Ricordiamo davanti a te, o Signore
Myanmar, i Rohingya senza cittadinanza ma costretti ad arruolarsi nell'esercito. Decimato dalle perdite sul campo, l’esercito birmano ha reclutato forzatamente uomini provenienti dalla minoranza di religione musulmana per inviarli in prima linea nella battaglia con l’Arakan Army, nello Stato di Rakhine.
Sette operatori umanitari della Ong americana World Central Kitchen sono morti in un attacco israeliano al centro della Striscia di Gaza mentre viaggiavano a bordo di un convoglio guidato da un palestinese, anch’egli rimasto ucciso nell’attacco.
Taiwan, la costa orientale devastata da un violento terremoto. Diverse vittime e più di 800 feriti il bilancio del violento sisma. Crollati circa 97 edifici, per ora si contano più di 120 disperse persone sotto le macerie
Kenya. Ananas Del Monte, frutti amari. Stupri, picchiaggi, aggressioni armate, torture e almeno sei persone uccise. Sulle violenze operate dalle guardie di sicurezza della multinazionale contro la popolazione locale all’interno dell’enorme piantagione è in corso un processo per violazioni dei diritti umani.
I bambini indigeni della riserva Yanomami in Amazzonia soffrono di disabilità, deterioramento cognitivo e malnutrizione a causa della contaminazione dell'ambiente da mercurio, utilizzato dalle miniere illegali per l'estrazione dell'oro.
Nell'ultimo anno un'escalation di violenza nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc), ha costretto la chiusura di 540 scuole, esponendo i bambini al rischio di reclutamento da parte delle forze armate e al lavoro.
La produzione negli opifici abusivi cinesi di abbigliamento e accessori, venduti poi con marchio Giorgio Armani, era «attiva per oltre 14 ore al giorno, anche festivi», con lavoratori «sottoposti a ritmi di lavoro massacranti» e con una situazione caratterizzata da «pericolo per la sicurezza» della manodopera, che lavorava e dormiva in «condizioni alloggiative degradanti». E con paghe «anche di 2-3 euro orarie, tali da essere giudicate sotto minimo etico».
Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...
Aiutaci a custodire la speranza
In occasione della Giornata Mondiale della Salute di oggi 7 aprile, l’Unicef ha reso noti i primi risultati del servizio “Here4U”. La piattaforma è riuscita ad aiutare oltre 2 mila ragazzi. I giovani tra i 19 e i 24 anni rappresentano la fascia più numerosa con 505 casi, seguiti da quelli tra i 16 e i 18 anni con 324 casi. Le esigenze per cui sono stati aiutati includono principalmente supporto legale, psicosociale e salute mentale.
Sudan, nonostante il conflitto i comboniani aprono una clinica per le cure palliative per i malati terminali "Aiutiamo chi è 'scartato' dalla guerra".
Gli oltre 250 bambini della scuola Kuriga sequestrati da uomini armati in un rapimento di massa nel nord-ovest della Nigeria all'inizio di questo mese sono stati rilasciati.
Sicilia, corridoi lavorativi per salvare vite umane e sostenere l'economia. Aziende di Bronte e Valledolmo offriranno lavoro stagionale ai cittadini marocchini che verranno formati nel loro Paese. Lo prevede il protocollo d'intesa firmato a Palermo tra associazione Lavoratori Stranieri Sicilia e Consorzio Umana Solidarietà e l’Unione Generale dei lavoratori marocchini.
Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria, gloria in excelsis Deo…
Vieni, Signore, ed entra nei nostri chiusi cenacoli perché abbiamo tutti di tutto paura. E poiché la tentazione di chiuderci in antichi steccati è sempre grande, vieni ed abbatti le porte dei cuori, le diffidenze e i molti sospetti soprattutto fra quanti dicono di crederti. Amen
Atti 4, 32-35 1Gv 5, 1-6;
Gv. 20, 19-31
19 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22 Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23 A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28 Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
30 Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31 Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
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In questo brano abbiamo la prima delle due conclusioni del Vangelo di Giovanni: “…Ma questi (i segni) sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome”. Il capitolo successivo è un'aggiunta ecclesiale assai significativa.
Avere la vita nel nome di Gesù, significa fare della nostra vita la manifestazione della sua risurrezione.
Nel racconto di atti 4, 32-35, la prima lettura, la Chiesa delle origini manifesta la risurrezione di Gesù attraverso una vita di condivisione: “Nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva…Il ricavato veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno”. Il “nome” di Gesù, ovvero la realtà della sua presenza vivente, comincia a manifestarsi laddove scompare la mentalità privatistica del “mio” e del “tuo” per rendere possibile la nostra originalità più radicale: la fraternità.
Gesù risorto attraversa così la porta di chi si chiude in sé stesso accumulando beni e risorse per proteggersi dagli altri. Con lui, l’altro, ogni altro non è più una minaccia alla propria sicurezza.
