Meditazione – 2° domenica di quaresima C - Monastero del Bene Comune

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martedì 15 marzo 2022

Meditazione – 2° domenica di quaresima C

 

Ricordiamo davanti a te, o Signore

  • L’odio dei grandi non risparmia i piccoli. Un raid aereo russo ha distrutto a Mariupol un nosocomio con reparti di maternità e pediatrici: si parla di una strage tra bambini e partorienti. I bambini continuano a soffrire e morire in tante parti del mondo, come in Siria, Yemen, Etiopia, Mali e altrove. Erode è sempre vivo e uccide senza pietà.

  • In Russia nonviolenti e obiettori in carcere. Nel pomeriggio di domenica 6 marzo, a San Pietroburgo, è stata arrestata Elena Popova, responsabile del Movimento degli obiettori di coscienza russi, insieme ad altri esponenti pacifisti.

  • Il senato degli Stati Uniti ha approvato ieri la vendita per 2,2 miliardi di dollari di 12 aerei C-130 Super Hercules all’Egitto. La votazione era stata chiesta per bloccare l’affare per problemi legati ai diritti umani nel paese nordafricano. Ma ben 81 senatori contro 18 hanno dato luce verde alla vendita.

  • Nella Repubblica democratica del Congo circa un terzo della popolazione, cioè 27 milioni di persone, si trova da 6 mesi in uno stato di insicurezza alimentare grave.

  • Un operaio di 42 anni, è morto in un incidente su lavoro nello stabilimento dell'Hitachi di Reggio Calabria, la più importante industria della città.

  • Sono accusati di lesioni personali, aggravate dai futili ed abietti motivi e dall'aver agito con premeditazione e in gruppo, e di violenza privata aggravata per essere stata commessa da più persone, i 23 militanti di CasaPound o del Gruppo Studentesco coinvolti nell'indagine della Digos della Questura di Verona sull'aggressione ad un ragazzo di 17 anni, avvenuta nel pomeriggio del 22 gennaio scorso nella centralissima via Mazzini.


Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison


Donaci di saper custodire i semi di speranza

  • La rivolta delle mamme in Russia. In Ucraina sono stati mandati a combattere anche giovanissimi soldati russi di leva, inconsapevoli di questa missione di guerra. Le loro madri stanno protestando con forza perché non hanno notizie dei figli.

  • Sapere e pace: i giovani chiedono l’incontro tra popoli. Interagire con la diversità contro le logiche della guerra: è il messaggio che arriva dai giovani che sognano la pace e ragionano da “cittadini del mondo”. L’iniziativa di un corso comune a tre Università di Italia, Stati Uniti e Cina è lo spunto per dare voce alla voglia di futuro di tantissimi studenti che guardano con curiosità a culture diverse e cercano l’incontro e lo scambio.

  • I Giusti si assumono il peso della storia e la responsabilità nei momenti di crisi, per questo ai Giusti di ogni tempo è dedicata la Giornata europea che, oggi, celebra la decima edizione, quest’anno con gli occhi sulla tragedia della guerra in Ucraina.

  • La vedova del commissario Luigi Calabresi, ucciso nel ’72, racconta la sua storia di rinascita e di fede nel libro “La crepa e la luce”, edito da Mondadori: “Il perdono è un ricucire che non ci rende immuni dal dolore e dalla rabbia e non toglie significato e senso alla giustizia, ma ci fa sentire parte di un tutto e per questo meno infelici e meno soli". «Piena di quella sensazione mai provata, feci una cosa assurda, inspiegabile. Io, una ragazza di 25 anni a cui avevano appena ammazzato il marito, strinsi le mani di don Sandro e mormorai: “Diciamo un’Ave Maria per la famiglia dell’assassino”. 

  • Il racconto della Comunità Papa Giovanni XXIII dopo l'esperienza in Ucraina: i rifugiati, le famiglie divise, i lutti, ma anche il desiderio di rinascita, la volontà di non arrendersi al male e costruire la pace. Ciò che conta in questi giorni, dove le sirene antiaeree suonano anche a Leopoli, è soprattutto aiutare i profughi a lasciare il Paese

    Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Misericordia Domini in aeternum cantabo.


Donaci, o Padre, il tuo Santo Spirito, affinché i discepoli del tuo Figlio non separino mai le due montagne, il Tabor e il Calvario.  Nell'oscurità della notte ci sia sempre almeno un lume acceso: così non ci esalteremo in stolti orgogli come non ci lasceremo abbattere in inutili disperazioni. Amen.


Gen 15,5-12.17-18    Fil 3,17- 4,1

Lc. 9, 28-36


28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.

29 E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.


30 Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31 apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gesù.


32 Gesù e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.

33 Mentre questi si separavano da lui, Gesù disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli non sapeva quel che diceva.


34 Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all’entrare in quella nube, ebbero paura. 35 E dalla nube uscì una voce, che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo”.


36 Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.


***

Sullo sfondo della Parola che oggi la liturgia ci consegna abbiamo un riferimento particolare alla vicenda di Abramo. Riferirsi ad Abramo significa fare riferimento al marchio DOC dell’esperienza di fede.

