Ricordiamo davanti a te, o Signore
Nicaragua, almeno 76 persone in detenzione arbitraria; 30 gli arresti tra oppositori e leader indigeni, tre sono bambini.
Esplosione Calenzano, 3 morti e 26 feriti e 3 dispersi. Le indagini sono aperte sul grave incidente presso lo stabilimento Eni in provincia di Firenze. Il bilancio di vittime e feriti ancora provvisorio.
Sono 170.700 i morti a causa diretta di azioni di guerra (153.100 nel 2022), mentre sono 11.649 i bambini uccisi o mutilati nel 2023, con un aumento del 35 per cento rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dall’ottavo rapporto Caritas italiana sui conflitti dimenticati. Attualmente, sono 52 gli Stati nel mondo che vivono situazioni di conflitto armato.
Colombia, Messico e Honduras sono paesi dell'America Latina in cui sono stati assassinati 8 giornalisti nel 2024.
Nella regione del nord Darfur, in Sudan, un raid aereo ha colpito l'affollato mercato di una cittadina, uccidendo, secondo le prime informazioni, oltre 100 persone, e ferendone altre centinaia.
Più di un milione di persone, per lo più donne e bambini, sono state recentemente sfollate in Siria da quando i ribelli hanno lanciato un'offensiva per rovesciare il presidente Bashar al-Assad.
È durissimo il giudizio del Consiglio d’Europa sui Cpr d’Italia. Non è una novità che si alzino voci di dissenso contro i Centri di permanenza per il rimpatrio ma è la prima volta che arriva un rapporto-choc dal Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura del Consiglio d’Europa. Migranti maltrattati e sedati con psicofarmaci, l’organo anti-tortura del Consiglio d’Europa, non usa mezzi termini e afferma di «aver riscontrato diversi casi di presunti maltrattamenti fisici e uso eccessivo della forza da parte di agenti di polizia».
Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...
Aiutaci a custodire la speranza
Una bambina di 11 anni unica superstite del naufragio di un barchino partito dalla Tunisia. L'imbarcazione partita dal porto di Sfax è stata affondata da una tempesta. A salvare la ragazzina, originaria della Sierra Leone, nella notte dell’8 dicembre è stata un’imbarcazione dell’ong Compass Collective, che l’ha portata in salvo a Lampedusa.
Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace 2025 che si celebrerà il prossimo primo gennaio sul tema “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la pace”. Suggerite tre azioni per rimettere i popoli “sulla via della speranza”: trovare forme di condono del debito estero riconoscendo il debito ecologico tra Nord e Sud del mondo; abolire la pena di morte in tutte le nazioni; destinare fondi non alle armi, ma alla lotta della fame globale.
La sera dell’11 dicembre il senato dello Zimbabwe ha approvato il disegno di legge per l’abolizione della pena di morte, che nel paese non viene applicata da 20 anni. La legge, approvata in via definitiva, entrerà in vigore dopo la ratifica (scontata) del capo dello stato.
Da Khartoum e Port Sudan fino a Verona, passando per Roma e per la diaspora sudanese. È un ponte, quello che hanno idealmente costruito il 10 dicembre con due iniziative una decina di organizzazioni pacifiste scaligere. La manifestazione veronese si è sviluppata in due momenti nel pomeriggio: una breve conferenza con collegamenti dal Sudan e con rappresentanti della diaspora ed esperti, presso la sede dei missionari comboniani. E poi un atto pubblico, nella vicina piazza Isolo.
Il vescovo di Verona apre le porte ai poveri. Per contrastare l’emergenza freddo è stato attivato un dormitorio che accoglie otto persone. Lo spazio è vicino all’appartamento del vescovo che dice: la convivenza è pacifica
Per la bontà che abita nei cuori e per coloro che si dedicano alla causa del
bene: A te la lode e la gloria, O Signore: Maranatha, Maranatha, Vieni, Vieni, Signore
Gesù
O Dio, sei luce, verità e bellezza: sei sapienza, intelligenza e tenerezza, pane e acqua della vita. Con riconoscenza, benediciamo il tuo nome. Tu sei il misericordioso. Tu ci vuoi veramente bene. Santo è il tuo nome. Amen
Sof 3,14-18 Fil 4,4-7
Lc 3, 10-18
Le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
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Il testo, racchiude i versetti 10-18 del terzo capitolo di Luca, cioè predicazione del Battista il quale, con esortazioni varie, prepara la venuta.
C'è una corrente etica che attraversa il racconto che si esprime nell’interrogativo più volte ripetuto: “Cosa dobbiamo fare?”. Il rinnovamento, la pienezza di umanità, la qualità di una vita salvata passa attraverso un agire etico degno dell’essere umano.
