Meditazione IIa Domenica di Quaresima B - Monastero del Bene Comune

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sabato 24 febbraio 2024

Meditazione IIa Domenica di Quaresima B

 

Ricordiamo davanti a te, o Signore

    Migranti vittime non solo in mare. A decimare vite anche tragitti di terra. In Egitto, nelle scorse ore, sono stati 11 i morti in un camion proveniente dal Sudan. Il mezzo si è ribaltato e incendiato, non lasciando scampo ai passeggeri rimasti intrappolati. Altre 6 persone rimaste ferite sono state trasferite in ospedale. Dell’incidente, avvenuto sulla strada Al-Alaqi ad Assuan, i protagonisti sono stati migranti sudanesi.
    RD Congo, civili in fuga a causa degli intensi combattimenti tra l'esercito congolese e il gruppo armato M23; Sake è uno degli epicentri degli intensi combattimenti che hanno costretto la popolazione a spostarsi per trovare rifugio altrove, in particolare a Goma. Il numero di morti e feriti è in aumento e la situazione umanitaria si aggrava.
    Scontri" avvenuti nella mattinata nel centro della città, a pochi metri da piazza dei Cavalieri, hanno causato il ferimento di alcuni studenti, anche minorenni. A ritrovarsi in piazza sono stati per lo più giovani con l'intento di manifestare per la pace in Palestina; gli agenti di polizia in tenuta antisommossa sono intervenuti per bloccare il corteo. Il Presidente Mattarella: "l'autorevolezza delle Forze dell'ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni". "Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento".
    Continuano gli abusi sui popoli nativi per estendere le riserve naturali a scopo turistico, anche grazie ai finanziamenti della Banca Mondiale. Tanzania: il governo accanito contro i maasai. Nell'area di Ngorongoro il governo ha esteso gli sfratti a tutta l’area della riserva. Circa 100mila maasai dovranno lasciare le loro terre, 20mila entro la fine di marzo. All’ordine del giorno abusi e violenze per costringere le comunità ad andarsene.
    L'80% delle morti per parto prematuro avviene nei paesi a medio-basso reddito. Nel 2020, nel mondo, ogni 40 secondi un bambino è morto a causa delle complicazioni legate alla nascita prematura. Un dato di fatto allarmante, se si considera che l’80% dei parti prematuri avviene proprio in questi paesi, di cui il 60% in Africa. Malawi, Sudafrica, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo e Botswana.
Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...

Aiutaci a custodire la speranza

    La "Cattedra dell'Accoglienza". "Vulnerabilità e comunità. Tra accoglienza e inclusione”. Continua la sfida di educare all’accoglienza approfondendo i profili antropologici ed etici di una delle dimensioni fondamentali dell’essere umano. Incoraggiati da Papa Francesco gli enti promotori hanno programmato una quattro giorni di formazione a Sacrofano (RM)
    La violenza che da dieci mesi devasta il Sudan e che dilaga in Mozambico, e poi conflitti che insanguinano le altre parti del mondo, come la Palestina e l’Ucraina. Papa Francesco: "Non dimentichiamo: la guerra sempre è una sconfitta, sempre. Ovunque si combatte le popolazioni sono sfinite, sono stanche della guerra, che come sempre è inutile e inconcludente, e porterà solo morte, solo distruzione, e non porterà mai la soluzione del problema. Preghiamo invece senza stancarci, perché la preghiera è efficace, e chiediamo al Signore il dono di menti e di cuori che si dedichino concretamente alla pace".
    In Brasile sarà costruito il primo ospedale indigeno, per offrire servizi assistenziali specializzati, di alta e media complessità. La struttura, che sorgerà a Boa Vista, nello stato di frontiera del Roraima, nella regione amazzonica, è stato pensato anche per far fronte alle emergenze degli Yanomami e dei profughi provenienti dal Venezuela.

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Misericordias Domini in aeterno cantabo.