Invece, la sera di quel giorno, discepoli abitano la stanza della paura. Gv. rende questo clima con alcune espressioni: caduta la notte e le porte chiuse (sprangate).
Gesù, rendendosi presente dentro le paure, svela l’inconsistenza della loro chiusura, di ogni chiusura perché vi entra con l’amorevolezza inesauribile di colui che prima di morire si piegò a lavare i piedi. Grazie a quell'amore certo, la comunità delle discepole e dei discepoli può lanciarsi e sbilanciarsi fino ad osare la profezia del primo giorno dopo il sabato. Ecco perché il saluto di Gesù si realizza nel dono della pace-shalom come un restare in piedi nella vita, senza timori, come possibilità di realizzare le promesse di bene di cui ogni essere è portatore. Il dono diventa poi un incarico: Vi dono nolo shalom, rimettete i peccati. Vale a dire, riportare le situazioni umane in un orizzonte di giustizia e di verità.
Mi sono spesso interrogato sulla consegna di Gesù ai suoi di “rimettere i peccati”. Dobbiamo riconoscere che nel corso dei secoli i ministri della chiesa hanno operato una sorta di sequestro teologico, avocando a sé il potere (arbitrario) di accordare o negare il perdono delle colpe.
In altri termini, la chiesa ha letto in queste parole del Vangelo il conferimento di una potestas giuridico-canonica riservata ad alcuni mediatori. Eppure Gesù non ha emanato un decreto, ma ha soffiato l’alito; ciò che di lui è più intimo, vitale e misterioso.
Il per-dono, ossia il dono- per- il -dono, il dono che prescinde dal merito, non corrisponde esattamente a un’assoluzione di carattere forense; non è il colpo di spugna! È un’esperienza che sgorga dal di dentro sia per chi la offre come per chi la riceve. Un alito dal profondo come il respiro di Dio che nella creazione dà vita alle cose che ancora non sono.
Trovo molto bella l’espressione “rimettere i peccati”.
Il peccato, più che un’infrazione di una regola morale, è sostanzialmente una chiusura, un blocco, un peso che opprime e schiaccia. Perciò si tratta di un rimettere in piedi chi è schiacciato; un far rivivere (risuscitare) una relazione bloccata dal risentimento e dal sospetto; un ridare credito alla fiducia; un onorare la dignità distribuendo a ciascuno secondo il suo bisogno. Tutto ciò è rimettere i peccati e consentire che “la vita nel nome di Gesù” manifesti la sua risurrezione.
Chi, con Gesù, opera il passaggio dal risentimento al perdono, avverte dentro di sé la potente leggerezza dello shalom.
Talvolta, nell’attesa di una rivincita per un’offesa subita, con l’immaginazione accarezziamo il momento in cui l’altro cade umiliato davanti a noi, costretto a rimangiarsi tutto.
Mentre le migliori energie interiori si consumano dietro questo film, ci sembra di provare una sensazione di appagamento liberatorio. Invece ogni aspettativa di soddisfazione lascia spazio ad una intossicazione velenosa che ci disumanizza dal di dentro. Il veleno in noi va montando e le migliori energie si disintegrano.
Accogliere l’alito di misericordia del Signore e intraprendere la via del perdono (per-il-dono) porta ad avvertire che i primi beneficiari della guarigione siamo noi. Il veleno del rancore perde il suo principio attivo e, passo dopo passo, possiamo gustare intensamente il profumo della pace: Vi do la mia pace!
Occorre prendere parte al progetto di una nuova creazione sulla quale ormai il Signore ha già effuso il suo Soffio vitale. Questo è “avere la vita”.
Alla fede, che rompe con i “mondi chiusi”, si perviene attraverso un cammino da cui non è esente il dubbio e la perplessità (Tommaso è presentato come il “gemello”, lui è come noi, noi siamo come lui). Egli non perviene alla fede perché il suo bisogno probatorio ha raggiunto gli elementi sufficienti per credere, ma perché anche lui si trova di fronte a quei segni che lo riportano all'amore incondizionato e inesauribile. Se si fosse trattato di soddisfare il desiderio di avere delle prove, sarebbe bastato constatarne la presenza, invece, è invitato a toccare (entrare in contatto) con i segni di quell'amore. La fede non nasce dalle prove ma dall'amore. Infine, è assieme agli altri che si giunge a superare le strettoie del dubbio e si perviene alla commovente adesione fiduciosa. Lo sguardo fisso sui segni dell’amore fedele (guarda…tendi la mano) consente di rimanere uniti agli altri nonostante tutto. Possiamo rimanere con le nostre paure, fatiche, immaturità ecc. perché l’amore fedele non abbandona nessuno.
Salmo 117
Dica Israele:
«Il suo amore è
per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per
sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è
per sempre».
La destra del Signore si è innalzata,
la
destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in
vita
e annuncerò le opere del Signore.
Il Signore mi ha
castigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.
La
pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra
d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia
ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il
Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!