È possibile che l'umanità sia contraddittoria, peccatrice, interessata e ripiegata sul proprio tornaconto ecc. Ma questo racconto sembra intercettare, nonostante tutto, uno struggente desiderio, una nostalgia di bontà che si trova nel cuore di ognuno e che l’evangelista rende con l’espressione “Poiché il popolo era in attesa”.
Cosa dobbiamo fare? Perché così come stiamo vivendo non ci basta. Si noti che a porre la domanda, oltre la folla, sono pure i rappresentanti di categorie che per mille ragioni, quanto a beni e denaro, potevano sentirsi appagati dalla vita. Parlo dei pubblicani e dei soldati. La risposta di Giovanni non è di ordine religioso. Avrebbe potuto dire loro: praticate il culto, osservate il sabato, dite tutti giorni le berakot. No, il cambiamento che da tutta la tradizione profetica Dio s'attende dalla gente e che per bocca del Battista è reso manifesto è la solidarietà verso la gente, la rettitudine, la giustizia...condividere, non praticare il raket dell'estorsione, né la delazione, né l'usura...
Immediatamente ci viene presentato il clima di attesa del popolo. Un’attesa però particolare: il popolo aspettava, ma attenzione: “riflettendo nei cuori”. Si tratta di un’attesa profonda, non semplicemente in attesa dell’arrivo del leader che metta le cose in riga.
Riflettere nei cuori significa cercare negli eventi le connessioni per scoprire se esista una via di uscita da una situazione particolarmente difficile e pesante. In altre parole, considerato che il popolo va da Giovanni per “guarire” ed essere sollevato dal senso di colpa, potremmo pensare che l’attesa sia stata rivolta proprio in questo senso: sorgerà mai qualcuno capace di guarirci interiormente, eticamente? Qualcuno capace di trasformare in bontà la nostra vita pure segnata da tante ferite e colpe?
Giovanni orienta l’attenzione su colui che in seguito verrà perché è più forte di lui. È più forte perché il suo intervento, a differenza del proprio, è di una qualità diversa: “Io immergo nell’acqua, lui in Spirito Santo e fuoco”. Come dire: io mi limito ad emendare le situazioni sbagliate lui le trasforma in qualcosa di inedito, in qualcosa di completamente nuovo; lui cambia le cose dal di dentro perché le immerge nell’amore (lo Spirito Santo e il fuoco).
E di fronte all’amore, a Giovanni non resta che farsi da parte come il pretendente di una donna da sposare; se si fa da parte per lasciar che un altro divenga sposo, non gli slaccia simbolicamente il sandalo, come prevede la legge del levirato, perché colui che diventerà sposo deve essere in grado di compiere questo passo. Ecco perché Giovanni non slaccia i sandali, perché lui, colui che verrà è uno sposo. Nel contesto quindi del discorso, per Giovanni il vero cambiamento avverrà perché l’umanità si sentirà amata da un messia che la ama come uno sposo.
Lui, Giovanni non riesce ad essere così e nemmeno ad immaginare come l’amore possa essere la radice della novità di Dio. Riesce solo ad intuirlo. Infatti, sulla scia della predicazione profetica circa “il Giorno del Signore”, immagina invece che se colui che viene susciterà qualcosa di nuovo, sarà perché adotterà le maniere forti: “Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”. Giovanni, come tutti noi, vive un atteggiamento contraddittorio: da un lato percepisce che l’efficacia dell’intervento di Dio attraverso il suo messia scaturisce dall’amorevolezza e, dall’altro continua a credere nella forza della severità.
Questa particolare situazione ci dice che, nel cammino della fede, si possono avere delle intuizioni che superano la propria visione delle cose, ma questo superamento non avviene in modo automatico. È un lento processo che può sussistere per un certo tempo con antiche precomprensioni. Giovanni Battista ci testimonia questo graduale processo di purificazione.
Nei vv. 17-18 Giovanni presenta la sua visione del Messia. La drammaticità dei toni corrisponde senz’altro ad aspettative presenti in alcune correnti apocalittiche dell’Antico Testamento e di altri circoli tipo gli Esseni. Ad ogni buon conto, le parole di Giovanni stanno a significare che Gesù Cristo è l’evento ultimo e definitivo che va preso assolutamente sul serio senza alcuna riduzione. Perché? Perché lui è lo sposo. È come se Giovanni affermasse: “Ciò che vi cambia veramente e profondamente è qualcosa più grande della vostra buona volontà. È qualcuno che vi riconosce perché vi vuole veramente bene. È lo sposo. È l'amore che cambia, che rende le persone capaci di amore, di condivisione, di fraternità e di giustizia, quindi veramente degne di Dio e del cuore umano.
Salmo – Isaia 12
Ecco,
Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché
mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia
salvezza.
Attingerete
acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al
Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue
opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.
Cantate
inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta
la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande
in mezzo a te è il Santo d’Israele.