Ricordiamo davanti a te, o Signore
Moussa Diarra, il ragazzo originario del Mali, ucciso la mattina del 20 ottobre alla stazione di Porta Nuova a Verona da un agente della PolFer, la polizia ferroviaria. Le trecento persone accorse lunedi sera sul luogo hanno mostrato che c‘è un pezzo di società civile cui Moussa mancherà, eccome.
Nella notte di sabato gli israeliani hanno lanciato attacchi missilistici contro gli iraniani. Colpite diverse basi militari a Teheran e in altre città. Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha lanciato un nuovo "appello a tutte le parti affinché cessino tutte le azioni militari, comprese quelle a Gaza e in Libano, e affinché esercitino il massimo sforzo per impedire una guerra regionale totale e tornino sulla strada della diplomazia".
Medici senza Frontiere, 'nel nord di Gaza è una catastrofe'. 'Nell'ospedale di Kamal Adwan ci sono 30 morti e 130 feriti'. "Non riusciamo a raggiungere i feriti in strada c'è morte dappertutto, di ogni tipo e forma" è la testimonianza del dottor Mohammed Obeid, chirurgo ortopedico di Medici senza frontiere.
Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) 531 morti e 731 dispersi nel Mediterraneo centrale da gennaio al 19 ottobre 2024. Riportati in Libia 19.010 i migranti.
Gaza. «Aiuti fermi per gli assalti delle gang: Israele garantisca l'ordine pubblico». Il responsabile Fao di Gerusalemme: «Non riusciamo a scaricare 136,5 tonnellate di soccorsi in attesa dal 10 ottobre a Kerem Shalom». Il 68 per cento dei campi è distrutto. La gran parte degli animali è morta. Il saccheggio è diventato il modus operandi di gang criminali, sempre più strutturate.
Bologna. Esplosione in fabbrica. Lo scoppio che ha ucciso due lavoratori sarebbe partito dall'impianto di climatizzazione. La procura apre un'inchiesta. Toyota annuncia la sospensione della produzione nello stabilimento emiliano.
Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...
Aiutaci a custodire la speranza
In occasione della Giornata delle Nazioni Unite i movimenti pacifisti hanno indetto una conferenza per rilanciare il primato del diritto internazionale e dei diritti umani sui sovranismi. “Oggi l'ONU è uno strumento per difendere quel bene comune globale che è estremamente concreto e quotidiano nella vita di tutti quanti”.
Il Brasile delimita sette nuove terre indigene Guaraní: 'Ora possiamo stare tranquilli nel nostro territorio'. "Porto questo decreto firmato nel mio territorio molto volentieri e con il cuore più tranquillo, perché avremo un po' di pace, contro la speculazione immobiliare, contro gli invasori, la persecuzione, la discriminazione e la violenza" ha dichiarato Jandira Paramirim della terra indigena Jaraguá, la più piccola del Brasile.
Giornata di mobilitazione nazionale “Fermiamo le guerre, il tempo della Pace è ora” indetta per sabato 26 ottobre in 7 città italiane: Bari, Cagliari, Firenze, Milano, Palermo, Roma, Torino. Più di 300 associazioni hanno aderito alla mobilitazione nazionale promossa da Europe for Peace, Rete italiana Pace e Disarmo, Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace, AssisiPaceGiusta e Sbilanciamoci. In un periodo di allargamento internazionale delle guerre in corso e della minaccia di una guerra totale e nucleare sabato 26 ottobre la società civile farà sentire forte la propria voce contro la guerra - dichiara Rossella Miccio presidente nazionale di Emergency -. Contro la propaganda dell’inevitabilità della guerra saremo tantissimi. Gino Strada diceva “la tragedia delle vittime è la sola verità della guerra”.
Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria, gloria in excelsis Deo…
Da secoli, da sempre, la nostra mano è tesa: siamo tutti mendicanti di luce. Ti attendiamo, o Cristo. Anche se c'è sempre qualcuno che tenta di impedire l'incontro. Ti preghiamo per i fratelli e le sorelle di tutte le chiese e per tutta la famiglia umana: di farci vedere. Amen
Gr. 31, 7-9; Eb. 5,1-6;
Mc. 10, 46-52
In
quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli
e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimèo, che era cieco, sedeva
lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno,
cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà
di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava
ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù
si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli:
«Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello,
balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che
cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì,
che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti
ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
***
Le parole di Geremia, il profeta della prima lettura, rivelano una visione delle cose che sa andare al di là delle evidenze immediate.
