: e con questo, che cāĆØ di nuovo?
Come sempre, GesĆ¹ ĆØ consapevole che alla āfede ā fiduciaā in lui si perviene con gradualitĆ . Egli ĆØ lƬ per accompagnarci in questo percorso, non per rimproverarci.
In questa seconda parte della narrazione vi ĆØ anche il centro di tutto e, da questo centro, parte il segno vero e proprio del ritorno alla vita di Lazzaro.
Ecco, il centro ĆØ il contenuto fondamentale della fede della comunitĆ cristiana:
āIo sono la risurrezione e la vita; chi mi dĆ la sua adesione, quandāanche muoia, vivrĆ , poichĆ© chiunque vive e mi dĆ la sua adesione, non morirĆ mai: Credi questo?ā.
Cosa vuole farci comprendere GesĆ¹? Vuole farci comprendere che la VITA NUOVA ĆØ possibile fin da ora. La vita che lui ci comunica ĆØ di una tale qualitĆ che, perfino incontrandosi con la morte, la supera. In pratica, lavare i piedi, perdonare, riconciliare, adorare in spirito e veritĆ , donare le proprie energie per amore fino alla morte, lottare per il bene e la liberazione da ogni forma di male, sostenere la dignitĆ dellāuomo, lodare Dio con gioia e gratitudineā¦ tutto ciĆ² ĆØ la vita che non viene toccata dalla morte perchĆ© ĆØ ciĆ² che resta. In pratica, GesĆ¹ non ci chiede di credere nella vita eterna dopo la morte, ma di credere che la vita eterna comincia giĆ da qui e che non si interrompe con la morte. La presenza di GesĆ¹ nella Chiesa e nella storia continua a garantire questo dono: Io sono la risurrezione e la vita. Io sono, ĆØ lāespressione dellāautopresentazione di Jhwh nellāantico testamento. Era la parola di alleanza con la quale assicurava dāessere sempre dalla parte dāIsraele, sempre vicino, appunto, alleato, non concorrente.
Si noti bene che il Mondo, ovvero quella parte che si trova anche dentro di noi per contrapporsi al disegno di Dio, ritiene che la vita sia ben altra cosa.
Per il Mondo ciĆ² che conta, ciĆ² che dĆ sicurezza e futuro, ĆØ magari la prepotenza, il dominio, lāarroganza, la rivincita, la ragion di stato, lāorgoglio nazionale, il mercatoā¦ Eppure anche i bambini capiscono che questo ingranaggio ĆØ segnato dalla parola fine. In realtĆ per il vangelo questa non ĆØ la vita ma lāarmamentario che mettiamo in atto per difenderci dalla morte; ĆØ il frutto della schiavitĆ¹ della paura della morte.
Alla domanda del Signore Marta, a nome nostro, risponde secondo una graduale percezione di fede: ācredo che sei il Messia, il Figlio di Dio, quello che doveva venire nel mondoā. Come dire: credo che tu vedi oltre quello che io posso vedere e capire. Ć lāatteggiamento piĆ¹ onesto per cominciare a camminare nella fede.
Nella terza parte, vv. 28-38, cāĆØ la partecipazione di GesĆ¹ al dolore di fronte alla morte ma, nello stesso tempo, egli non entra nella casa dove Maria sta seduta in pianto. Dalla casa del dolore e della disperazione egli chiama fuori. La comunitĆ che ora ĆØ impersonata in Maria, fatta chiamare da GesĆ¹, si mette in movimento, naturalmente con la pesantezza delle sue sofferenze. Ć questa una parte che prepara al segno vero e proprio dellāultima sezione vv. 38b-46.
Qui adesso il massimo della disperazione deve lasciare spazio alla manifestazione della āGloria di Dioā.
Gli elementi del lamento, del sepolcro, della pietra posta davanti, dei quattro giorni, del fetore della putrefazione conferiscono al racconto tutta la drammaticitĆ possibile.
Ebbene, di fronte a tutto ciĆ², ecco il grido di GesĆ¹: VIENI FUORI!
Ć come il grido della vita che vince sulla dilagante, sommessa e continua mormorazione della morte. Sembra che questa contamini, corrompa, paralizzi e vinca su tutto ed invece, una novitĆ irrompe capovolgendo completamente la situazione.
Il grido infatti richiama il testo di Genesi 1, il racconto della creazione: āDio gridĆ²: Luce. Ed ecco la luceā. Ć appunto la novitĆ di una nuova creazione che irrompe!
In che cosa consiste questa novitĆ ? Consiste nella libertĆ dalla paura piĆ¹ profonda che ĆØ la radice di tutte le schiavitĆ¹ (scioglietelo, lasciatelo andare). Ecco perchĆ© Lazzaro si presenta con tutti i segni della morte ma in realtĆ ĆØ vivo. Ecco il paradosso della fede in GesĆ¹: di fronte a tutto ciĆ² che sa di morte, credo che la vita, la vita di GesĆ¹, la vita evangelica vince a dispetto di tutte le evidenze storiche.
Il Signore ci consola con la potenza di una parola come questa: āChi mi dĆ la sua adesione, quandāanche muoia, vivrĆ , poichĆ© chiunque mi dĆ la sua adesione non morirĆ maiā.
Salmo 130
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti puĆ² resistere?
Ma con te ĆØ il perdono:
cosƬ avremo il tuo timore.
Io spero, Signore.
Spera l'anima mia,
attendo la sua parola.
L'anima mia ĆØ rivolta al Signore
piĆ¹ che le sentinelle all'aurora.
PiĆ¹ che le sentinelle l'aurora,
Israele attenda il Signore,
perchĆ© con il Signore ĆØ la misericordia
e grande ĆØ con lui la redenzione.
Egli redimerĆ Israele
da tutte le sue colpe