Donaci la fede, o Padre! Quella fede che è certezza di cose non dimostrabili, adesione consapevole alla tua infinita compassione, quella fede che sola può dare la forza di continuare il cammino. Amen


Gen 22,1-2.9.10-13.15-18 Rm 8,31-34;

Mc. 9, 2-10


Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4 E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6 Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7 Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». 8 E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. 9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10 Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.


***


Il racconto presenta parecchi elementi che evocano le manifestazioni del divino (teofanie): la trasformazione luminosa di Gesù, l'apparizione di Elia con Mosè, la nube che adombra, la voce dall'alto...

Per chi è abituato a frequentare il Primo Testamento, non trova in questa narrazione un'assoluta novità. Gli elementi descritti costituiscono, per così dire, l'espressione classica di quasi tutti i racconti delle manifestazioni divine. Pertanto, non dobbiamo ricercare l'esattezza cronologica dell’evento ma il messaggio che passa necessariamente attraverso una mediazione simbolica.

Dobbiamo, prima di tutto, predisporci alla comprensione del testo attraverso uno sguardo semplice del contesto.

Ci troviamo oltre la metà del racconto di Marco, esattamente dopo il momento in cui la crisi nel gruppo dei discepoli si fa più esplicita perché Gesù ha dichiarato apertamente di voler essere fedele alla sua strada che lo porterà a pagare col prezzo della vita la fedeltà alla sua vocazione.

Pietro, ma per certi versi anche i fratelli Giacomo e Giovanni, sono i portavoce del malcontento del gruppo: non sono d'accordo che Gesù paghi con la condanna, quindi col fallimento, il prezzo di fedeltà al cammino intrapreso. Di questo passo, temono, si troveranno sempre dalla parte dei perdenti, con il rischio che per loro le cose non cambieranno mai.

Questo è il punto: Gesù obbedendo alla parola di Dio, ovvero assimilando il senso profondo della testimonianza della Parola, ha orientato la sua esistenza a mettersi dalla parte dei perdenti divenendo lui stesso un perdente. La Parola di Dio gli ha rivelato nella sua coscienza che la sua strada vincente è di essere un perdente. Gesù vince perdendo. Perché l’amore per la gente non sta dalla parte di chi domina.

Gesù non dirige il traffico ma si muove incrociando storie umane. È questa l’essenza della crisi del gruppo degli apostoli. Non sono d’accordo che egli sia un perdente. Si fidano di lui solo se diventa un leader.

Talvolta anche le chiese non accettano di stare come Gesù dalla parte dei perdenti e divenire loro stesse perdenti; non accettano di portare avanti le cose in questo modo. Amano vincere, pianificano concordati, siedono ai tavoli dei potenti.

Questo era anche il pensiero di Pietro, Giacomo, Giovanni e di tutti gli altri.

Noi sappiamo bene che quando ci fissiamo su un’idea non vediamo il resto, soprattutto non vediamo oltre; siamo come presi dentro la nebbia di una nube. Si chiudono le prospettive.

Rimanere nella logica mondana della volontà di potenza, sia pure a fin di bene, toglie visione evangelica. Anche questo racconto, come altri che troviamo nei vangeli, è la storia di un cambiamento: dal non vedere alla visione.

L'articolazione del testo è sostanzialmente in due parti: la salita sul monte e la discesa.

Il monte molto alto evoca certamente il Sinai. Laddove Israele ha ricevuto l'alleanza, la legge e quindi la forza di essere popolo secondo la parola. Il monte, luogo di vicinanza al divino, è uno spazio teologico: sul monte avvengono le rivelazioni. È sul monte che si apprende la volontà di Dio e il suo piano.

