Meditazione domenica IIIa quaresima A - Monastero del Bene Comune

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sabato 11 marzo 2023

Meditazione domenica IIIa quaresima A

 


Ricordiamo, o Signore, davanti a te

  Bangladesh, rogo nel campo di Cox's Bazar: 12mila Rohingya senza casa. Domenica scorsa l’ennesimo incendio nel campo ha distrutto molte delle abitazioni di fortuna che ospitano circa un milione di profughi fuggiti dal Myanmar nel 2017.

Turchia e Siria, a un mese dal sisma oltre due milioni di sfollati in totale emergenza. Tra gli sfollati almeno 850 mila sono bambini, 51 mila le vittime accertate ma sono ancora tanti i dispersi. 

Nicaragua. Solo negli ultimi due mesi decine di persone hanno subito pesanti condanne per motivi politici e centinaia di dissidenti sono stati espulsi dal Paese e privati della nazionalità.

Mentre i cittadini si recano al Palamilone di Crotone, luogo della camera ardente, a portare fiori e sostare in silenzio e, oggi pomeriggio, parteciperanno alla Via Crucis sulla spiaggia, nella città sono giunti i parenti per il riconoscimento delle salme. Sono principalmente afghani, tra loro ci sono Abdul, Nebi e Assani che ha dovuto riconoscere il cugino di 16 anni: "Voleva solo vivere. Non ho voluto vedere la bara: è un cancro che corrode dentro"

Record di deforestazione nell'Amazzonia brasiliana: a febbraio sono stati distrutti 321,97 km quadrati). Si tratta della maggiore area devastata dal 2015.

L'ong Medici senza frontiere ha annunciato l'abbandono "temporaneo" dell'ospedale Cité Soleil nella capitale di Haiti, Port-au-Prince, a causa dell'escalation di violenze che rende la situazione attualmente "insostenibile" dal punto di vista della sicurezza.

Vorticoso aumento dei casi di dengue a Rio de Janeiro: la 'capitale' turistica del Brasile sta affrontando un'epidemia della malattia, provocata dalle zanzare Aedes aegypti.

La Guardia costiera tunisina ha recuperato 14 vittime del naufragio di un'imbarcazione avvenuto al largo di Louata. L'operazione di soccorso ha consentito di salvare 54 persone, tutte originarie di vari Paesi dell'Africa sub sahariana.

È salito a tre il numero dei palestinesi uccisi durante l'operazione antiterrorismo dell'esercito israeliano a Jenin, in Cisgiordania. L'esercito israeliano ha "preso di mira con un missile una casa nel campo di Jenin, da cui si sono viste alzarsi colonne di fumo ". 

Continua a prenderti cura di noi, o Signore: Kyrie eleison


Aiutaci a riconoscere e a coltivare i semi di speranza

41 bus", la start-up per far incontrare detenuti e famiglie. L'idea di Bruno Palamara, ex detenuto, oggi titolare della impresa interamente dedicata ai familiari che hanno un parente recluso, spesso lontano da casa. Un modo per agevolare il trasporto per i colloqui e un'offerta di sostegno psicologico a distanza: "In carcere si vive colloquio dopo colloquio"

La Cattedra dell'accoglienza, per uno sguardo solidale oltre le diffidenze. A Sacrofano, in provincia di Roma, l'evento che ha approfondito le basi etiche, antropologiche e giuridiche dell'ospitalità offerta a chi migra. "Come noi trattiamo gli immigrati dipende molto da come noi li vediamo. Parliamo di immigrati quando il loro arrivo e il loro insediamento sono visti come problematici: o perché si tratta di persone più povere o perché si tratta di persone meno "moderne" di noi. E quindi, il fatto stesso di chiamarle immigrate, di definire la loro mobilità come immigrazione, diventa fonte di una distanza e di una diffidenza".

Cristiani e musulmani: le migrazioni interpellano la coscienza di tutti. Dopo il tragico naufragio sulle coste della Calabria, in un documento dal titolo “Affrontiamo insieme la realtà dei migranti”, esponenti di entrambe le religioni sollecitano un’azione comune a sostegno di chi decide di lasciare il proprio Paese perché è “un fatto umano" che "chiama tutti a un’assunzione di responsabilità". 

La Coppa degli Ultimi. Maratona di Roma, Athletica Vaticana consegnerà la “Coppa degli Ultimi”. L’alleanza tra maratoneti e poveri ha preso il via nel nome della Coppa degli Ultimi, l’iniziativa promossa dall’Associazione polisportiva della Santa Sede con L’Osservatore di Strada per premiare, simbolicamente, l’ultima persona in gara che il 19 marzo passerà a Piazza San Pietro.

Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore.