La dicitura di questo marchio la troviamo, per così dire stigmatizzata nelle parole: “Egli credette al Signore che glielo accreditò a giustizia”, tanto a dire: ‘Impostò il suo cammino a partire dalla fiducia nel Signore che gli fece trovare la strada giusta’. La strada giusta è la fiducia.


Nel resto del racconto l’autore sacro fa comprendere che tale fiducia è ben riposta perché, di fatto, il Signore Dio s’era già messo totalmente in gioco.


Ecco la scena molto suggestiva in cui viene celebrata una particolare alleanza. Vengono presi degli animali e divisi in due, normalmente i due contraenti il patto vi passano in mezzo per assumersi le rispettive responsabilità e per rendersi conto della fine che farà colui che viene meno al patto (per questo si usa l’espressione tagliare l’alleanza…). Infine consumano il pasto di comunione.


In questo caso le cose non si svolgono secondo il protocollo. Abramo non prende l’iniziativa del patto. Egli è superato dal mistero tant’è che piomba nel torpore e, in mezzo agli animali tagliati, passa solo la fiaccola fumigante della presenza di Dio. Egli solo se ne fa carico fino alle estreme conseguenze. Questo breve racconto che fonda la fiducia in Jhwh è preceduto da un racconto di grande effetto simbolico: Il Signore, che ha chiamato Abramo a percorrere come pellegrino le vie della terra, nel cuore della notte, lo invita a guardare le stelle! La fiducia si alimenta di una visione che sa spostarsi da uno sguardo rasoterra per con-siderare le cose secondo altre logiche.

Possiamo allora comprendere meglio il significato della “trasfigurazione”.

Questo racconto, che possiede tutti gli ingredienti per una manifestazione del divino (il monte come luogo dell’autorivelazione – il sonno dei discepoli come reazione di contrasto – la nube col relativo senso di paura ecc.), è sostanzialmente compreso tra due annunci di passione.

Il cammino di Gesù è decisamente orientato al compimento della croce. La fedeltà alla sua scelta di essere “Servo” esige da lui la totale messa a disposizione fino a consumare se stesso.

Il gruppo dei discepoli si mostra refrattario a tale prospettiva perché non riesce a concepire come si possa ottenere risultati attraverso il fallimento. Fin che c’è tempo, i discepoli sarebbero del parere che occorra organizzarsi e, magari, distribuirsi i ruoli in termini di responsabilità, di competenza e di prestigio. In cuor loro, non vogliono ammettere come possibile la via di abbassamento percorsa da Gesù. Eppure egli ha parlato molto chiaramente ma, in ogni caso, si augurano d’aver capito male.

In precedenza, Gesù ha infatti affermato rivolgendosi a tutti (conferendo cioè valore pieno ed universale alle sue parole):

Se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la propria croce ogni giorno e mi segua. Poiché chi vorrà salvare la propria vita la salverà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la salverà…”. Prendere la croce significa inequivocabilmente in questo contesto la disponibilità a pagare dei costi di fedeltà al vangelo e non la sofferenza fine a se stessa o, peggio, come cosa gradita a Dio.

In seguito (nella seconda predizione di passione): Essi non compresero il senso di queste parole; erano per loro così misteriose che non le comprendevano affatto e avevano paura di interrogarlo su questo argomento”.

La questione aperta rimane quindi di comprendere come il cammino di Gesù, cammino di abbassamento e in perdita, corrisponda esattamente al disegno di Dio. In altre parole, come può Dio, l’Altissimo, il terribile e potente, il tre volte qadosh ecc. identificare la sua rivelazione, potremmo dire, il suo stile di amore che salva, nella via della debolezza? Non si rischia così di portare confusione e disorientamento circa la stessa idea di Dio?

Comprendiamo allora, all’interno di questo contesto il valore del racconto che fa emergere in primo piano l’aspetto della teofania, del divino che irrompe. Si tratta, per così dire, di una convalida da parte di Dio sul percorso intrapreso da Gesù; una sorta di anticipazione dell’esito finale della risurrezione per segnalare che, a dispetto delle apparenze, la morte che attende Gesù di Nazareth è in realtà un percorso di vita. è il suo essere fedele al Dio misericordioso verso i poveri, gli ultimi, i peccatori, le donne, gli esclusi che porterà Gesù nel sepolcro. Ma, appunto le sue scelte, non sono state scelte di chiusura e di morte, ma scelte di amore, di apertura e di vita. ecco quindi in anteprima, attraverso il racconto della trasfigurazione, la prospettiva che lascia intravedere il senso che poi verrà giustamente ripreso nel racconto delle donne al sepolcro il mattino di pasqua: “Perché cercate il vivente tra i morti?”.

Da questo punto di vista risulta di estremo interesse la precisazione di carattere cronologico circa “gli otto giorni dopo”. Con molta delicatezza l’evangelista lascia intuire che ci sarà un ottavo giorno. Quello che qui si assiste sarà la novità del giorno ottavo, o primo, quello appunto dopo il sabato.