Gesù prende con sé i tre. Come a dire che li separa dalla logica del malcontento che in quel momento domina il loro cuore e quello del gruppo. Devono imparare a guardare oltre, devono imparare a vedere il senso delle cose secondo lo sguardo di Dio. È un po' per questo che la scena centrale è costituita da una visione: vedere la prospettiva di Dio su Gesù Cristo, prospettiva che nulla ha a che fare con le aspettative di potenza, tipiche della religione e dei suoi rappresentanti ufficiali.

Da questo punto di vista comprendiamo anche la precisazione cronologica dei 6 giorni:

lo sviluppo narrativo che va dal complotto, all'arresto, poi alla passione fino alla risurrezione è organizzato sullo schema dei 6 giorni, dopo i quali abbiamo il settimo, la Pasqua. Insomma, Marco vuole conferire una prospettiva pasquale al nostro brano. Possiamo allora comprendere la simbologia delle vesti straordinariamente bianche come espressione della vita nella sua pienezza: vittoria della vita su ogni forma di morte, nonostante questa vita sia sotto l'incubo della morte.

Ora, nella scena centrale troviamo Elia e Mosè che parlano con Gesù, meglio, sono rivolti a Gesù. Nel racconto di Esodo, Mosè entrava nella tenda del convegno e si rivolgeva a Dio per capire e riferire al popolo la volontà divina sul da farsi. Ora Sono Elia e Mosè, ossia i rappresentanti della Parola, la legge e i profeti, che si rivolgono a Gesù perché il suo cammino di dono fino alla morte è la chiave interpretativa di tutto il cammino della Parola di Dio fin dai tempi antichi.

La cosa strana è che Pietro parla di tre tende 1+1+1. Il riferimento è alla festa delle capanne, festa che ricorda la peregrinazione del popolo nel deserto e la sua liberazione (la festa di Sukot). In altre parole, sembra che Pietro ponga le tre testimonianze: quella di Gesù, quella di Mosè e quella di Elia, tutte e tre sullo stesso piano. Non ha compreso che le due antiche trovano compimento e pienezza nel cammino di Gesù.

A questo punto vi è la discesa dal monte e la conseguente ingiunzione al silenzio, almeno fino a quando il Figlio dell'uomo non sarebbe risuscitato da morte, vale a dire: almeno fino a quando la sua vittoria non sarebbe sata manifesta.

Dal punto di vista di Gesù, è bene che non parlino di lui se non lo hanno capito e se nemmeno dopo l'esperienza del monte non hanno avuto l'onestà di rettificare la loro visione.

Avrebbero certamente trasmesso un'informazione sbagliata: un messaggio di messia potente. Fin che non comprendono GESU' SOLO, è bene che non parlino di lui.

Che poi non lo abbiano compreso è evidente dal fatto che, tra loro (si noti bene), discutono e si interrogano sul significato di risorgere dai morti, in questo caso riferito a Gesù. Sembra che l’incomprensione dei discepoli sottenda questo interrogativo: Che senso ha che risorga dai morti se, secondo il nostro modo di intendere, egli non deve affatto morire? Che senso ha che vinca facendosi perdente se, secondo noi egli deve soltanto vincere?

Ancora una volta Gesù spiazza le posizioni, rompe con gli schemi scontati, manda all’aria il buonsenso di chi calcola di vincere e di ottenere potere. Il Vangelo ci dice che l’amore per l’umanità e per ogni essere è altra cosa! Possiamo chiedere di vedere oltre? Se ancora non abbiamo visione evangelica della vita, è bene non riempirsi la bocca di dottrina su Gesù. Prima di tutto c’è l’imperativo del Padre: “Ascoltatelo!”.


Salmo 115


Ho creduto anche quando dicevo:

«Sono troppo infelice».

Agli occhi del Signore è preziosa

la morte dei suoi fedeli.


Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;

io sono tuo servo, figlio della tua schiava:

tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento

e invocherò il nome del Signore.


Adempirò i miei voti al Signore

davanti a tutto il suo popolo,

negli atri della casa del Signore,

in mezzo a te, Gerusalemme.



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