Anche tu sarai stanco, o Signore, di camminare su queste nostre strade; e non ci sono più pozzi di Giacobbe dove sostare ed attendere che almeno qualche samaritana ancora ti incontri e ti ristori nella tua sete; e per tutti essa ti chieda della tua acqua a placare la nostra arsura, che sempre più cresce quanto più beviamo a queste nostre fonti inquinate. Aiutaci, Signore, a non restare prigionieri dei nostri fallimenti, ma a vivere con gioia di chi si sente amato e incoraggiato. Amen


Es 17,3-7    Rm 5,1-2.5-8   


Gv 4,4-42

4 Doveva perciò attraversare la Samaria. 5 Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6 qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7 Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8 I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9 Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10 Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11 Gli dice la donna: «Gesù, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12 Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13 Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14 ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15 «Gesù – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16 Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17 Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: «Io non ho marito». 18 Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Ascolta 19 Gli replica la donna: «Gesù, vedo che tu sei un profeta! 20 I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21 Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25 Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Gesù: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26 Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27 In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28 La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29 «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30 Uscirono dalla città e andavano da lui.

31 Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32 Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33 E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34 Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35 Voi non dite forse: «Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura»? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36 Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37 In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38 Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39 Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40 E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41 Molti di più credettero per la sua parola 42 e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

***


Nel deserto il popolo chiede acqua. E cosa si può desiderare nel deserto con tanta ansia se non l’acqua? Ma alla fine si chiede: “Il Signore è in mezzo a noi si o no?”. Non si domanda: “perché non compie un miracolo e ci disseta?”. Si chiede se “il Signore è in mezzo a noi si o no”. Di quale sete allora si tratta? Che acqua sta cercando?

Di acqua e di sete si parla anche nel Vangelo.

Solo alcune note per comprendere il testo cosiddetto della Samaritana.

In primo luogo, dopo il dialogo con Nicodemo (cap. 3), Gesù non solo rifiuta di dedicarsi alla causa dei rappresentanti giudei, ma addirittura si sposta nella Samaria, vale a dire in un territorio di una razza impura, scomunicata, invisa al giudaismo ufficiale.

Infatti, dopo l’invasione assira del 721, la religione di Samaria è sempre stata contaminata da elementi di paganesimo mescolati con tradizioni Jhaviste, la religione di Samaria è quindi eretica rispetto alla forma ufficiale.

Al versetto 4 viene detto che Gesù “doveva passare per la Samaria”. Il verbo non esprime tanto una necessità di percorso, quanto un’urgenza di salvezza. La Parola di Dio che chiama all’amore è anche per la Samaria, regione considerata la “prostituta impura”.

Nell’icona che è il racconto evangelico, è inquadrato il pozzo, la fonte di Giacobbe. Secondo la simbologia rabbinica è simbolo della Legge – Torah, già osservata dai patriarchi è poi “aperta” da Mosè.

La Torah, ossia l’esperienza di vita, di culto e di norma, pensata come acqua del pozzo, ne esprime efficacemente la pretesa essere sostegno e orientamento di vita. l’acqua è la condizione fondamentale per vivere. Immaginiamo la pregnanza di significato che poteva avere per il mondo del Vicino e Medioriente!

Ora Gesù siede sopra il pozzo (fonte della Legge – Torah) per indicare che lui ne è il compimento ed il superamento.

Intanto, la penna di Giovanni, aggiunge un altro particolare di carattere cronologico: era circa l’ora sesta, l’ora più luminosa del giorno. Essa va posta in relazione con l’ora decima (le quattro del pomeriggio) quando i primi discepoli passarono dalla sequela del Battista a quella di Gesù. L’ora decima infatti è l’ora del crepuscolo, il momento in cui il giorno sta per finire. Con Gesù invece c’è il massimo della rivelazione.

L’incontro con la donna offre dei tratti umani molto delicati. Gesù comincia ad abbattere le barriere chiedendo solidarietà: “Dammi da bere”. Gesù suscita novità perché manifesta la fiducia che lei possa offrire qualcosa. È questa fiducia inaspettata che a sua volta risveglia senso di sorpresa nella Samaritana. Non sapeva di essere un valore agli occhi di qualcuno.

Nel clima del dialogo, si manifesta la straordinaria capacità di Gesù di accompagnare la sua interlocutrice dal piano delle cose quotidiane ad un livello più profondo d’esistenza: dall’acqua normale all’acqua viva che disseta e che zampilla per la vita eterna, dalla sete normale alla sete di Vita.

La donna, pur essendo parte di gente scomunicata dalla religione ufficiale, non crede possibile il superamento della Legge. Le parole “Signore non hai mezzo per attingere…” sottendono proprio ciò.

In pratica, come tutti, ritiene che un rapporto con Dio sia possibile solo in termini di doveri precisi già stabiliti. Secondo questo modo d’intendere non è previsto una relazione basata sull’amore, sulla confidenza filiale, sul perdono, sulla gratuità, sulla libertà, su tutto ciò insomma che riscalda il cuore e che dà veramente vita.