Ma ancor di più, è l’aspetto della preghiera, a rimarcare che quello che si compirà nel cammino di Gesù appartiene al disegno del volere divino. Più ancora, il fatto-evento della cosiddetta “trasfigurazione” trova nella preghiera di Gesù il suo incipit. È infatti nell’entrare in contatto con Dio che, in qualche modo, anche noi possiamo vedere le cose in altro modo, vale a dire con altri parametri. La preghiera quindi rivela un mondo e un modo altri da come li vediamo. Il volto anche come espressione di vicenda storica e terrena di Gesù, è trasfigurato ed immediatamente, oltre al volto, anche la veste.

Il primo elemento, il volto, richiama il dialogo di Mosè secondo es. 34, 29s (Quando Mosè scese dal monte Sinai - le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte - non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui) e poi la veste evoca Gerusalemme, la città sposa, rivestita di salvezza e di giustizia secondo Is. 61,10 (Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli).

Sono immagini che nel loro significato profondo manifestano Gesù ed il suo cammino prossimo alla passione come eventi escatologici, ossia eventi che vanno oltre le previsioni umane perché appartengono al mondo di Dio, alle cose di Dio, ai progetti di Dio.

A confermare la robustezza di questa convinzione di fede, ecco che il contenuto iconografico si arricchisce di due nuovi soggetti: Mosè ed Elia (La legge – Torah e la Profezia). Sono presenti quali testimoni della tradizione autentica d’Israele che custodisce la Parola di Dio. Infatti i due parlano de “l'esodoche stava per compiersi in Gerusalemme. Davvero il cammino di Gesù è un cammino che contiene un valore di liberazione come quello della peregrinazione d’Israele nel deserto!

Mosè è sinonimo del cammino della Legge – Torah ed Elia è figura simbolo della profezia d’Israele.

Ebbene, con queste presenze evocative è come se l’evangelista volesse confermare la validità della via di Gesù. Come se affermasse: “Anche la tradizione, anche la scrittura, anche i profeti attestano che quel cammino intrapreso da Gesù è la strada giusta…tutti costoro nel loro vivere, operare, legiferare e profetare ecc. erano orientati a quanto egli nella sua esistenza sta compiendo”.

A questa testimonianza giunge finalmente anche la conferma ultima e definitiva della voce dal cielo: “Questi è il mio figlio (vale a dire l’interprete autentico), l’eletto (su cui cade la scelta strategica) e quindi l’imperativo - : ascoltatelo!”.

Gli altri elementi del racconto come il cadere nel sonno e la proposta di Pietro di costruire delle tende sono sostanzialmente in funzione dell’incomprensione da parte dei discepoli. Quest’ultimo, come altre volte, in qualità di portavoce per gli altri, lascia intravedere il desiderio di tutti di raggiungere subito la pienezza della pasqua senza però passare dalla croce.

Il tutto però si chiude quasi bruscamente. D’improvviso, il piccolo gruppo rimane con “Gesù solo” e l’evento viene, per così dire, depositato nel silenzio.

Complessivamente possiamo percepire la drammatizzazione del racconto come un gioco di luce chiaro – scuro, o meglio: scuro – chiaro – scuro. L’ultima fase però, quella in cui i tre discepoli si trovano soli con Gesù e se ne stanno zitti, è un’oscurità non più cieca: porta in grembo lo scenario di un “oltre” garantito dalla Parola e dallo Spirito.

Cosa possiamo cogliere in questo emblematico quadretto se non tutta la fatica della Comunità cristiana che, a motivo della testimonianza e dell’annuncio dell’evangelo sta attraversando una situazione di croce? Eppure, di fronte a tutte le sfide che le si affacciano davanti essa sa di dover mantenere lo sguardo oltre i risultati immediati.

la Parola della trasfigurazione annuncia che il cammino evangelico non s’arresta con l’insorgere delle contraddizioni e nonostante la minaccia del male con i suoi esiti di morte. Gesù non propone di evitare tutto ciò come, invece, sembrerebbe suggerire l’idea avanzata da Pietro. Gesù vuole entrare dentro le situazioni del male e della morte ma con un tale amore per l’uomo ferito, ammalato e peccatore da trasformarle e trasfigurarle dal di dentro.

Come la materia, abitata dall’amore, si trasforma – trasfigura – in un’opera d’arte, così la morte ed il male abitato dall’amore trasforma e trasfigura tutto in occasione di bene e di vita.



Salmo 26


Il Signore è mia luce e mia salvezza

di chi avrò paura?

il Signore è la forza della mia vita

di chi avrò timore?

Signore, ascolta la mia voce, io grido

pietà di me, rispondi,

il mio cuore mi ridice il tuo invito:

«Cercate il mio volto!»

il tuo volto, Signore, io cerco

non nascondermi il tuo volto!

Sono certo di contemplare la bellezza del Signore

sulla terra dei viventi

spera nel Signore, sii forte, rinsalda il cuore

spera nel Signore.

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