Attraverso la realtà di un “piccolo resto” di popolo, per lo più formato da persone che sono in difficoltà di fronte alla vita (il cieco, lo storpio, la donna incinta e la partoriente…) , né in grado di esercitare azioni di forza per difendersi o farsi valere, piccolo resto di popolo provato dalla guerra, dalla distruzione e dalla deportazione, attraverso questa realtà, il profeta vede , come da una feritoia, ciò che secondo le evidenze immediate non si può cogliere: i momenti di durezza si trasformano in tenerezza, la poca gente in una grande folla, la depressione in esultanza (esultate…gioiosamente giubilate… giubilate ed esultate).
Quando è la Parola a risuonare nelle comunità, e non le parole vuote della propaganda, allora le persone possono vedere nella propria storia ciò che la visione comune non registra: il senso ultimo, ovvero, al di là delle cose.
Il vangelo non è un mercato dove possiamo acquistare a prezzo scontato facili soluzioni di fronte alle sfide del vivere: preghiamo e superiamo le difficoltà, facciamo un pellegrinaggio e guariamo dalle malattie, una novena di preghiere e troviamo il posto di lavoro, cantiamo inni e gratifichiamo il senso religioso … Il regno di Dio e la testimonianza di Gesù non sono un mercato del sacro né un baraccone da circo; il Signore non gioca su illusioni per presentarci una realtà sfigurata. La Parola entra nelle profondità dell’esistenza perché la realtà sia invece trasfigurata. Dunque: sguardo profondo e penetrante come quello del profeta quando vediamo
nel dolore, un’occasione di amore condiviso
nelle asprezze dei conflitti, una sfida per la riconciliazione e la pace
nelle ingiustizie, delle chiamate per un supplemento di impegno
nei brandelli di umanità ferita, un’occasione per prenderci cura gli uni degli altri
nelle aridità dello spirito, nuovi gemiti di preghiera
Il quadretto evangelico è collocato dall’evangelista a questo punto della narrazione, cioè dopo le reiterate resistenze dei discepoli agli annunci di passione che indicavano, nel destino del Cristo, un messianismo di servizio e non di trionfo. Pietro si oppone, poi esige a nome di tutti di sapere cosa ne ricaverà ed infine, Giacomo e Giovanni che esigono un posto eminente nel prossimo regno.
Tutti non vedenti i discepoli di allora come quelli di oggi. Tutti mendicanti di briciole di gratificazione. Tutti seduti, quasi immobilizzati, ai bordi della strada in attesa di nuove prospettive.
Noi, che cerchiamo di garantirci la vita attraverso la logica dell’accumulo per interesse, siamo disposti a non riconoscerci più come figli dell’umanità fino al punto di riconoscere come legittima la violenza della guerra, siamo cechi. Le chiese che cedono alla fornicazione con i poteri, pur di recuperare frammenti di rilevanza sociale, sono cieche. Tutti abbiamo bisogno di aprire gli occhi per vedere nuovamente come stanno le cose.
Senza la luce della Parola, siamo tutti rannicchiati ai bordi delle strade ad elemosinare come Bartimeo, ma il Signore, pur circondato dalla folla, vede e ci vede, si prende il tempo per Bartimeo, per me per te e per tutti.
Ci fa chiamare, ci chiama. La sua parola ha il potere di risvegliare in noi il sussulto della dignità. Allora, come il cieco, possiamo sbarazzarci del mantello del nostro passato o delle pesantezze del presente e cominciare a considerare la realtà della vita sotto una visione nuova, la visione dei seguaci del Signore.
Spero che ascoltando e accogliendo la Parola del Signore che da più generazioni ci convoca ogni domenica per la preghiera, ad ognuno sia dato uno sguardo lungo per compenetrare la realtà della vita secondo la stessa visione del Cristo. Ma spero anche che dopo aver ascoltato, e accolto, e visto secondo la parola, come Bartimeo, il luogo preferenziale della sequela non sia che la strada.
Nelle nostre assemblee di preghiera possiamo gridare con il clamore dell’umanità: Signore, abbi pietà. Gridare e lodare. Ma il luogo dove possiamo seguire Gesù è la strada. Essa dice cammino, novità, gente, laicità, incontri, missione, vittorie e sconfitte.
Salmo 125
Quando
il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di
sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la
nostra lingua di gioia.
Allora si diceva tra le genti:
«Il
Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il
Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Ristabilisci,
Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi
semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Nell’andare,
se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel
tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.