Gesù rincalza che il superamento è possibile e che l’acqua, ossia la nuova relazione che egli introduce nel rapporto con Dio, è acqua che ristora la vita: “zampilla verso la vita eterna”. Sta parlando della vita secondo lo Spirito. È possibile condividere la vita con Dio; è possibile partecipare alla vita (all’amore) di Dio. La verità è che, d’ora in poi, basta l’amore per motivare le scelte di vita e non più l’imposizione del “dover essere”.

C’è Vita Eterna laddove l’amore ha davvero il primato di tutto sulla legge, sul tempio, sulla tradizione e persino sulla religione ufficiale.

Il dialogo passa ad una nuova qualità quando, al versetto 16, Gesù sposta il discorso sul piano personale: “Vammi a chiamare tuo marito…” . la risposta e quello che accade dopo lo sappiamo. Ciò che in ogni caso risulta interessante è che di fronte alle parole di Gesù, gradualmente la donna passa ad una nuova visone: “Vedo che sei profeta”. Si tratta di un vedere che indica soprattutto un intravedere, un vedere a fondo, un vedere secondo lo sguardo divino, in seno di fede. Comincia, poco alla volta ad aprirsi al mistero di Gesù, a comprendere il dono che gli viene incontro.

In realtà, per comprendere il senso di quanto Giovanni intende rimarcare, occorre tenere presente la reputazione negativa che l’intera regione di Samaria godeva presso i giudei. Come ho detto, considerazione di una religione spuria, contaminata da elementi pagani, quindi religione adultera, per dirla con il linguaggio biblico. C’è un testo dell’antico testamento che parla di ciò: 2 Re 17, 24-41. In esso si racconta come al tempo dell’invasione Assira le cinque città della regione di Samaria, si noti cinque, hanno mescolato insieme fede in Jhwh e fede in divinità assire. Hanno avuto più amori, esattamente come la donna dai cinque mariti che però non erano mariti.

La donna Samaritana quindi è figura di un’umanità infedele, adultera, dal cuore disorientato e confuso. È figura di un’umanità che ha cercato l’amore nel modo sbagliato, esattamente come l’adultera. Figura di un’umanità che è assetata ma che non ha più coraggio di cercare l’acqua vera perché troppe sono state le sue delusioni.

La questione del culto, a Gerusalemme o sul Garizim, risulta superflua per Gesù. Le disuguaglianze sono per lui terminate. Quello che per lui conta è questo bisogno di amore e di vita che il cuore di ogni persona ha dentro di sé. La “sete” di amore che sente questa donna e ogni uomo ed ogni donna sentono dentro di sé. Questi sono i veri adoratori che il padre cerca perché lui, il Padre, non desidera altro che amarli ed arricchirli donando loro Vita.

A questo proposito, il comportamento di Gesù è addirittura audace. Aspettare una donna presso il pozzo poteva significare anche il primo approccio per chiederle di diventare sua sposa. Mosè non aveva forse trovato moglie presso il pozzo? Ed Eliezer, servo di Abramo, non aveva fatto lo stesso per trovare moglie a Isacco, figlio del suo padrone? Gesù vuole amare questa donna dai cinque mariti che non erano stati mariti per lei. Questa donna, come abbiamo visto impersona tanto bene la sua gente di Samaria. Il territorio dalle cinque città che avevano abbracciato culti idolatrici, l’Israele eterodosso.

Ecco quindi spiegato il senso di quel “doveva passare di là” - il suo amore per l'umanità lo spingeva ad andare oltre gli schemi di Israele e oltre i confini socio religiosi.

Gesù, nella sua sete di amore per tutti (ecco il compimento pieno della Torah: la legge dello Spirito), annulla ogni pretesa di monopolio e di verità di questa o di quella tradizione religiosa. Ora, l’adoratore in spirito e verità è chiunque si lascia stupire da un Dio che penetra l’abisso della nostra miseria per amarla e prendersene cura.

La parte conclusiva relativa alla semina e al raccolto. In queste parole di Gesù l'evangelista vede un riferimento ad Osea 2, 25: “Io seminerò di nuovo per me nel paese e amerò non amata e a non – popolo – mio dirò: Popolo mio. Ed egli mi dirà: “Dio mio”.

È un inno alla fecondità della fede. È giunto il tempo di non soffermarsi a guardare se il campo sia quello giusto o meno perché, nel frattempo, il risultato della semina ha già cominciato a biondeggiare nei campi. La novità dell'amore è già esplosa e soppianta ogni codice.

Credo che in questo racconto possiamo cogliere un aspetto importante della Chiesa Giovannea dell'Asia Minore che prende distanze dalla Chiesa Gerosolimitana, troppo strutturata in una forma gerarchica e un po’ maschilista.

Con Giovanni il principio della vita ecclesiale non è di tipo organizzativo “gerarcologico”. D’ora in poi, cioè da Gesù in poi, Il principio della comunione ecclesiale è lo Spirito, il Principio-Amore.


Salmo 94

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostrati, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».




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